- Continuano le ipotesi sulle misure che verranno introdotte nella Legge di Bilancio 2025, che affronterà, oltre al taglio delle tasse, anche la questione delle pensioni.
- Si prospetta un ricalcolo contributivo che riguarda le pensioni, per cui si ipotizza come conseguenza una diminuzione degli importi per chi ha iniziato a versare quote prima del 1995.
- Se la proposta verrà approvata, presto i TFR cumulati dai lavoratori dipendenti potrebbero andare direttamente nei Fondi Pensione.
Con l’avvicinarsi della Legge di Bilancio 2025, il governo sta avanzando diverse proposte che riguardano il sistema pensionistico italiano, per cui si parla della tanto attesa riforma delle pensioni. Gli obiettivi per il momento sarebbero quelli di garantire maggiore flessibilità in uscita e proporre soluzioni alle criticità che coinvolgono le giovani generazioni e le donne nell’accesso alla pensione in futuro.
Attualmente i lavoratori possono arrivare alla pensione secondo metodi ordinari a 67 anni di età e dopo aver versato almeno 20 anni di contributi. In diversi casi però è possibile accedere a strumenti di pensionamento anticipato, ad esempio con Opzione Donna o Quota 41.
Per poter garantire un’ampia applicazione di queste soluzioni, si prevede che il governo possa intervenire innalzando a 25 gli anni contributivi per l’accesso alla pensione di vecchiaia. Questa è solo una delle tante ipotesi al vaglio, in attesa dell’approvazione definitiva nella manovra 2025. Vediamo tutte le proposte di cui si discute.
Indice
Riforma pensioni 2025: gli obiettivi
La riforma delle pensioni è attesa da diversi anni, a causa delle criticità che coinvolgono il sistema previdenziale italiano, in particolare dovute al calo demografico e alla discontinuità dei contratti, fattori che rendono difficoltoso sostenere un sistema come quello attuale.
I temi che la Legge di Bilancio 2025 affronterà sono molteplici e per ciò che riguarda la riforma delle pensioni potrebbero arrivare alcuni fattori svantaggiosi per diversi strumenti di prepensionamento anticipato, anche se l’obiettivo generale è quello di estendere le possibilità di accesso a una platea di cittadini più vasta.
Attualmente sulle pensioni si applica per lo più la Legge Fornero, tuttavia questa potrebbe essere modificata con l’arrivo della manovra 2025, per cui le prime bozze sono attese ad ottobre, oppure successivamente durante l’anno.
Uno degli obiettivi al momento ritenuti importanti è quello di favorire i lavoratori nell’accantonare contributi da indirizzare alla previdenza, ad esempio attraverso il passaggio automatico del TFR ad un Fondo Pensione.
Come cambieranno i requisiti di accesso alle pensioni
Un punto importante che la manovra dovrà affrontare riguarda l’accesso alle pensioni anticipate: secondo le indiscrezioni queste verranno riconfermate e alcuni requisiti potrebbero essere meno stringenti, anche se, per bilanciare, potrebbero essere introdotti alcuni svantaggi dal punto di vista contributivo.
Al momento per accedere alla pensione di vecchiaia sono necessari 20 anni di contributi e un’età di almeno 67 anni. Questo requisito contributivo potrebbe essere innalzato, da 20 a 25 anni, tardando l’accesso alla pensione per molti cittadini che prevedevano una carriera più breve.
Di contro, gli strumenti di pensione anticipata potrebbero estendere la loro area di influenza: si parla soprattutto di Quota 41, oltre ad una nuova misura per accedere alla pensione già a 64 anni di età, senza la necessità di cumulare un numero stabilito di anni di contributi.
Diversi strumenti di pensione anticipata potrebbero essere quindi riconfermati, come Opzione Donna, l’Ape Sociale per i lavoratori che svolgono mansioni usuranti, ma soprattutto Quota 41, che potrebbe essere potenziata. Secondo le ipotesi potrebbero cambiare le finestre temporali che garantiscono l’accesso alle diverse misure, allungandosi.
Le novità sulla pensione anticipata e i requisiti di accesso.
L’estensione di Quota 41
Tra tutte le forme di pensionamento anticipato, Quota 41 sembrerebbe la più gettonata dal governo, che vorrebbe estenderla ad una platea di possibili beneficiari più vasta. Questa misura garantisce l’accesso alla pensione indipendentemente dall’età, con il requisito di aver versato almeno 41 anni di contributi.
Attualmente per accedere è necessario rispettare alcuni requisiti piuttosto stringenti, per cui la misura è disponibile ad un numero ristretto di persone: coloro che oltre ad aver versato contributi per almeno 41 anni, ne registrano un minimo di 35 anni effettivi, di cui almeno uno versato prima dei 19 anni di età.
Inoltre ora la misura è rivolta solamente ai caregivers con un familiare disabile convivente per cui si applica la 104, ai disoccupati che hanno terminato la NASPI da tre mesi, a invalidi civili dal 74% e a coloro che svolgono lavori usuranti.
Secondo le proposte di alcune parti del governo, Quota 41 dovrebbe essere estesa a tutti, superando i limiti imposti in base alle diverse categorie viste sopra. Dato che si tratterebbe di un intervento piuttosto dispendioso, si ipotizzano correzioni tramite restrizioni specifiche, che per il momento sono ancora ipotetiche.
Alcuni sostengono che allargando questa misura di prepensionamento potrebbe scomparire del tutto l’attuale Quota 103, che al momento permette di accedere alla pensione con 41 anni di contributi e 62 anni di età. Si ipotizza anche l’introduzione di una nuova pensione che garantirebbe lo stop al lavoro già a 64 anni, ma con riduzione degli importi progressiva.
Ricalcolo contributivo con la manovra 2025
Una forte penalizzazione che potrebbe essere confermata con la Legge di Bilancio 2025 riguarda il ricalcolo contributivo, che verrebbe messo in atto soprattutto per le misure che ad oggi garantiscono maggiore flessibilità in uscita.
In questo modo si andrebbero a penalizzare gli importi di chi ha iniziato a versare contributi all’INPS prima del 1995 utilizzando un sistema misto. Si parla di una ipotetica riduzione degli importi di queste pensioni almeno del 30%, a favore dell’applicazione di nuovi strumenti di flessibilità in uscita.
Questo ricalcolo contributivo potrebbe essere anche una soluzione di fronte agli ingenti costi da sostenere per estendere Quota 41 ad una platea più vasta.
Attese più lunghe per le pensioni anticipate
Un altro fattore di cui si discute riguarda il tempo di attesa per l’accesso alle pensioni anticipate: attualmente infatti per ricevere i primi importi erogati da diverse misure specifiche è necessario attendere diversi mesi dopo lo stop al lavoro o dalla richiesta.
Per la pensione anticipata i beneficiari devono ora attendere almeno tre mesi, ma nel 2025 questo periodo potrebbe aumentare fino a 7 mesi, con l’obiettivo di equalizzare tutte le misure similari che garantiscono un accesso anticipato agli importi della pensione. Anche questo sarebbe uno svantaggio notevole per i lavoratori, introdotto a favore di Quota 41.
Ape Sociale e Opzione Donna 2025
Il governo dovrà intervenire anche sulle misure dedicate alle donne e ai lavoratori che svolgono mansioni usuranti, per cui si attende di sapere se saranno riconfermate L’Ape Sociale e Opzione Donna.
In entrambi i casi si parla di misure dedicate in modo specifico ad una fascia di popolazione più svantaggiata nel sistema pensionistico e lavorativo italiano, che consentono l’accesso alla pensione in anticipo rispetto ai 67 anni stabiliti dalla Legge Fornero.
Le opzioni potrebbero essere riconfermate oppure accantonate per essere sostituite da Quota 41, misura più generica rivolta a tutti. Su questo punto però si attendono ancora conferme definitive.
TFR indirizzati ai Fondi Pensione
Una proposta che potrebbe trovare realizzazione è quella avanzata a favore delle giovani generazioni, per cui il TFR maturato in azienda potrebbe essere direttamente accantonato, in modo automatico, all’interno di un Fondo Pensione. Questo sarebbe possibile a patto che il lavoratore non decida di procedere in modo diverso.
Se da un lato questa scelta potrebbe essere ottimale per garantire il versamento di quote maggiori di contributi, dall’altro lato ci sono alcune criticità da non sottovalutare.
L’opzione sarebbe infatti prevista solamente per i lavoratori dipendenti, lasciando all’esterno gli autonomi. Inoltre l’importo da corrispondere al Fondo Pensione sarebbe solo del 25% di tutto il TFR. Anche in questo caso non vi sono conferme definitive per cui si attendono chiarimenti.
Se la quota 103 estesa a tutti risulta troppo onerosa, si potrebbe pensare di limitarla solo alle donne. Volendo dare poi una mano ai giovani che hanno o vogliono avere dei figli ci sarebbe una possibilità ulteriore: concedendo 6 mesi di riduzione dell’anziantà contributiva per ogni figlio si faciliterebbe il pensionamento di tante nonne che soperirebbero sicuramente alla carenza di asili in italia.