- Con la riforma del fisco arriva anche l’implementazione della misura del concordato preventivo biennale tra fisco e aziende.
- Una volta approvato, il concordato preventivo potrebbe riguardare 1 milione di Partite Iva – 1 milione e mezzo, a seconda delle soglie valutative secondo i criteri ISA.
- Recentemente Maurizio Leo ha confermato che il concordato preventivo biennale arriverà già dal 1 gennaio 2024.
Con la delega fiscale approvata, arriveranno importanti novità per le Partite Iva, come il concordato preventivo biennale, recentemente confermato dal viceministro Maurizio Leo.
La misura consentirà ad attività inerenti aziende e professionisti di stabilire insieme al fisco quali saranno le imposte sui redditi applicate, e l’IRAP, indipendentemente dai ricavi effettivi conseguiti per due anni.
Si tratta di un meccanismo di semplificazione che garantisce una maggiore trasparenza fiscale tra imprese e Agenzia delle Entrate. Vediamo quali sono i più recenti sviluppi in merito.
Concordato preventivo biennale e riforma fiscale
Partiamo dal presupposto che il fisco italiano dispone di moltissimi strumenti per ottenere dati e informazioni sui contribuenti, grazie alle numerose banche dati fiscali che includono anche le Partite IVA italiane, specialmente in ottica di un sistema sempre più digitale e automatizzato.
Ora, in ambito di concordato fiscale, questi dati tornano particolarmente utili, poiché attraverso essi l’Agenzia delle Entrate avrà la possibilità di formulare una proposta ai contribuenti, quelli più piccoli, che sia in linea con le possibilità del soggetto.
Aderendo alla proposta, il contribuente, grazie al concordato preventivo fiscale, potrà conoscere in anticipo gli importi delle imposte dirette da versare all’erario e pianificare di conseguenza la propria attività di impresa.
Ne si evince che una misura di questo tipo, se attuata con criterio, andrebbe a favorire in prima battuta il contribuente, che gioverebbe di un importo fisso non limitante, poiché se gli indotti dovessero crescere, non verrà chiesto alcun conguaglio al termine di due anni di concordato.
Tuttavia, questo non vuol dire che il contribuente sia esentato dagli obblighi dichiarativi e contabili. Inoltre, l’IVA verrà applicata con le regole ordinarie, sempre tramite fatturazione elettronica. Nel caso in cui non venissero rispettate queste condizioni, il concordato decadrebbe nella sua interezza.
Recentemente il viceministro Maurizio Leo ha chiarito che questo strumento sarà disponibile già dal 1 gennaio 2023, e sarà rivolto a imprese e professionisti con un fatturato annuo massimo di 5,1 milioni di euro.
Gli ISA si trasformano
Per il nuovo concordato preventivo potrebbe quindi essere preso in considerazione un sistema di punteggi, in modo da dare precedenza per lo strumento a coloro che hanno un’elevata affidabilità fiscale, ovvero imprese e professionisti che hanno sempre versato regolarmente tutte le imposte.
Qui entrano in gioco gli ISA. Il ruolo degli ISA per i contribuenti che potranno accedere al concordato fiscale biennale cambierà radicalmente. Essi non verranno infatti abrogati totalmente, ma verranno utilizzati in maniera diversa, in un’ottica di semplificazione.

Gli Indicatori Sintetici di Affidabilità rappresentano una specie di pagellino, che premia i contribuenti più affidabili con un voto da 1 a 10. Secondo quanto ipotizzato dagli economisti, gli ISA saranno l’elemento determinante per accedere al concordato fiscale.
Se così dovesse essere, il “voto” sarà importante anche per comprendere quanti contribuenti verranno coinvolti. Si stima che se la soglia sarà l’8, le imprese che potranno beneficiare della misura saranno poco più di un milione.
Se invece il voto determinante sarà il 7, la platea si allargherebbe a circa un milione e mezzo di contribuenti su tutto il territorio nazionale.
Nuovo concordato preventivo: l’uso dell’intelligenza artificiale
Una novità che potrebbe arrivare insieme a questo strumento è l’impiego dell’intelligenza artificiale da parte degli enti preposti ai controlli fiscali. L’AI ha infatti riscontrato un discreto successo, e presto potrebbe essere impiegata per valutare l’affidabilità fiscale dei contribuenti.
Oltre ai dati derivati dalla SOSE (la società pubblica che gestiva gli studi di settore) e dall’Anagrafe Tributaria, potrebbe essere impiegata l’AI per predire i ricavi di un professionista o un’impresa rispetto ai dati già registrati in precedenza.
L’AI potrebbe quindi essere impiegata per predire la base imponibile, e per applicare la misura del concordato preventivo alle imprese più affidabili. la digitalizzazione, anche con l’impiego dell’intelligenza artificiale, rimane al centro dell’attenzione del governo.
Le nuove misure di concordato preventivo potrebbero già arrivare all’inizio del 2024 per applicare tutte le modifiche avviate con la riforma fiscale.
Concordato preventivo biennale ed IVA
Il concordato preventivo prende in considerazione le tasse applicate sui redditi, come Irpef e Ires, e l’Irap. Tuttavia, nonostante la riforma fiscale, la misura ancora non potrà comprendere anche l’IVA, Imposta sul Valore Aggiunto: intervenire includendo anche questa tassa andrebbe contro alle regole presenti a livello europeo.
Si ipotizza quindi che il concordato preventivo non possa portare vantaggi a livello di IVA a professionisti e imprese. Questi vantaggi però potrebbero essere introdotti con altre misure specifiche.
Bisogna ancora attendere per conoscere i dettagli sui decreti attuativi della riforma fiscale per conoscere tutti i sostegni eventualmente garantiti alle Partite Iva.
Concordato preventivo biennale: l’opinione dell’esperto
Il fisco italiano ha in mano una marea di dati e di informazioni sui contribuenti. Dalle numerose banche dati fiscali alimentate dai professionisti italiani, che attraverso le attività di trasmissione telematica, per conto dei cittadini, in qualità di intermediari, hanno agevolato il Ministero dell’economia e delle finanze in questa attività di censimento economico e fiscale.
Questi dati consentono all’Agenzia delle entrate di formulare una proposta ai contribuenti di minori dimensioni, aderente al profilo fiscale del soggetto e alle sue potenzialità.
Attraverso l’adesione alla proposta, il contribuente potrà sapere in anticipo quali saranno le imposte dirette da versare all’erario e programmare la sua attività di impresa senza patemi d’animo e senza sorprese, quanto a imposizione.
Una misura particolarmente adatta alle aziende che prevedono una crescita strutturale e intendono concentrarsi su questo aspetto, piuttosto che sulla pianificazione e ottimizzazione fiscale, opera in cui l’imprenditore, di solito, spende delle energia che potrà destinare alla produzione.
Concordato preventivo, un po’ di storia
Il concordato preventivo biennale non è una assoluta novità. Venti anni fa il ministro Tremonti aveva già avviato un progetto di tassazione preventiva concordata per contrastare l’evasione, soprattutto per le aziende più piccole e coinvolte in questo fenomeno.
Queste aziende potevano essere esonerate dalla emissione dello scontrino fiscale o di altri documenti fiscali, semplificando in ciò la loro gestione ordinaria. Una misura particolarmente adatta ai commercianti.
Al momento della sua introduzione, venti anni fa, probabilmente per una mancanza di comunicazione o per una complessità della misura per i consulenti delle aziende che non sono stati adeguatamente coinvolti nella attività divulgativa, questa iniziativa dell’allora governo è stata un flop.
Il gettito fu inferiore al 2% di quello previsto e questa possibilità di adesione al concordato fiscale preventivo fu presto abbandonata.
I punti deboli della misura
È questo uno dei principali motivi per cui c’è molto scetticismo sul buon esito di questa parte della riforma che, non si capisce, per quale motivo dovrebbe essere vincente dopo venti anni e un insuccesso alle spalle.
Un’altra obiezione, avanzata dagli addetti ai lavori, è quella della difficoltà nei controlli di eventuali operazioni elusive o evasive, attraverso lo spostamento di compensi e ricavi, da partite iva con regime di tassazione ordinaria a partite iva con tassazione agevolata e forfetizzata.
In particolare si presta al fenomeno della falsa fatturazione tra due società che potrebbero l’una fruire di una non tassazione dei ricavi e l’altra della deduzione dei costi, risolvendosi in una mancanza di gettito che, a seconda dei casi, potrebbe avere degli importi anche molto significativi.
Ad esempio, se una società che gode della tassazione agevolata attraverso il concordato preventivo e, poniamo il caso, che versi le imposte fino a 100.000 euro di ricavi, superata questa soglia non pagherebbe imposte sul reddito. La fattura emessa a favore di una società dello stesso gruppo o di una società compiacente, in regime ordinario di tassazione, consentirebbe all’azienda che riceve la fattura, di poter dedurre i 100.000 euro dal reddito, risparmiando il 24% di IRES, oltre all’eventuale IRAP.
Il danno per l’erario sarebbe di circa 28.000 euro!
I vantaggi del concordato preventivo biennale
D’altro canto, il concordato preventivo biennale consente all’imprenditore di lavorare con maggiore serenità e di produrre utili senza doversi preoccupare di una crescita che, anche se positiva da un punto di vista aziendale, tante volte non è conveniente.
L’impegno profuso, a volte, viene vanificato dalla elevata tassazione, che non rende conveniente occupare tempo e energie supplementari alle iniziative imprenditoriali.
Prima di dare un giudizio definitivo attendiamo i dettagli su questa misura per valutare se l’applicazione sarà semplice o, per la seconda volta, si risolverà in un nulla di fatto. Alla fine saranno sempre gli imprenditori a decidere se varrà la pena dedicarsi alla analisi della novità ed alla sua concreta applicazione, con l’ausilio del proprio commercialista.
Concordato preventivo – Domande frequenti
Si tratta di una misura del fisco per incentivare la trasparenza fiscale, rivolta a imprese e Partite Iva. Ecco come funziona e le prossime novità.
Si prevede l’impiego di questo strumento con una serie di punteggi da applicare in base all’affidabilità di imprese e Partite Iva. Nell’articolo, tutti i dettagli.
Il concordato preventivo con il fisco dura due anni, durante i quali il professionista o impresa può accedere ad uno sconto fiscale.
Lascia un commento