- In base al TUIR (testo unico delle imposte sui redditi) le criptovalute sono equiparate alle valute estere e devono essere inserire nella dichiarazione dei redditi.
- Nel modello Redditi PF devi compilare sia la sezione RT, per i redditi diversi, sia quella RW.
- Per regolamentare in modo completo l’aspetto fiscale delle criptovalute è arrivata la Legge di Bilancio 2023 con alcune novità, e recentemente alcune regole europee.
Comprendere come funziona la dichiarazione dei redditi nelle criptovalute è importante al fine di evitare di incorrere in sanzioni o pagare più tasse di quelle dovute. Infatti, solo in alcuni casi hai l’obbligo di inserirle all’interno del quadro RT della dichiarazione, e compilare la sezione RW con riferimento alle altre attività di natura finanziaria.
Ciò genera un po’ di confusione su quali importi sono soggetti al fisco e quando vi è l’obbligo di aderire solo al monitoraggio fiscale. A questo si aggiunge la presenza di diverse circolari rilasciate all’Agenzia delle Entrate nel tempo.
Inoltre, ancora oggi manca in Italia una legislazione dettagliata e completa sulla moneta virtuale, anche se qualche innovazione è stata introdotta con il Registro degli Operatori di Criptovalute, e con le ultime norme introdotte a livello europeo, come vedremo tra poco.
Indice
- Criptovalute e dichiarazione dei redditi 2022
- Criptomonete e dichiarazione dei redditi: cosa dice il fisco
- Come compilare la dichiarazione dei redditi per le criptovalute
- Valute digitali e dichiarazione dei redditi: esempi
- Criptomonete e fisco: le novità del DdL 2572
- Nuove regole per residenti in Unione Europea
- Legge di Bilancio 2023: nuova regolamentazione
Criptovalute e dichiarazione dei redditi 2022
La creazione dei Bitcoin, avvenuta nel 2009, e delle successive criptovalute ha portato una vera e propria rivoluzione nel settore economico, offrendo un’alternativa alle banche per le transazioni commerciali tra imprese, e al contempo una forma nuova di investimento.
Oggi, le valute digitali sono utilizzate da più di 100 milioni di persone e, in base alle ultime stime ISTAT, l’8% degli italiani ha dichiarato di avere comprato almeno una volta le criptovalute, mentre quasi 2,5 milioni sono gli utenti che dispongono di un wallet digitale tra persone fisiche e Partite IVA.
Si tratta di un mondo in continua evoluzione, grazie a una tecnologia come la blockchain, che ha permesso lo sviluppo di altri strumenti collegati alle criptovalute. L’esempio è quello della nascita del metaverso, dello creazione degli NFT, degli smart contract e dei sistemi DeFi, la finanza decentralizzata.
Investire in criptovalute però genera reddito, e come tale è sotto il mirino del Fisco. Se svolgi l’attività di intermediazione in modo professionale, come nel caso del trading, la plusvalenza che otterrai è soggetta a IRES, IRAP e IRPEF, oltre che alla eventuale applicazione dell’IVA sulle transazioni.
Invece, in quanto persona fisica, devi inserire il guadagno ottenuto nella dichiarazione dei redditi. In ambedue i casi si applica una tassazione del 26%. Devi però considerare che se il fenomeno delle monete virtuali è un dato di fatto, la legislazione in Italia fino a poco tempo fa era lacunosa sia per ciò che riguarda la regolamentazione, sia per l’aspetto fiscale.
A rispondere alle esigenze di regolamentare questo settore, sono arrivati alcuni provvedimenti, oltre ad un intervento dell’Unione Europea e della Legge di Bilancio 2023 in Italia.

Criptomonete e dichiarazione dei redditi: cosa dice il fisco
Come comportarsi dal punto di vista fiscale? Quando inserire le criptovalute nella dichiarazione dei redditi a fine anno? Ancora oggi manca una normativa fiscale esaustiva, anche se è stato presentato un disegno di legge al Senato.
Per rispondere a questa domanda devi prendere come riferimento la circolare dell’Agenzia delle Entrate sulle criptovalute 72/E 2016. In base ad essa, le valute digitali sono considerate alla stregua di quelle estere.
Come strumenti finanziari che possono generare reddito diverso sono sottoposte a tassazione in base all’art 67 del TUIR (Testo Unico delle Imposte sui Redditi) e quindi con l’obbligo di inserirle nella dichiarazione dei redditi per le persone fisiche. Ciò non avviene sempre, ma solo nei seguenti casi:
- ottieni una plusvalenza dalla vendita o per un rendimento;
- la giacenza media delle criptovalute supera i 51.645,69€.
Quindi devi dichiarare solo la plusvalenza ottenuta dalla compravendita, oppure i rendimenti provenienti da attività specifiche come lo staking o lo yield farming. Su questo importo si applicherà la tassazione pari al 26%.
Con la manovra 2023 è consentito determinare, per il calcolo delle plusvalenze e minusvalenze, il valore di acquisto delle cripto-attività, purché possedute alla data del 01.01.2023, ma questo valore viene assoggettato ad una imposta sostitutiva, nella misura del 14%.
Invece, il possesso delle criptovalute nel wallet digitale o su un broker non è tassato, e non deve essere inserito nella dichiarazione dei redditi salvo il raggiungimento di una giacenza media annua che superi l’importo indicato. Sei però tenuto a rispettare un obbligo di monitoraggio fiscale, e quindi dovrai comunque inserire il valore posseduto nel portafoglio digitale se questo supera la giacenza di 15.000€.

Come compilare la dichiarazione dei redditi per le criptovalute
Ora che conosci quando è obbligatorio dichiarare il reddito derivato dalle criptovalute, andiamo a vedere come compilare il Modello 730 precompilato e quello Redditi Persone Fisiche (ex Unico). Devi indicare l’importo che hai ottenuto in queste due sezioni:
- quadro RT;
- quadro RW.
Il quadro RT è la parte in cui hai l’obbligo di inserire i redditi diversi, come previsto dall’art 67 del TUIR al comma 1. Vengono inclusi tutti gli strumenti finanziari dalle azioni alle obbligazioni, fino alle criptovalute e agli NFT che possono generare una plusvalenza.
Al suo interno devi introdurre anche le eventuali minusvalenze, ovvero le perdite dovute all’investimento. Ad esempio, se hai acquistato 10 Ethereum al prezzo di 1.500€ e li rivendi a una quotazione di 1.400€, avrai ottenuto una minusvalenza di 1.000€. Viceversa, se il loro prezzo sale a 1.600€, otterrai una plusvalenza.
L’altra sezione è quella del quadro RW. Precisiamo subito un aspetto. Dato che le criptovalute sono considerate come valuta estera, sei tenuto obbligatoriamente alla compilazione di questa sezione se è presente una giacenza media superiore ai 15.000€, anche se per un solo giorno.
Ecco come compilare il quadro RW1 in base alle istruzioni dell’Agenzia delle Entrate:
- inserisci nella colonna 3 il codice 14 (atre attività estere di natura finanziaria e valute virtuali);
- lascia vuoto la colonna 4 riguardante lo stato estero;
- inserisci l’importo in euro della valuta digitale con riferimento al valore al 31 dicembre dell’anno precedente.
Oggi, puoi compilare la dichiarazione dei redditi persone fisiche in modo telematico e autonomo accedendo al sito dell’Agenzia delle Entrate attraverso lo SPID.
Data la necessità di inserire diverse informazioni, oltre a calcolare con precisione le plusvalenze e le minusvalenze, per evitare errori e pagare più tasse del dovuto, può essere utile rivolgersi a un commercialista o a un consulente.
Valute digitali e dichiarazione dei redditi: esempi
Immagina di aver acquistato nel 2021 un importo di Bitcoin pari a 75.000€. Ora, se mantieni le criptovalute nel tuo wallet digitale, non sei sottoposto a tassazione e non devi compilare il quadro RT nella dichiarazione dei redditi 2022.
Sei però tenuto a inserire l’importo nel quadro RW, compilando i campi indicati precedentemente come monitoraggio fiscale se la giacenza media delle criptovalute è superiore ai 15.000€.
Invece, se decidi di monetizzare il tuo investimento vendendo i Bitcoin e ottenendo una plusvalenza pari a 95.000€, in questo caso dovrai inserire l’importo ricavato come guadagno, ad esempio 20.000€, all’interno del quadro RT, su cui verrà applicata la tassazione del 26%.
Infine, sei comunque obbligato a compilare la sezione RW, inserendo il controvalore delle criptovalute al 31 dicembre dell’anno precedente.

Criptomonete e fisco: le novità del DdL 2572
La legislazione odierna non tiene conto della non territorialità delle blockchain e dei wallet. Basta considerare che l’Agenzia delle Entrate fa riferimento solo alla residenza di chi ha sottoscritto un contratto.
Una regolamentazione esaustiva sulle monete virtuali è arrivata solo recentemente. Ad esempio, solo nel 2022 è stata proposta una legge per regolamentare gli Operatori delle Criptovalute con un apposito registro, mentre mancano enormi vuoti per il settore degli smart contract, del metaverso e degli NFT.
In questa prospettiva si colloca il Disegno di Legge n. 2572 del 30 marzo 2022, con i seguenti obiettivi:
- definire il concetto di criptovaluta;
- stabilire le diverse misure fiscali applicabili.
A proposito del futuro delle criptovalute, il governo Meloni ha introdotto diverse regole per la moneta virtuale. Da un lato ha offerto una definizione di moneta virtuale, dall’altro ha proposto di rivederne le tasse introducendo una imposta sostitutiva al 14%, e si può dire che le cripto non saranno più equiparate a moneta estera.
Pro e contro delle attuali normative
Andiamo ad analizzare gli aspetti positivi e quelli negativi delle normative. Qui si inserisce la definizione di criptovaluta come moneta virtuale e le si attribuisce un’unità matematica. Inoltre, si va a determinare per la prima volta il concetto di prestazione di servizi virtuali.
Dal punto di vista fiscale, le criptovalute non saranno più equiparate alle valute estere, ma si andrà ad applicare la tassazione solo alle operazioni che comportano il pagamento o la conversione in euro. Vengono quindi escluse le attività che prevedono il cambio di valute digitali in altre monete digitali.
Sono prese in esame anche le attività di staking e di yield farming che permettono di ottenere un rendimento dalle criptovalute sotto forma di altre valute digitali. Anche in questo caso non si applicherà la tassazione, salvo conversione in euro.
Viene ribadita la soglia di giacenza media dei 51.645,49€. Se rimani al di sotto di essa non sarai sottoposto a tassazione e quindi non devi inserire le criptovalute nella dichiarazione dei redditi. Inoltre, è prevista la possibilità di richiedere un perizia giurata da un tecnico per stimare il valore delle valute con riferimento al 1° gennaio dell’anno in corso per determinare l’aliquota fiscale da applicare.
Invece, per il quadro RW viene ribadito l’obbligo di dichiarare le criptovalute se il valore del loro acquisto è pari o superiore ai 15.000€, mantenendo ancora il concetto di territorialità delle blockchain e dei wallet. Infine, devi valutare che nella normativa non è presente una regolazione degli NFT.
Nuove regole per residenti in Unione Europea
Secondo le ultime proposte, confermate dalla Commissione Europea l’8 dicembre 2022, tutti i fornitori di criptovalute avranno l’obbligo di segnalare al Fisco tutte le operazioni svolte da clienti in Italia e in Europa.
Le nuove norme cercano di rispondere alle difficoltà effettive di individuare tutti i redditi prodotti intorno a queste attività, per l’applicazione delle tasse.
In particolare la situazione risulta ancora più complessa quando lo scambio di moneta virtuale avviene tra operatori situati in differenti stati, dentro o fuori dall’UE. L’evasione fiscale intorno a queste attività è ancora alta, e i controlli del Fisco risultano essere molto limitati.
Per questo motivo l’Unione Europea ha deciso di introdurre nuovi obblighi, che riguardano sia le operazioni che avvengono all’interno dello stesso paese, sia quelle all’esterno. Secondo le prime indiscrezioni, si parla di un obbligo di comunicazione al fisco per tutti coloro che hanno almeno 1.000.000 euro di ricchezza o patrimonio.
Si prevede quindi di introdurre specifiche sanzioni per chi evade il fisco e non procede alla segnalazione al Fisco relativamente alle criptovalute. Inoltre dal 2025 le criptovalute saranno tracciabili, secondo le ultime regole introdotte dall’Unione Europea.
La nuova “travel rule” è stata recentemente approvata dal Parlamento Europeo, e si tratta del primo vero e proprio regolamento (MiCa) di questa portata sulle criptovalute. Con le nuove regole, le criptovalute saranno tracciate, e tutte le transazioni considerate sospette verranno bloccate.
Il nuovo regolamento rende maggiormente sicuro questo mercato, per cui si prevede che l’attenzione di nuovi investitori sarà proprio concentrata verso l’Europa. Si attende solamente l’ultimo passaggio di approvazione dell’applicazione delle nuove regole, per il 16 maggio 2023.
Gli operatori dovranno quindi registrarsi in uno degli stati membri UE, e potranno poi operare verso tutti gli altri. Per il momento vengono esclusi dal regolamento i token non fungibili (Nft).
Legge di Bilancio 2023: nuova regolamentazione
Una vera e propria regolamentazione, in Italia, è arrivata con la Legge di Bilancio 2023. In particolare secondo le nuove norme, le plusvalenze vanno tassate oltre i 2.000 euro per periodo di imposta, con le seguenti specifiche:
- la plusvalenza viene calcolata in base al corrispettivo percepito e il costo del valore di acquisto;
- quando si parla di acquisto per successione, si fa riferimento al valore definito;
- quando si parla di acquisto per donazione, si fa riferimento al costo del donante;
- le minusvalenze possono essere portate in deduzione dalle plusvalenze.
Secondo la manovra, l’imposta sostitutiva viene confermata al 26%, con possibilità di opzione di regime del risparmio amministrativo e gestito, presso intermediari finanziari e banche. Con la manovra vengono definite le cripto-attività, come la rappresentazione digitale di valore e diritti che possono essere emessi, trasferiti e memorizzati in forma elettronica, tramite le tecnologie apposite.
Viene data la possibilità di accedere ad un’imposta sostitutiva al 14% per le cripto-attività possedute al primo gennaio 2023, con versamento dell’imposta entro il 30 giugno 2023, in un’unica soluzione o in tre rate annuali con interessi al 3%.
Inoltre viene data una possibilità di regolarizzare le cripto-attività non dichiarate nel 2021, con sanzione ridotta allo 0,5% per ciascun anno, calcolata sul valore delle attività che non sono state dichiarate. Viene poi introdotta una imposta di bollo del 2 per mille annui.
Criptovalute e dichiarazione dei redditi – Domande frequenti
Sei tenuto ad inserire le criptovalute nella dichiarazione dei redditi PF nel momento in cui ottieni una plusvalenza dalla vendita o da un rendimento. Ecco come fare.
Nel caso in cui non dichiari le criptovalute, dato che sono considerati strumenti finanziari simili alle valute estere, sarai soggetto alle medesime sanzioni.
La giacenza media delle criptovalute fa riferimento al valore di queste ultime al 31 dicembre dell’anno precedente. Ecco in quali occasioni devi pagare le tasse.
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