Costi di apertura e gestione di una partita Iva: quali sono in base alla tipologia di attività

La partita IVA comporta dei costi: dall'apertura, fino al versamento dei contributi previdenziali alle tasse. Ecco un confronto delle spese tra regime forfettario e ordinario.

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  • L’apertura di una partita Iva comporta dei costi che, seppur ridotti, vanno considerati quando si intende avviare una nuova attività professionale o imprenditoriale.
  • Le spese che caratterizzano il lavoro autonomo con Partita Iva sono principalmente quelle relative a imposte e contributi da versare regolarmente, a cui si sommano i costi specifici in base al tipo di attività svolta.
  • Aprendo una Partita Iva è possibile optare per il regime fiscale ordinario o quello forfettario.

Sulla Partita IVA circolano moltissimi dubbi, soprattutto relativi alle imposte da pagare allo stato e ai contributi da versare regolarmente. Questi adempimenti obbligatori si basano per lo più sulla tipologia di attività svolta e sui ricavi percepiti da essa, per cui informarsi prima di avviarla è necessario per avere presenti tutte le spese da sostenere.

Quanti contributi dovrò versare? Quali tasse dovrò pagare allo stato? Sono domande che ogni autonomo si pone prima di avviare un’impresa o attività freelance. Oltre ai costi iniziali infatti sono previste delle uscite economiche periodiche per coloro che hanno una partita Iva.

Nella prossime righe analizzeremo quali sono i costi da preventivare nel caso in cui si abbia intenzione di aprire una Partita IVA, al fine di fare chiarezza sull’argomento e poter iniziare la propria attività senza preoccupazioni.

Quanto costa aprire partita Iva all’Agenzia delle Entrate

Forse ti sembrerà strano, ma l’apertura della Partita IVA è un’operazione gratuita se svolta in autonomia. Potrai quindi decidere di avviare la tua attività come libero professionista senza dover investire somme iniziali, appoggiandoti direttamente al sito dell’Agenzia delle Entrate.

In questo caso dovrai procedere tramite modello AA9/12, un documento che puoi trovare anche sul nostro sito, che va compilato in ogni sua parte e presentato all’Agenzia. Va ricordato che questa procedura va fatta entro 30 giorni dall’inizio della propria attività, per non incorrere in sanzioni.

In questo caso occorre informarsi preventivamente su quale codice Ateco scegliere per la propria attività e avere con sé una serie di informazioni utili alla compilazione. La richiesta può essere inviata online oppure tramite raccomandata. In alternativa si consiglia di prendere appuntamento direttamente presso l’Agenzia delle Entrate.

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Quanto costa aprire partita Iva tramite intermediario

Procedere in autonomia può essere particolarmente difficoltoso per chi non è esperto di questioni fiscali. È importantissimo ricordare che pagare un consulente per aprire la Partita IVA può risultare indispensabile almeno per due motivi:

  1. potrà aiutarti nella scelta del codice Ateco relativo al tuo lavoro;
  2. potrà darti assistenza specifica nelle fasi successive, per esempio quelle relative alla fatturazione elettronica;
  3. ti assisterà nel versamento delle somme dovute allo stato, come i contributi e le tasse, periodicamente.

Aprire una partita Iva affidandosi ad un commercialista è consigliato per non fare errori, per selezionare il codice Ateco corretto in base al settore in cui si opera e per avere la certezza che la richiesta vada a buon fine e venga recepita entro tempo breve. I costi dei servizi di un commercialista sono molto variabili.

Quanto costa la partita Iva forfettaria

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A questo punto del nostro articolo, ci si può focalizzare sul pagamento delle imposte, il quale sarà differente a seconda del regime scelto. La tassazione più vantaggiosa attualmente è quella offerta dal regime forfettario, che si potrà scegliere solo se i ricavi non superano 85.000 euro lordi all’anno. 

Il regime forfettario prevede l’applicazione di un’aliquota sulla base imponibile:

  • pari al 5% per i primi cinque anni di apertura attività, se non è mai stata svolta la stessa professione in precedenza e si rispettano tutti i requisiti di accesso;
  • 15% a partire dal sesto anno. 

A quale importo si applicano tali percentuali? Il calcolo delle imposte si effettua a partire dal cosiddetto reddito imponibile. Nel caso del regime forfettario, si deduce un quota forfettaria, che si ricava applicando la percentuale associata al proprio codice Ateco.

Questo regime fiscale è vantaggioso anche perché non prevede l’applicazione dell’IVA, ma bisogna tenere presente che aderendo a questa opzione non si potranno poi scaricare dalle tasse spese di alcun tipo.

Calcolo delle tasse con partita Iva forfettaria

Le tasse per chi ha aperto una nuova attività con il regime fiscale forfettario sono molto contenute. Facciamo un esempio: Michela è un’osteopata che ha deciso di aprire la Partita IVA con il regime forfettario. Per calcolare quanto dovrà pagare di imposte con questo regime fiscale, si dovrà applicare al suo reddito lordo annuale un coefficiente di redditività pari al 78%. Il calcolo è questo:

  • nel 2021, Michela ha guadagnato 35.000 euro lordi;
  • il suo reddito imponibile è uguale a 35.000 * 78% = 27.300.

A tale importo, quindi al reddito imponibile di Michela, si applica l’aliquota per il calcolo delle imposte. Nel 2022, Michela va a pagare:

  •  27.300 * 5% = 1.365 euro.
  • oppure per gli anni successivi al quinto:  27.300 * 15% = 4.095 euro. 
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Quanto costa la partita Iva ordinaria

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Con la Partita IVA ordinaria, la possibilità di scaricare le spese della propria attività consiste in un vantaggio non indifferente. Tuttavia le tasse che vengono applicate con questo regime fiscale sono superiori a quelle del regime forfettario.

In questo caso infatti non esiste una percentuale unica, ma si fa riferimento alle aliquote IRPEF 2024, secondo le fasce di reddito:

  • Aliquota al 23% fino a 28.000 euro di reddito annuo;
  • Aliquota al 35% da 28.001 a 50.000 euro di reddito annuo;
  • Aliquota al 43% per reddito annuo superiore a 50.000 euro.

Come si può facilmente intuire, con una Partita Iva ordinaria le tasse sono molto più elevate, tuttavia è possibile superare 85.000 euro di reddito e accedere ad una serie di detrazioni e deduzioni fiscali sulla base delle spese sostenute l’anno precedente per l’attività o per quelle mediche, veterinarie o per la scuola.

Quanto costano i contributi previdenziali per le partite Iva

Tra i costi che una partita Iva periodicamente deve sostenere rientrano quelli che garantiranno l’accesso alla pensione. Si tratta di una quota che annualmente tutti i lavoratori, imprenditori o autonomi devono obbligatoriamente versare, all’INPS o ad un’altra cassa.

Come si calcolano i contributi previdenziali? A differenza dei dipendenti, i liberi professionisti devono versare i contributi a fini pensionistici in autonomia, con il supporto di un commercialista. Il calcolo dei contributi dipende dalla Cassa di appartenenza alla quale si è iscritti. Si potrà dunque distinguere tra:

  1. professionisti con cassa;
  2. professionisti senza cassa;
  3. artigiani e commercianti. 

1. Professionisti con cassa

Vi rientrano quelle professioni per cui il freelancer deve iscriversi a un Albo o un Ordine professionale, come per esempio:

Ogni cassa avrà le proprie regole da considerare per il calcolo dei contributi e potrà prevedere anche delle agevolazioni rivolte ai nuovi iscritti. I professionisti con cassa devono riferirsi alle regole specifiche di ciascun Albo.

2. Professionisti senza cassa

I lavoratori autonomi che non hanno un Ordine o un Albo (che si ritrovano dunque senza una specifica cassa previdenziale) sono quelli che dovranno iscriversi alla Gestione Separata INPS per il versamento dei contributi previdenziali. Per fare degli esempi, vi rientrano:

  • i copywriter;
  • gli sviluppatori;
  • i traduttori;
  • i social media manager;
  • i web designer;
  • i wedding planner. 

In questi casi, al reddito imponibile sarà applicata un’aliquota dal 24% al 26,07% per l’anno fiscale 2024. 

3. Artigiani e commercianti

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Artigiani e commercianti dovranno pagare due diverse tipologie di contributi:

  • i contributi minimi, obbligatori a prescindere dal fatturato, che corrispondono a 4.427,04 euro per gli artigiani o a 4.515,43 euro per i commercianti;
  • i contributi variabili, a partire da un reddito minimo di 18.415 euro, che si calcolano applicando sulla parte eccedente una percentuale del 24% per gli artigiani o del 24,48% per i commercianti.

In entrambi i casi, sono previste delle agevolazioni per chi non ha compiuto ancora 21 anni e delle riduzioni del 35% dei contributi nel regime forfettario. Anche per il versamento dei contributi il lavoratore autonomo può affidarsi ad un commercialista. Le imprese che hanno dipendenti dovranno inoltre preoccuparsi del pagamento dei contributi (e delle tasse) per i propri lavoratori.

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Quanto costa aprire partita Iva per una ditta individuale

Vediamo nello specifico quali sono i costi per aprire una ditta individuale, specialmente come artigiano o commerciante. Dovrai infatti presentare un documento, la Comunicazione Unica d’Impresa, tramite una pratica online che prende il nome di ComUnica. In questo modo potrai svolgere, con un solo passaggio:

  • l’iscrizione al Registro delle Imprese, al REA della CCIAA, all’Albo degli Artigiani;
  • l’apertura della Partita IVA, con scelta del codice Ateco e del regime fiscale;
  • l’iscrizione alla Gestione Artigiani e commercianti per il pagamento dei contributi;
  • l’apertura, se necessario, di una posizione INAIL. 

Quanto dovrai spendere? L’iscrizione al Registro delle Imprese, comprensiva di diritti camerali, imposte di segreteria e imposte di bollo, ha un costo di circa 100 euro. Anche in questo caso è possibile ricevere l’assistenza di un commercialista, sostenendo un costo specifico, per essere sicuri di effettuare tutti i passaggi correttamente.

Quanto costa una partita Iva all’anno per un’impresa

Un’impresa più strutturata rispetto ad una ditta individuale deve valutare che, oltre al costo per l’apertura della partita Iva, per le tasse e per i contributi, dovrà sostenere le spese per tutta una serie di operazioni necessarie ad avviare e mantenere l’attività, come:

  • costi per l’affitto o l’acquisto di un immobile in cui si svolge l’attività;
  • spese per macchinari, tecnologie informatiche e software;
  • costi per eventuali materie prime;
  • costi per il mantenimento del personale (stipendi, tasse e contributi, assicurazioni);
  • costi per assicurare la propria attività;
  • spese di contabilità o per il notaio;
  • costi per le forniture;
  • spese straordinarie dovute a ristrutturazioni, rinnovamento della produzione e così via.

Questi sono solo alcuni dei costi che una grossa azienda deve sostenere per mantenersi nel tempo, per cui è importante valutare in un momento antecedente all’apertura tutto ciò che dovrà essere incluso nelle uscite. Un business plan può essere utile a questo scopo.

Avere un’attività può costare ogni anno diverse migliaia di euro, per cui a questa uscita deve corrispondere un’entrata economica sufficiente e costante nel tempo.

Costi partita IVA – Domande frequenti

Quanto costa avere una Partita IVA all’anno?

I costi della Partita IVA dipendono dalle spese dell’attività, dal proprio regime fiscale e dalla Cassa in cui si versano i contributi, oltre che dalle uscite periodiche per l’attività.

Quanto costa la partita IVA se non fatturo?

Ci sono alcuni casi, come per artigiani e commercianti, in cui si devono pagare dei contributi minimi obbligatori anche quando non si fattura durante l’anno.

Quante tasse si pagano con la Partita Iva?

Le tasse che una partita Iva deve pagare ogni anno allo Stato variano in base ad una serie di fattori: la dimensione dell’attività e di conseguenza i ricavi, il regime fiscale scelto, le agevolazioni e così via.

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Maria Saia

Esperta di finanza personale e lavoro digitale

Una laurea in Traduzione e un sogno nel cassetto: non vedere più le È con l'apostrofo al posto dell'accento online. La sua più grande passione - scrivere - è anche il suo lavoro: provate a cercarla su Google.

2 commenti su “Costi di apertura e gestione di una partita Iva: quali sono in base alla tipologia di attività”

  1. Salve, sono Raffaele.
    Nel caso di chi vuole avviare un’attività di tipo artigiano, come uno studio di tatuaggi e piercing, quale partita iva si consiglia (tenendo conto che non sì superino gli 85.000 € lordi)? Nel momento in cui l’attività goda di più postazioni, qual’è il modo più conveniente (in termini economici) per il titolare impegnarle?

    Rispondi
    • Buongiorno,
      si consiglia di optare per il regime forfettario che prevede una tassazione molto vantaggiosa (fino al 5%) sul reddito al netto della riduzione forfettaria.

      Grazie per averci scritto

      Rispondi

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