Come non pagare i contributi INPS con la partita IVA

Per la stragrande maggioranza dei lavoratori autonomi, il pagamento dei contributi INPS è un adempimento imprescindibile. Ma esistono alcune casistiche che prevedono l'esonero.

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  • I contributi INPS sono per molti l’adempimento fiscale più oneroso e le partite IVA li versano in autonomia.
  • Esistono alcune casistiche in cui una partita IVA non è tenuta a versare i contributi INPS, ma sono molto limitate.
  • In ogni caso, è necessario negoziare con l’INPS un possibile esonero contributivo se si rispettano tutti i requisiti.

Per molte categorie di lavoratori autonomi i contributi INPS rappresentano spesso l’adempimento fiscale obbligatorio più gravoso, specialmente quando l’ammontare rimane invariato a prescindere dal regime fiscale scelto. I contributi INPS sono gli stessi quindi anche nel forfettario.

La rigidità del sistema contributivo porta dunque molti a interrogarsi sulla possibilità di operare con partita IVA senza dover sostenere questo costo, domanda legittima che trova risposta in alcune rare eccezioni previste dalla normativa.

Si tratta però di casistiche limitate, per cui gli autonomi sono tenuti a rispettare rigidi requisiti poco negoziabili. In questo articolo approfondiremo proprio queste circostanze, in cui è possibile ottenere l’esonero contributivo, con un focus specifico su tutti gli elementi che concorrono all’esenzione.

È obbligatorio pagare i contributi INPS?

La risposta più semplice è sì. I contributi sono somme obbligatorie versate dai lavoratori, dai datori di lavoro o dai liberi professionisti alle varie casse previdenziali di riferimento, tra cui l’INPS, con lo scopo di finanziare le prestazioni sociali e previdenziali. Esistono però alcune rare eccezioni in cui un lavoratore autonomo può essere esentato dal versamento.

Partiamo dalla casistica più comune in cui è possibile ottenere l’esonero contributivo, ovvero quella che riguarda i lavoratori dipendenti full time che aprono una partita IVA per svolgere un’attività secondaria. Qui, i contributi sono già pagati dal datore di lavoro. Ma sarà necessario rispettare alcuni requisiti

  • il contratto di lavoro dipendente dovrà innanzitutto essere a tempo pieno tra le 38 e le 40 ore settimanali;
  • la natura dell’attività svolta dovrà rientrare tra quelle di tipo commerciale, artigianale o comunque ascrivibile alla Gestione IVS Artigiani e Commercianti.

    Un’altra opzione molto meno comune, ma comunque prevista dalla normativa, riguarda i lavoratori autonomi che rientrano in Italia dopo aver maturato contributi previdenziali all’estero. In alcuni casi, grazie a specifici accordi bilaterali tra l’Italia e altri Paesi, è possibile evitare il versamento dei contributi INPS per continuare a contribuire al sistema previdenziale del Paese estero.

    E infine, l’ultima categoria che può beneficiare dell’assenza di obblighi contributivi INPS è quella dei professionisti senza albo che durante l’anno hanno un fatturato pari a zero e che quindi non sono chiamati a versare alcun contributo alla Gestione Separata.

    Come non pagare i contributi INPS in regime forfettario

    Anche nel caso delle partite IVA in regime forfettario non è semplice ottenere lo sgravio contributivo. Risulta possibile non pagare i contributi INPS con partita IVA forfettaria nei seguenti casi:

    • un lavoratore dipendente che apre una partita IVA come attività secondaria e avrà dunque i contributi versati dal datore di lavoro;
    • un lavoratore autonomo che contribuisce al sistema previdenziale di un paese estero tramite specifici accordi bilaterali;
    • un professionista non iscritto ad alcun albo che presenta un fatturato pari a zero e non deve quindi versare i contributi proporzionali alla Gestione Separata.

    Ditta individuale: come non pagare i contributi INPS

    Le ditte individuali, proprio come qualsiasi partita IVA, sono sempre tenute al versamento dei contributi INPS. Le possibilità di accesso a un eventuale sgravio contributivo sono circoscritte a situazioni specifiche, come ad esempio:

    • il titolare di una ditta individuale che mantiene un lavoro dipendente principale, con i relativi contributi già versati dal datore di lavoro;
    • chi svolge un’attività autonoma e versa i propri contributi previdenziali in un paese estero, grazie a convenzioni bilaterali che evitano la doppia imposizione;
    • il caso di un professionista non iscritto a ordini o albi che, in assenza di fatturato, non è tenuto a versare i contributi alla Gestione Separata.

    Come non pagare i contributi fissi INPS

    A differenza di altre categorie di lavoratori autonomi, per le quali i contributi previdenziali sono calcolati in proporzione al reddito, artigiani e commercianti sono tenuti al versamento di contributi fissi annuali, determinati sulla base di un reddito minimale stabilito per legge.

    Per l’anno 2024, il reddito minimo annuo considerato ai fini del calcolo dei contributi è pari a 18.415,00 euro. Su questo si applicano le aliquote contributive specifiche per ciascuna categoria:

    • gli artigiani devono versare 4.427,04 euro, importo ridotto a 4.371,80 euro per i coadiuvanti e coadiutori con meno di 21 anni;
    • per i commercianti, l’importo annuale è di 4.515,43 euro, che scende a 4.460,19 euro per i collaboratori under 21.

      Anche in questo caso, tuttavia, l’esenzione contributiva è ancora più difficile da ottenere. Questo perché un artigiano o un commerciante, anche se presenta un fatturato pari a zero, deve comunque versare l’importo fisso. Nel caso in cui l’attività sia in sofferenza, però, il contribuente può decidere di inviare all’INPS la comunicazione di sospensione dell’attività per evitare di dover versare le somme fisse.

      Diversamente, gli unici casi in cui è possibile evitare il pagamento dei contributi fissi alle gestioni degli Artigiani e dei Commercianti riguardano situazioni ben precise, come abbiamo delineato nei paragrafi precedenti.

      Come non pagare i contributi INPS – Domande frequenti

      Cosa succede se non si paga l’INPS?

      Quando un contribuente omette il pagamento dei contributi, l’ente attiva infatti una procedura per il recupero delle somme non versate. Inizia con un avviso bonario, che invita a regolarizzare la posizione entro un termine specifico. Se questo invito viene ignorato, la questione passa all’Agenzia delle Entrate, che emette una cartella esattoriale, che maturerà sanzioni e more man mano che il contribuente ignora i propri adempimenti.

      C’è una sanatoria per i contributi INPS non versati?

      Nel caso in cui la partita IVA si trovi già nella situazione di non aver versato i contributi INPS entro le scadenze prestabilite, è comunque possibile regolarizzare la propria posizione tramite il ravvedimento operoso, secondo la circolare INPS 90/2024 che riguarda i mancati versamenti relativi a periodi successivi al 1° settembre 2024.

      Come aprire partita IVA senza pagare contributi INPS?

      L’unico modo per aprire una partita IVA ed evitare di pagare i contributi INPS è quello di farlo in concomitanza con un contratto da lavoro dipendente, ma solo nel caso in cui si tratti di un’attività secondaria di natura artigiana o commerciale. In questo caso, sarà il datore di lavoro a versare i contributi previdenziali.

      Autore
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      Francesca Di Feo

      Redattrice Partitaiva.it

      Classe 1994, immediatamente dopo gli studi ho scelto di intraprendere una carriera nel Project Management in ambito di progetti Erasmus+ per EPS. Questo mi ha portato ad approfondire in particolare le tematiche inerenti alla fiscalità delle PMI, anche se la mia area di expertise risulta oggi molto più ampia in questo ambito. Oggi sono copywriter freelance appassionata di scrittura e di innovazione per le piccole e medie imprese.

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