- Partita IVA e lavoro dipendente si possono combinare in Italia, ponendo attenzione ad alcune regole.
- Per i contratti di lavoro privati le opportunità sono diverse, mentre vi sono limiti per quanto riguarda il lavoro nel settore pubblico.
- In base alla tipologia di regime fiscale della partita IVA, si prevede una doppia tassazione, oppure si andranno a sommare i redditi ai fini del calcolo IRPEF.
Combinare un’attività da lavoratore autonomo con partita IVA con quella di lavoratore dipendente può essere molto utile per incrementare i tuoi guadagni, soprattutto se hai diversi obiettivi futuri o vuoi affrontare con maggiore tranquillità i momenti di incertezza economica.
Oggi, in Italia questa operazione è possibile. Basta considerare che, secondo i dati di Eurispes per il 2023, un terzo dei lavoratori dipendenti ha svolto una doppia attività. Inoltre, i dati del terzo trimestre del 2023 del MEF (Ministero dell’Economia e Finanza) hanno evidenziato un aumento delle nuove partite IVA del 2,8%.
Tuttavia, se da un lato è ammesso lo svolgimento di un doppio lavoro, dall’altro sono presenti però alcuni limiti e una serie di regole da rispettare. Nel nostro articolo, troverai quali sono i casi previsti in cui puoi combinare una partita IVA con un contratto a tempo indeterminato o part-time e quali sono gli effetti sulla tassazione. Infine, andremo a considerare i costi. Avrai così le informazioni utili per valutare se ampliare il tuo lavoro aprendo un’attività soggetta a partita IVA.
Indice
- Lavoro autonomo e dipendente: quando possono coesistere
- Partita IVA e lavoro dipendente pubblico
- Partita IVA e lavoro dipendente privato
- Partita IVA e lavoro dipendente: le tasse
- Lavoro dipendente e partita IVA forfettaria
- Regime ordinario o semplificato con lavoro dipendente
- I contributi previdenziali
- Aprire Partita IVA come lavoratore dipendente: i costi
Lavoro autonomo e dipendente: quando possono coesistere
Come hai letto nella nostra introduzione combinare partita IVA e lavoro da dipendente è qualcosa di possibile. Tuttavia, sono diverse le regole e i limiti che vanno a gestire la convivenza di queste due attività lavorative. Quindi devi fare attenzione ad alcuni fattori:
- tipologia di contratto, se pubblico o privato;
- durata del contratto, se part-time o full time;
- eventuali limitazioni normative.
Nei contratti di lavoro privato, in linea di massima sussiste piena libertà di ampliare le proprie attività, ma sono presenti alcune eccezioni. Ben diversa è la situazione nel caso in cui ti trovi ad essere un impiegato pubblico: vi possono essere dei conflitti e delle incompatibilità.
Inoltre, se hai un contratto full time, integrare un altro lavoro può essere più difficile rispetto a una modalità part-time. Infine, dal punto di vista normativo, nel settore pubblico devi prendere come riferimento il Decreto Legge n. 165/2001: “Norme generali sull’ordinamento del lavoro alle dipendenze delle pubbliche amministrazioni“, in cui sono indicati i limiti di compatibilità.
Dal punto di vista del settore privato invece, il punto di riferimento è il Codice Civile, con l’articolo 2105, che regola l’obbligo di fedeltà e di non concorrenza. Andiamo ad analizzare i singoli casi.
Partita IVA e lavoro dipendente pubblico
Il rapporto tra partita IVA e dipendente statale è quello che determina i maggiori dubbi. In linea di principio, come dipendente pubblico sei tenuto a svolgere il tuo lavoro in modo esclusivo. Ciò vuol dire che:
- non ti è permesso affiancare un’attività di lavoro autonomo aprendo la partita IVA.
Vi sono però alcune osservazioni da fare. Infatti, dovrai porre attenzione alla tipologia di contratto che hai sottoscritto e se svolgi un incarico come dipendente pubblico o privato. Ad esempio, se nel contratto di lavoro si fa riferimento alla norma 165/2011, l’ente per cui lavori è pubblico e quindi la tua attività sarà esclusiva.
Se invece non vi sono riferimenti contrattuali a questa norma, vuol dire che la società di cui sei dipendente è una realtà privata, anche se ha una compartecipazione pubblica o è partecipata dallo Stato italiano. In questo caso avrai più ampie libertà.
La possibilità di aprire la partita IVA come lavoratore dipendente statale è anche variabile in base al numero di ore svolte, distinguendo tra attività:
- full time: sono previsti diversi limiti;
- part time: in questo caso avrai la possibilità di integrare il tuo lavoro con quello autonomo.
Partita IVA e lavoro pubblico full time
Quasi sempre i contratti full time non prevedono l’opportunità di svolgere un’attività come lavoratore autonomo. In alcuni casi, però, può essere la stessa Pubblica Amministrazione a prevedere all’interno del contratto l’opportunità di farti svolgere un’attività collaterale con prestazione occasionale, oppure richiedendoti la partita IVA. Tuttavia, sono necessarie alcune condizioni:
- l’incarico non dovrà essere in conflitto con l’attività della pubblica amministrazione;
- lo svolgimento del lavoro accessorio dovrà avvenire fuori dalle ore di lavoro previste dal contratto;
- dovrai svolgere un’attività collaterale che abbia le caratteristiche di occasionalità e temporaneità;
- sono esclusi dalle limitazioni del doppio lavoro gli insegnati, solo se svolgono attività che riflettono quelle dell’insegnamento.
Inoltre per svolgere l’attività di lavoratore autonomo devi ottenere specifica autorizzazione. Se lavori full-time e vuoi comunque aprire una partita IVA, puoi farlo, richiedendo una riduzione delle tue ore lavorative e modificando il contratto in una versione part-time.
Partita IVA e lavoro pubblico part-time
Nella situazione in cui il tuo contratto di lavoro statale è part time, avrai ampie possibilità di aprire partita IVA. Con questo tipo di contratto si considerano quelle attività che prevedono un numero di ore inferiore al 50% rispetto a un accordo a tempo pieno.
Un esempio tipico è quello delle scuole che offrono contratti ai docenti con un numero di ore molto limitate. In questo caso dovrai porre attenzione solo al conflitto di interesse.
Ciò significa che potrai svolgere un’attività autonoma, ma non simile a quella che occupi all’interno della Pubblica Amministrazione. Inoltre, prima di procedere con l’apertura della partita IVA, dovrai comunque effettuare una richiesta al fine di ottenere l’autorizzazione.
Partita IVA e lavoro dipendente privato
L’apertura di partita IVA e il lavoro dipendente nel settore privato non prevedono conflitti sia se prevedi di lavorare come ditta individuale, sia come professionista. L’unica situazione in cui non puoi svolgere una tua attività in piena autonomia è quella per cui sono presenti specifiche clausole all’interno del contratto.
Se non sono previste forme di incompatibilità, avrai piena libertà di aprire la partita IVA. Inoltre, rispetto al contratto di lavoro nel settore pubblico, non sei obbligato a chiedere l’autorizzazione del tuo datore di lavoro. Può essere però una buona prassi, al fine di evitare contrasti e incomprensioni, comunicare la propria intenzione di affiancare l’attività privata a quella di dipendente.
Una considerazione a parte riguarda la tipologia di attività che andrai a svolgere. In questo contesto devi prendere come riferimento l’articolo 2105, che regola alcuni principi di non concorrenza, tra cui l’obbligo di fedeltà e di non divulgazione.
Obbligo di fedeltà
La legge non ti impedisce di svolgere un’attività similare a quella che stai effettuando nell’azienda in cui sei dipendente, salvo il rispetto di alcune regole.
Infatti, in base al Codice Civile non potrai svolgere delle attività di affari che vanno in concorrenza con l’azienda per cui lavori, rispettando il principio dell’obbligo di fedeltà. Inoltre, è vietato utilizzare le notizie e le informazioni riguardanti la società al fine di danneggiarla (obbligo di non divulgazione), mettendo a repentaglio la sua immagine.
Se si verificano queste situazioni, il datore di lavoro potrà richiedere il tuo licenziamento per giusta causa, oltre a procedere per vie legali per un eventuale risarcimento per i danni arrecati.
Partita IVA e lavoro dipendente: le tasse
Nel momento in cui decidi di far coesistere l’attività di lavoro dipendente con quella di lavoratore autonomo, devi considerare che percepirai due redditi di natura diversa e come tali sono sottoposti a tassazione. Ciò comporta dei cambiamenti sia per quanto riguarda il calcolo delle tasse ai fini IRPEF, sia per le modalità di dichiarazione dei redditi a fine anno.
Il problema del calcolo non si pone per il reddito da lavoro dipendente, dato che è tassato alla fonte e in quanto tale otterrai in busta paga l’importo al netto, con un’aliquota fiscale determinata in base ai nuovi scaglioni IRPEF.
Un discorso diverso riguarda la tassazione dei guadagni da lavoratore autonomo. In questo caso devi considerare il regime fiscale a cui aderisci come partita IVA, se agevolato oppure ordinario o semplificato. Quindi si avrà:
- doppia tassazione: applicata ai regimi agevolati;
- i redditi si cumulano: per i regimi ordinari e semplificato.
Chiariamo questi due aspetti.
Lavoro dipendente e partita IVA forfettaria
Come lavoratore dipendente puoi aprire una partita IVA forfettaria se rientri nei seguenti requisiti previsti per il 2024:
- il tuo reddito da lavoratore dipendente deve essere inferiore ai 30.000€;
- il fatturato annuo della tua attività come lavoratore autonomo non deve superare gli 85.000€ annui;
- non devi avere partecipazioni in società di persone, capitali o studi professionali.
Il vantaggio del regime forfettario è quello di prevedere un calcolo delle aliquote fiscali effettuato su base forfettaria. Quindi, per definire il reddito imponibile non andrai a considerare la differenza dei costi e dei ricavi, ma si applicherà una flat tax pari al 5%, per i primi cinque anni e del 15% per quelli successivi. Ciò comporta una contabilità semplificata, con l’unico svantaggio di non accedere a detrazioni e deduzioni fiscali.
Nel momento in cui è presente un reddito da lavoratore dipendente, le due fonti di guadagno non verranno cumulate, ma rimarranno separate dal punto di vista fiscale. In pratica:
- i redditi percepiti come lavoratore dipendente sono tassati alla fonte in busta paga;
- quelli previsti nel regime forfettario sono sottoposti a tassazione secondo l’aliquota forfettaria.
Tuttavia, dal punto di vista della dichiarazione dei redditi, devi compilare il Modello Persone Fisiche, in particolare il Quadro LM, con riferimento ai redditi di impresa o lavoratore autonomo e non più il 730.
Regime ordinario o semplificato con lavoro dipendente
Se non puoi aderire al regime fiscale forfettario, in base alla tipologia di attività e al reddito di impresa percepito, rientrerai o nel regime semplificato o in quello ordinario. In ambedue i casi si tratta di regimi imponibili IRPEF, quindi l’aliquota viene determinata in base al differenziale tra costi e ricavi. Un vantaggio è che puoi accedere alle detrazioni e alle deduzioni fiscali.
In questo caso, i proventi derivanti dal lavoro dipendente rimangono sempre tassati alla fonte, in base allo scaglione IRPEF di riferimento. Il problema è sui redditi legati alla partita IVA. In questo caso il guadagno da lavoro autonomo sconta l’aliquota marginale.
Ciò significa che, ai fini delle tasse, l’imponibile IRPEF come lavoratore dipendente si andrà a sommare all’imponibile IRPEF come lavoratore autonomo. Ciò determina un nuovo scaglione IRPEF su cui si andrà a calcolare la tassazione di differenza. Per chiarire, può essere utile un esempio.
Ipotizziamo un reddito da lavoratore dipendente pari a 35.000€ e un guadagno come partita IVA pari a 10.000€, al netto dei costi. Quindi ai fini delle tasse sulla busta paga verranno prelevati gli importi sui 35.000€.
Invece, per determinare la tassazione da lavoratore autonomo devi sommare i 35.000€ ai 10.000€: la tassazione si applica secondo gli scaglioni IRPEF su un importo pari a 45.000€ (35.000€+10.000€). In questo caso il pagamento dell’aliquota di differenza deve avvenire tramite F24.
Dal punto di vista della dichiarazione dei redditi, non dovrai compilare il modello 730, ma si richiederà quello Persone Fisiche.
I contributi previdenziali
I contributi INPS devono essere versati da tutti i lavoratori, in base alla tipologia di attività svolta. Il denaro verrà accumulato all’interno delle Casse Previdenziali di riferimento. I dipendenti pubblici e privati hanno la loro, mentre per le ditte individuali è prevista la Gestione Commercianti e Artigiani INPS.
Se svolgi un’attività professionale iscritta all’Albo, avrai una cassa previdenziale apposita. Infine, se appartieni a una di quelle categorie di lavoratori che non prevedono l’iscrizione ad un Albo, il denaro versato verrà accumulato nella Gestione Separata.
Al fine di evitare un doppio versamento contributivo, per calcolare i contributi IVS, se svolgi una doppia attività, da dipendente e da lavoro autonomo, devi considerare:
- la tipologia di contratto;
- la regola del lavoro principale.
Nel primo caso l’INPS ha specificato che un contratto a tempo indeterminato e full time prevede l’esonero da altre tipologie di forme contributive. Invece, se hai un contratto part-time, salvo casi particolari, si utilizzerà il principio del lavoro principale. Ciò significa che i versamenti contributivi si applicheranno solo alla:
- fonte di reddito superiore dal punto di vista economico;
- all’attività a cui dedichi più tempo.
Per essere considerata attività prevalente, il lavoro dovrà differenziarsi sia per un fattore economico, sia di tempo. Inoltre, è necessaria un’ulteriore distinzione tra:
- settore del commercio e artigianato;
- attività di libero professionista.
Infatti, nel primo caso avrai la possibilità di scegliere se iscriverti oppure no alla Gestione Commercianti e Artigiani INPS o far rispettare la regola del lavoro principale. Invece, se decidi di svolgere un’attività professionale sarai obbligato a fare riferimento alla:
- Gestione Separata INPS;
- Cassa previdenziale per le attività che prevedono un Albo.
La Gestione Separata raggruppa tutte quelle attività professionali che non hanno una cassa previdenziale dedicata. Se invece, vuoi svolgere l’attività di avvocato, medico, ingegnere, psicologo o qualunque lavoro che prevede uno specifico Albo di iscrizione, sarai obbligato a versare i relativi contributi nella casse di riferimento.
Infine, per quanto riguarda i contratti di lavoro a tempo determinato, per applicare il principio del lavoro prevalente si dovrà verificare, volta per volta, la durata del contratto e la tipologia di reddito.
Aprire Partita IVA come lavoratore dipendente: i costi
La spesa di apertura della partita IVA per i dipendenti è piuttosto limitata. Dovrai ovviamente considerare se aprila in maniera autonoma, facendo la richiesta direttamente all’Agenzia delle Entrate, oppure affidarti a un professionista del settore come uno studio di commercialisti.
Questa è una soluzione che prevede un costo, dato che dovrai pagare l’onorario del consulente, ma è consigliabile per non commettere errori. Infatti, l’intervento del professionista è utile per valutare il tuo contratto di lavoro e verificare se puoi affiancare la tua attività da dipendente con quella autonoma.
Inoltre, semplificherà tutto il processo di apertura della partita IVA, della scelta della tipologia di forma societaria più adatta alle tue esigenze e della valutazione del regime fiscale e contributivo.
Partita IVA e lavoro dipendete – Domande frequenti
In linea di massima è possibile sia per i dipendenti pubblici, purché part-time, sia per quelli privati, salvo che il contratto non lo vieti. Leggi la guida per sapere di più.
Aprire una partita IVA da dipendente non prevede un costo se effettuato direttamente sul portale dell’Agenzia delle Entrate, tuttavia è consigliato rivolgersi ad un Dottore Commercialista o ad uno Studio per tutta la procedura.
I lavoratori statali possono aprire una Partita IVA se è previsto dal contratto e se lavorano in modalità part-time. Il lavoro full-time nel pubblico non prevede la possibilità di aprire una Partita IVA.
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