- Una recente decisione ha prorogato la misura dell’isopensione oltre il termine previsto a fine 2023, e per un periodo che arriva al 2026.
- L’isopensione permette alle imprese di stabilire, insieme ai sindacati, piani di esodo specifici per lavoratori vicini alla pensione.
- L’isopensione garantisce al lavoratore in esodo una somma mensile versata dall’impresa fino al raggiungimento della pensione.
Il Decreto Milleproroghe interviene a portare avanti diverse misure con scadenza imminente, tra cui l’isopensione. Si tratta di un meccanismo con cui le aziende possono stabilire dei piani di esodo nel caso di personale in eccedenza, in accordo con i sindacati.
La misura permette quindi ai lavoratori vicini alla pensione di uscire in anticipo dal lavoro, secondo la pianificazione aziendale specifica, accedendo ad una indennità versata mensilmente in sostituzione dello stipendio o della pensione, fino al raggiungimento dei requisiti per accedere alla pensione vera e propria.
I datori di lavoro possono quindi utilizzare questa misura fino al 2026, secondo i recenti provvedimenti, e i lavoratori possono accedervi con 7 anni di anticipo alla pensione. Vediamo nello specifico cosa prevede la misura e quali sono gli obblighi delle imprese.
Indice
Cos’è l’isopensione
L’isopensione, anche chiamata “assegno di esodo” è una misura introdotta nel 2012 dalla Legge Fornero per sostenere le imprese che prevedessero operazioni di esodo dei lavoratori. Questa misura garantisce diversi vantaggi per imprese e lavoratori:
- le imprese possono pianificare operazioni di esodo di diversi lavoratori vicini alla pensione, nel caso di eventi particolari o eccedenza del numero di dipendenti;
- i lavoratori vicini alla pensione possono essere esonerati dal lavoro e ricevere un assegno di esodo fino al raggiungimento dei requisiti effettivi per la pensione.
L’isopensione per il lavoratore è come una sorta di pensione anticipata, pur non trattandosi di una vera e propria pensione, ma di una indennità particolare.
Il datore di lavoro può procedere con questo strumento tuttavia solamente se sussiste un accordo specifico con i sindacati, e se ha almeno 15 dipendenti. Un esempio di applicazione di isopensione recente è quello di Tim, per cui per il 2023 sono previste 2.000 uscite volontarie dal lavoro.
Questa misura si applica fino a 7 anni prima del raggiungimento dei requisiti per l’accesso alla pensione del lavoratore: questa soglia nel tempo è infatti stata aumentata rispetto alla regola iniziale che prevedeva un anticipo per un massimo di 4 anni.
Va ricordato anche che l’isopensione non varia con gli adeguamenti Istat, e su queste somme non possono essere effettuate trattenute, come la cessione del quinto.
Come cambia l’isopensione con il Decreto Milleproroghe
Con il recente Decreto Milleproroghe, il requisito di 7 anni massimi all’accesso alla pensione rimane invariato, tuttavia cambiano le scadenze di tale misura. L’isopensione infatti stava per terminare, alla fine del 2023.
Tuttavia il decreto l’ha prorogata ancora fino almeno al 31 dicembre 2026, consentendo alle imprese di ricorrere a questo strumento anche nei prossimi anni. Per ciò che riguarda il funzionamento della misura, rimane lo stesso: l’impresa deve necessariamente avere un piano di esodo in accordo con i sindacati.
Va evidenziato anche che tale misura comporta per l’impresa, quindi per il datore di lavoro, diversi obblighi, al fine di garantire un esodo programmato e con le dovute indennità ai lavoratori.

Quali sono gli obblighi per le imprese
Le imprese sono obbligate quindi a rispettare diverse condizioni, per poter accedere allo strumento dell’isopensione. Nello specifico:
- l’impresa deve presentare un piano di esodo in accordo con i sindacati;
- l’accordo deve anche essere siglato dall’INPS, che controlla il piano di esodo valutando quali sono i contributi già versati ai lavoratori e il requisito dimensionale dell’azienda;
- l’impresa deve avere almeno 15 dipendenti;
- l’impresa deve versare le somme dovute al lavoratore per il periodo fino al raggiungimento della pensione. Inoltre, deve procedere con una fidejussione per garantire la solvibilità di queste somme al lavoratore;
- al lavoratore spetta una somma calcolata dall’INPS in base ai contributi versati.
I datori di lavoro devono quindi assicurarsi di poter rispettare tutti gli obblighi previsti dalla misura, e programmare un piano di esodo specifico. Inoltre, per i lavoratori coinvolti si tratta di uno strumento volontario.
Come chiedere l’isopensione
A chiedere l’accesso all’isopensione non sono i lavoratori, ma l’impresa. La misura infatti è strettamente correlata al piano di esodo previsto dall’azienda per diverse motivazioni. L’isopensione prevede sempre un piano di esodo programmato dall’azienda per garantire l’uscita ai lavoratori più anziani, nei casi di eccedenza di personale.
I lavoratori coinvolti inoltre accettano in modo volontario di aderire all’isopensione, come visto prima, in anticipo di 7 anni massimo dal momento della pensione effettiva. Tuttavia il lavoratore deve poi procedere alla domanda di accesso alla pensione una volta raggiunti i requisiti.
Ricapitolando, le richieste intorno all’isopensione sono le seguenti:
- l’impresa chiede l’accesso all’isopensione all’INPS previo accordo con i sindacati sul piano di esodo dei lavoratori più anziani, e ogni mese invia le somme per la prestazione, insieme alla fidejussione;
- il lavoratore che riceve l’isopensione chiede all’INPS l’accesso alla pensione di vecchiaia o di anzianità al momento in cui raggiunge i requisiti per accedervi. Il passaggio da isopensione a pensione non è quindi automatico.
L’isopensione non è reversibile ai superstiti, e a livello fiscale viene considerata come reddito da lavoro dipendente. Viene garantita, al pari di come accade per lo stipendio, per 13 mensilità all’anno.
Si può lavorare percependo l’isopensione?
Il lavoratore in esodo che riceve l’isopensione può in ogni caso essere reimpiegato in un altro lavoro dipendente o autonomo e non perdere l’accesso alla misura. A chiarire questo aspetto è stato l’ente previdenziale, già nel 2013.
I lavoratori in esodo che ricevono isopensione possono essere reimpiegati in qualunque momento, prima dell’accesso alla pensione, senza perdere l’indennità. Questo significa che è possibile per il percettore svolgere un lavoro dipendente, anche part time, oppure aprire una partita Iva per svolgere un lavoro autonomo, oppure ancora lavorare saltariamente.
Va tenuto presente che generalmente, salvo alcune eccezioni, anche quando si inizia a percepire la pensione di vecchiaia o di anzianità è possibile continuare a svolgere un lavoro, non ci sono leggi che lo vietano espressamente.
Isopensione fino al 2026 – Domande frequenti
Si tratta di una misura che garantisce ai lavoratori in esodo una somma mensile versata dall’azienda prima di poter ricevere la pensione. Ecco tutti i dettagli su come funziona.
Chi è in isopensione può lavorare, sia come dipendente che in autonomia, o svolgere prestazioni occasionali.
L’isopensione viene trattata come reddito da lavoro dipendente, e viene tassata con le modalità ordinarie.
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