Pagamenti digitali, l’Italia accelera: 8 esercenti su 10 accettano transazioni cashless

In Italia aumentano i pagamenti digitali al posto dei contanti: ecco quali sono i vantaggi per le imprese nell'adottare strumenti cashless

di Valeria Oggero

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  • L’utilizzo di strumenti di pagamento digitali aumenta nel nostro paese: al momento 8 esercenti su 10 accettano transazioni di tipo cashless al posto del contante.
  • L’utilizzo di strumenti cashless è un vantaggio non indifferente per gli esercenti: coloro che li usano registrano anche degli aumenti nelle vendite.
  • Il 20% degli esercenti considera ancora il contante come la forma di pagamento più sicura.

L’arrivo di sistemi di pagamento digitali ha cambiato il panorama delle transazioni per esercenti e consumatori, rendendo i passaggi più veloci, fluidi e tracciabili. Inoltre, interventi normativi come l’obbligo del POS hanno incentivato ulteriormente il passaggio dal contante al sistema cashless.

Per un esercente oggi disporre di strumenti di pagamento digitali è necessario, obbligatorio e nella maggior parte dei casi porta a vantaggi non indifferenti: dalla possibilità di ottenere un maggiore guadagno a quella di rimanere competitivi sul mercato, in una società sempre più digital friendly.

Un recente comunicato stampa di The European House Ambrosetti1, ha individuato alcuni dati importanti riguardo al passaggio al cashless, rilevando come per la maggior parte degli esercenti questo sia già avvenuto, anche se in alcuni casi rimangono ancora delle resistenze.

Pagamenti digitali: aumentano in Italia

Il primo dato importante da analizzare riguarda la percentuale di esercenti che in Italia adottano strumenti digitali per accettare i pagamenti dei clienti: secondo il comunicato infatti, da un’analisi su 500 esercenti, sono state individuate in un rapporto di 8 su 10 le attività in cui questo accade.

Si tratta comunque di numeri in aumento, per cui l’Italia è coinvolta in un’accelerazione che porta con sé notevoli vantaggi, non solamente per i consumatori, ma anche per le stesse attività di impresa. La crescita da un lato è incentivata dalle politiche europee e nazionali che puntano ad una transazione digitale progressiva, dall’altro dalle abitudini dei cittadini in forte mutamento.

In Italia infatti l’obbligo del POS si è inasprito dal 30 giugno 2022 per tutti, commercianti o professionisti. A disporre tale novità è stato il Decreto PNRR 2, da cui sono state stabilite sanzioni in denaro per gli esercenti o professionisti che non si adeguano.

In sostanza chi opera a contatto con il pubblico proponendo beni o servizi deve permettere ai clienti di utilizzare strumenti digitali per i pagamenti, non solamente il denaro contante. All’arrivo di questa novità è scattata la corsa all’acquisto di strumenti POS idonei e sono emerse anche non poche criticità intorno al pagamento di commissioni o abbonamenti intorno a queste soluzioni.

A distanza di quasi due anni dal momento in cui è scattato l’obbligo con sanzioni, l’Italia ha fatto notevoli passi avanti, anche se esiste ancora una grossa fetta di esercenti che prediligono i pagamenti in contanti, considerati più sicuri rispetto al digitale. Si evince quindi che 2 su 10 ancora non consentono ai clienti di usare metodi moderni di pagamento come carte, applicazioni e similari.

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Il cashless favorisce le vendite

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Un aspetto da non sottovalutare, vantaggioso per le attività di impresa che utilizzano strumenti di pagamento digitale, è l’aumento delle vendite. Secondo l’analisi TEHA infatti più del 50% degli esercenti intervistati ha ottenuto dei vantaggi economici concreti da questa scelta.

Senza questa possibilità, gli esercenti vanno incontro ad una perdita del 26% della clientela. Questo fattore è importante, perché evidenzia come siano sempre più spesso i consumatori a chiedere di poter acquistare tramite pagamenti digitali.

Tra questi, oltre alle carte di pagamento, troviamo anche le moderne app con utilizzo da smartphone, come Satispay oppure Paypal, anche se ancora sono accessibili per una minoranza. In alcuni settori in particolare poter offrire strumenti di pagamento digitali è decisivo: pensiamo ad esempio alla vendita di prodotti alimentari, al commercio in generale o al turismo.

Va anche evidenziato che oggi sempre più spesso i consumatori scelgono di comprare prodotti direttamente online, tramite siti e-commerce degli esercenti oppure piattaforme note come Amazon: in questi casi il pagamento in contante è quasi del tutto escluso.

Senza contare che molto spesso i clienti prediligono soluzioni Buy Now Pay Later, possibilità garantita solamente da strumenti digitali appositi, che permette anche di rateizzare nel tempo una certa somma.

Possiamo dire quindi che per esercenti e professionisti scegliere di utilizzare metodi cashless non solo è obbligatorio per legge, ma è anche un fattore centrale per rimanere competitivi sul mercato e acquisire nuova clientela.

Il cashless fa bene all’ambiente

Un altro fattore da considerare è quello ambientale: spesso si sottovaluta questo aspetto, ma l’utilizzo del denaro contante nella pratica inquina. Dalla produzione alla gestione, fino alla circolazione di monete e banconote, emerge una forte componente inquinante.

Per dare un’idea dell’impatto ambientale dei contanti, vediamo i dati: più di 160,8 mila tonnellate di Co2 sono provocate dall’uso di questo tipo di pagamenti. Si tratta di circa 2,7 kg per abitante: numeri spaventosi per un fenomeno che spesso viene trascurato, per cui l’Italia si trova purtroppo al secondo posto in Europa.

I pagamenti cashless quindi risolvono anche questo problema, garantendo una minore emissione di anidride carbonica nell’ambiente. L’economia verde passa anche da qui: accantonare del tutto l’uso dei contanti favorendo il digitale può contribuire al benessere del pianeta.

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Molti esercenti scelgono ancora il contante

Nonostante i vantaggi che i pagamenti digitali possono portare a cittadini, imprese e ambiente, sono ancora molti gli esercenti che prediligono il contante, ovvero 2 su 10. Le motivazioni legate a questa scelta sono diverse.

Da un lato si tratta di un’opzione valutata come più sicura dalle attività imprenditoriali stesse, in termini di percezione. Si osserva quindi una certa resistenza al cambiamento, che porta a prediligere metodi largamente usati in passato e che non abbracciano il digitale.

Un altro fattore da evidenziare, che amplifica il divario tra contanti e strumenti cashless, riguarda la mancanza di competenze e sensibilità negli strumenti informatici e digitali in generale. Sono ancora molti gli esercenti che non ritengono importante l’utilizzo di opzioni digitali o del web per la propria attività, come la raccolta di dati e informazioni sui propri clienti.

Tuttavia un parametro va preso in considerazione: soprattutto nel periodo in cui si è diffusa la pandemia, per molte attività è diventato essenziale rivolgersi al web, per continuare a vendere e per espandere la propria attività. Molti hanno cavalcato quest’onda anche successivamente, mentre per altri così non è stato.

I pagamenti digitali sono quindi possibili se l’esercente sceglie di innovare i propri sistemi acquistando strumenti POS o aderendo a sistemi di pagamento tramite smartphone: non tutti sono disposti a procedere in questo modo e a sostenere i costi che eventualmente ne conseguono.

Pagamenti digitali: il divario tra Nord e Sud

Una forte differenza è ancora presente tra le regioni del nord e del sud del paese: la dipendenza dal contante è maggiormente marcata nelle zone del Mezzogiorno, mentre è prevalentemente il nord ad attuare cambiamenti in direzione digitale.

Il sud quindi rimane indietro nel passaggio al cashless, sia perché il contante è ancora visto come più sicuro sia per una resistenza al cambiamento diffusa. Questo divario tra le regioni italiane provoca sicuramente un rallentamento nel passaggio ai pagamenti digitali.

  1. “L’Italia verso la cashless society tra progressi e sfide ambientali”, Comunicato stampa, The European House Ambrosetti, acadmin.ambrosetti.eu ↩︎
Autore
Giornalista pubblicista, laureata in Scienze della Comunicazione all'Università degli Studi di Torino, da sempre sono appassionata di scrittura. Dopo alcune esperienze all'estero, ho deciso di approfondire tematiche inerenti la fiscalità nazionale relativa alle persone fisiche ed alle Partite Iva. La curiosità mi ha portato a collaborare con agenzie web e testate e a conoscere realtà anche diversissime tra loro, lavorando come copywriter e editor freelancer.

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