- Partita IVA e lavoro dipendente si possono combinare, ponendo attenzione a una serie di fattori.
- Per i contratti pubblici sono previsti diversi limiti, mentre per quelli privati ci sono diverse opportunità di combinare l’attività autonoma con quella dipendente.
- Affiancare la partita IVA al lavoro di dipendente prevede dei cambiamenti fiscali e dal punto di vista dei versamenti contributivi.
Ti stai domandando se la partita IVA e il lavoro dipendente possono coesistere? Un quesito che è molto attuale. Infatti, sono sempre di più i dipendenti che, anche se dispongono di uno stipendio fisso, desiderano incrementare i propri guadagni con un lavoro di tipo autonomo.
Se da un lato questo è possibile, dall’altro sono presenti però alcuni limiti e una serie di parametri che dovrai rispettare. Nel nostro articolo andremo a considerare come funziona il rapporto tra partita IVA e lavoro dipendente in base alla tipologia di contratto, pubblico o privato.
Rispondiamo subito alla tua domanda: sì, è possibile combinare un’attività in proprio e il lavoro da dipendente. Basta considerare che nel 2019, in base a un’analisi Eurostat, in Italia erano circa 400 mila i lavoratori che hanno aperto una partita IVA aggiuntiva al lavoro dipendente. Un numero che è andato ad aumentare durante gli ultimi anni.
Vedremo anche quali cambiamenti si determinano per ciò che riguarda la tassazione e i contributi previdenziali. Infine, andremo a considerare anche i costi. In questo modo disporrai di tutte le informazioni utili per valutate se ampliare il tuo lavoro aprendo una attività come lavoratore autonomo.
Indice
Lavoro autonomo e dipendente: quando possono coesistere
Scegliere di aprire una partita IVA da affiancare al tuo lavoro part time o full time ti può offrire nuove opportunità. Come hai letto nella nostra introduzione è qualcosa di possibile. Prendendo in considerazione i dati relativi all’Europa, sono oltre 9 milioni i lavoratori che hanno almeno due attività, combinando quella imprenditoriale con il ruolo di dipendente.
Anche se la coesistenza tra lavoro dipendente e autonomo è possibile, prima di aprire una partita IVA come dipendente dovrai fare attenzione ad alcuni fattori:
- tipologia di contratto;
- normativa di riferimento.
Nei contratti di lavoro privato, in linea di massima sussiste piena libertà di ampliare le proprie attività, ma sono presenti alcune eccezioni. Ben diversa è la situazione nel caso in cui ti trovi a essere un impiegato pubblico. In questo caso vi possono essere dei conflitti e delle incompatibilità.

Questo ci porta al secondo punto da valutare, ovvero quello normativo. Infatti, nel settore pubblico dovrai prendere come riferimento il Decreto Legge n. 165/2011: “Norme generali sull’ordinamento del lavoro alle dipendenze delle pubbliche amministrazioni.” Dal punto di vista del settore privato invece il punto di riferimento è il Codice Civile, con l’articolo 2105.
Partita IVA e lavoro dipendente pubblico
Il rapporto tra partita IVA e dipendente statale è quello che determina i maggiori dubbi. In linea di principio, come dipendente pubblico sarai tenuto a svolgere il tuo lavoro in modo esclusivo. Ciò vuol dire che non ti è permesso affiancare un’attività di lavoro autonomo aprendo la partita IVA.
Vi sono però alcune osservazioni da fare. Infatti, dovrai porre attenzione alla tipologia di contratto che hai sottoscritto e se svolgi un incarico come dipendente pubblico o privato. Dovrai prima di tutto verificare se nel contratto di lavoro si fa riferimento alla norma 165/2011. Se questa è presente vuol dire che l’ente per cui lavori è pubblico, e quindi la tua attività sarà esclusiva.
Se invece non vi sono riferimenti contrattuali a questa norma, vuol dire che la società di cui sei dipendente è una realtà privata, anche se ha una compartecipazione pubblica o è di proprietà dello Stato italiano. In questo caso avrai più ampie libertà.
La possibilità di scegliere di aprire la partita IVA come lavoratore dipendente statale sarà anche sottoposta al numero di ore lavorative, distinguendo tra attività:
- full time: sono previsti diversi limiti;
- part time: in questo caso avrai la possibilità di integrare il tuo lavoro con quello autonomo.
Partita IVA e lavoro pubblico full time
Quasi sempre i contratti full time non prevedono l’opportunità di svolgere un’attività come lavoratore autonomo. Anche in questo caso però vi sono delle eccezioni. In alcuni casi può essere la stessa Pubblica Amministrazione a prevedere all’interno del contratto l’opportunità di farti svolgere un’attività collaterale con prestazione occasionale, oppure richiedendoti la partita IVA. Sono però previste solitamente alcune condizioni:
- l’incarico non dovrà essere in conflitto con l’attività della pubblica amministrazione;
- lo svolgimento del lavoro accessorio dovrà avvenire fuori dalle ore di lavoro previste dal contratto;
- dovrai svolgere un’attività collaterale che abbia le caratteristiche di occasionalità e temporaneità.
Se lavori full-time e vuoi comunque aprire una partita IVA per svolgere un’attività in autonomia potrai farlo, richiedendo una riduzione delle tue ore lavorative e modificando il contratto in una versione part-time.
Partita IVA e lavoro pubblico part-time
Nella situazione in cui il tuo contratto di lavoro statale è part time, avrai ampie possibilità di aprire partita IVA. Con questo tipo di contratto si considerano quelle attività che prevedono un numero di ore inferiore al 50% rispetto a un contratto a tempo pieno.
Un esempio tipico è quello delle scuole che offrono contratti ai docenti con un numero di ore molto limitate. In questo caso dovrai porre attenzione solo al conflitto di interesse.
Ciò significa che potrai svolgere un’attività autonoma, ma non simile a quella che occupi all’interno della Pubblica Amministrazione. Inoltre, prima di procedere con l’apertura della partita IVA, dovrai comunque effettuare una richiesta al fine di ottenere l’autorizzazione.
Partita IVA e lavoro dipendente privato
In linea di massima la partita IVA e il lavoro dipendente nel settore privato non prevedono conflitti sia se prevedi di lavorare come ditta individuale, sia come professionista. L’unica situazione in cui non puoi svolgere una tua attività in piena autonomia è quella per cui sono presenti specifiche clausole all’interno del contratto.
Se non sono previste forme di incompatibilità, avrai piena libertà di aprire la partita IVA. Inoltre, rispetto al contratto di lavoro nel settore pubblico, non sarai obbligato a chiedere l’autorizzazione del tuo datore di lavoro. Può essere però una buona prassi, al fine di evitare contrasti e incomprensioni, comunicare la propria intenzione di affiancare l’attività privata a quella di dipendente.
Una considerazione a parte riguarda la tipologia di attività che andrai a svolgere. È preferibile non creare conflitti con quella che stai eseguendo, in quanto dipendente, onde evitare eventuali azioni da parte del datore di lavoro, specialmente se il contratto prevede incompatibilità di questo tipo.

Obbligo di fedeltà
La legge non ti impedisce di svolgere un’attività similare a quella che stai effettuando nell’azienda in cui sei dipendente. Devi però considerare che l’articolo 2105 del Codice Civile stabilisce alcuni limiti alla tua attività extra, imponendo:
- l’obbligo di fedeltà;
- l’obbligo di non divulgazione.
Infatti, in base al Codice Civile non potrai svolgere delle attività di affari che vanno in concorrenza con l’azienda per cui lavori. Inoltre, è vietato utilizzare le notizie e le informazioni riguardanti la società al fine di danneggiarla, mettendo a repentaglio la sua immagine.
Se si verificano queste situazioni, il datore di lavoro potrà richiedere il tuo licenziamento per giusta causa, oltre a procedere per vie legali per un eventuale risarcimento per i danni arrecati.
Partita IVA e lavoro dipendente: le tasse
Nel momento in cui decidi di far coesistere la partita IVA e l’attività di lavoratore dipendente, dovrai considerare che ci saranno cambiamenti per quanto riguarda la tassazione. Infatti, tutte le attività che prevedono un guadagno sono sottoposte ad una tassazione.
Con l’apertura di una partita IVA dovrai quindi sommare il reddito generato in quanto lavoratore dipendente, a quello derivato dall’attività svolta in autonomia. Il cambiamento fiscale si determina anche dal punto di vista della dichiarazione dei redditi a fine anno.
Infatti, non dovrai più compilare il modello 730 che fa riferimento ai proventi ottenuti solamente come lavoratore dipendente. A fini contributivi inoltre sarai obbligato a sottoscrivere il Modello Persone Fisiche (PF).
Si tratta della dichiarazione dei redditi che viene effettuata anche da soggetti che dispongono di partita IVA, e permette di inserire le diverse tipologie di proventi ottenuti durante l’anno.
A questo punto ti potresti domandare se l’aggiunta della partita IVA vada a comportare un aumento delle aliquote che dovrai versare. Di fatto, le due tassazioni si andranno a sommare, ma il calcolo verrà effettuato in maniera distinta in base alle singole aliquote IRPEF.
Ciò significa che il pagamento dei tributi sulla busta paga rimarranno identici, rientrando negli scaglioni contributivi previsti, mentre per ciò che concerne la partita IVA, si dovrà effettuare il calcolo in base alla tipologia di regime fiscale adottato.
Lavoro dipendente e Partita IVA forfettaria
Un soggetto dipendente che apre partita IVA può aderire al regime forfettario? La risposta è positiva. È prevista questa opportunità se:
- il tuo reddito da lavoratore dipendente è inferiore ai 30.000€ annui;
- hai cessato l’attività di lavoratore dipendente entro il 31 dicembre dell’anno precedente.
Se rientri in questi parametri, potrai adottare il regime forfettario. Ciò comporta diversi vantaggi ai fini della tassazione. Infatti, dovrai versare un’unica aliquota per i proventi ottenuti dalla tua attività imprenditoriale, pari al 5% per i primi 5 anni, che salirà successivamente al 15%.
Invece, se superi l’importo di reddito previsto, dovrai adottare il regime ordinario con una percentuale di tassazione che varia in base alla tipologia di attività.
I contributi previdenziali
I contributi INPS devono essere versati da tutti i lavorati, in base alla tipologia di attività svolta. Il denaro verrà accumulato all’interno delle Casse Previdenziali di riferimento. I dipendenti pubblici e privati hanno la loro, mentre per le ditte individuali è prevista la Gestione Commercianti e Artigiani INPS.
Se svolgi un’attività professionale iscritta all’Albo, avrai una cassa previdenziale apposita. Infine, se appartieni a una di quelle categorie di lavoratori che non prevedono l’iscrizione ad un Albo, il denaro versato verrà accumulato nella Gestione Separata.
Cosa succede quando si combinano una partita IVA e il lavoro dipendente? Si dovrà considerare in primo luogo se hai un contratto a tempo indeterminato o con scadenza. Inoltre, si applica la regola del lavoro principale. Ciò significa che i versamenti contributivi faranno riferimento alla:
- fonte di reddito superiore dal punto di vista economico;
- all’attività a cui dedichi più tempo.
Quindi per essere considerata attività prevalente, il lavoro dovrà differenziarsi sia per un fattore economico, sia di tempo. Inoltre, è necessaria un’ulteriore distinzione tra:
- settore del commercio;
- attività di libero professionista.
Infatti, nel primo caso avrai la possibilità di scegliere se iscriverti oppure no alla Gestione Commercianti e Artigiani INPS o far rispettare la regola del lavoro principale. Invece, se decidi di svolgere un’attività professionale sarai obbligato a fare riferimento alla:
- Gestione Separata INPS;
- Cassa previdenziale di riferimento per le attività che prevedono un Albo.
La Gestione Separata raggruppa tutte quelle attività professionali che non hanno una cassa previdenziale dedicata. Se invece vuoi svolgere l’attività di avvocato, medico, ingegnere, psicologo o qualunque lavoro che prevede uno specifico Albo di iscrizione, sarai obbligato a versare i relativi contributi nella casse di riferimento.
Infine, per quanto riguarda i contratti di lavoro a tempo determinato, si dovrà verificare volta per volta quale sono le tempistiche richieste e la tipologia di reddito per applicare il principio del lavoro prevalente.

Aprire Partita IVA come lavoratore dipendente: i costi
La spesa di apertura della partita IVA per i dipendenti è piuttosto limitata. Dovrai ovviamente considerare se aprila in maniera autonoma, facendo la richiesta direttamente all’Agenzia delle Entrate, oppure affidarti a un professionista del settore come uno studio di commercialisti.
Una soluzione che prevede un costo, dato che dovrai pagare l’onorario del consulente, ma è consigliabile per non commettere errori. Infatti, l’intervento del professionista è utile per valutare il tuo contratto di lavoro e verificare se puoi affiancare la tua attività da dipendente con quella autonoma.
Inoltre, semplificherà tutto il processo di apertura della partita IVA, dalla tipologia di forma societaria più adatta alle tue esigenze, alla valutazione del regime fiscale e contributivo.
Partita IVA e lavoro dipendete – Domande frequenti
In linea di massima è possibile sia per i dipendenti pubblici, purché part-time, sia per quelli privati, salvo che il contratto non lo vieti. Leggi la guida per sapere di più.
Aprire una partita IVA da dipendente non prevede un costo se effettuato direttamente sul portale dell’Agenzia delle Entrate, tuttavia è consigliato rivolgersi ad un Dottore Commercialista o ad uno Studio per tutta la procedura.
I lavoratori statali possono aprire una Partita IVA se è previsto dal contratto, e se lavorano in modalità part-time. Il lavoro full-time nel pubblico non prevede la possibilità di aprire una Partita IVA.
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