Quali sono i costi fissi per una partita Iva forfettaria? Tutte le voci di spesa da considerare

Una partita Iva forfettaria prevede dei costi fissi per l'apertura, la gestione e l'amministrazione: scopriamo quali sono le spese e a quanto ammontano.

di Laura Pellegrini

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  • I liberi professionisti e le ditte individuali che hanno una partita Iva forfettaria devono sostenere dei costi fissi e dei costi variabili.
  • I costi fissi per una partita Iva in regime forfettario si differenziano in base alla tipologia di attività svolta e al fatturato conseguito.
  • I principali costi fissi per una partita Iva forfettaria riguardano l’apertura e la chiusura della propria posizione, il mantenimento, la gestione e l’amministrazione della stessa.

Aprire una partita Iva comporta dei costi fissi e variabili in base alla tipologia di attività che intendi svolgere, al fatturato che consegui annualmente e al regime fiscale a cui hai deciso di aderire. Una partita Iva forfettaria, per esempio, può avere costi diversi per un libero professionista e per una ditta individuale.

Generalmente questi lavoratori devono sostenere delle spese per l’apertura e l’eventuale chiusura della partita Iva, per il mantenimento e la gestione della propria attività e altri costi relativi allo svolgimento della professione (utenze, affitto o acquisto degli uffici, trasporto, ecc). A ciò si aggiungono tasse e contributi che variano in relazione al regime fiscale e alla cassa previdenziale di appartenenza.

In base alla tipologia di attività che svolgi, se sei libero professionista o hai una ditta individuale, dovrai far fronte a una serie di costi fissi: scopriamo quali e quanti sono.

Partita Iva forfettaria: i costi fissi 2024

I costi fissi per una partita Iva forfettaria si differenziano in base alla tipologia di attività che viene svolta:

  • i liberi professionisti, che possono essere iscritti a un Ordine professionale, svolgono un’attività di tipo intellettuale (come per esempio gli avvocati, i giornalisti o gli ingegneri);
  • i titolari di una ditta individuale, invece, si occupano di attività industriali, artigianali o commerciali.

Le voci di spesa da considerare in entrambi i casi sono principalmente: i costi di apertura e chiusura della partita Iva, i costi di mantenimento, le spese di gestione e amministrazione e tutte le altre voci di spesa che non rientrano nelle precedenti categorie.

Costi fissiLiberi ProfessionistiDitta Individuale
Apertura della P.IvaSpesa per l’assistenza del commercialistaIscrizione alla Camera di Commercio (imposta di bollo 17,50€, diritti di segreteria 18€, diritto camerale da 53€ a 120€)
SCIA (da 0 a 200€ in base al Comune)
PEC e firma digitale
Tasse e contributiImposta sostitutiva e contributi INPS o per la cassa di riferimento, marche da bollo sulle fattureDiritto Camerale (a seconda della tipologia di attività), imposta sostitutiva e contributi INPS, marche da bollo sulle fatture
Costi di gestione e amministrativiSpesa per il commercialista e per software di gestioneSpesa per il commercialista e per software di gestione
Altre speseUtenze, affitto, spese di trasportoAcquisto dei macchinari, affitto o acquisto di uffici, utenze, oneri legati al personale, spese di trasporto
Costi di chiusura della P.IvaNessun costoDiritti di segreteria e marca da bollo per l’invio della comunicazione alla Camera di Commercio
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Costi per l’apertura di una partita Iva forfettaria

I liberi professionisti, a prescindere dal fatto di essere iscritti a un Ordine professionale, sostengono costi limitati per l’apertura della partita Iva: in questi casi è sufficiente compilare e presentare gli appositi moduli sul sito dell’Agenzia delle Entrate sostenendo al più una spesa per il commercialista.

Bisogna quindi tenere in considerazione eventuali spese per gli intermediari (se ti rivolgi al CAF o al commercialista) e le quote di iscrizione annuale all’Albo di riferimento.

I titolari di una ditta individuale che intendono aprire una partita Iva forfettaria, invece, dovranno sostenere spese onerose legate a diversi adempimenti, quali l’iscrizione alla Camera di Commercio che comprende:

  • imposta di bollo (17,50€);
  • diritti di segreteria (18€) applicati alle domande presentate al Registro delle Imprese;
  • diritto camerale (da 53€ a 120€) dovuto alla Camera di Commercio di competenza;
  • la SCIA, cioè la Segnalazione certificata di inizio attività (da 0 a 200€) da presentare al Comune;
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Per le ditte individuali, ma anche diversi professionisti, sono poi richieste l’attivazione della PEC (Posta Elettronica Certificata) e la firma digitale, con costi variabili in base al software scelto.

Inoltre, per avere tutte le carte in regola potrebbero rendersi necessari altri adempimenti, come il pagamento dei diritti d’istruttoria o costi legati ad altri professionisti per il corretto avvio dell’attività (ad esempio per il geometra o ingegnere per la trasmissione della SCIA di un negozio fisico, ecc.).

Costi di mantenimento della partita Iva

I costi di mantenimento della partita Iva forfettaria comprendono due voci di spesa principali:

  1. le tasse, che sono legate al regime fiscale a cui hai aderito;
  2. i contributi, che variano in relazione all’attività che svolgi.

Se sei un libero professionista potresti dover iscriverti alla cassa previdenziale specifica per la tua professione (per esempio l’INPGI per i giornalisti, l’ENPAM per i medici, la cassa forense per gli avvocati, ecc) e quindi dovrai pagare dei contributi fissi e dei minimi da versare ogni anno. In alternativa per chi lavora senza un Albo è prevista la Gestione Separata INPS.

Se hai una ditta individuale, invece, dovrai versare dei contributi fissi alla Gestione Artigiani o Commercianti INPS, calcolati indipendentemente dal fatturato che hai conseguito. 

1. Le tasse per una partita Iva forfettaria

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La partite iva in regime forfettario hanno una tassazione calcolata sulla base di un’unica aliquota sostitutiva del 15%, che si sostituisce a IRPEF e IRAP e può ridursi al 5% per i primi cinque anni di attività.

L’imposta sostitutiva viene calcolata sul reddito imponibile: quest’ultimo si individua in base al coefficiente associato al proprio codice ATECO e moltiplicando quest’ultimo per i ricavi calcolati secondo il principio di cassa.

Le tasse si pagano quindi in funzione del fatturato conseguito in un determinato periodo: ciò significa che se per un intero anno ho ottenuto zero euro di fatturato, le tasse che dovrò pagare saranno pari a zero.

2. Contributi di una partita Iva forfettaria

Diverse sono le modalità di calcolo dei contributi previdenziali, che si differenziano in base alla tipologia di attività svolta e alla cassa di appartenenza:

  • se sei un libero professionista senza cassa previdenziale, dovrai iscriverti alla Gestione Separata INPS;
  • se svolgi un’attività per cui è prevista una cassa privata (medici, ingegneri, avvocati), devi iscriverti e pagare i contributi secondo le regole di quella cassa;
  • se sei un commerciante o un artigiano devi iscriverti alla Gestione Commercianti o Artigiani INPS.

L’ammontare di contributi che dovrai versare varia in relazione all’attività che svolgi e alle regole della tua cassa previdenziale di appartenenza: nella tabella seguente abbiamo riassunto le principali differenze.

Cassa previdenzialeContributi da pagare
Libero professionista senza cassaGestione Separata INPSVersamento di contributi pari al 26,23% del reddito prodotto
Libero professionista con cassaCassa privata Versamento di contributi fissi e minimi in base alle regole di ciascuna cassa
Ditta individuale (commercianti e artigiani)Gestione Commercianti o Artigiani INPSContributi fissi sul minimale
Contributi variabili

Le ditte individuali che accedono al regime forfettario possono versare i contributi in 4 rate annuali di pari importo: le scadenze sono fissate a maggio, agosto, novembre e febbraio. C’è poi la possibilità di richiedere la riduzione del 35% sui contributi dovuti, valida sia per la parte di contributi minima sia per eventuali eccedenze.

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Costi di gestione e amministrazione

Esistono anche dei costi di gestione e amministrazione di una partita Iva forfettaria, legati in particolare a tutte quelle spese che non rientrano nelle precedenti voci.

Per esempio, le spese per l’acquisto e l’utilizzo di software utili allo svolgimento della propria attività, il canone del conto corrente, eventuali software per la fatturazione elettronica, le marche da bollo (se previste), la tenuta del registratore di cassa per i negozianti, le assicurazioni professionali, i costi aziendali ecc.

A queste spese occorre aggiungere anche la gestione della propria contabilità, per cui è possibile affidarsi a un commercialista o intermediario autorizzato.

Il costo del commercialista

Spesso si cerca di farne a meno, ma la figura del commercialista non è da sottovalutare per le partite Iva, in quanto aiuta a gestire la contabilità e a tenere sotto controllo i vari adempimenti relativi alla propria attività.

Il costo del commercialista varia in relazione al regime fiscale di appartenenza, ma soprattutto in base ai servizi che vengono richiesti: la consulenza, la gestione contabile, un portale riservato con il software di fatturazione elettronica ed eventualmente l’assistenza per la dichiarazione dei redditi.

Costi fissi partita Iva forfettaria – Domande frequenti

Quanto costa mantenere una partita Iva forfettaria?

I costi di mantenimento di una partita Iva forfettaria possono variare in base all’attività che svolgi (libero professionista o ditta individuale), al fatturato che consegui annualmente, ai contributi che devi versare alla cassa previdenziale e alle altre spese che devi fronteggiare (affitto o acquisto dell’ufficio, utente, software, commercialista, ecc.).

Quali sono le spese fisse per una partita Iva?

Tra le spese fisse che deve sostenere una partita Iva ci sono: l’acquisto dei macchinari o degli uffici nei quali svolgere la propria attività, gli oneri legati al personale, le spese per il commercialista, l’eventuale diritto camerale o la quota di iscrizione all’Albo professionale, le tasse e i contributi.

Che succede se non fatturo nulla con la partita Iva forfettaria?

Se non hai fatturato nulla nel corso dell’anno (partita Iva a zero reddito), su quell’anno le tasse da pagare saranno pari a zero. Le imposte, infatti, vengono calcolate in percentuale sul fatturato conseguito annualmente.

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Laura Pellegrini

Giornalista e content editor

Dopo la Laurea in Comunicazione e Società, ho iniziato la carriera da freelance collaborando con diverse realtà editoriali. Ho scritto alcuni e-book sui bonus e ad oggi mi occupo della redazione di articoli di economia, risparmio e lavoro.

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