- La riforma dell’Irpef del 2022 ha cambiato le aliquote dell’imposta sui redditi Irpef.
- In base al reddito, anche nel 2023 alcuni lavoratori potranno ancora percepire il bonus Renzi.
- Alcune fasce di reddito ricevono un vantaggio maggiore dalla riforma dell’Irpef.
Nel 2022 i contribuenti si sono trovati di fronte alla riforma Irpef, che ha introdotto alcune novità sulle aliquote e sugli scaglioni di applicazione della tassa. Quello che è cambiato, sostanzialmente, è il sistema di calcolo sul quale si poggia l’imposta sul reddito delle persone fisiche.
Le novità sono state introdotte attraverso la Legge di Bilancio 2022, tuttavia vengono riconfermati anche per il 2023. Con la riforma Irpef, operativamente parlando, sono stati modificati i modi attraverso i quali viene calcolata l’imposta: le aliquote sono state ridotte da cinque a quattro e, contemporaneamente, sono stati anche modificati gli scaglioni di reddito.
A questo punto cerchiamo di analizzare nel dettaglio tutte le novità che sono entrate in vigore dallo scorso 1° gennaio 2022, e diamo un’occhiata a quelle che sono le novità più importanti sul famoso ex bonus Renzi e sulle varie detrazioni che spettano ai lavoratori dipendenti, ai pensionati e a quanti hanno una partita Iva, con le conferme per il 2023.
Riforma Irpef: confermate le aliquote per il 2023
Partiamo, prima di tutto, a ricordare in cosa consista l’Irpef. Questa è un’imposta diretta e personale. È progressiva e grava direttamente sul lavoro, sia su quello dipendente che su quello assimilato al lavoro dipendente e a quello di impresa. A definire quanto ogni singolo contribuente debba pagare è il Tuir, contenuto nel Dpr 917/1986.
Il Governo Draghi ha messo mano all’impianto normativo e, con la Legge di Bilancio 2022, ha ridefinito completamente scaglioni ed aliquote, introducendo una vera e propria riforma Irpef. Per il 2023 queste aliquote vengono riconfermate, dalla Legge di Bilancio 2023.
Tuttavia si ipotizza che dal prossimo anno verrà applicata una ulteriore modifica, che permetterà alle aliquote di passare da quattro a tre.
Gli scaglioni Irpef 2023
Vediamo adesso quelli che sono gli scaglioni in vigore anche nel 2023:
- primo scaglione: reddito compreso tra 0 e 15.000 euro. L’aliquota Irpef è pari al 23%, questo vuol dire che nel caso in cui il guadagno annuo sia di 15.000 euro, si dovranno pagare 3.450 euro. Per i redditi inferiori a 8.174,00 euro, nulla è dovuto perché si rientra nella cosiddetta no tax area;
- secondo scaglione: reddito compreso tra 15.001 e 28.000 euro. In questo caso l’aliquota Irpef è pari al 25% sul reddito;
- terzo scaglione: reddito compreso tra 28.001 e 50.000 euro. Questi contribuenti sono sottoposti ad un’aliquota del 35% sui guadagni;
- quarto scaglione: oltre i 50.001 euro: l’aliquota è pari al 43%.

Riforma Irpef: la riduzione degli scaglioni
Fino al 2021, i contribuenti si dovevano relazionare con cinque diversi scaglioni, ai quali venivano applicate delle aliquote che passano da un minimo del 23% ad un massimo del 43%. Da quest’anno, sostanzialmente, il valore massimo e quello minimo sono stati confermati, ma la riforma Irpef ha portato ad una vera e propria ottimizzazione negli scaglioni intermedi:
- è stata soppressa l’aliquota del 41%;
- il secondo scaglione è passato dal 27% al 25%;
- riduzione anche per i contribuenti che rientrano nel terzo scaglione, che hanno visto passare la propria aliquota dal 38% al 35%;
- l’aliquota al 43%, fino al 2021, era prevista per quanti avessero un reddito oltre i 75.000 euro, mentre dal 2022 è stata imposta a quanti abbiano redditi superiori a 50.000 euro.
Bonus Renzi e nuove detrazioni: cosa cambia
I contribuenti hanno avuto a che fare anche con una vera e propria ridefinizione delle detrazioni. La riforma Irpef ha fatto sparire anche il bonus da 100 euro, che veniva riconosciuto direttamente nella busta paga. Questa particolare misura continuerà ad essere riconosciuta, anche nel 2023, ai contribuenti che abbiano un reddito inferiore a 15.000 euro.
I contribuenti che percepiscono dei redditi superiori a 28.000 euro beneficiano, invece, di una particolare clausola di salvaguardia, che permette loro di continuare a riceverlo. Questo solamente nel caso in cui la somma delle varie detrazioni che spetterebbero per la famiglia sia superiore all’imposta lorda.
È bene premettere, comunque, che il cosiddetto bonus Renzi sarà riconosciuto unicamente per un ammontare non superiore a 1.200 euro.

Come si calcola l’Irpef dovuta
Quanti volessero scoprire l’importo che sono tenuti a pagare di tasse, in base al proprio scaglione di appartenenza, dovranno determinare il proprio reddito mensile, prendendo in considerazione i seguenti dati:
- stipendio al netto dei contributi Inps che sono a carico del lavoratore;
- eventuali indennità di trasferta;
- prendere in considerazione la parte imponibile delle varie indennità e degli eventuali assegni, ad esclusione di quelli per il nucleo familiare;
- sottrarre dal reddito percepito ogni mese gli eventuali oneri deducibili: in questo modo si otterrà l’imponibile fiscale;
- a questo punto si potrà applicare l’aliquota Irpef del proprio scaglione di riferimento;
- sottrarre le detrazioni fiscali Irpef per ottenere l’Irpef netta.
Ricordiamo, che non sono tenuti a pagare l’Irpef i soggetti che guadagnano meno di 8.174 euro ogni anno. Nel momento in cui si faranno i calcoli, a partire dal secondo scaglione in poi, le aliquote si applicheranno solo sulla parte di reddito che eccede quello dello scaglione precedente.
Con la riforma Irpef del 2022 sono stati ridotti da cinque a quattro gli scaglioni delle aliquote di tassazione, e sono state riviste le percentuali intermedie. Tuttavia questo sistema viene riconfermato anche per il 2023.
Sì, ma devono avere un reddito inferiore a 15.000 euro l’anno. Scopri come, nell’articolo.
I nuovi scaglioni e le nuove aliquote sono operativi dal 1° gennaio 2022, e sono operative ancora nel 2023. Ecco quali sono le conseguenze delle modifiche fiscali.
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