Tassazione criptovalute in Italia: guida pratica 2023

Qual è la tassazione delle criptovalute oggi in Italia? Scopri tutto quello che c’è da sapere per il calcolo delle aliquote per la dichiarazione dei redditi.

revisione a cura di Giovanni EmmiDottore CommercialistaSu PartitaIva.it ci impegniamo al massimo per garantire informazioni accurate. Gli articoli vengono costantemente revisionati da professionisti del settore.
Tassazione criptovalute
  • La Legge di Bilancio 2023 ha regolarizzato la tassazione delle criptovalute con diverse novità sia per le persone fisiche, sia per le imprese.
  • L’aliquota fiscale sulle valute digitali è pari al 26% delle plusvalenze, se il valore è superiore ai 2.000€, in un anno di imposta.
  • Le plusvalenze delle criptovalute vanno inserite nel quadro RT della dichiarazione dei redditi, oltre ad essere incluse in quello RW, ai fini del monitoraggio fiscale e del pagamento dell’IVAFE.

Nel 2022 sono stati oltre 257 milioni le persone che nel mondo hanno utilizzato le criptovalute, un valore cresciuto di oltre il 40% rispetto all’anno precedente.

Anche in Italia, l’impiego di questi strumenti ha subito un incremento, con un 30% degli Italiani che hanno utilizzato almeno una volta in un anno le valute digitali, come forma di investimento o per l’acquisto di prodotti o servizi.

Tuttavia, se da un alto la loro diffusione è un qualcosa di certo, dall’altro in Italia vi erano ampi vuoti legislativi, soprattutto per ciò che concerneva la definizione e la tassazione sulle criptovalute. Infatti, fino alla Legge di Bilancio 2023, l’ambito fiscale era regolato non da una normativa di base, ma dalle direttive indicate dall’Agenzia delle Entrate attraverso gli interpelli, un qualcosa che ha generato un po’ di confusione.

In questa guida abbiamo riportato quello che c’è da sapere sulla tassazione delle criptovalute per il 2023, chiarendo le novità sia per le persone fisiche, sia per le partite IVA professionali o le imprese.

Tassazione criptovalute in Italia: novità 2023

La Legge di Bilancio 2023 ha chiarito alcuni aspetti sulle criptovalute, a partire dalla definizione di cripto-attività. Vengono identificate come la rappresentazione digitale di un valore, determinato attraverso una procedura elettronica e una tecnologia specifica.

Quindi si vanno ad includere quegli strumenti digitali che possono essere trasferiti e conservati all’interno di un wallet digitale, e che prevedono uno scambio attraverso la tecnologia della blockchain.

Inoltre, potrai acquistarle, venderle, investire e scambiarle attraverso un’apposita piattaforma di intermediazione chiamata exchange. Tra le principali novità della Legge di Bilancio 2023 vi sono quelle di natura fiscale, con una regolamentazione riguardante:

  • il calcolo delle plusvalenze sulle criptovalute;
  • il monitoraggio fiscale;
  • la collocazione delle criptovalute nel bilancio aziendale;
  • l’introduzione dell’istituto della sanatoria delle criptovalute.
Tasse criptovalute in Italia

Tassazione criptovalute: il calcolo delle plusvalenze

Il primo aspetto da considerare fiscalmente è la tassazione sulle plusvalenze collegate alle criptovalute. Infatti, la nuova Legge di Bilancio 2023 ha fatto rientrare le valute digitali tra quegli strumenti finanziari che producono redditi diversi.

Quindi, si applicherà un’imposta sostitutiva, nel momento in cui si genera un capital gain, ovvero un guadagno, calcolato come differenziale tra le plusvalenze e le minusvalenze. Quindi, il semplice possesso delle crypto non determinata la tassazione, ma si andranno a considerare solo quelle che vengono definite le operazioni fiscalmente rilevanti, ovvero:

  • conversione delle criptovalute in monete FIAT (vendita);
  • acquisto di un bene o un servizio attraverso le monete digitali;
  • utilizzo delle criptovalute per l’acquisto di NFT.

Sono escluse dal calcolo delle plusvalenze le attività di permuta, ovvero il cambio di criptovalute in altre criptovalute, e i guadagni derivanti dallo staking, che dovranno essere inseriti tra le attività di reddito da capitale.

La principale novità stabilita dalla Legge di Bilancio 2023 è quella di una soglia di esenzione pari a 2.000€ per l’anno di imposta di riferimento, che va a creare una deroga rispetto, all’art 67 comma 1 del TUIR. In base a quanto era stabilito prima, le plusvalenze erano soggette a tassazione solo nel momento in cui si superava la soglia dei 51.545,69€, anche se per solo 7 giorni in un anno di imposta.  

In questo modo si è voluto assoggettare a tassazione la maggior parte della attività di trading sulle criptovalute, oltre ad evitare di sottoporre ad aliquota fiscale redditi non rilevanti. Quindi, se ottieni una plusvalenza al di sotto dei 2.000€, questa non sarà sottoposta a tassazione, mentre al di sopra di questo valore dovrai applicare la relativa imposta.

Tassazione delle plusvalenze

In quanto redditi diversi, i guadagni ottenuti dalle attività crypto, considerati fiscalmente rilevanti, saranno sottoposti a un’imposta sostitutiva pari al 26%. Tale aliquota è applicata in modo diverso a seconda della tipologia di regime fiscale adottato, tra:

Infatti, con il regime amministrato, si applica la ritenuta al momento della vendita o cessione a titolo oneroso, eseguita direttamente dall’intermediario finanziario che svolge la funzione di sostituto d’imposta.

Quindi se cambi criptovalute in moneta FIAT, sul valore ottenuto verrà calcolata l’imposta e quindi otterrai il controvalore al netto delle tasse. In assenza di specifiche previste dalla nuova Legge di Bilancio, la determinazione della plusvalenza sarà fatta con il metodo LIFO (Left In First Out) in base al quale vengono considerate cedute per prime le valute acquistate più di recente.

Invece, il sistema dichiarativo si applica per quegli exchange o altre piattaforme di brokeraggio che non svolgono funzioni di sostituto d’imposta. Quindi, dovrai operare in autonomia e calcolare le plusvalenze e le minusvalenze da inserire all’interno del Modello Redditi PF.

Tassazione plusvalenze e dichiarazione dei redditi

I redditi diversi collegati ad attività di valute estere, nel regime amministrato non prevedono altre forme di comunicazione all’Agenzia delle Entrate. Quindi, non dovrai inserirle nella dichiarazione dei redditi.  Invece, con il sistema dichiarativo, dovrai indicare, nel Quadro RT del Modello Redditi PF:

  • la plusvalenza ottenuta: in base al valore complessivo delle valute vendute;
  • la minusvalenza: con riferimento al valore delle criptomonete acquistate.

L’importo soggetto a tassazione è il valore della criptovaluta calcolato al momento del cambio in euro. Un calcolo non sempre semplice, soprattutto se gli acquisti sono avvenuti diversi anni prima, ma anche a causa dell’alta volatilità di questi strumenti finanziari. Per questo, se il prezzo non può essere determinato, puoi prendere come riferimento il bonifico ottenuto dell’exchange.

Tuttavia, anche in questo caso non sempre ciò è passibile. Si prenda l’esempio di piattaforme chiuse. La nuova normativa permette di semplificare questo processo. Infatti, puoi prendere come riferimento il valore delle cripto al 1° gennaio 2023. In questo caso non si applicherà un’imposta sostitutiva del 26%, ma è presente un’agevolazione, che la riduce al 14%.

Tassazione plusvalenze

Nella situazione in cui non hai ottenuto plusvalenze, ma solo minusvalenze, non vi è l’obbligo di compilazione del quadro RT. Tuttavia, potrebbe essere utile inserire comunque il valore in negativo realizzato, dato che le minusvalenze possono essere utilizzate per:

  • compensare i guadagni in caso di superamento della soglia dei 2.000€ nei prossimi quattro anni;
  • impiegarle per compensare il capital gain generato da altre tipologie di strumenti finanziari che producono redditi diversi.

Leggi anche la nostra guida su: “dichiarazione dei redditi 2023 e criptovalute“.

Tassazione e staking

Le criptovalute sono strumenti in continua evoluzione e che possono essere utilizzati anche per generare altre forme di redditi, come per lo staking. In questo caso l’attenzione del legislatore è posta al semplice possesso di una valuta digitale che permette di ottenere un guadagno certo e predeterminato. Un qualcosa, per certi aspetti, di molto simile ai dividendi per le azioni delle società. Chiariamo questo aspetto.

Lo staking è un processo in base al quale manterrai delle criptovalute bloccate su un wallet digitale. Queste verranno utilizzate per velocizzare le operazioni sulla blockchain oppure per altre attività, come i prestiti crypto.

In cambio otterrai un rendimento fisso e proporzionato al numero di crypto bloccate e alla tempistica. Il capital gain generato dal punto di vista fiscale viene considerato come reddito da capitale.

In quanto tale, come precisato dalla direttiva dell’Agenzia delle Entrate n.433 del 24 agosto e la n. 437 del 26 agosto 2022, si applicherà una ritenuta d’acconto del 26% se le attività sono riconducibili a un intermediario italiano.

Invece, per un broker straniero e regime fiscale dichiarativo, i proventi da staking rientrano nel quadro RL della dichiarazione dei redditi e andranno a far cumulo con il reddito imponibile e nel calcolo degli scaglioni IRPEF, applicando un’aliquota dal 23% al 43%.

Se vuoi approfondire questa tematica leggi la nostra guida su: “tassazione dello staking delle criptovalute“.

Tassazione degli investimenti crypto tramite ETF

Altro chiarimento necessario riguarda l’investimento in ETF cripto, che sono inclusi negli ETN (Exchange Traded Notes), ovvero fondi di investimento indicizzati che permettono di investire su strumenti come criptovalute e derivati.

Quindi si considerano quegli Exchange Traded Funds, che vanno a replicare un paniere di titoli composto solo da monete digitali. In questo caso, si applica la tassazione delle criptovalute? La risposta è negativa. Dovrai considerare le regole che riguardano le aliquote fiscali collegate agli ETF:

  • ETF armonizzati, ovvero riconosciuti sulle borse europee, l’aliquota sarà del 26%;
  • ETF non armonizzati, scambiati su mercati diversi da quelli riconosciuti, la tassazione prevede anche una tassazione in base agli scaglioni IRPEF.
Tassazione crypto società

Tassazione criptovalute e monitoraggio fiscale: quadro RW

Dal punto di vista del monitoraggio fiscale rimane la regola in base alla quale devi inserire le criptovalute all’interno del quadro RW della dichiarazione dei redditi nel regime dichiarativo, in quanto strumenti finanziari detenuti all’estero. Ciò è necessario anche ai fini del calcolo dell’IVAFE.

Il monitoraggio segue i medesimi principi dei conti esteri, in base ai quali, dal 2023 devi compilare il quadro RW solo se le criptomonete vengono detenute in un wallet digitale presente fuori dall’Italia o se sono archiviate su chiavette o PC.

Non si richiede per i broker che svolgono la funzione di sostituto d’imposta. Ai fini del calcolo dell’IVAFE dovrai inserire il valore di costo della criptovaluta con riferimento al 31 dicembre dell’anno di imposta ed esprimerlo in euro, con un’imposta sostituiva massima pari a 14.000€.

Tassazione delle valute digitali nel bilancio aziendale

La Legge di Bilancio 2023 ha previsto dei chiarimenti necessari anche ai fini della tassazione delle criptovalute per le società. Di seguito andiamo ad analizzare sinteticamente quali sono gli aspetti principali.

Se vuoi approfondire questa tematica, ti invitiamo anche a leggere la nostra guida su: “Criptovalute nel bilancio aziendale.”

L’art 32 ha definito alcuni aspetti con riferimento alla classificazione delle monete digitali e alla loro contabilizzazione. Infatti, i Bitcoin e gli altri altcoin sono considerati come beni immateriali e come tali devono essere inseriti nel conto economico della società tra le immobilizzazioni immateriali, ad eccezione di un utilizzo per la contabilità ordinaria e straordinaria dell’azienda.

Si prenda il caso di vendita delle valute digitali o di acquisto di materiali o fatture attraverso le crypto. Dal punto di vista fiscale, è stato chiarito quando le criptovalute vanno a formare reddito d’impresa ai fini IRES o IRAP. Ciò avviene solo nel momento in cui si effettua una delle seguenti attività:

  • vendita delle valute in moneta FIAT;
  • trasformazione in altri beni;
  • acquisti di NFT;
  • utilizzo delle crypto nello staking.

Se non si rientra in queste categorie, la presenza delle crypto nel bilancio aziendale non andrà a cumularsi con i redditi d’impresa e quindi non si dovrà applicare un’aliquota fiscale.


Mancata dichiarazione delle criptovalute: la sanatoria

La mancata dichiarazione delle criptovalute, ai fini del monitoraggio fiscale o dal punto di vista della dichiarazione dei redditi, in quanto strumenti finanziari detenuti all’estero, è soggetta a sanzioni.

Tuttavia, la Legge di Bilancio 2023 ha previsto un sistema di sanatoria, finalizzato a regolarizzare la posizione nei confronti del fisco. Infatti, potrai avvalerti dell’istanza di emersione per tutte quelle attività collegate alle cripto eseguite entro il 31/12/2021. Grazie ad essa potrai sanare:

  • attività di criptovalute che non hanno generato reddito;
  • una posizione che ha previsto una plusvalenza non dichiarata.

 Se vuoi approfondire questa tematica ti rimandiamo alla nostra guida completa su come funziona la “sanatoria criptovalute in Italia“.  

Tassazione criptovalute – Domande frequenti

Quanto si paga di tasse sulle criptovalute?

L’aliquota sulle criptovalute è pari al 26% per tutte le attività superiori ai 2.000€.

Come vengono tassate le criptovalute in Italia?

La tassazione delle criptovalute in Italia si applica non al loro possesso, ma alle attività a titolo oneroso e fiscalmente rilevanti. Leggi come funziona la tassazione nella nostra guida.

Cosa succede se non si dichiarano le criptovalute?

Chi non dichiara le criptovalute, è soggetto a una sanzione che può andare dal 3% al 15% dell’importo non dichiarato. Scopri come sanare la tua posizione attraverso la sanatoria per criptovalute.

Autore
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Gennaro Ottaviano

Esperto di economia aziendale e gestionale

Laurea in Economia Aziendale presso il Politecnico di Lugano, appassionato di borse, mercati e investimenti finanziari. Ho competenze di diritto e gestione societaria, con esperienze amministrative. Ho lavorato per la testata Money.it, oggi scrivo di diritto, economia, finanza, marketing e gestione delle imprese.
Fact-Checked
dottore commercialista giovanni emmi
Giovanni Emmi
Dottore Commercialista
Revisione al 3 Giugno 2023
Commercialista dal 🧗🏾‍♀️secondo millennio, innovatore professionale nel terzo millennio🏃🏾‍♂️. Il futuro della professione del commercialista nel mio ultimo libro "dalla società alla rete tra professionisti".

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