- La sanatoria sulle criptovalute è un sistema attraverso cui puoi correggere il mancato inserimento delle valute digitali all’interno della dichiarazione dei redditi.
- Prevede il versamento di una sanzione sul totale dell’operazione che varia da un minimo dello 0,5% fino a un massimo dello 3,5%.
- È richiesta domanda di eversione all’Agenzia delle Entrate, in base a una procedura di cui si attendono nei prossimi giorni i passaggi.
La Legge di Bilancio 2023 (197/2022) ha portato diverse novità nel settore delle monete digitali, sia in materia fiscale, sia per ciò che riguarda il loro inquadramento. Tra quelle più interessanti vi è la sanatoria sulle criptovalute, un sistema attraverso cui correggere un’eventuale dimenticanza fiscale o un errore nella compilazione dei quadri RW e RT della dichiarazione dei redditi.
Questo tuttavia è un sistema che è stato accolto in modo contradditorio da chi opera nel settore. Infatti, sono diversi i dubbi sulla sua reale convenienza e sugli step da affrontare per aderire a questo strumento. In questo articolo troverai tutto ciò che c’è da sapere sulla sanatoria sulle crypto e su come funziona, oltre a una serie di osservazioni oggettive sui pro e i contro di un suo utilizzo.
Sanatoria criptovalute: cos’è
Il termine sanatoria criptovalute identifica un procedimento in base al quale puoi rimediare al mancato inserimento delle valute digitali nel modello redditi. In base al TUIR (Testo unico in materia dei Redditi) le criptomonete sono equiparate a quelle estere. Come tali al momento della dichiarazione fiscale a fine anno dovrai inserirle:
- nel quadro RT (in alcuni casi);
- nella sezione RW.
Se vuoi avere una guida completa su come gestire dal punto di vista delle tasse le valute digitali, leggi la nostra guida su criptovalute e dichiarazione dei redditi 2023. Di seguito andremo ad analizzare brevemente cosa si deve inserire in queste due sezioni.
Nel quadro RT, come previsto dall’art 67 del TUIR, dovrai indicare tutte le plusvalenze e minusvalenze ottenute dagli strumenti finanziari che possono generare reddito. Quindi si includono i Bitcoin e gli altri altcoin, ma anche azioni, obbligazioni ed ETF. L’altra sezione è il quadro RW. Dovrai compilarla solo nel momento in cui la giacenza media delle criptovalute è superiore al 15.000€, anche se ciò avviene per un solo giorno.
In questo contesto si colloca il sistema della sanatoria. Infatti, in caso di errore e di dimenticanza, hai la possibilità di adempiere ai tuoi obblighi fiscali, senza incorrere in gravi sanzioni, pagando una piccola imposta sostitutiva.

Come funziona la sanatoria sulle criptovalute
La sanatoria sulle criptovalute è stata introdotta con la Legge di Bilancio 2023. Infatti, con gli articoli 31 a 35 sono state inserite una serie di norme finalizzate a definire questa tipologia di strumento finanziario e a regolare l’aspetto fiscale, sia per le persone fisiche sia per le aziende.
In questo contesto il comma 140 della Legge di Bilancio 197/2023 prevede l’istanza di emersione per le crypto-attività eseguite entro il 31/12/2022.
Questo procedimento ti permette di far conoscere una precisa posizione contabile al fisco. Quindi, la sanatoria prevede una comunicazione attraverso cui andrai a informare lo Stato italiano delle criptovalute non dichiarate in tuo possesso. Per sanare l’errore o la dimenticanza all’interno del quadro RW e RT, dovrai effettuare un versamento che varia in base a una serie di fattori. Devi distinguere tra:
- sanatoria senza percezione dei redditi;
- sanatoria per chi ha percepito i redditi.
Il primo caso fa riferimento all’obbligo di dichiarazione nel quadro RW, se hai una giacenza superiore ai 15.000€, ma non hai ottenuto un reddito dalle crypto-attività. La sanzione sarà pari allo 0,5% per ciascun anno, con riferimento al valore complessivo che non è stato dichiarato. Ben diversa è la situazione in cui hai ottenuto una plusvalenza, attraverso la vendita o lo staking, omettendo il versamento dell’imposta sostitutiva ai fini della tassazione sulle criptovalute.
In questo caso è stato generato un reddito che dovrà essere aggiunto alla tua dichiarazione di fine anno ai fini del calcolo dell’imponibile. Per questo la sanatoria sulle criptovalute prevede una sanzione del 3,5% sul valore delle valute digitali al termine di ciascun anno contabile. Inoltre, dovrai aggiungere anche uno 0,5% per la mancata compilazione del quadro RW.
Come richiedere la sanatoria: requisiti
Per aderire alla sanatoria delle criptovalute, dovrai presentare un’apposita domanda di emersione all’Agenzia delle Entrate. Ad oggi non sono state ancora stabilite le direttive e si attende una circolare dell’Ente al fine di chiarire tempistiche e sistemi di richiesta. Tuttavia, nella Legge di Bilancio 2023 sono stati indicati alcuni requisiti sub massima, necessari per richiedere la sanatoria:
- riferimento ai redditi realizzati entro il 31-12-2021;
- dimostrazione di liceità dei proventi.
In primo luogo, potrai richiedere la sanzione sostitutiva e riparatrice solo con riferimento a quelle attività sulle valute digitali avvenute fino al 31-12-2021. Inoltre, dovrai dimostrare che la provenienza delle criptovalute sia di natura lecita.
Ciò è possibile solo dimostrando come hai ottenuto il pagamento in Bitcoin o altcoin e il motivo per cui è stata eseguita questa transazione. Se vuoi conoscere come utilizzare le criptovalute per operazioni commerciali, leggi anche il nostro articolo su come farsi pagare in Bitcoin.

Sanatoria criptovalute: conviene?
Per rispondere a questa domanda è utile far riferimento ad alcuni dubbi sull’efficacia della sanatoria criptovalute. Prima della Legge di Bilancio 2023, eventuali errori o mancanze in ambito di dichiarazione delle criptovalute, venivano per lo più risolte attraverso l’interpello dell’Agenzia delle Entrate da parte dei contribuenti.
Infatti, non esisteva una normativa specifica che andava a regolare questa evenienza, e di conseguenza una relativa sanzione. Una eventualità abbastanza paradossale, soprattutto se lo si collega al comma 127 della legge 197/2022.
In base a esso sono dichiarate come eseguite tutte quelle operazioni che hanno come oggetto le crypto-attività avvenute prima dell’entrata in vigore della legge. Un comma che ha portato diversi dubbi, dato che in un certo senso può essere interpretato in maniera retroattiva. Ciò significa che in teoria tutte le plusvalenze realizzate prima del 2023, sono potenzialmente tassabili.
Tuttavia, se si accetta questa interpretazione, si andrebbe a confermare il vuoto legislativo che fino ad adesso era presente nel settore delle cripto. In quanto tale, tutti coloro che in passato hanno adempiuto al versamento dell’imposta sostitutiva del 26% potrebbero chiedere il rimborso, dato che non era prevista una normativa apposita, e presentare successivamente istanza di sanatoria.
Come noti, se da un lato questo istituto ha cercato di spingere gli utenti a far emergere somme economiche che andrebbero a fare cumulo con i redditi, dall’altro continuano a esserci molti dubbi e incertezze sulla tassazione delle cripto.
In questo contesto se vuoi procedere con la sanatoria sulle criptovalute ti consigliamo di valutare questa operazione con uno studio di commercialisti o un consulente esperto, in modo da non commettere errori. Infine, grazie al supporto di un professionista potrai calcolare l’importo nel modo corretto, senza trovarti a eseguire un versamento superiore a quanto dovuto.
Sanatoria criptovalute – Domande frequenti
La sanatoria sulle criptovalute è un sistema attraverso cui potrai correggere un eventuale errore o dimenticanza fiscale sulle monete digitali all’interno della dichiarazione dei redditi.
Per richiedere la sanatoria criptovalute dovrai effettuare una apposita domanda all’Ente di riscossione. Trovi tutte le informazioni nella nostra guida.
La sanatoria sulle crypto può essere utile, dato che ti permette di sanare una posizione debitoria o un eventuale omissione di importi soggetti a tassazione, evitando sanzioni più elevate.
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