Repair economy: cos’è, come funziona e vantaggi dell’economia della riparazione

La repair economy, componente essenziale della circular economy, punta alla riduzione degli sprechi e all’allungamento della vita dei prodotti grazie alle riparazioni. Ecco come funziona.

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  • La Repair economy è un punto chiave dell’economia circolare, che punta a ridurre la tendenza all’usa e getta, per una realtà più green.
  • Nel settore hi-tech sta crescendo la propensione ad acquistare prodotti ricondizionati, con costi inferiori e ottime garanzie sui dispositivi.
  • Con il Right to Repair, o R2R, vale a dire il “diritto alla riparazione”, sarà possibile fornire ai consumatori tutte le informazioni per effettuare le riparazioni necessarie sui dispositivi danneggiati e non perfettamente funzionanti.

Cos’è la repair economy e perché potrebbe essere la strada giusta per una realtà più sostenibile? Negli ultimi anni si parla sempre di più di green economy e di tutte le vie percorribili per la salvaguardia del pianeta e la riduzione degli sprechi.

Quando si parla di sostenibilità non si può non parlare di economia circolare, o circular economy, un modello di produzione che non si ferma al riciclo, alla condivisione e al prestito dei materiali e dei prodotti, ma punta anche alla riparazione degli oggetti, in modo da allungarne la vita e ridurre di conseguenza la tendenza all’usa e getta.

Il tema dell’ecosostenibilità oggi è ritenuto sempre più urgente, tanto che sono stati avviati diversi progetti esemplari in tutto il mondo che puntano a ridurre l’impatto ambientale della produzione industriale in tutti i settori, dalla tecnologia all’abbigliamento, fino all’arredamento e agli oggetti domestici di uso quotidiano.

In questo articolo di approfondimento vedremo quali sono i vantaggi della repair economy, perché è un modello di economia su cui le istituzioni e i consumatori dovrebbero puntare, gli esempi di produttori che stanno andando in questa direzione e qual è l’atteggiamento dei consumatori verso la riparazione a scapito dello spreco.

Cos’è la repair economy

La repair economy è l’attitudine dei consumatori a riparare piuttosto che buttare via quei prodotti danneggiati o non perfettamente funzionanti. Attraverso la repair economy è possibile aumentare l’usabilità di un oggetto, quindi prolungarne la vita, indispensabile per ridurre l’utilizzo di risorse necessarie per la produzione. Con questo modello si ottiene un aumento della convenienza grazie alla riparazione.

Tuttavia, vi sono fattori sociali e psicologici, e economici che oggi fanno da ostacolo all’adozione di questo modello di economia su larga scala. La riparazione spesso viene erroneamente collegata all’impossibilità di permettersi la sostituzione del prodotto. Di conseguenza, la riparazione può generare un senso di vergogna, perché segnala una mancanza di cura verso l’oggetto o la mancanza di capacità finanziaria per sostituirlo.

Al contrario, ricorrere alla riparazione dell’oggetto invece di buttarlo è sinonimo di consapevolezza ambientale e di lotta allo spreco di risorse. Inoltre, la riparazione degli oggetti è un incentivo per le persone per rendere l’oggetto unico. Ma non solo. Infatti, il ritorno ad un’economia di riparazione potrebbe portare anche allo sviluppo di una società più inclusiva.

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Come funziona la repair economy

Ricorrere all’economia della riparazione ha un obiettivo chiaro: risparmiare risorse naturali e ridurre gli sprechi. Ma in più offre una serie di vantaggi anche sul lato sociale per il consumatore, oltre che per l’ambiente. Infatti, i principali vantaggi sono:

  • possibilità di risparmiare per i consumatori riducendo gli acquisti di nuovi prodotti;
  • maggiore sensibilità sul tema della sostenibilità riducendo gli sprechi di risorse necessarie per la produzione.

Oggi i consumatori sono sempre più consapevoli del loro impatto sull’ambiente, e conoscono l’impatto negativo che lo shopping non responsabile può avere sul pianeta, a partire dall’inquinamento dell’aria e dell’acqua fino allo spreco di risorse, per non parlare dello sfruttamento della manodopera. Con la repair economy si punta ad estendere la durata della vita dei beni attraverso una delle azioni dirette volte alla sostenibilità.

Ad oggi, nonostante alcune iniziative esemplari nel mondo della moda, nel settore del ciclismo e nel campo della tecnologia, mancano normative comunitarie e locali che regolamentino l’aspetto della riparazione. Il grande ostacolo è portare i produttori a riportare informazioni chiare e veritiere sulla riparabilità dei prodotti in autonomia o con aziende specializzate.

Ma una seconda criticità da superare è il costo relativo alle riparazioni dei beni che scoraggiano i consumatori e li spingono ad acquistare un prodotto nuovo. Si sta, tuttavia, lavorando a proposte di legge collegate al Right to Repair, ossia il diritto alla riparazione.

Repair economy: il Right to Repair (R2R)

Il diritto alla riparazione, anche noto semplicemente come R2r (Right to Repair), presentato dalla Commissione Europea ha un duplice obiettivo:

  • risparmiare sui costi per i consumatori;
  • facilitare lo sviluppo di un’economia circolare.

Il diritto alla riparazione si riferisce non solo al ricorso alla riparazione durante la garanzia legale, ma anche al diritto alla riparazione dopo la scadenza della garanzia legale. In più garantisce il diritto del consumatore alla riparazione dei prodotti.

Spesso il costo della riparazione rappresenta il motivo principale per cui i consumatori evitano questa soluzione, ed è per tale motivo che i consumatori preferiscono i prodotti facilmente riparabili. Ad oggi, le leggi contrattuali dell’UE danno ai consumatori il diritto di far riparare i prodotti solamente durante la garanzia legale. Con questa nuova generazione di regole di progettazione ecocompatibile, invece, sarà possibile avere accesso ai pezzi di ricambio per un certo tempo, almeno per alcuni prodotti.

I consumatori più consapevoli si stanno battendo per avere una riparazione più semplice, con regole che facilitino la riparazione per i non professionisti e per garantire l’accesso ai pezzi di ricambio e ai manuali di riparazione, senza violare la proprietà intellettuale delle aziende produttrici.

Come funziona la repair economy

Gli incentivi in Europa

Come abbiamo anticipato, uno dei principali ostacoli della repair economy, oltre alla mancanza di informazioni da parte dei produttori, è il costo elevato richiesto per le riparazioni. Spesso infatti, costa molto di più riparare un oggetto, specialmente se tecnologico, piuttosto che acquistarne uno nuovo.

Ma per ridurre la barriera del costo, alcuni governi nazionali hanno deciso di offrire riduzioni fiscali per incentivare le attività di riparazione.

Un esempio è quello della Svezia, che offre la possibilità di dedurre dalle tasse il 50% dei costi di manodopera necessari per le riparazioni. Una iniziativa simile interessa anche l’Austria, che rimborsa il 50% dei costi di manodopera per riparazioni fino ad un massimo di 600 euro l’anno.

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Esempi pratici

La repair economy si sta sviluppando in tantissimi settori, tra cui spicca il ciclismo. Sono sempre più numerosi, infatti, i rivenditori che offrono servizi di riparazione. Ma non mancano gli esempi di repair economy anche nel settore dell’abbigliamento e hi-tech.

Insieme alle iniziative delle aziende produttrici e alla nascita di nuove attività dedicate alle riparazioni, si stanno sviluppando anche piattaforme dedicate all’incontro tra domanda di riparazione e offerta. Stiamo parlando di app in cui viene fornito un servizio di ritiro del prodotto, riparazione e consegna del bene aggiustato. Questo strumento può essere una spinta anche per i più giovani verso la repair economy.

Vediamo, quindi, quali sono le iniziative più interessanti nei settori di abbigliamento, tecnologia e non solo, sul tema della repair economy.

Economia della riparazione e abbigliamento

Una delle iniziative più esemplari nel settore dell’abbigliamento è l’iniziativa avviata da Uniqlo, che si impegna nel realizzare capi di abbigliamento di alta qualità promuovendo un sistema di abbigliamento circolare.

L’iniziativa si basa sulle 4 R per raggiungere questo obiettivo: reduce (ridurre), replace (sostituire), re-use (riutilizzare) and recycle (riciclare). Per allungare il ciclo di vita dei capi d’abbigliamento, è possibile aggiustare bottoni, zip e quant’altro presso uno spazio ad hoc al Repair Studio di SoHo a Manhattan.

Ma anche Toast ha scelto di puntare sull’economia circolare offrendo un servizio di riparazione gratuito per i capi del brand danneggiati da riparare che possono essere ritirati presso i negozi o spediti a casa con un piccolo sovrapprezzo.

Economia della riparazione

Economia della riparazione nel settore tecnologico

Quando si parla di riparazione applicata al settore hi-tech non si può non parlare della crescente tendenza al ricondizionato.

Negli ultimi anni si sta registrando un vero boom degli acquisti di prodotti ricondizionati. Ma di cosa si tratta? I dispositivi ricondizionati sono smartphone, tablet, computer e altri dispositivi tecnologici, usati ma che hanno subito un intervento di pulizia, revisione e sostituzione dei componenti non funzionanti o danneggiati.

Si tratta, quindi, di prodotti di seconda mano ma perfettamente funzionanti, venduti a prezzi molto competitivo, coperti da garanzie fino a 12 mesi. In più, piattaforme digitali come Back Market, specializzate nella vendita di prodotti ricondizionati, offrono anche periodi di prova fino a 30 giorni.

Repair economy: i vantaggi

La repair economy, e più in generale la circular economy, offrono una lunga serie di vantaggi, sia per i consumatori che per i produttori.

Tra i vantaggi principali troviamo:

  • riduzione dell’inquinamento ambientale: la produzione e lo smaltimento dei materiali oggi rappresenta il 45% delle emissioni di CO2;
  • riduzione dell’utilizzo di risorse non rinnovabili: la riparazione di vecchi prodotti ci aiuta a evitare di utilizzare risorse non rinnovabili e limitare gli sprechi;
  • risparmio di denaro per i consumatori scoraggiando la pratica dell’obsolescenza programmata: i prodotti avranno un ciclo di vita più lungo;
  • innovazione tecnologica e crescita economica delle imprese.

Per le aziende la repair economy può essere un nuovo spunto per offrire servizi innovativi, incentivando anche i clienti a tornare, e proponendo una maggiore sostenibilità ambientale.

Repair economy – Domande frequenti

Che cos’è la repair economy?

La repair economy è un’attitudine sempre più popolare che punta alla riparazione dei prodotti e dei beni non perfettamente funzionanti o rotti, per limitare lo spreco di risorse.

Cosa si intende per economia circolare?

L’economia circolare, di cui fa parte anche l’economia della riparazione di cui parliamo in questa guida, è un modello di consumo e produzione che punta ad allungare il ciclo di vita di materiali e prodotti per salvaguardare l’ambiente e ridurre i rifiuti e gli sprechi.

Perchè la repair economy è ancora di nicchia?

Anche se si sta sviluppando sempre di più negli ultimi anni, la repair economy è ostacolata da tre principali fattori: la concezione della riparazione vista come mancanza di risorse per l’acquisto di un nuovo prodotto, il prezzo elevato richiesto per le riparazioni, l’assenza di normative comunitarie che facilitino i consumatori a ricorrere alla riparazione.

Autore
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Ilenia Albanese

Esperta di finanza personale e lavoro digitale

Copywriter specializzata nel settore della finanza personale, con esperienza pluriennale nella creazione di contenuti per aiutare i consumatori e i risparmiatori a gestire le proprie finanze.

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