Tasse sui Bitcoin: come e quando si pagano, nuove regole con la manovra 2023

Le tasse sui Bitcoin costituiscono un tema attuale, data la crescita esponenziale delle criptovalute. La normativa in Italia è abbastanza complessa, facciamo chiarezza nell'articolo.

di Gennaro Ottaviano

Revisione a cura di Giovanni EmmiDottore CommercialistaSu PartitaIva.it ci impegniamo al massimo per garantire informazioni accurate. Gli articoli vengono costantemente revisionati da professionisti del settore.

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  • Le tasse sui Bitcoin sono calcolate in base ad una imposta sostitutiva unica pari al 26%, e vengono equiparate alle attività finanziarie. Dal 2023 si pagherà sopra i 2.000 euro di plusvalenze, secondo la nuova manovra del governo Meloni.
  • Si applica un’aliquota principalmente sulla plusvalenza ottenuta dalla vendita dei Bitcoin, mentre il loro possesso, per la maggior parte dei casi, non è soggetto a imposte. 
  • La compravendita di Bitcoin deve essere comunicata con la dichiarazione dei redditi a fine anno, compilando in via telematica la sezione RW

L’arrivo delle criptovalute, ovvero delle monete virtuali, ha comportato una situazione iniziale di incertezza per quanto riguarda le norme fiscali. Questa situazione ha generato non pochi dubbi: quali sono le tasse sui Bitcoin? Devi dichiarare queste criptomonete?

Sono tutte domande lecite se ti trovi a possedere nel tuo wallet digitale questa criptovaluta. La loro crescita esponenziale ha portato negli ultimi anni alla necessità di comprendere quali sono le normative per poter investire in queste valute.

Infatti, tramite la compravendita di queste monete, come i Bitcoin, ti troverai con un eventuale guadagno, che nelle ipotesi migliori può arrivare anche a diverse migliaia di euro. Attualmente le normative in questo ambito stabiliscono che la plusvalenza ottenuta, in linea di massima, è soggetta a tassazione pari al 26%, salvo casi particolari.

Devi considerare che in Italia la normativa è piuttosto recente, e con l’ultima manovra del governo Meloni sono state introdotte alcune novità. Se hai iniziato a scambiare monete virtuali, ottenendo un guadagno, con questo articolo potrai chiarire tutti i tuoi dubbi su come dichiarare la moneta virtuale, e sulle tasse sui Bitcoin.

Inoltre, avrai anche la possibilità di valutare come funziona la tassazione sulle criptovalute negli altri paesi in Europa.

Bitcoin in Italia: sono legali?

I dubbi che possono sorgere sulla tassazione sui Bitcoin sono diversi. Iniziamo a chiarire un aspetto che forse porta un po’ di apprensione per chi ha acquistato una certa quantità di queste criptovalute con un exchange. I Bitcoin in Italia sono considerati legali.

Ciò significa che puoi tranquillamente acquistare bitcoin e custodirli nei così detti wallet, ovvero portafogli digitali, venderli e trasferire l’eventuale guadagno sul tuo conto corrente. Inoltre, se disponi di un prodotto Fintech di ultima generazione come le carte Bitcoin, avrai la possibilità di utilizzarle per effettuare acquisti, il tutto in modo perfettamente legale.

Ciò è possibile dal 2014, quando fu aperto anche il primo sportello Bitcoin in Italia, nella provincia di Bergamo. Da allora sono diversi gli ATM cripto, sul territorio italiano, attraverso i quali puoi acquistare Bitcoin. Inoltre al momento in Italia non c’è nessuna legge che vieta di acquistare in criptovalute, anche se nella teoria non sono ancora considerate monete legali (come ad esempio l’euro).

Nella pratica, questo vuol dire che se vuoi utilizzare le monete virtuali per fare acquisti, la controparte che ti sta vendendo un prodotto o un servizio deve accettare nello specifico il pagamento con questa valuta virtuale.

Questo fattore può essere allo stesso tempo un vantaggio e uno svantaggio per chi utilizza le monete virtuali, perché raramente viene accettato il pagamento di un prodotto o di un servizio con questa valuta, al momento.

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Tassazione dei Bitcoin in Italia

Ora che abbiamo chiarito che utilizzare i Bitcoin è legale, passiamo a considerare quali sono le regole sulla tassazione. Su questo punto sono sorte diverse incertezze normative, a cui la nuova manovra 2023 del governo Meloni cerca di rispondere.

Ciò è dovuto alle particolari caratteristiche di queste criptomonete. Infatti, sono di fatto valute esistenti solo in rete, e per questo vengono definite come digitali. Nella tabella seguente abbiamo ricapitolato le principali caratteristiche dei Bitcoin.

ProprietàCaratteristica
Anno di creazione2009
Tipologia di monetaDigitale: esiste solo in rete
CreazioneNon vengono stampate, ma generate attraverso un processo informatico condiviso dai partecipanti alla rete
Scambio Avviene attraverso una tecnologia chiamata Blockchain, senza controllo da parte di enti governativi
DecentralizzazioneNon sono soggette a una banca centrale
UtilizzoTransazioni in rete, scambio, trading
Tassi di interesseNon si applicano come nelle altre valute

Come puoi notare, l’aspetto più significativo è che i Bitcoin non sono soggetti a un ente governativo, e non vengono stampati. La loro nascita è collegata al mining, un processo digitale che avviene in rete in maniera indipendente.

Inoltre, non sono sottoposti ai tassi l’interesse. La loro decentralizzazione le porta ad essere delle valute difficilmente tracciabili, e questo ha determinato fin da subito una serie di difficoltà per la tassazione.

Infatti, in passato per acquistare o vendere una valuta ci si doveva rivolgere necessariamente ad una banca. Ciò comportava che le transazioni venivano tracciate in maniera precisa, e su ogni attività si applicavano una commissione e una tassazione.

Oggi l’evoluzione digitale e la nascita degli exchange hanno portato a detenere queste monete digitali al di fuori dei conti correnti, e quindi senza che l’Agenzia delle Entrate ne abbia conoscenza.

Risoluzione Ministeriale 72/E 2016

La normativa in Italia sulla tassazione delle rendite derivate dalla compravendita di moneta virtuale è abbastanza frammentata. Infatti, se da un lato si specifica che i Bitcoin sono una valuta estera, dall’altro non è arrivata subito una vera e propria direttiva generale.

A questo punto ti potrai domandare come fare a essere in regola con la tassazione se vuoi vendere dei Bitcoin. In aiuto arriva prima di tutto la Risoluzione Ministeriale 72/E 2016. Ecco quali sono i punti che vengono precisati:

  • i Bitcoin devono essere considerati una valuta alternativa a quella tradizionale;
  • la loro compravendita non è soggetta a IVA;
  • le società che operano con le monete virtuali devono inserirle nel loro bilancio;
  • in caso di soggetti privati, le monete virtuali dovranno essere dichiarate solo se vi è finalità speculativa.

Quando si pagano le tasse sui Bitcoin

Il primo aspetto da considerare è quando si devono pagare le tasse sui Bitcoin. In questa circostanza si dovrà distinguere tra:

  • possesso di Bitcoin;
  • investimento (trading) sui Bitcoin;
  • vendita delle criptovalute.

Se possiedi un certo numero di Bitcoin sul tuo wallet digitale non sarai tenuto a dichiaralo, salvo in particolari circostanze che andremo a vedere più avanti. Lo stesso discorso riguarda l’investimento in Bitcoin.  

Le tasse si applicheranno specialmente nel caso in cui si effettua una vendita, e in particolare se si richiede il cambio da moneta digitale a un’altra valuta. In base alla normativa infatti, i movimenti di bitcoin e criptovalute vengono equiparati a scambi finanziari.

Quindi per lo Stato italiano il guadagno ottenuto sui Bitcoin è equiparato a quello su un ETF, la vendita delle azioni o la cedevole delle obbligazioni. 

Tasse bitcoin

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Aliquota Bitcoin: quanto si paga

L’importo da destinare alle tasse sarà calcolato in base al 26% del cosiddetto capital gain. Questo termine fa riferimento alla plusvalenza ricavata dalla compravendita. Infatti, la tassazione si applica sull’effettivo guadagno, che costituisce di fatto un reddito.

Chiariamo questo concetto. La plusvalenza viene calcolata in base al valore finale che otterrai tra il prezzo di acquisto dei Bitcoin e quello di vendita, tolte le eventuali spese o commissioni nell’arco di un anno fiscale. Ciò vale sia se effettui la vendita in un solo momento, sia se esegui una serie di transazioni frazionate.

Un esempio può esserti utile. Immagina di acquistare un Bitcoin oggi al valore di 39.000€ e di rivenderlo quando ha raggiunto quota 46.000€. Otterrai in questo caso una plusvalenza di 7.000€. Su questa dovrai applicare una tassazione del 26%.

Invece, se acquisti sempre un Bitcoin a 39.000€, ma il prezzo scende a 35.000€ e chiudi la tua posizione, in questo caso avrai ottenuto una minusvalenza di -4.000€. In questa situazione hai percepito una perdita di denaro, e questa non verrà tassata.

La tassazione sulla plusvalenza si applica in linea di massima per tutte le transazioni dei Bitcoin, con una serie di eccezioni. Infatti, si deve distinguere se a operare sulle monete digitali è una persona giuridica o una persona fisica

Tassazione per le imprese

Come comportanti se acquisti Bitcoin attraverso una società? Questo investimento può essere vantaggioso, dato che puntare sulla moneta virtuale può diventare una valida alternativa per investire il denaro in un bene considerato come “rifugio”.

Un bene rifugio non oscilla di valore se avvengono cambiamenti dell’economia, e quindi è un valido investimento anche in particolari momenti di crisi economica o inflazione.

In questo caso ci viene in aiuto la Risoluzione Ministeriale 72/E 2016. Infatti, come società, l’acquisto e la vendita delle criptovalute sono considerate come possesso di valuta estera, come l’euro e il dollaro.

Questo vuol dire che se come impresa le mantieni nel tuo wallet digitale, dovrai comunque dichiarale all’interno del bilancio annuale. La tassazione, come visto prima, si applica solo nel momento in cui ottieni una plusvalenza e quindi vendi le criptomonete.

Tasse sui Bitcoin in Italia: persone fisiche

Se decidi di investire personalmente i tuoi risparmi nei Bitcoin, devi fare una distinzione tra:

  • dichiarazione del controvalore delle monete virtuali all’Agenzia delle Entrate; 
  • tassazione Bitcoin.

Infatti, non hai l’obbligo di dichiarare questa moneta virtuale, che possiedi su un exchange o di un prodotto finanziario smart, se il controvalore è pari o inferiore ai 51.645,69€. Invece, se per sette giorni consecutivi il tuo portafoglio supera questo tetto, dovrai dichiarare questa valuta all’Agenzia delle Entrate. In questo caso si considera che la tua attività di investimento sulle cripto è speculativa e in quanto tale viene paragonata a quella effettuata dalle società.

Tieni presente che sulla base delle ultime novità con la Legge di Bilancio 2023, le cose potrebbero cambiare il prossimo anno, in relazione alle prossime modifiche alla manovra.

Per ciò che riguarda la tassazione, il principio è sempre lo stesso. Verranno tassate le plusvalenze ottenute dalla vendita. In questo caso dovrai versare all’Agenzia delle Entrate l’equivalente del 26% di ciò che hai ottenuto come guadagno. Nello specifico, ecco una tabella riassuntiva dei casi possibili.

Casi possibiliPersone FisichePersone giuridiche
Bitcoin nei walletNon si devono dichiarare se la somma non supera i 51.645,69€Devono essere inseriti nel bilancio
Vendita Bitcoin con plusvalenzaTassazione del 26% solo se si superano i 51.645,69€Applicazione del 26% sulle plusvalenze
Minusvalenza sulla vendita BitcoinLa tassazione non si applicaLa tassazione non è prevista

Come si pagano le tasse sui Bitcoin

A questo punto del nostro articolo ti potresti domandare come vanno dichiarate le criptovalute. Nel caso della società, la plusvalenza andrà a sommarsi all’utile di bilancio a fine anno, e quindi su questo valore si applicheranno le relative aliquote IRAP e IRES. Nel caso in cui vi sia una distribuzione degli utili tra i soci, si dovrà aggiungere anche l’IRPEF personale.

Invece, se ottieni una plusvalenza come persona fisica, allora dovrai aggiungere l’importo soggetto all’interno della dichiarazione dei redditi a fine anno. Nel caso in particolare, il guadagno suoi Bitcoin dovrà essere dichiarato nel quadro RW del Modello Redditi Persone Fisiche. Infatti, in base alla Decreto Legge 167/90, all’interno di questa sezione devono essere inseriti:

  • gli investimenti all’estero di natura immobiliare;
  • le attività finanziarie che avvengono fuori dall’Italia.

In queste ultime si comprende anche la plusvalenza sulle criptovalute. La compilazione dovrà avvenire entro il 30 novembre, attraverso il portale dell’Agenzia delle Entrate. Il pagamento potrà essere effettuato attraverso il Modello F24, in un’unica soluzione o in due rate, inserendo il codice tributo di riferimento. Il codice tributo di riferimento è: “Codice tributo 1100 – Imposta sostitutiva sulle plusvalenze.”

L’invio telematico, se da un lato rende più intuitiva e veloce la procedura, dall’altro implica però la massima attenzione nel compilare il relativo quadro RW, per evitare sanzioni o il pagamento di un importo di tasse maggiore. Per evitare errori, un valido consiglio è quello di farsi assistere da uno studio di commercialisti.

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Come si pagano le tasse sulle criptovalute

Spesso si cade in confusione quando si parla di bitcoin e criptovalute, soprattutto sulla loro differenza. I bitcoin sono di fatto moneta virtuale, ovvero criptovalute. Tuttavia non sono le uniche disponibili sul mercato, ma sono le più conosciute. Esistono infatti alti tipi di moneta virtuale, ne citiamo alcune qui:

  • Ethereum;
  • Litecoin;
  • NEO;
  • IOTA;
  • Dash;
  • Monero.

Ogni criptovaluta ha le proprie caratteristiche, alcune sono maggiormente scambiate di altre, e alcune, come i bitcoin, sono diventate piuttosto famose. Tuttavia le tasse sulle criptovalute si pagano sempre allo stesso modo, in base alle regolamentazioni esistenti in ciascun paese.

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Le novità sulle criptovalute con la Legge di Bilancio 2023

Con il governo Meloni vengono introdotte ulteriori novità sulla tassazione delle criptovalute. In particolare, da gennaio 2023 il pagamento delle tasse al 26% è necessario oltre il limite di 2.000 euro di plusvalenze: questo vuol dire che viene introdotta una franchigia su questi importi.

Ma cosa si intende per plusvalenza? Si tratta della differenza tra il valore di vendita e quello di acquisto della moneta virtuale. Il contribuente dovrà documentare il valore di acquisto, altrimenti il fisco assegnerà in automatico valore zero.

In alternativa, in mancanza di questa documentazione, è possibile portare il valore alla data del 1 gennaio 2023, pagando una imposta sostitutiva al 14% sul valore che si possiede.

Inoltre, secondo il testo della Legge di Bilancio 2023, le plusvalenze dovranno essere indicate nella dichiarazione dei redditi nel Quadro RW. Tuttavia secondo le novità, le operazioni cripto-cripto non assumono più rilevanza fiscale, quindi in questo particolare caso non vengono equiparate a monete estere.

Ricapitolando, queste sono le principali novità previste per il 2023:

  • le criptovalute per lo Stato rientrano nelle attività finanziarie;
  • la tassazione sulle plusvalenze è del 26%, ma c’è la possibilità di ridurla al 14% del valore dell’asset valutato al 1 gennaio 2023;
  • sotto i 2.000 euro di plusvalenze, questi valori non saranno rilevanti fiscalmente;
  • il contribuente dovrà documentare tutte le operazioni;
  • verrà introdotta una imposta di bollo sui valori di asset detenuti, per cui si attendono le indicazioni dell’Agenzia delle Entrate;
  • rilevazione dei capitali derivanti dalle criptovalute non dichiarati prima del 31 dicembre 2021, con tassa del 3,5% sui redditi realizzati, con lo 0,50% in più su ogni anno trascorso dall’acquisizione delle monete virtuali.

Si tratta tuttavia di regole introdotte con la manovra 2023 che possono ancora subire alcune modifiche, in fase di approvazione definitiva della Legge di Bilancio.

Come si tassano i Bitcoin in Europa e nel mondo

Il successo dei Bitcoin e la loro diffusione hanno preso in contropiede le varie nazioni occidentali. Rispetto ad altri prodotto finanziari, in questo caso ogni Paese ha adottato una serie di regole dal punto di vista della tassazione.

Le differenze tra paesi possono essere anche molto accentuate. Basta considerare che negli Stati Uniti vengono definite come proprietà e non come valute mobili. Al fine di avere una visione a 360° sulla tassazione dei Bitcoin, vediamo brevemente come si comportano alcuni paesi europei.

Tasse Bitcoin in Germania

La Germania rientra nella classifica degli Stati che non impongono tasse sui Bitcoin se sussistono una serie di condizioni. In primo luogo, si dovrà distinguere tra società e persone fisiche. Le prime dovranno comunque pagare un’aliquota su reddito della società, come in Italia.

Diversa è la situazione per le persone fisiche. Infatti, se hai una residenza in Germania e detieni le tue criptovalute per almeno un anno, nel caso di vendita, non dovrai pagare tasse sulla plusvalenza ottenuta. Inoltre in Germania viene estesa l’esenzione dall’IVA alle criptovalute, e l’utilizzo di questa moneta come mezzo di pagamento non risulta tassabile.

Tasse Bitcoin in Svizzera

Tra i paesi che hanno posto una regolamentazione più articolata dal punto di vista della tassazione vi è la Svizzera. Ciò ha permesso, in una cittadina come Zugo, addirittura il pagamento delle imposte utilizzando i Bitcoin. Si deve distinguere tra:

  • operazioni dei trader retail;
  • trading di investitori professionisti;
  • attività di mining.

I trader non professionisti che acquistano e vendono criptovalute, non sono soggetti a imposte sui loro guadagni. Invece, se l’attività di trading online avviene in modo continuato e professionale, allora si applicherà un’imposta sul capital gain, ovvero sull’effettivo guadagno.

Infine, la tassazione si applica anche se ti dedichi al processo di mining, ovvero il sistema che permette di verificare le transazioni e ottenere come ricompensa Bitcoin. Tieni presente che in Svizzera ci sono diverse comunità in cui viene ampiamente utilizzata la tecnologia blockchain che sta dietro allo scambio delle criptovalute, per cui in questo paese il terreno è fertile anche per ulteriori sviluppi.

Tasse Bitcoin in Francia

La tassazione in Francia è molto simile a quella italiana. Infatti, verranno tassate tutte le plusvalenze ottenute con la vendita delle criptovalute. In questo paese i guadagni ottenuti con la compravendita di moneta virtuale sono considerati come “guadagni industriali e commerciali”, per i soggetti che ottengono stabilmente una rendita da questi scambi.

Le operazioni di mining sono tassabili secondo IVA francese, e la tassazione sul reddito viene applicata unicamente sulle plusvalenze. Come in Italia, chi detiene moneta virtuale nei propri wallet senza guadagnare da essa, non deve pagare le tasse.

In Francia viene fatta una distinzione tra professionisti e non professionisti: i secondi sono soggetti ad una tassazione unica al 30%, mentre i professionisti possono anche chiedere una riduzione delle tasse del 71%, e vengono tassati in base alle normative sulla tassazione sui redditi.

Tasse Bitcoin in Portogallo

Infine, chiudiamo la nostra breve panoramica sulle tasse Bitcoin in Europa, andando a considerare cosa avviene in Portogallo. Qui non si ha nessuna tipologia di regime fiscale sulle criptovalute, dato queste sono considerate monete alla stregua di quelle reali. Quindi, non si applica IVA oppure un’aliquota sulla tassazione.

Tuttavia questa regola generale vale solamente per chi svolge attività di compravendita di moneta virtuale in modo occasionale. Nel caso in cui questa attività diventi professionale, ovvero svolta con costanza, vengono applicate le tasse sui redditi, anche molto elevate.

Nonostante questo, si può dire che il Portogallo sia uno dei paesi all’avanguardia per questo settore, dato che è uno dei pochi a paragonare le criptovalute alle monete reali.

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Quando le tasse non si pagano

Concludiamo la guida completa sulle tasse e i Bitcoin andando ad analizzare un’ultima domanda che spesso ci si pone. È possibile non pagare le tasse sulla moneta virtuale? Per rispondere a questo quesito, sono necessarie alcune precisazioni.

Infatti, come hai notato, in Europa vi sono alcune nazioni che non applicano tasse sui Bitcoin, e ciò vale anche per altri Paesi nel mondo. In ogni caso cercare di limitare le tasse sui Bitcoin è un’operazione sconsigliabile, dato che richiede una grande conoscenza della normativa e dei mercati che non prevedono un’imposizione fiscale.

Inoltre, le procedure per aprire un conto in altre nazioni non sono delle più semplici, e avrai anche poche garanzie sul tuo wallet di Bitcoin, qualcosa che può incidere parecchio sul tuo portafoglio. Infine, in caso di errori sarai soggetto a sanzioni pecuniarie elevate.

Tieni presente che con la nuova Legge di Bilancio 2023 sarà possibile non pagare le tasse sulle criptovalute con plusvalenze di importo inferiore a 2.000 euro.

In ogni caso, investire nei Bitcoin può essere una valida opportunità. Per questo può essere utile affidarsi a uno studio di commercialisti per avere una consulenza per rispettare il pagamento delle tasse sulle criptomonete, nelle tempistiche previste e senza trovarsi ad affrontare sanzioni per la mancata compilazione del quadro RW.

Bitcoin e tasse – Domande frequenti

Quante tasse si pagano sui Bitcoin?

Le tasse sui Bitcoin in Italia sono pari al 26%, che si applicherà su tutte le plusvalenze ottenute dalla loro vendita. Scopri le ultime novità nella guida.

Quando le criptovalute vanno dichiarate?

Dovrai dichiarare le monete virtuali ai fini di pagare le tasse se le acquisti come società, oppure, in quanto persona fisica, se possiedi un controvalore superiore ai 51.000€. Sulle plusvalenze invece, è applicabile una franchigia, dal 2023, di 2.000 euro.
 

Come si pagheranno le tasse sulle criptovalute dal 2023?

Secondo la nuova Legge di Bilancio 2023, le tasse si pagheranno sulle plusvalenze se superiori a 2.000 euro, e i movimenti dovranno essere documentati dal contribuente.

Autore
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Gennaro Ottaviano

Esperto di economia aziendale e gestionale

Laurea in Economia Aziendale presso il Politecnico di Lugano, appassionato di borse, mercati e investimenti finanziari. Ho competenze di diritto e gestione societaria, con esperienze amministrative. Scrivo di diritto, economia, finanza, marketing e gestione delle imprese.
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Giovanni Emmi
Dottore Commercialista
Revisione al 26 Aprile 2024
Commercialista dal 🧗🏾‍♀️secondo millennio, innovatore professionale nel terzo millennio🏃🏾‍♂️. Il futuro della professione del commercialista nel mio ultimo libro "dalla società alla rete tra professionisti".

30 commenti su “Tasse sui Bitcoin: come e quando si pagano, nuove regole con la manovra 2023”

  1. Buongiorno, mio padre ha comperato delle criptovalute. La plusvalenza deve pagarla con i propri soldi alla società di intermediazione ( non italiana )?

    Rispondi
    • Buongiorno, assolutamente no. Si tratta purtroppo di una truffa diffusa: nessun intermediario finanziario estero è tenuto a trattenere una plusvalenza per il cliente italiano. Consigliamo di contattare un professionista per approfondire la questione (es. uno studio legale esperto in truffe sul trading).

      Rispondi
      • è successo a me,tutto è partito da un annuncio su facebook che diceva di investire con amazon con 250

        è successo anche a me con un messaggio su facebook che diceva di investire con amazon con 250€ dopo un paio di giorni mi hannoi detto di aumentare di un pò la quota di investire per far maggiori guadagni e cosi ne ho messo altri 300 in poco tempo siamo arrivati a 8200 € che ho deciso di ritirare ma mi hanno chiesto di pagare il 26% del fisco sulla somma per non avere problemi e ,per fortuna ,non avendo circa 2000€ ne ho dati 500€ e il tipo che mi segue mi ha detto che avremo fatto due operazioni e dopo avrei avuto i soldi puliti ma a quanto pare non sarà cosi,detto questo erano anni dietro ad una mia amica che poi ,momentaneamente non potendo farlo lei ha chiesto de ero interessata e l’ho fatto io,insomma mi hanno rubato 1050 € e non credo che mai li rivedrò,so di essere stata una stupida e quesa testimonianza spero serva a salvare altre persone dalle grinfie di questi delinquenti senza scupoli .

        Rispondi
    • Non esistono intermediatori regolarizzati per lo scambio di crypto per privati. Se qualcuno si propone come tale non potrà darti garanzie sui fondi che gestisce. Per intenderci può scappare con le tue crypto e non hai nulla in mano per dimostrarne la proprietà. Una mia amica è stata truffata da un fantomatico intermediario inglese. Ti mostrano ottimi guadagni ma quando cerchi di avere i tuoi soldi spariscono o prima ti chiedono di pagarci le tasse come ultimo tentativo. Detto ciò, in ogni caso, le tasse le paghi tu allo stato, al massimo lo fa il tuo commercialista per te… Saluti

      Rispondi
  2. Salve!!
    In riferimento al Portogallo, per esempio, in base a cosa viene calcolato “il trading in modo occasionale?”
    “Nel caso in cui questa attività diventi professionale, ovvero svolta con costanza, vengono applicate le tasse sui redditi, anche molto elevate.”
    Ecco, svolta con costanza, come la si valuta/calcola?
    Es: un trading al giorno? Un trading a settimana? Un trading al mese?
    Cioè, se io faccio una transazione (trade) alla settimana nel primo mese e poi il secondo mese faccio 4 transazioni in tutto, che possono essere 3 in una settimana e 1 l’ultima settimana del mese, come viene valutata?
    Io penso che varia in base alla cifra.
    Se guadagno 1000€ sicuramente non si aspettano niente, ma se in un mese notano che ho fatto 100k, sicuramente verranno a bussare cassa, anche se magari ho fatto solo due transazioni in un mese.
    Cosa ne pensate?

    Infine, volevo sapere cosa ne pensavate di Malta, sul discorso crypto… gradirei un vostro consiglio al riguardo.

    Grazie mille per il vostro tempo e pazienza

    Rispondi
    • Buongiorno,
      il principio di valutazione della occasionalità è molto elastico e dipende da numerosi fattori: importi elevati, frequenza operazioni, altre attività svolte, luogo, ecc..

      Svolgere una qualsiasi attività a Malta, attiva suggestioni di risparmio fiscale, non sempre conseguito con metodi accettabili dalle nostre norme tributarie. In ogni caso dovrebbe essere attentamente valutato nello specifico.

      Le questioni che pone hanno un taglio specifico e non generico e dovrebbe essere valutata la posizione personale.

      Grazie per averci scritto

      Rispondi
  3. Buongiorno,

    Ho letto con interesse il vostro articolo molto utile e chiaro.
    Al fine di essere certo di aver compreso i meccanismi della tassazione, volevo proporvi un esempio pratico.
    Supponiamo che nel 2023 abbia investito in criptovalute 10.000€.
    A fine 2023 il portafoglio è cresciuto fino ad arrivare ad un valore di 15.000€

    Nel 2024 potrei muovermi seguendo 3 scenari:
    1) Prelevo l’intero importo di 15.000€
    2) Prelevo solo la plusvalenza di 5.000€
    3) Prelevo la plusvalenza + parte dell’investimento originale, diciamo 10.000€

    Sapreste indicarmi per cortesia quale sarebbe la tassazione per i 3 scenari sopra citati?

    Grazie
    Paolo

    Rispondi
    • Buongiorno,
      la ringraziamo per aver evidenziato l’utilità dell’articolo. Il quesito che pone è complesso e necessita di un approfondimento e una attività di consulenza personalizzata. Possiamo suggerire un esperto in materia.

      Grazie per averci scritto

      Rispondi
  4. buonasera, prima di considerare la plusvalenza per un importo superiore ai 2000 euro, dovrò prima rientrare della cifra che ho immesso nel circuito cripto ? esempio:
    immetto nel 2018 1000 euro, 2019 altre 1000, 2020 nulla, 2021 2000 euro e nulla nel 2022 e 2023.in totale ho immesso nel mondo crypto 4000 euro , sono state regolarmente dichiarate e sono in possesso dei bonifici fatti nel tempo, ipotizzando che siano diventate 9000 euro nel 2024 e voglia fare un cash out in fiat di 7000, posso considerare 4000 di quei 7000 come una non plusvalenza essendo la cifra che ho immesso nel mondo crypto e quindi calcolare la plusvalenza solo sui 1000 eccedenti i 3000 (con 2000 di franchigia) rimanenti del cashout?

    Rispondi
  5. Buongiorno,
    Ho acquistato 1000€ di crypto il primo maggio e il 7 maggio ho prelevato 1500euro e non ho piu lasciato niente sui conti crypto. Devo dichiarare in questo caso oppure non serve?
    Grazie in anticipo

    Rispondi
    • Buongiorno,
      in linea di principio la realizzazione di un guadagno, oltretutto speculativo, dovrebbe essere dichiarato.

      Grazie per averci scritto

      Rispondi
  6. Buon giorno, Ho letto con interesse il vostro articolo, sono a chiederLe se sui BITCOIN che ho ricevuto da una società che ha MINATO per conto mio, alla vendita di questi , avendo fatto una plusvalenza, devo pagare il 26%, o no?
    Bevo considerare che non sono stati acquistati sul mercato, ma MINATI.
    Ringraziandola anticipatamente, sono a porgerLe distinti saluti

    Stefano

    Rispondi
  7. sono stato contattato da una società che mi ha fatto aprire dei wallet su coinbase e su young platform dicendomi di essere venuta in possesso di una mia precedente adesione ad acquisto di 1 bitcoin mai pervenuto fin ora.
    Attualmente è già la seconda volta che mi chiama per dire che l’accredito sul wallet aperto dei 0,85 bitcoin prevede un iniziale versamento del 10% del costo del Bitcoin stesso per “giroconto” giustificativo della provenienza monetaria nel caso volessi convertire in euro la frazione di bitcoin in questione.
    sono a chiedere se credere a questa versione o è solo l’ennesima truffa!!!!!!!!!!!

    Rispondi
    • Buongiorno,
      in genere bisogna prestare molta attenzione in caso di trading online, le consigliamo di rivolgersi a un consulente finanziario esperto, per evitare di perdere denaro.

      Grazie per averci scritto

      Rispondi
  8. Buongiorno tramite amica ho comprato bitcoin USDT credo per un valore sui 3000 euro.Facendo trading sono arrivato a 500 000..ora il sito dove ho effettuato trading e BLEX e vuole una somma tassativa che ho quasi interamente pagato.Tenuto conto che almeno 120000 usdt me li dati questa persona se..non è una truffa come posso prendere 380000 euro? Ovvero li verso sul conto e poi?? Dichiarazione tasse allo stato? Mi potete spiegare bene? Grazie mia mail [email protected] grazie

    Rispondi
  9. Io ho fatto mining su trust wallet usando ethereum,ho terminato il mio mining ma mi hanno bloccato il conto di trust wallet fino a quando non pago la tassa sul guadagno ovvero 14000 euro, posso fidarmi oppure è una truffa?

    Rispondi
  10. Buongiorno, se genero Bitcoin o altre Cryptovalute da mining devo pagare le tasse ?
    In quel caso come sono calcolate ?
    Le attrezzature atte alla generazione delle Cryptomonete possono essere dedotte dal guadagno ?
    Grazie

    Rispondi
    • Buongiorno,
      la tassazione sulle criptovalute è un fenomeno complesso che dovrebbe essere valutato in base al principio che qualsiasi tipo di arricchimento genera un imponibile fiscale.

      La tassazione dovrebbe essere al netto dei costi sostenuti per l’investimento. E’ una situazione complessa che andrebbe approfondita in modo specifico.

      Grazie per averci scritto

      Rispondi
  11. Buongiorno,

    Molti anni or sono ricevetti una particella di bitcoin , che era agli inizi della sua creazione ,nel tempo non ho piu’ pensato a cio’ che avevo ricevuto, ovviamente ero registrata con nome cognome e n di tel , dal momento che sono passati molti anni e non vedendo nessuna movimentazione il sistema di controllo exchangechain mi ha contattato , io sono stata un po’ diffidente dal momento che ci sono molte truffe , percui ho fatto un infinita’ di domande che alla fine hanno rispolverato il mio ricordo risalente ad allora .
    Ora vorrei sapere , in questo caso cio’ che e’ maturato negli anni se lo converto in euro ci dovro’ pagare la tassazione ?
    Era stato un dono iniziale per far conoscere la moneta virtuale che allora ovviamente aveva un valore minimo , forse sui 4 euro a bit coin ,ma ovviamente non un bit intero ma una particella mi fu donata .
    Grazie per la risposta in anticipo

    Saluti
    Salaro Antonella

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    • Buongiorno,
      in linea di principio ogni arricchimento genera materia tassabile. La situazione è molto complessa e richiederebbe un approfondimento con una attività di consulenza.

      Grazie per averci scritto

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  12. Buongiorno ho investito tramite un consulente dalla Germania su ethereum partendo da 250,00euro che adesso sono arrivati intorno ai 50000,ma per poterli prelevare mi hanno fatto pagare prima 3000 poi 1900 poi 3000 fino ad arrivare a quasi 10000 dicendo che sono richieste dall’unione europea fra tasse e spese per scambio moneta ecc.l’ultima richiesta è di 4000 euro sempre di tasse dicendo che è l’ultimo passaggio per poi poter prelevare, può essere una procedura normale? Truffa?

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    • Buongiorno,
      le consigliamo di rivolgersi a una avvocato esperto in questo tipo di situazioni.

      Grazie per averci scritto

      Rispondi

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