Le imprese italiane cercano 2,5 milioni di lavoratori: dati e scenario

Il divario tra domanda e offerta di lavoro mette le imprese italiane in una posizione difficile, che richiederà un cambiamento del paradigma tradizionale e capacità di adattamento.

di Francesca Di Feo

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le imprese italiane cercano 2,5 milioni di lavoratori
  • Il mercato del lavoro in Italia è gravato da un profondo divario tra la domanda e l’offerta di lavoro, con 2,5 milioni di posizioni lavorative che le imprese fanno fatica a colmare nel 2023.
  • Nonostante ciò, il contesto occupazionale mostra segni di resilienza e una crescita sostenuta con previsioni di incremento moderato per i prossimi anni.
  • La risposta alle sfide future del lavoro include l’adattamento a un contesto in rapida evoluzione e la necessità di puntare sulla formazione per lo sviluppo di nuove competenze e un cambiamento nei modelli organizzativi.

Il mercato del lavoro e le imprese continuano a navigare in acque turbolente, retaggio di uno scenario complesso post-Covid che mette in evidenza, ancora una volta, un marcato divario tra domanda e offerta di lavoro in Italia.

Un recente studio condotto dall’osservatorio Look4ward di Intesa Sanpaolo1, presentato dal suo capoeconomista Gregorio De Felice, lancia luci e ombre sul futuro dell’occupazione nel Bel Paese, delineando una situazione paradossale.

Da una parte, la disoccupazione è ancora a livelli altissimi e dall’altra le aziende faticano a trovare i profili professionali di cui hanno bisogno, in particolare nel settore dei servizi. Quali sono le cause e come rispondere alle sfide del futuro?

Ci sono 2,5 milioni di posti di lavoro scoperti

Il 2023 si è rivelato un anno particolarmente nero per la forbice domanda-offerta, con 2,5 milioni di posizioni lavorative difficili da colmare che rappresentano il 45,1% del totale delle offerte di lavoro.

Questo fenomeno di “mismatch” tra le competenze richieste dalle imprese e quelle offerte dal mercato del lavoro non è altro che un’eredità della pandemia, che continua a persistere nonostante il progressivo recupero economico.

Le cause di questo squilibrio sono però molteplici e radicate in diversi fattori socio-economici. Da un lato, abbiamo un tasso di disoccupazione che si attesta attorno al 7%, con punte ancora più elevate di disoccupazione giovanile, soprattutto nelle regioni meridionali.

Dall’altro, il mercato lamenta una scarsità di manodopera qualificata in settori chiave come il turismo e i servizi alle imprese, dove si concentra oltre la metà delle figure professionali difficili da reperire. Un gap che si manifesta, sorprendentemente, non solo per i laureati ma anche tra gli operai specializzati, segno di una discrepanza strutturale tra l’offerta formativa e le esigenze del tessuto produttivo.

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L’occupazione è in crescita in Italia

occupazione e in crescita

Su una nota più positiva, il contesto occupazionale mostra segni di resilienza, con una crescita dell’1,9% nel 2023, sostenuta in parte da misure come il Superbonus, che ha stimolato l’occupazione nel settore delle costruzioni (+17,3%).

Le previsioni di De Felice per i prossimi anni indicano inoltre un trend di crescita moderata, con un aumento stimato dell’1% nel 2024 e dello 0,7% negli anni successivi.

Il confronto con altre economie europee evidenzia tuttavia come l’Italia rimanga comunque indietro, rallentata da ulteriori criticità uniche e prescindibili dal post-pandemia, quali l’invecchiamento della forza lavoro e a una stagnazione economica sistemica che limita le prospettive di crescita.

Una situazione che riflette una tensione caratterizzante non solo il mercato del lavoro italiano, ma anche quello di altri paesi, tra cui gli Stati Uniti e diverse nazioni europee.

Adattamento come competenza chiave del futuro

Nel contesto attuale, caratterizzato da rapidi cambiamenti e da un’economia sempre più digitalizzata e attenta alle tematiche ambientali, le aziende si trovano di fronte alla sfida di adattarsi per restare competitive.

La ricerca realizzata in collaborazione tra Intesa Sanpaolo, l’Università Luiss Guido Carli, Siref Fiduciaria, Accenture e Digit’Ed, illumina con chiarezza la direzione verso cui si stanno orientando i vertici aziendali in risposta a questi cambiamenti.

Secondo lo studio, una larga maggioranza degli intervistati, oltre il 70%, riconosce l’importanza cruciale dell’adattabilità e della capacità di cambiare mentalità come pilastri fondamentali del lavoro del futuro.

Sembra facile quindi delineare le competenze chiave che saranno richieste ai professionisti: competenze digitali, sensibilità verso le questioni ambientali (green skills), abilità relazionali e una predisposizione all’adattamento continuo.

Pensiero critico gestionale e auto-organizzazione sono ancora le competenze più valorizzate, citate rispettivamente dal 45% e dal 36% degli intervistate, un retaggio dell’era dello smart-working, in crescita esponenziale dal post pandemia.

Il lavoro del futuro richiede però una trasformazione non solo nelle competenze individuali, ma anche nei modelli organizzativi.

Le strutture gerarchiche tradizionali cedono il passo a organizzazioni flessibili e collaborative, capaci di promuovere l’apprendimento continuo e l’autonomia dei lavoratori, in un’evoluzione che implica intrinsecamente una profonda riflessione sulla leadership.

I manager del futuro dovranno incarnare il ruolo di facilitatori, concentrandosi sulla cura delle relazioni e sull’empowerment dei team, promuovendo un approccio al potere basato sulla collettività (“potere del Noi”) piuttosto che sull’individualismo.

L’importanza della formazione

Mettere in campo iniziative concrete per modernizzare le imprese è fondamentale: è necessario quindi identificare le esigenze di nuove competenze e di aggiornamento delle skills tradizionali in settori chiave, con l’obiettivo di adeguarsi alle trasformazioni aziendali in atto e ai nuovi modelli di business.

L’intento è quello di sviluppare azioni e programmi formativi che, puntando su innovazione e sostenibilità, possano generare valore sia per le imprese che per il tessuto socio-economico del Paese, creando nuove opportunità di crescita e di sviluppo.

  1. Look4Ward, Osservatorio sulle competenze del futuro, Intesa Sanpaolo, group.intesasanpaolo.com ↩︎
Autore
Classe 1994, immediatamente dopo gli studi ho scelto di intraprendere una carriera nel Project Management in ambito di progetti Erasmus+ per EPS. Questo mi ha portato ad approfondire in particolare le tematiche inerenti alla fiscalità delle PMI, anche se la mia area di expertise risulta oggi molto più ampia in questo ambito. Oggi sono copywriter freelance appassionata di scrittura e di innovazione per le piccole e medie imprese.

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