- I contributi INPS per Partita IVA a regime forfettario devono essere pagati in autonomia dai lavoratori che aderiscono a questa imposizione fiscale.
- A seconda dell’inquadramento contributivo, ovvero con iscrizione alla gestione separata INPS o a una cassa professionale, il calcolo dei contributi sarà leggermente diverso.
- Il coefficiente di redditività a partire dal quale si potrà calcolare il proprio reddito imponibile cambia in base alla situazione specifica.
Quando si parla di regime forfettario, sorgono subito diversi dubbi in relazione ai contributi INPS da sostenere: come si calcolano? La risposta non è univoca, in quanto questo dipende dalla singola attività svolta e dalla cassa previdenziale presso la quale si versano i contributi.
I contributi Inps per esempio per chi è nel regime forfettario variano anche in base all’appartenenza alla categoria di artigiani e commercianti oppure a quella dei liberi professionisti.
È bene precisare fin da subito che i contributi INPS per il regime forfettario non si dovranno calcolare partendo dal proprio fatturato lordo annuo, ma da una cifra che prende il nome di reddito imponibile: scopriremo di seguito di cosa si tratta.
Indice
- Regime forfettario e imposta sostitutiva
- Contributi Inps: chi li deve versare
- Contributi per attività imprenditoriali
- Deduzione contributi INPS regime forfettario
- Contributi con la Gestione Separata INPS
- Contributi professionisti con cassa
- Contributi previdenziali per commercianti
- Calcolo contributi artigiani
- Riduzione contributi INPS regime forfettario
Regime forfettario e imposta sostitutiva
Prima di passare all’analisi del calcolo dei contributi INPS nel regime forfettario, è utile ricordare che questo particolare regime fiscale è esente da IVA e dalle tradizionali imposte che vengono applicate per legge.
È invece prevista un’imposta sostitutiva, con un’aliquota che potrà essere:
- pari al 5% per i primi 5 anni, per chi rientra in particolari requisiti;
- pari al 15% per gli anni successivi.
Si potrà inoltre restare nel regime forfettario se non viene superato il limite di fatturazione annuale lordo di 85.000 euro (o di 30.000 euro lordi nel caso in cui si abbia anche un lavoro come dipendente). Tra gli altri benefici, si annovera il fatto che, in questo momento, non è neanche obbligatoria la fatturazione elettronica per tutti i forfettari.
Contributi Inps: chi li deve versare
Sono tenuti ad effettuare i versamenti dei contributi Inps quanti abbiano una partita Iva, la cui attività rientra in una di queste due categorie:
- attività imprenditoriale;
- lavoro autonomo.
Entrambe le categorie sono soggette al pagamento dei contributi Inps, anche se lo devono effettuare in misura diversa. In entrambi i casi ci sono dei vantaggi e degli svantaggi.
Prima di procedere è necessario ricordare che essere un lavoratore autonomo o avere un’attività imprenditoriale non è una scelta che viene effettuata dal contribuente, ma vi sono dei binari obbligatori da seguire, in base all’attività che viene concretamente svolta dal titolare della partita Iva.
Contributi per attività imprenditoriali
All’interno delle cosiddette attività imprenditoriali rientrano tutti quei soggetti che svolgono un’attività tipica dei commercianti o degli artigiani. Parliamo, ad esempio, di:
- negozi;
- ristoranti;
- esercizi al minuto.
Questi sono solo alcuni esempi. Nel caso in cui l’attività che il titolare di partita Iva con il regime forfettario sta svolgendo rientra in questo ambito, è tenuto ad iscriversi alla Gestione IVS Inps artigiani e commercianti.
In questo caso i contributi Inps possono essere abbastanza onerosi, ma permettono di ottenere una pensione che è realmente rapportata ai contributi che sono stati effettivamente versati.

Deduzione contributi INPS regime forfettario
Il regime forfettario si caratterizza, inoltre, per una deduzione forfettaria fissa dei costi. Cosa significa? Che per calcolare i contributi si utilizza il coefficiente di redditività legato al proprio codice Ateco.
A prescindere dal proprio Codice Ateco, dal coefficiente di redditività e dalla cassa previdenziale alla quale si è iscritti, il versamento dei contributi in autonomia è un obbligo per tutti i soggetti titolari di partita IVA.
Di seguito faremo degli esempi di calcolo contributi per le seguenti 4 categorie di lavoratori:
- liberi professionisti che sono iscritti alla Gestione Separata INPS;
- liberi professionisti che hanno una cassa previdenziale;
- commercianti;
- artigiani.
Il calcolo dei contributi è importante per chi ha la partita IVA in quanto permette di avere un’idea di una parte dei soldi che, ogni anno, dovranno essere messi da parte (a questi si aggiungono quelli relativi all’imposta sostitutiva).
Uno degli aspetti che destano maggiore preoccupazione tra quanti hanno aperto una partita Iva sono proprio i contributi Inps. Anche chi decide di aderire al regime forfettario deve tenere bene a mente questo aspetto della sua attività professionale. Uno dei motivi principali che crea preoccupazione è che, in molti casi, è necessario versare i contributi Inps anche se il fatturato è pari a zero.
In altri casi invece, il pagamento viene effettuato solamente se si guadagna, ovvero varia in base ai ricavi. Vediamo qui di seguito le diverse gestioni previste dall’ente previdenziale.
Contributi con la Gestione Separata INPS
I liberi professionisti iscritti alla gestione separata INPS sono tutti quei lavoratori autonomi che non hanno un albo professionale e, dunque, una cassa alla quale doversi iscrivere per il pagamento dei contributi.
Vi possono quindi rientrano i professionisti più vari, come per esempio:
- chi lavora nel web marketing, dai social media manager ai SEO copywriter;
- i web designer e gli sviluppatori;
- traduttori e correttori di bozze;
- fotografi e videomaker;
- amministratori di condominio;
- organizzatori di eventi e di matrimoni;
- assistenti sociali;
- fisioterapisti.
La Gestione Separata INPS presenta vantaggi e svantaggi in merito al versamento dei contributi, che sono stati esplicitati nella tabella che segue.
Vantaggio | Svantaggio |
I contributi si calcolano a percentuali, dunque si versa ogni anno in relazione a quanto è stato guadagnato. | Non si potrà usufruire della riduzione del 35% dei contributi, che è invece prevista in altri casi. |
Se il proprio incasso è pari a zero, non si dovranno dunque versare contributi. | Non sono presenti agevolazioni per i giovani, né aliquote ridotte per i redditi più bassi. |

Esempio calcolo contributi gestione separata INPS
Passando al calcolo effettivo dei contributi di chi lavora in gestione separata INPS, il coefficiente di redditività al quale fare riferimento varia in base al settore specifico in cui si lavora. Teniamo in considerazione che per il 2023 si è ipotizzato un aumento delle aliquote al 27%, tuttavia deve ancora essere confermato. Riportiamo qui di seguito un esempio sul 2022.
Poniamo l’esempio per cui il coefficiente è del 78%, mentre l’aliquota contributiva corrisponde al 26,23% per il 2022 (25,00 IVS + 0,72 aliquota aggiuntiva + 0,51 ISCRO).
Supponiamo che un traduttore abbia fatturato in un anno ben 40.000 euro lordi dalla sua attività. Applicando il coefficiente di redditività del 78%, si otterrà il reddito imponibile, che sarà pari a 31.200. A questa cifra si dovrà applicare la percentuale del 26,23% per ottenere il totale di contributi da pagare.
Nella pratica si avrà:
- fatturato lordo annuo: 40.000;
- reddito imponibile: 31.200 euro;
- contributi INPS: 31.200 * 26,23% = 8.183,76 euro.
Contributi professionisti con cassa
I professionisti che sono iscritti a un albo o a un ordine, come per esempio avvocati, architetti, medici, hanno una specifica cassa di riferimento, presso la quale versare i contributi previdenziali.
In questo caso, non c’è una regola valida per tutti per il calcolo dei contributi da versare, in quanto sarà ogni singolo ente a stabilire delle norme con un regolamento ben preciso.
Molte casse prevedono dei vantaggi che si rivolgono:
- ai nuovi iscritti;
- a chi sta terminando la formazione o sta svolgendo un tirocinio;
- a chi ha un reddito più basso.
Contributi previdenziali per commercianti
Rientrano nella categoria di commercianti non solo coloro ai quali siamo tradizionalmente portati a pensare, ovvero i rivenditori al dettaglio o all’ingrosso, ma anche tutti i professionisti che:
- lavorano porta a porta;
- gestiscono un e-commerce;
- svolgono il ruolo di agente immobiliare o promoter.
Nel loro caso, sarà necessario iscriversi alla Gestione Commercianti ed Artigiani INPS, la quale prevede il pagamento dei contributi sia in forma fissa, sia in forma variabile.
Esempio calcolo contributi commercianti
Anche in questo caso, bisogna attendere la pubblicazione di eventuali aggiornamenti per il 2023 del calcolo e delle aliquote. Di seguito indichiamo un esempio valido per il 2022.
Nella pratica, i commercianti che hanno un reddito pari o inferiore a 16.243 euro (che è considerato il reddito minimo), dovranno pagare un importo fisso, a prescindere dal fatturato. Tale importo ammonta a 3.983,73 euro.
Chi ha un reddito superiore a 16.243 euro, invece, dovrà pagare:
- sia i contributi minimi;
- sia i contributi calcolati sulla parte eccedente.
In questo secondo caso, sarà necessario applicare un’aliquota:
- del 24,48% per calcolare i contributi INPS;
- nel 23,28% per chi ha meno di 21 anni.
Per calcolare il reddito imponibile, si dovrà invece applicare un coefficiente di redditività pari al 40%. Ipotizziamo che un commerciante abbia guadagnato 60.000 euro in un anno. Il suo reddito imponibile sarà pari a 24.000 euro.

Calcolo contributi artigiani
Fanno parte della categoria degli artigiani tutti i soggetti che svolgono un’attività di tipo manuale: non solo l’artigiano nel senso più tradizionale, come il falegname o il fabbro, ma anche il parrucchiere, l’estetista, gli addetti alle pulizie, e così via.
Anche per gli artigiani è previsto un minimale di 16.243 euro per il 2022: se non viene superato si dovranno pagare soltanto dei contributi fissi, pari a 3.983,73 euro. Qualora si dovessero superare tali cifre, invece, ci saranno anche dei contributi variabili.
Sarà applicata un’aliquota del :
- 24% per i titolari di qualunque età e coadiuvanti/coadiutori di età superiore ai 21 anni;
- 22,80% per i coadiuvanti/coadiutori di età non superiore ai 21 anni.
Riduzione contributi INPS regime forfettario
Si ricorda infine che:
- anche nel 2023 viene applicata la riduzione del 50% per artigiani e commercianti che hanno più di 65 anni e che sono già pensionati;
- artigiani e commercianti potranno anche richiedere una riduzione del 35% sul totale dei contributi INPS, ovvero sia su quelli fissi sia su quelli variabili in caso di adesione al regime forfettario.
Tale agevolazione si potrà ottenere solo presentando un’apposita domanda da parte del soggetto interessato che, per quest’anno, scade il 28 febbraio 2023. La norma prevedeva per il 2022 che:
“Il regime in parola, che consiste nella riduzione contributiva del 35 per cento, si applicherà nel 2022 ai soggetti già beneficiari del regime agevolato fiscale e previdenziale nel 2021 che, ove permangano i requisiti di agevolazione fiscale per l’anno 2022, non abbiano prodotto espressa rinuncia allo stesso”.
Anche per il 2023 è disponibile tale agevolazione, come sconto sui contributi Inps, per le categorie di lavoratori visti sopra.
Contributi INPS regime forfettario – Domande frequenti
Il calcolo dei contributi INPS nel regime forfettario dipende dalla cassa previdenziale alla quale si è iscritti: leggi la nostra guida per saperne di più.
Per calcolare quali contributi dovranno essere versati nel regime forfettario, si dovrà fare riferimento alla propria cassa professionale: nel caso dei professionisti senza un ordine, si tratta della Gestione Separata INPS.
Sì, si può richiedere la riduzione del 35% con Partita Iva a regime fiscale forfettario, se si è artigiani o commercianti, ma il termine è febbraio 2023.
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