- Aprire una ditta individuale è una possibilità per lavorare in autonomia che presenta diversi vantaggi.
- Per l’apertura di una ditta individuale non è previsto un capitale minimo iniziale e i costi di avviamento e gestione sono limitati.
- Risulta possibile aprire una ditta individuale anche con il regime forfettario.
Sono tanti i giovani che sognano di aprire una ditta individuale: scegliere di non lavorare come dipendenti è spesso una grande occasione per potersi dedicare alle attività alle quali si è veramente interessati, e in cui sono presenti maggiori competenze.
La ditta individuale rappresenta la forma giuridica più semplice e, non a caso, più diffusa in Italia: l’iter amministrativo per poterne aprirne una è meno complesso e articolato rispetto all’avvio di altre attività, come per esempio una società o una cooperativa. In più, ci sono anche dei vantaggi economici.
Nelle prossime righe prenderemo in esame quali sono i requisiti per aprire una ditta individuale, quanto costa e quanto tempo ci vuole, quando si può optare per il regime forfettario e quali agevolazioni ci sono nel 2022.
Indice
Come aprire una ditta individuale
L’apertura di una ditta individuale si basa su una procedura chiamata ComUnica, ovvero un documento che dovrà essere presentato per via telematica, utilizzando il software ComunicaStarweb.
Tale software è disponibile sul portale del Registro delle Imprese, attraverso il quale è possibile comunicare l’inizio di una nuova attività. Nello specifico, con questo step si potrà:
- denunciare l’inizio della propria attività all’Agenzia delle Entrate, segnalando l’apertura della partita IVA, oltre che la scelta del codice Ateco e del regime fiscale;
- procedere con l’iscrizione al Registro delle imprese/REA e, nel caso di ditta individuale artigianale, all’Albo degli Artigiani;
- iscriversi all’INPS, presso la gestione Commercianti e Artigiani.
Potrebbe anche essere necessaria l’apertura di una posizione INAIL. In merito alle tempistiche, saranno sufficienti 15 giorni. Per presentare la ComUnica, si dovrà essere dotati di una PEC (Posta Elettronica Certificata) e della firma digitale.
Cos’è la SCIA e quando è necessaria
In alcuni casi, ovvero per quelli che richiedono la presentazione di requisiti professionali o igienico-sanitari, sarà necessario presentare la SCIA, Segnalazione Certificata di Inizio Attività.
L’obbligo di SCIA è previsto per:
- gli esercizi commerciali, compresi gli e-commerce;
- le attività agricole, produttive, artigianali e ricettive/turistiche.
Sono invece esonerati dall’obbligo i piccoli lavoratori che:
- hanno meno di 3 addetti;
- non utilizzano macchinari che producono emissioni.
La SCIA potrà essere presentata direttamente online, tramite gli sportelli SUAP del proprio Comune di residenza.
Quali sono i costi per l’apertura di una ditta individuale
Una domanda molto utile alla quale rispondere nell’ipotesi in cui si fosse interessati all’apertura di una ditta individuale è: quanto costa? Oltre alle spese da sostenere per l’affitto o l’acquisto di locali, per macchinari o attrezzature e per eventuali corsi di formazione, ci sono dei costi legati agli adempimenti fiscali e burocratici.
L’invio di ComUnica, che comprende l’iscrizione al Registro delle Imprese, il pagamento dei diritti camerali e le imposte di bollo, ha un costo medio compreso tra i 100 e i 150 euro. Tale cifra aumenta nell’ipotesi in cui si richiede il supporto di un intermediario per lo svolgimento della pratica.
Aprire una ditta individuale: requisiti
Per definizione, si può parlare di ditta individuale quando “una persona fisica svolge un’attività produttiva finalizzata alla produzione e/o allo scambio di beni e servizi in forma professionale, ossia organizzando e coordinando da sé i fattori produttivi, quali il capitale e il lavoro necessari, ed assumendo completamente il rischio dell’attività”.
A questo punto, potrebbe essere utile chiedersi che differenza c’è tra ditta individuale e impresa individuale. In pratica:
- la ditta individuale può anche non svolgere attività d’impresa, dunque non rivestire il titolo di impresa individuale;
- l’impresa individuale, invece, è sempre una ditta individuale.
In merito alle caratteristiche di una ditta individuale, l’imprenditore è l’unico responsabile, ovvero la persona che si assume per intero i rischi giuridici e finanziari dell’azienda. In caso di debiti, dunque, sarà il solo a doverne rispondere.
In una ditta individuale, inoltre:
- il patrimonio dell’impresa coincide con quello personale, in quanto non è presente una separazione giuridica tra i due: questo rappresenta un rischio per l’imprenditore in quanto i creditori avranno modo di rifarsi sui suoi beni mobili e immobili personali;
- l’imprenditore avrà, in quanto unico responsabile, totale autonomia gestionale e decisionale;
- i costi di apertura e l’investimento iniziale rispetto ad altre forme giuridiche sono ridotti e questo punto costituisce, senza dubbio, un vantaggio.
Vantaggi e svantaggi
Arrivati a questo punto della nostra guida, potresti già trarre alcune considerazioni per comprendere se la ditta individuale potrebbe rappresentare la forma giuridica più conveniente per l’attività che ti piacerebbe aprire.
Considerato che dovrai prendere in considerazione tanti fattori, quali il budget iniziale, la tipologia di business che vorresti creare, le sue dimensioni, i costi da sostenere per il personale, ti sarebbe molto utile partire con l’elaborazione di un business plan, che ti permetta di analizzare al meglio tutti gli aspetti che ruotano attorno alla tua attività.
Riportiamo di seguito i principali pro e contro dell’apertura di una ditta individuale.
Vantaggi:
- autonomia decisionale;
- costi di gestione ridotti;
- non è obbligatorio un capitale minimo iniziale;
- non serve il notaio;
- obblighi fiscali e burocratici semplificati;
- compatibilità con il regime forfettario.
Svantaggi:
- vi è il rischio di impresa;
- i creditori potrebbero attaccare il patrimonio personale;
- le detrazioni fiscali sono limitate.
Se ti sei reso effettivamente conto che la ditta individuale è proprio la forma giuridica perfetta per la tua attività, analizziamo la sua apertura da un punto di vista più pragmatico, concentrandosi sulla tipologia di partita IVA che si dovrà aprire.
Ditta individuale e tasse
Aprire una ditta individuale equivale anche a dover provvedere al pagamento delle tasse sui redditi prodotti dall’attività. Per la gestione fiscale, solitamente ci si rivolge ad un commercialista, che possa consigliare la migliore scelta per quanto riguarda il regime fiscale, e individuare tutte le scadenze per il pagamento delle imposte da rispettare.
In linea generale, chi gestisce una attività deve provvedere al pagamento di una serie di imposte applicate sui redditi in Italia:
- IRPEF: è l’Imposta sui Redditi delle Persone Fisiche, che viene applicata in base ad una serie di aliquote in riferimento alla quantità di reddito prodotto in un anno;
- IRAP: l’Imposta Regionale sulle Attività Produttive, che viene applicata per determinate attività, e in base alla Regione di appartenenza;
- L’IVA: l’Imposta sul Valore Aggiunto, anche in questo caso viene calcolata in base ad una percentuale.
L’importo da pagare per queste imposte non è uguale per tutte le ditte individuali, ma dipende dal fatturato, dalla tipologia di attività e da fattori correlati. Tuttavia esistono anche particolari agevolazioni per cui si può essere esclusi dal pagamento di alcune imposte, come il regime forfettario.
Ditta individuale e regime forfettario
Nel momento in cui si apre una ditta individuale si dovrà aprire anche la partita IVA: questo significa dover individuare con precisione il codice Ateco legato alla propria attività e scegliere il regime fiscale.
Il codice Ateco sarà indispensabile per:
- individuare il proprio inquadramento a livello professionale;
- calcolare il coefficiente di redditività, ovvero la percentuale a partire dalla quale si verseranno i contributi.
Il coefficiente di redditività permetterà infatti di calcolare il reddito imponibile, dal quale saranno poi dedotte le imposte e i contributi che si dovranno sostenere ogni anno.
In questo senso, il regime forfettario, che è compatibile con la ditta individuale, permetterà di pagare un’imposta sostitutiva pari al 15% (ridotta addirittura al 5% per i primi 5 anni di attività).
Ricorda che non potrai superare un fatturato lordo annuo di 65.000 euro: in caso contrario, dovrai scegliere un altro regime fiscale, ovvero il regime ordinario o quello semplificato.
Quanti contributi paga una ditta individuale?
Per quanto riguarda, invece, i contributi da sostenere, le ditte individuali commerciali e artigianali prevedono l’iscrizione obbligatoria alla Gestione Commercianti e Artigiani.
I contributi da sostenere saranno i seguenti:
- contributo minimo obbligatorio, da versare a prescindere dal proprio guadagno annuale, che corrisponde a circa 3.850 euro;
- contributo variabile, con aliquota al 24% per gli artigiani o al 24,09% per i commercianti, che si dovrà calcolare soltanto sull’eventuale porzione di reddito che supera la soglia del minimale (pari a 16.243,00 euro).
Sono previste delle agevolazioni per:
- i contribuenti che hanno meno di 21 anni, per i quali le aliquote saranno pari al 22,80% (artigiani) e al 23,28% (commercianti);
- tali aliquote subiscono un aumento dell’1% nell’ipotesi in cui il loro reddito superasse la cifra di 47.379 euro.
Per gli artigiani e i commercianti che aderiscono al regime forfettario è inoltre disponibile uno sconto pari al 35% sui contributi, fissi e variabili, del quale si potrà usufruire inviando apposita richiesta all’INPS entro la fine di febbraio di ogni anno.
Aprire una ditta individuale – Domande frequenti
I costi amministrativi che si dovranno versare ogni anno al Registro delle Imprese sono pari a 100 euro. A questi vanno aggiunti i costi per le imposte e per il pagamento dei contributi a fini previdenziali.
I costi di apertura di una ditta individuale si aggirano intorno ai 100-150 euro: leggi la nostra guida per scoprire nel dettaglio l’iter burocratico e fiscale.
Il fatturato annuo di una ditta individuale dipende dall’attività specifica svolta. Nel caso in cui si scelga il regime forfettario, non deve essere superiore ai 65.000 euro annui. Al superamento della soglia, si passa ad un regime fiscale ordinario.
Maria Saia
Esperta di finanza personale e lavoro digitale