Aprire un alimentari: requisiti, costi, Partita Iva

Aprire un alimentari è un’idea imprenditoriale di successo, ma bisogna essere in possesso di alcuni requisiti professionali e personali. Leggi la procedura necessaria per avviare il business e i costi da sostenere.

di Ilenia Albanese

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Aprire un alimentari
  • Per aprire un alimentari è necessario aprire la Partita Iva ed essere in possesso di alcuni requisiti e i necessari permessi.
  • Il codice Ateco da usare per aprire la Partita Iva è il 47.11.40: “Minimercati ed altri esercizi non specializzati di alimentari vari“.
  • Per aprire un negozio di alimentari è necessario effettuare un investimento iniziale di almeno 40.000 euro.

Una delle attività più longeve da aprire è un negozio di alimentari, ma per farlo è necessario essere in possesso dei requisiti personali e professionali previsti dalla legge.

Anche l’apertura della Partita Iva è obbligatoria per poter avviare un’attività di questo tipo, e di conseguenza l’iter burocratico da seguire prevede diversi step per cui è consigliabile rivolgersi ad un professionista esperto, per curare le parti più tecniche come l’individuazione del codice Ateco relativo all’attività.

Aprire un alimentari significa maneggiare e vendere cibi e bevande, di conseguenza è necessario essere in possesso delle opportune licenze. In questa guida vedremo qual è la procedura necessaria per poter aprire un alimentari, quali sono i requisiti necessari, i costi da sostenere e tutto ciò che c’è da sapere sull’apertura della Partita Iva.

Aprire un alimentari: procedura

I negozi di alimentari portano profitti anche durante i periodi di crisi, quindi rappresentano sempre un ottimo investimento a lungo termine.

Per poter avviare questo tipo di attività, è necessario seguire alcuni passaggi fondamentali, come la scelta del luogo in cui aprire il negozio e dei prodotti da vendere. Quindi, la procedura da seguire per aprire un alimentari passa attraverso i seguenti step:

  • scegliere un locale di almeno 80 mq (incluso il magazzino);
  • scegliere la location presso centri abitati, zone in cui sono presenti uffici, scuole o centri storici o aree con grande afflusso di persone;
  • scelta dei prodotti, differenziandosi sul mercato e dalla concorrenza;
  • allestire il negozio e scegliere gli arredi;
  • creare un business plan per stimare i costi iniziali e le strategie per la gestione dell’attività;
  • organizzare la pubblicità e strategie di marketing.

All’interno del negozio di alimentari non devono mancare:

  • banco gastronomia e banco per il pane;
  • frigoriferi per i prodotti freschi;
  • scaffalatura per i prodotti confezionati;
  • scaffali per prodotti igienici, per la casa e cosmetici;
  • vetrine e banchi per prodotti freschi;
  • banchi freezer per i surgelati;
  • casse con registratori;
  • allestimento e scaffalatura per il magazzino.

Oltre agli aspetti relativi al negozio fisico, per aprire il negozio di alimentari bisogna soddisfare anche alcuni requisiti burocratici, personali e professionali.

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Aprire un alimentari: requisiti

I requisiti necessari per aprire un alimentari sono:

  • aprire la Partita Iva;
  • aprire la posizione contributiva INPS;
  • aprire la posizione INAIL per titolari e dipendenti;
  • richiedere l’autorizzazione a esporre l’insegna;
  • effettuare l’iscrizione al Registro delle Imprese presso la Camera di Commercio;
  • inviare la SCIA almeno trenta giorni prima dell’apertura al comune, per segnalare l’apertura al pubblico del negozio;
  • dotarsi dei POS.

Oltre a questi aspetti burocratici bisogna essere in possesso della notifica sanitaria e dei requisiti professionali.

Notifica sanitaria e requisiti professionali

Per poter vendere prodotti alimentari è necessario avere la notifica sanitaria ed essere in possesso dei requisiti professionali, che sono:

  • aver esercitato per due anni negli ultimi 5 anni attività nel settore alimentare o nella somministrazione di alimenti e bevande;
  • aver frequentato un corso professionale per il commercio, la preparazione o la somministrazione degli alimenti riconosciuto dalle regioni;
  • aver lavorato per un minimo di due anni (anche non continuativi) negli ultimi 5 anni in attività del settore alimentare, o nel settore della somministrazione di alimenti e bevande, come dipendente qualificato, addetto alla vendita all’amministrazione o alla preparazione degli alimenti, oppure in qualità di socio lavoratore;
  • avere il diploma di scuola secondaria superiore, una laurea triennale oppure aver frequentato una scuola a indirizzo professionale, a patto che nel corso di studi siano previste materie attinenti al commercio, la preparazione o la somministrazione degli alimenti;
  • essere iscritto nel registro esercenti per il commercio per l’attività di somministrazione alimenti e bevande o per l’attività di vendita i gruppi merceologici individuati dalla lettere A, B e C dell’articolo 12 del decreto ministeriale numero 375 del 4 agosto 88;
  • aver superato un esame di idoneità all’esercizio di attività di somministrazione alimenti e bevande, oppure per l’attività di vendita di uno dei gruppi merceologici individuati nel punto precedente.

Chi non può aprire un alimentari

Secondo quanto stabilito dall’art. 71 del D.Lgs. 26 marzo 2010, n. 59 non possono esercitare l’attività commerciale di vendita e di somministrazione:

  • coloro che sono stati dichiarati delinquenti abituali, professionali o per tendenza, salvo che abbiano ottenuto la riabilitazione;
  • coloro che hanno riportato una condanna, con sentenza passata in giudicato, per delitto non colposo, per il quale è prevista una pena detentiva non inferiore nel minimo a tre anni, sempre che sia stata applicata, in concreto, una pena superiore al minimo edittale;
  • coloro che hanno riportato, con sentenza passata in giudicato, una condanna a pena detentiva per uno dei delitti di cui al libro II, Titolo VIII, capo II del codice penale, ovvero per ricettazione, riciclaggio, insolvenza fraudolenta, bancarotta fraudolenta, usura, rapina, delitti contro la persona commessi con violenza, estorsione;
  • coloro che hanno riportato, con sentenza passata in giudicato, una condanna per reati contro l’igiene e la sanità pubblica, compresi i delitti di cui al libro II, Titolo VI, capo II del codice penale;
  • coloro che hanno riportato, con sentenza passata in giudicato, due o più condanne, nel quinquennio precedente all’inizio dell’esercizio dell’attività, per delitti di frode nella preparazione e nel commercio degli alimenti previsti da leggi speciali;
  • coloro che sono sottoposti a una delle misure di prevenzione di cui alla legge 27 dicembre 1956, n. 1423, o nei cui confronti sia stata applicata una delle misure previste dalla legge 31 maggio 1965, n. 575, ovvero a misure di sicurezza.
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Quanto costa aprire un alimentari

Per aprire un negozio d’alimentari è necessario affrontare dei costi per l’avvio dell’attività, sia per gli aspetti burocratici che per l’acquisto delle attrezzature. Tra i principali costi da sostenere ci sono:

  • l’affitto o l’acquisto del locale;
  • commercialista;
  • acquisto dell’arredamento e del mobilio;
  • costi per l’assicurazione del locale;
  • spese per pubblicità e marketing.

Per avviare l’attività, l’investimento minimo è di 40.000 euro, ma può anche raggiungere i 70.000 euro. Il costo aumenta in base al tipo di attrezzatura e all’ampiezza del locale.

Una soluzione è quella di affiliarsi con il franchising di negozi della Gdo (Grande Distribuzione Organizzata) che permette di usufruire di diversi vantaggi. Leggi anche quali sono i franchising più redditizi del momento.

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Aprire un alimentari: la Partita Iva

Come abbiamo visto, uno dei principali requisiti per poter avviare un’attività di questo tipo è l’apertura della Partita Iva, un codice a 11 cifre che identifica in modo univoco un’attività commerciale.

L’apertura della Partita Iva è semplice e gratuita, ma è consigliabile affidarsi ad un commercialista per questa operazione.

Contestualmente all’apertura della Partita Iva e la costituzione della ditta o della società, è necessario anche effettuare l’iscrizione al Registro delle Imprese della Camera di Commercio e aprire una posizione all’INPS e all’INAIL per titolari e dipendenti.

Per aprire la Partita Iva bisogna:

  • individuare il codice Ateco;
  • scegliere il regime contabile a cui aderire.

Per effettuare l’apertura della Partita Iva bisogna inviare, in via telematica, presso gli uffici fisici o tramite raccomandata A/R all’Agenzia delle Entrate, il modello che ne comunica l’apertura entro 30 giorni dall’avvio dell’attività.

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Codice Ateco

Il codice Ateco serve per identificare la tipologia di attività commerciale svolta dalla ditta o dalla società.

Nel caso del negozio di alimentari il codice Ateco da utilizzare è il 47.11.40: “Minimercati ed altri esercizi non specializzati di alimentari vari“.

In questo codice, infatti, rientrano tutti gli esercizi di vendita al dettaglio in sede fissa che attuano la vendita di prodotti quasi esclusivamente alimentari, su una superficie normalmente fino a 400 mq.

Regime contabile

Per le ditte individuali che registrano ricavi inferiori a 85.000 euro è possibile aderire al regime contabile forfettario che permette di pagare un’imposta sostitutiva del 5% per i primi 5 anni e dei 15% per gli anni successivi sulla base imponibile.

Tuttavia, poiché i negozi alimentari in genere superano tale soglia e si costituiscono sotto forma di società, i regimi contabili a cui è possibile aderire sono due: il regime ordinario e il regime semplificato.

In entrambi i casi è previsto il pagamento di imposte come:

  • IRPEF (imposta sul reddito delle persone fisiche);
  • IVA (imposta sul valore aggiunto);
  • IRAP (imposta regionale sulle attività produttive);
  • Addizionali comunali e regionali.

Inoltre, questi due regimi prevedono l’obbligo di fatturazione elettronica e la tenuta delle scritture contabili. Tuttavia, il vantaggio è la detrazione dei costi relativi all’attività.

Regime contributivo

I titolari di un negozio di alimentari dovranno iscriversi alla Gestione Commercianti INPS e, di conseguenza, aprire una posizione per poter versare i contributi previdenziali.

La normativa vigente stabilisce che gli iscritti alla Gestione Commercianti con un reddito pari o minore di 16.243 euro devono pagare un importo fisso pari a 3.983,73 euro mentre, per redditi superiori, bisogna pagare anche i contributi calcolati sulla parte eccedente di 16.243 euro.

L’aliquota applicata è di:

  • 24,48% per chi ha più di 21 anni;
  • 23,28% per chi ha meno di 21 anni.

Se il regime fiscale adottato è il regime forfettario, si può richiedere una riduzione, ovvero uno sconto del 35% sul totale dei contributi INPS.

Aprire un alimentari – Domande frequenti

Quanti soldi ci vogliono per aprire un negozio di alimentari?

L’investimento iniziale necessario per aprire un negozio di alimentari parte da 40.000 euro circa, ma può superare anche i 70.000 euro in base alla grandezza del locale, al luogo in cui si apre e ai prodotti messi in vendita.

Come aprire un piccolo minimarket?

Per aprire un minimarket bisogna aprire la Partita Iva, fare l’iscrizione al Registro delle Imprese, aprire la posizione all’INPS, ottenere il premesso per esporre l’insegna e inviare al SCIA al comune.

Quali sono i requisiti per aprire un alimentari?

Oltre ai requisiti burocratici (Partita Iva, INPS) il titolare deve rispettare i requisiti professionali e personali. Leggi nella guida quali sono.

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Ilenia Albanese

Esperta di finanza personale e lavoro digitale

Copywriter specializzata nel settore della finanza personale, con esperienza pluriennale nella creazione di contenuti per aiutare i consumatori e i risparmiatori a gestire le proprie finanze.

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