- La tassazione sul trading online prevede il pagamento di un’aliquota del 26% sulle plusvalenze ottenute.
- Vengono tassati sia i redditi da capitale, sia quelli di natura diversa, in riferimento alle attività di trading online.
- La plusvalenza generata deve essere inserita nella dichiarazione dei redditi con la compilazione del quadro RW ai fini di monitoraggio fiscale, del calcolo dell’IVAFE e del reddito imponibile.
Oggi sono circa 6,3 milioni gli italiani che si dedicano al trading online, attraverso uno dei broker autorizzati dalla Consob. Se da un lato, l’accesso ai mercati finanziari è stato reso più semplice, dall’altro dedicarsi a questa attività prevede il rispetto di diverse regole, soprattutto per ciò che riguarda l’ambito fiscale.
Comprendere come funziona la tassazione sul trading online è indispensabile se vuoi acquistare e vendere titoli. Infatti, dato che l’attività potrebbe generare un surplus economico, i relativi guadagni devono essere cumulati con il reddito imponibile, con degli obblighi dichiarativi specifici, oltre al versamento di imposte.
Tuttavia, non sempre si applica un’aliquota alle operazioni di trading online. Infatti, in alcuni casi si prevede solo un monitoraggio fiscale da parte dell’Agenzia delle Entrate, con una semplice dichiarazione, compilando gli appositi modelli reddituali. Scopri nella nostra guida tutto quello che devi sapere sulla tassazione del trading.
Indice
Tassazione sul trading online: ambito di applicazione
La definizione di trading online è stata data dal Testo Unico in materia finanziaria del 1998, integrata dal regolamento Consob del 2000, includendo tutte quella attività di compravendita su asset finanziari scambiati in borsa, che avvengono sul web tramite un intermediario finanziario.
Le tasse sul trading online sono le imposte che devono essere pagate dai trader, ovvero chi opera sui mercati, con riferimento ai guadagni ottenuti. Questa è un’attività che puoi svolgere a titolo personale, senza o con partita IVA per il trading.
Infatti, l’eventuale surplus economico va a incidere sul calcolo del reddito imponibile e quindi sul calcolo in base ai relativi scaglioni IRPEF, con l’obbligo di inserirlo all’interno del Modello Redditi PF.
Dal punto di vista legislativo, la tassazione sul trading online è regolata dalle seguenti norme:
- il Testo Unico In materia dei Redditi (TUIR);
- Decreto-legge 66/2014 che ha innalzato le aliquote tassative sulle attività finanziarie;
- Risoluzione dell’Agenzia delle Entrate 71/E/2016, che è andata a chiarie l’aspetto fiscale per l’attività del trading online da parte di intermediari e degli investitori privati.

Tassazione trading online in Italia
Le tasse sul trading si applicano ai profitti ottenutiti dalla compravendita, definiti come capital gain o plusvalenze. Questo valore si determina dalla differenza tra le transazioni negative, le minusvalenze, e quelle che hanno generato un reddito. Se il risultato è un guadagno, questo deve essere soggetto a tassazione.
Quindi, il possesso di un asset finanziario non determina il pagamento di un’imposta. A questo fine è necessario ottenere un surplus economico dovuto da una transazione a titolo oneroso.
Le attività di trading online possono generare rendite costanti e prevedibili, che nascono dalla semplice gestione diretta di un asset finanziario, definite come redditi da capitale.
Il caso più semplice da considerare sono i dividendi societari ottenuti dal possesso di azioni di aziende quotate in borsa, che applicano la distribuzione degli utili.
Inoltre, con il trading online andrai a produrre dei guadagni dovuti alle transazioni di natura finanziaria, come quelli generati dalla compravendita di azioni, dal Forex trading e dall’acquisto e vendita delle criptovalute. In questo caso, ai fini fiscali si parla di “redditi diversi”, su cui si applica un’imposta sostitutiva che ad oggi è pari al 26%.
Quanto si paga di tasse sul trading online?
Il calcolo delle tasse è eseguito con riferimento a tutte quelle operazioni finanziarie collegate al trading online, che avvengono dal primo giorno dell’anno di imposta, fino all’ultimo giorno. Dal punto di vista della definizione delle tasse sono diversi i fattori che devi considerare:
- tipologia di broker;
- attività di intermediazione avvenuta all’estero;
- tipologia di asset scambiato nel trading;
- regime fiscale applicato.
Ad esempio, nel caso in cui sei registrato a un broker online con sede all’estero, devi pagare l’IVAFE (imposta sul valore delle attività detenute all’estero), mentre per un intermediario che svolge la funzione di sostituto d’imposta in Italia, il calcolo delle tasse avviene al momento in cui ottieni il guadagno.
Quindi, se vendi delle azioni, e ciò genera un profitto, otterrai l’utile netto. Nella tabella seguente abbiamo riassunto quali sono le aliquote in base alla tipologia di asset finanziario investito nel trading.
Tipologia di strumento finanziario | Aliquota fiscale |
Azioni | 26% |
ETF | 26% |
Dividendi azioni | 26% |
BTP | 12,5% |
Criptovalute | 26% |
Staking criptovalute | 26% |
Gli altri due parametri da considerare sono: la tipologia di regime fiscale applicato da parte dell’intermediario finanziario e gli asset oggetto del trading online.
Tassazione del trading online: come funziona
Oggi, puoi fare trading online grazie a Internet e all’evoluzione tecnologica, che ti permette di operare direttamente da casa attraverso un intermediario autorizzato, definito broker.
Ciò determina anche una serie di cambiamenti per quanto riguarda la tassazione sul trading, in base alla tipologia di piattaforma a cui ti rivolgi. Infatti, ai fini del calcolo delle tasse devi distinguere tra tre tipologie di regimi fiscali:
- regime dichiarativo;
- regime amministrato;
- regime gestito.
Nel primo caso si fa riferimento, quasi sempre, a un intermediario situato all’estero che non ha la funzione di sostituto d’imposta. Quindi, dovrai calcolare autonomamente le plusvalenze e le minusvalenze ottenute nel corso dell’anno d’imposta e rientranti tra i redditi diversi, a cui si dovranno aggiungere i redditi da capitale e inserirli nel Modello PF.
Invece, il sistema amministrato prevede che l’onere del pagamento delle tasse sia direttamente a carico dell’intermediario che svolge così funzioni di sostituto d’imposta. In questo caso, nel momento in cui si conclude una transazione di trading, automaticamente viene applicata la tassazione in base al principio per cassa.
Infine, nel sistema gestito si prevede che la completa gestione delle attività finanziarie avvenga da parte della piattaforma: il calcolo delle tasse verrà effettuato in base al principio per competenza, andando a considerare l’insieme di tutte le attività svolte nell’anno fiscale, comprendendo anche i costi di gestione.

Trading online e dichiarazione dei redditi
Precisiamo sin da subito che nella dichiarazione dei redditi ai fini della tassazione sul trading online devi distinguere tra:
- monitoraggio fiscale: si definisce come l’inserimento delle attività di trading all’interno della dichiarazione dei redditi, solo ai fini di controllo da parte dell’Agenzia delle Entrate;
- tassazione sul trading: calcolo delle plusvalenze e dell’IVAFE per quelle attività che producono reddito all’estero.
Inoltre, un altro aspetto da considerare è dove inserire le plusvalenze ottenute dalle attività di trading online. Infatti, in alcuni casi è necessario compilare il quadro RT, ovvero quello con riferimento alle plusvalenze dei prodotti finanziari non qualificate, oltre alla sezione RW per le attività finanziarie all’estero.
Invece, in altre situazioni, come per i dividendi e i proventi derivanti dallo staking, devi compilare il quadro RL, mentre per i BTP è necessario inserirli all’interno del quadro RM, ma solo in particolari circostanze.
Oggi, grazie al modello 730 precompilato e al Modello Redditi PF online, l’inserimento degli importi riguardanti il trading è stato semplificato. Tuttavia, il calcolo delle plusvalenze e minusvalenze non è sempre semplice, dato che varia in base alla tipologia di strumento.
Per questo ti suggeriamo di affidarti a uno studio di commercialisti, al fine di non commettere errori, pagando più tasse rispetto a quanto dovuto. Vediamo nel dettaglio la tassazione del trading per i singoli strumenti finanziari.
1. Plusvalenze delle azioni e deposito titoli
Le plusvalenze sulle azioni, collegate alla vendita reale del bene o alle attività di strumenti derivati, ad esempio l’utilizzo dei contratti per differenza, prevedono una tassazione con un’imposta sostitutiva pari al 26%.
Nel regime dichiarativo dovrai inserire il guadagno generato comprensivo delle relative minusvalenze nel quadro RT. Tuttavia, se le attività vengono svolte da un intermediario estero e quindi fuori dall’Italia, devi compilare anche il quadro RW ai fini del monitoraggio fiscale o per il calcolo dell’IVAFE.
Inoltre, la presenza di un dossier titoli prevede l’obbligo di monitoraggio con la compilazione del quadro RW. Dovrai selezionare nel capitolo 3, il codice predisposto numero 20.
2. Dividendi
Per ciò che riguarda la tassazione dei dividendi provenienti dal possesso di azioni di società quotate, dal 2018, l’aliquota fiscale per le persone fisiche è pari al 26%.
In questo caso è necessario inserire l’importo all’interno del quadro RL della dichiarazione dei redditi Persone Fisiche.
3. BTP
I Buoni del tesoro poliennali hanno il vantaggio di essere sottoposti a una tassazione agevolata pari al 12,5%, sia per ciò che riguarda gli interessi sia i premi.
Se l’acquisto è avvenuto attraverso una banca o una piattaforma di intermediazione, che applica un sistema amministrato o gestito, e quindi svolge la funzione di sostituto d’imposta, non sarai tenuto ad altre tipologie di adempimenti dichiarativi.
Un discorso differente si fa se l’operazione avviene attraverso un broker che non svolge la funzione di sostituto d’imposta. In questo caso dovrai essere tu a dichiarare nel 730 o nel modello unico PF gli interessi e i premi maturati compilando la sezione RM.
4. Trading sugli ETF
Gli ETF, in quanto appartenenti ai fondi comuni di investimento, in base alla legge 66/2014, sono sottoposti a una tassazione pari al 26%, sia per quanto riguarda i dividendi, sia per l’eventuale operazione di trading attraverso derivati o per il loro possesso reale.
Inoltre, se le operazioni avvengono attraverso intermediari non residenti all’estero, sarai tenuto alla compilazione del quadro RW, ai fini del monitoraggio e per il calcolo dell’IVAFE.
5. Valute estere e criptovalute
La tassazione sul trading online di valute estere, ovvero quelle attività di trading effettuate sul mercato del Forex, sono soggette a un’aliquota fiscale del 26%, oltre alla necessità di compilare il modello RW, in quanto attività finanziarie svolte al di fuori dell’Italia.
Un sistema simile riguarda la tassazione sulle criptovalute. Quindi, dovrai compilare il quadro RT con riferimento alle plusvalenze ottenute e il relativo quadro RW per il calcolo dell’IVAFE sugli strumenti detenuti all’estero, con una tassazione del 26%.
Invece, se non sono presenti utili, oppure hai solo il possesso delle valute digitali nel tuo dossier titoli, sarai tenuto a un obbligo di monitoraggio fiscale compilando sempre il quadro RW, se la giacenza media del portafoglio cripto ha superato, anche se per un solo giorno, la giacenza media di 15.000€.
Leggi anche la nostra guida sulle tasse sui Bitcoin.
Un discorso a parte riguarda le attività di staking. In questo caso le plusvalenze generate dal possesso delle criptovaluta, non vengono considerate redditi diversi, ma redditi da capitale. In quanto tali, dovrai inserirli nel quadro RL, e verrà applicata alla fonte un’imposta sostitutiva del 26%.
Tuttavia, anche in questo caso se lo staking avviene attraverso un wallet di un intermediario che ha sede all’estero, dovrai compilare il quadro RW ai fini del calcolo dell’IVAFE.
Tassazione trading online – Domande frequenti
Sì, le tasse sul trading online sono dovute sulle plusvalenze ottenute dall’attività di compravendita. Scopri quali sono gli importi nella nostra guida.
No, per fare trading online, non è obbligatorio aprire la partita IVA, se l’attività viene svolta a titolo
personale occasionalmente.
La tassazione in Italia sulle plusvalenze dovute al trading online prevede l’applicazione di un’imposta sostitutiva pari al 26%.
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