Trading online e dichiarazione dei redditi: guida alla compilazione con esempi pratici

L’attività di trading online prevede diversi obblighi di monitoraggio fiscale. Scopri quando è necessaria la dichiarazione dei redditi e come compilarla.

di Gennaro Ottaviano

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trading online e dichiarazione dei redditi
  • I redditi provenienti dall’attività di trading online sono soggetti a monitoraggio fiscale e a una tassazione variabile in base alla tipologia di asset.
  • La dichiarazione dei redditi si può fare in diverse modalità in base alla tipologia di broker (italiano o estero), scegliendo tra regime dichiarativo e amministrato.
  • In base ai redditi ottenuti, di capitale o di natura diversa, dovrai compilare diverse sezioni del Modello Redditi PF.

Oggi investire online è un’attività accessibile a chiunque voglia operare sui mercati, anche se alle prime esperienze, grazie alla presenza di piattaforme italiane e straniere. Se da un lato il web ha reso democratico operare in borsa, dall’altro vi sono ancora una serie di incertezze e di imprecisioni, soprattutto per quanto riguarda il trading online e la dichiarazione dei redditi.

Infatti, quasi sempre, chi diventa un trader retail si sofferma sugli strumenti tecnici, i costi delle piattaforme e sulla formazione finanziaria, tralasciando l’aspetto fiscale. La conseguenza è quella di trovarsi con una posizione non regolare con il fisco, esponendosi a sanzioni di varia natura. Vediamo come rimediare.

Quando si compila la dichiarazione dei redditi nel trading online

Il termine trading online definisce la compravendita di asset finanziari che puoi effettuare sul web, attraverso un intermediario chiamato broker. Questa è un’attività che si può svolgere in completa autonomia ed è soggetta a tassazione, in quanto prevede la percezione di un reddito.

Quindi, come investitore residente in Italia, devi considerare che l’importo ottenuto, definito come capital gain, dovrà essere dichiarato.

Trading online e tassazione

Conoscere la normativa dal punto di vista fiscale è essenziale per affrontare con serenità questa attività sia in modo occasionale, ad esempio per integrare i tuoi risparmi, sia full- time come professionista aprendo partita IVA per il trading. In questa prospettiva devi tenere presenti alcuni aspetti:

  • l’apertura di un conto di trading su una piattaforma estera deve essere sempre dichiarata, indipendentemente dalla realizzazione di plusvalenze o minusvalenze;
  • il capital gain (guadagno) ottenuto attraverso la compravendita o con altre forme di strumenti finanziari è soggetto a un’aliquota fiscale;
  • la tassazione sul trading varia in base alla tipologia di regime fiscale impiegato, tra quello amministrato e dichiarativo.
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Quali sono i redditi derivanti dall’attività di trading

L’investimento su un asset può portare a una perdita di capitale, se vendi un titolo a un valore più basso di quello acquistato, definita come minusvalenza, oppure alla realizzazione di un guadagno, la plusvalenza. In questo caso viene generato un reddito e come tale deve essere soggetto a un’aliquota fiscale. Ai fini fiscali devi distinguere due tipologie di redditi:

  • redditi di diversi di natura finanziaria;
  • redditi di capitale.

Facciamo un esempio. Immagina di aver acquistato un certo numero di azioni a un preciso prezzo e averle vendute a un valore superiore. In questo caso hai ottenuto una plusvalenza, che rientra tra i redditi diversi di natura finanziaria: come tale dovrà essere tassata.

Invece, se ottieni un guadagno, per un rendimento collegato ai dividendi di un asset o alla cedola su un titolo di stato (BTP), in questo caso il profitto che hai ottenuto rientra tra i redditi di capitale. In base alla natura del reddito, devi inserire la plusvalenza o la minusvalenza in un’apposita sezione della dichiarazione dei redditi. Vediamo quando e come.

Come compilare la dichiarazione dei redditi per il trading online

Dal punto di vista pratico, incide sulla compilazione della dichiarazione dei redditi sia la tipologia di reddito generato dal trading, sia il regime fiscale scelto. Infatti, devi distinguere se operi:

  • in regime amministrato;
  • in regime dichiarativo.

Questa distinzione è determinante, dato che, nel primo caso, non dovrai inserire nulla nella dichiarazione dei redditi, dato che il capital gain ottenuto dal trading viene tassato alla fonte dal broker. Nel secondo, invece, dovrai essere tu a compilare il Modello PF (persone fisiche) dei redditi inserendo le relative plusvalenze e minusvalenze.

L’applicazione delle due tipologie di regime è strettamente connessa all’intermediario finanziario a cui ti rivolgi. Nel caso di broker di trading che hanno sede in Italia, si applica il regime amministrato, in quanto essi svolgono la funzione di sostituti di imposta. Un esempio è quello delle piattaforme di trading bancarie. Invece, per i conti trading esteri si prevede sempre il regime dichiarativo. Ecco le differenze.

 Regime amministratoRegime dichiarativo
Compilazione 730/Modello PFNoSi
Calcolo base imponibileIn automatico da parte del brokerDifferenza tra plusvalenze o minusvalenze
TassazioneApplicata alla fonteDovrai inserire il capital gain nel Quadro RT, RM o RL
Monitoraggio fiscaleNon previstoObbligo di compilazione Quadro RW
Versamento imposteNon previstoTramite F24

1. Trading online e regime amministrato

Vediamo nello specifico cosa accade con il regime amministrato, un sistema più semplice, dato che l’operazione viene svolta direttamente dalla piattaforma.

In teoria, per i broker con residenza in Italia l’adesione al sistema amministrativo avviene in maniera diretta, in quanto l’intermediario svolge la funzione di sostituto d’imposta. Tuttavia, in alcuni casi dovrai essere tu a richiedere l’adesione a questo sistema fiscale, con apposita domanda.

Dal punto di vista della compilazione della dichiarazione dei redditi non avrai altri oneri. Quindi non devi inserire il capital gain tra i redditi generati nel corso dell’anno andando a fare cumulo sugli scaglioni IRPEF: gli eventuali guadagni del trading sono tassati alla fonte.

tasse e trading online

Il calcolo delle plusvalenze e delle minusvalenze verrà effettuato in automatico dal broker e, sull’eventuale capital gain generato, si applicherà una tassazione variabile in base alla tipologia di strumento finanziario su cui hai investito. Quindi, otterrai l’importo del guadagno al netto già delle tasse.

Ricapitolando con il regime amministrato:

  • non devi compilare la dichiarazione dei redditi se il broker svolge funzione di sostituto d’imposta;
  • il calcolo del capital gain è effettuato in automatico;
  • la tassazione si applica alla fonte.

2. Trading online e regime dichiarativo

Il sistema dichiarativo si applica nel caso in cui non adotti quello amministrato, utilizzando un broker che non funge da sostituto di imposta. È regolato dall’art 5. del Dlgs 461/1997, secondo il quale devi essere tu, in quanto contribuente, a dichiarare gli eventuali proventi ottenuti dal trading online. Questa opzione è prevista per i trader italiani che operano con un intermediario estero.

La principale caratteristica di questa forma di regime è quella di prevedere una tassazione posticipata. Infatti, non si applica una ritenuta fiscale alla fonte, ma dovrai inserire l’importo del capital gain all’interno della dichiarazione dei redditi. Ciò comporta alcune regole per quanto riguarda:

  • le sezioni da compilare;
  • il calcolo della base imponibile;
  • il versamento delle imposte.

I Quadri della dichiarazione dei redditi, in cui inserire gli importi al fine di definire il valore della tassazione, sono diversi. In particolare, in base alla tipologia di strumento finanziario sarà richiesta la compilazione di una sezione rispetto a un’altra.

Per questo, al fine di evitare errori e pagare più tasse o essere soggetto a una sanzione, ti consigliamo di farti affiancare da un consulente o da un commercialista. Nella tabella abbiamo riportato le sezioni obbligatorie del Modello Redditi PF.

Quadri da compilareDescrizione
Quadro RWDa compilare ai fini del monitoraggio fiscale e per determinare il versamento dell’IVAFE
Quadro RTPlusvalenza su azioni, deposito titoli, criptovalute
Quadro RMRendimento per i BTP
Quadro RLDividendi su obbligazioni, azioni, ETF, attività di staking o Yield Farming

Quadro RW: monitoraggio fiscale

Il Quadro RW è obbligatorio ai fini del monitoraggio fiscale sia per i conti bancari esteri, sia per i depositi titoli fuori dall’Italia. Infatti, è necessario al fine del calcolo dell’IVAFE (Imposta sul valore delle attività finanziarie detenute all’estero).

Quadro RT: plusvalenze di natura finanziaria

Nel Quadro RT devono essere indicati i redditi derivanti da attività di natura finanziaria, quindi l’eventuale capital gain generato dalla compravendita di: azioni, obbligazioni, deposito titoli e criptovalute.

In particolare, devi inserire compilare le sezioni:

  • RT 21: il totale dei guadagni legati alle vendite;
  • RT 22: i costi per l’acquisto degli asset;
  • RT 23: la differenza tra i proventi positivi e quelli negativi che andranno a definire una plusvalenza o una minusvalenza;
  • RT 24-25: presenza di minusvalenze;
  • RT 26: da compilare solo in caso di plusvalenza;
  • RT 27-29: importo dell’imposta sostitutiva.

Quadro RM: redditi a tassazione separata

I redditi soggetti a tassazione separata devono essere dichiarati nel Quadro RM. Nel caso specifico del trading online si fa riferimento agli eventuali proventi derivanti dal possesso di obbligazioni governative come i BTP su cui si applica una tassazione del 12,5%.

Inoltre, rientrano in questa sezione anche gli ETF obbligazionari che prevedono al loro interno titoli di stato italiani.

Quadro RL: altri redditi

Infine, il Quadro RL (altri redditi) deve essere compilato per gli eventuali guadagni provenienti da altra tipologia di attività di trading che produce redditi da capitale:

Per la compilazione devi inserire nella sezione RL1 gli utili e i proventi equiparati, indicando il tipo di reddito, l’importo ottenuto e le ritenute. Invece, nella sezione RL2 è necessario aggiungere gli altri redditi da capitale. Infine, nella sezione RL3 devi indicare il totale dei redditi e delle ritenute.

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Calcolo delle imposte per il trading online

come funziona la tassazione sul trading

L’altro aspetto da considerare è il calcolo dell’imponibile soggetto a tassazione. Infatti, nella dichiarazione dei redditi, con regime dichiarativo, devi inserire il valore delle plusvalenze ottenuto da ogni singolo investimento e quello delle minusvalenze. Il calcolo oggi è semplificato, dato che alcuni broker offrono un resoconto completo ai fini fiscali in cui sono evidenziati i guadagni e i costi.

Tuttavia, se hai effettuato molte transazioni in un anno e su diversi asset, l’assistenza di un commercialista diventa indispensabile per non commettere errori nella compilazione degli appositi Quadri: avrai così la certezza di ottenere l’esatto importo imponibile da tassare.

Infatti, l’operazione prevede un calcolo algebrico con una differenza tra i guadagni ottenuti e le spese sostenute. Il risultato può essere il seguente:

  • minusvalenza: non hai ottenuto un profitto, dato che le operazioni sono in perdita. Tuttavia, puoi detrarre gli importi in negativo nei successivi quattro anni, sottraendoli a eventuali guadagni futuri;
  • plusvalenza: hai ottenuto un capital gain e come tale deve essere tassato.

Quali sono le tasse sul trading online

Strumento finanziarioTassazione
Azioni 26%
Obbligazioni26%
Trading valute (Forex)26%
ETF26%
ETF obbligazionari26% /12,5% con prevalenza di BTP
Dividendi26%
BTP12,5%
Criptovalute26%
Staking, attività di Yield Farming26%
L’importo delle tasse sul trading varia in base alla tipologia di asset. Nella tabella abbiamo riportato brevemente quali sono le percentuali previste in base alla Risoluzione n. 71/E/2016 dell’Agenzia delle Entrate e alla Comunicazione della Consob DI30396 del 2000.

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Mancata dichiarazione dei redditi sul trading: le conseguenze

Negli ultimi anni sono diverse le iniziative, da parte dello Stato italiano e della Comunità Europea, finalizzate a monitorare le operazioni di trading e ridurre l’eventuale evasione fiscale.

Infatti, con gli ultimi Regolamenti su base europea si è migliorata la collaborazione tra i singoli Paesi Membri sulle comunicazioni in ambito fiscale, ma anche sul ruolo degli intermediari, divenuto più attivo, con l’obbligo di comunicare una serie di dati personali e fiscali dei loro utenti. L’esempio più recente è il decreto criptovalute in Italia.

Inoltre, oggi anche importi minimi di investimento sul trading comportano un obbligo dichiarativo. Nel caso in cui ciò non avvenga potrai essere soggetto a una serie di conseguenze dal punto di vista operativo e sanzionatorio.

Nel primo gruppo si inseriscono le attività di tutela di un broker, che potrà sospendere temporaneamente o definitivamente la tua attività di investimento nel caso in cui non hai adempiuto agli obblighi previsti dal tuo Paese di residenza.

Invece, dal punto di vista fiscale, l’omessa dichiarazione dei proventi di un conto di trading prevede l’applicazione di sanzioni. In questo caso riceverai un avviso di accertamento in cui è previsto il versamento di una sanzione variabile in base alla tipologia di omissione (monitoraggio o dal punto di vista fiscale).

Trading online e dichiarazione dei redditi – Domande frequenti

Quando si deve fare la dichiarazione dei redditi per il trading online?

Le attività di trading svolte con un broker che non è sostituto d’imposta (come quelli esteri) devono essere sempre inserite nella dichiarazione dei redditi, sia ai fini del monitoraggio fiscale, sia per il calcolo delle aliquote fiscali.

Come funziona la dichiarazione dei redditi nel trading online?

La compilazione della dichiarazione dei redditi avviene in modo diverso in base alla tipologia di reddito generato dal trading (di capitale o di natura diversa) e dal regime dichiarativo utilizzato. Scopri cosa sapere nella nostra guida.

Quanto si paga di tasse sul trading?

L’importo varia in base alla tipologia di asset su cui investi. Oggi l’aliquota fiscale sul trading online è pari al 26%, salvo per le operazioni sui BTP su cui si applica una tassazione agevolata del 12,5%. Scopri qui come funziona la dichiarazione di questi redditi.

Cosa succede in caso di mancata dichiarazione dei redditi sul trading online?

In questi casi si può essere sanzionati dal fisco in base all’evasione riscontrata. Inoltre la piattaforma su cui si opera può applicare delle restrizioni.

Come non pagare le tasse sul trading?

Le tasse sono obbligatorie per legge, per cui anche chi si trasferisce all’estero dovrà versarle, al paese di competenza.

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Gennaro Ottaviano

Esperto di economia aziendale e gestionale

Laurea in Economia Aziendale presso il Politecnico di Lugano, appassionato di borse, mercati e investimenti finanziari. Ho competenze di diritto e gestione societaria, con esperienze amministrative. Scrivo di diritto, economia, finanza, marketing e gestione delle imprese.

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