Tasse sui BTP: calcolo tassazione cedole, esempio capital gain e dichiarazione dei redditi

I BTP prevedono un interesse attivo collegato alle cedole e un'eventuale plusvalenza per la cessione o alla scadenza del contratto. Qual è l’aliquota tassativa applicabile? Come inserirli nella dichiarazione dei redditi? Scoprilo nella nostra guida.

di Gennaro Ottaviano

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  • Le tasse sui BTP prevedono un’aliquota fiscale agevolata pari al 12,5% per le persone fisiche.
  • L’imposta sostitutiva si applicherà alla fonte, in base al regime dichiarativo sia sugli interessi collegati ai rendimenti, sia per il capital gain.
  • Per le partite IVA, i BTP rientrano tra i redditi d’impresa e come tale dovranno essere inseriti nel Modello Unico dei Redditi e sottoposte a tassazioni in base ai relativi scaglioni IRPEF.

Investire nei Titoli di Stato italiani prevede diversi vantaggi: dall’ottenere un rendimento cedolare costante alla garanzia sul capitale, fino alla possibilità di acquisto per i piccoli e medi investitori.

La nuova emissione del BTP Valore, ad esempio, promette un buon rendimento a fronte di un rischio relativamente basso e un premio finale se portato fino a scadenza.

Anche dal punto delle tasse sui BTP vi sono una serie di agevolazioni fiscali. Infatti, acquistare i Titoli di Stato, in quanto obbligazioni, rientra nella attività di trading online e come tale è un’operazione soggetta a tassazione.

Tuttavia, chiariamo subito che, per quanto riguarda i BTP, non si applica la percentuale del 26% come per le azioni, le criptovalute e gli ETF, ma un importo ridotto pari al 12,5%. Inoltre, investire nei BTP ti permette di realizzare sia un reddito collegato al loro possesso, sia quello dovuto alla vendita.

Come comportarsi dal punto di vista fiscale? In questa guida abbiamo chiarito come funzionano le tasse sui BTP e come inserirli nella dichiarazione dei redditi da privato o come impresa.

Tasse sui BTP: come funzionano

Per capire come funziona la tassazione dei BTP è utile riassumere brevemente le caratteristiche di questo strumento. L’acronimo identifica i Buoni del Tesoro Poliennali, titoli di debito emessi dallo Stato italiano per finanziarie le attività pubbliche.

Un esempio sono i BTP Italia indicizzati all’inflazione italiana rilasciati per far fronte all’aumento dei prezzi al consumo e i BTP Valore emessi il 7 giugno 2023. Il meccanismo è abbastanza semplice. Investirai il tuo denaro acquistando una certa quantità di obbligazioni e in cambio otterrai:

  • interesse attivo: definito cedola, che viene rilasciato a scadenze semestrali;
  • garanzia sul capitale investito: qualunque sia l’andamento dell’obbligazione avrai la certezza di ottenere la restituzione del capitale;
  • rendimento: il capital gain ottenuto alla restituzione del capitale a cui si aggiungono eventuali interessi e in alcuni casi un premio fedeltà.

Dal punto di vista fiscale, investire nel BTP prevede la generazione di un reddito imponibile e come tale soggetto a tassazione. Tuttavia, devi distinguere tra:

  • redditi da capitale: legati al possesso del buono del tesoro poliennale;
  • redditi diversi: plusvalenza ottenuta nel momento in cui vengono ceduti o alla scadenza del titolo.

Vediamo quindi come funziona l’eventuale tassazione dei Titoli di Stato sia se effettui questa operazione come privato, sia come impresa.

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Tassazione delle cedole Titoli di Stato italiani

Tasse sui BTP cosa considerare

Analizziamo per prima le tasse sui rendimenti dei BTP. Infatti, uno dei vantaggi di investire nei Buoni del Tesoro Poliennali è l’applicazione di un interesse attivo: ogni sei mesi otterrai il pagamento di una somma di denaro, la cedola, che verrà calcolata in base al capitale versato e agli interessi maturati nel tempo.

Dal punto di vista della gestione fiscale, come riferimento dovrai prendere l’art 44 del TUIR (Testo Unico in Materia di Redditi) in base al quale gli eventuali guadagni collegati a interessi, come quelli dei dividendi, delle cedole obbligazionarie o dei proventi delle società, rientrano tra le attività dei redditi da capitale. In quanto tali sono soggetti a imposta sostituiva pari al 26%.

Tuttavia, al fine di invogliare i cittadini a investire nei Titoli di Stato, il legislatore ha previsto di alleggerire il carico fiscale per chi acquista buoni del tesoro. Quindi si applicherà un’aliquota ridotta pari al 12,5%. Ciò vale anche per eventuali rendimenti aggiunti collegati a premi fedeltà per chi mantiene il BTP per un periodo di tempo, come previsto per l’emissione dei BTP Valore.

Tasse sui BTP ceduti e venduti

Cosa accade nel momento in cui ottieni invece, una plusvalenza? Definita anche capital gain, questo termine identifica il probabile guadagno che può generarsi:

  • con una vendita prima della scadenza;
  • al momento della scadenza del BTP.

In ambedue i casi la plusvalenza si determina sul differenziale tra il costo di investimento inziale e quello del prezzo del valore di vendita. Precisiamo che i BTP prevedono una garanzia sul capitale, ma per ciò che riguarda i rendimenti questi possono variare in base ai tassi d’interesse.

Ovviamente negli ultimi mesi si è avuta una corsa all’acquisto dei BTP, anche grazie alle politiche monetarie della BCE che hanno aumentato i tassi, incrementando i rendimenti delle singole obbligazioni statali italiani ed estere. Basta considerare il record dei BTP Valore che hanno raggiunto in pochi giorni i 18,1 miliardi di euro, rispetto agli 8,5 miliardi dei BTP Italia.

L’eventuale capital gain generato non rientra tra i redditi da capitale, ma tra i redditi diversi, come nel caso della vendita delle azioni o di altri asset. Per quanto riguarda l’aliquota fiscale, a stabilire quale sia la percentuale è l’art 31 del DPR 601/73.

In base ad esso si applica un’imposta sostitutiva sul 48,08% del guadagno realizzato e pari al 26%. Ciò determina l’applicazione effettiva di una tassazione sui BTP pari al 12,5%.

Esempio del capital gain sui Titoli di Stato

Vediamo come calcolare le tasse su un BTP Valore o un BTP Italia. Immagina di aver acquistato un controvalore di 2.000€ di Titoli di Stato e di averlo ceduto a 2.500€. Avrai ottenuto un capital gain di 500€. A questo punto devi calcolare il 48,08% del guadagno ottenuto e sul ricavato applicare il 26% di imposta sostitutiva. Dal punto di vista pratico ecco qual è il risultato:

  • 500€ x 48,08% = 240,4€ x 26% = 62,504€ (aliquota tassativa).

Ovviamente puoi semplificare il calcolo moltiplicando il capital gain direttamente per l’aliquota prevista pari a 12,5%:

  • 500€ x 12,5% = 62, 504€.

Nella tabella seguente abbiamo ricapitolo le percentuali applicate alle diverse tipologie di titoli governativi.

Tipologia di investimento in BTPAliquota tassativa
Interesse collegato a cedole12,5%
BTP Italiana12,5%
BTP Valore12,5%
ETF contenenti Titoli di Stato12,5%
Titoli di Stato esteri Paesi White List12,5%
Titoli di stato esteri Paesi Black list26%

Quindi, la tassa sui BTP Italia, sui BTP Valore o altre tipologie di Titoli di Stato italiani sarà sempre ridotta. Lo stesso vale se investi in un ETF obbligazionario il cui paniere è composto prevalentemente da BTP. Invece, per eventuali bond esteri, la percentuale varia in base al Paese emittente.

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Rendimento netto BTP

Quale può essere il rendimento netto che si ottiene investendo nei titoli di stato? Questo dipende molto dalle sue caratteristiche, dalle cedole, ma anche dal tasso di inflazione. Per ottenere l’importo netto poi bisogna togliere tutte le spese associate a questo tipo di guadagni, ovvero:

  • tassazione: sui titoli di Stato è del 12,5%;
  • bollo: dello 0,2% sopra 5.000 euro;
  • spese legate al conto titoli: sono stabilite dalle banche o dalle poste.

Tolte queste voci di spesa si possono conoscere i rendimenti effettivi sulle somme investite. Va anche ricordato che procedere alla rivendita dei BTP prima del periodo stabilito può abbassare questo rendimento.

Per fare un esempio pratico, prendiamo in considerazione il nuovo BTP Valore, che per febbraio 2024 ha un rendimento lordo, confermato dal MEF, del 4,578%.

Investendo in questo particolare strumento una cifra di 10.000 euro, dopo un periodo di sei anni si può ottenere un guadagno netto, togliendo le spese e le tasse e considerando anche il premio dello 0,7% stabilito per questo BTP, di circa 2.000 euro, ovvero 325 – 400 euro annui.

Altri titoli di Stato possono garantire rendite diverse, più o meno alte, in base a diverse variabili: l’indice inflazionistico, il valore della cedola, il rendimento lordo e così via.

BTP e dichiarazione dei redditi

Ora che conosci qual è l’aliquota applicata sui rendimenti dei BTP italiani e sul capital gain, può essere utile valutare dove collocare le plusvalenze ottenute nella dichiarazione dei redditi. I BTP dovranno essere indicati nel 730 precompilato o nel Modello Unico?

La risposta è no. Non dovrai inserirli all’interno della dichiarazione dei redditi, dato che rientrano tra quelle attività di natura finanziaria sottoposte a ritenuta alla fonte.

Infatti, oggi l’acquisto dei Titoli di Stato italiani è possibile solo attraverso un dealer, ovvero un intermediario autorizzato. Ad esempio, per i BTP Valore l’operazione è possibile attraverso Banca Intesa Sanpaolo, Unicredit o Poste italiane.

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Quindi dal punto di vista tassativo si applicherà il regime amministrato. Ciò significa che l’intermediario svolge la funzione di sostituto d’imposta, applicando la tassazione alla fonte sull’eventuale guadagno realizzato.

Ad esempio, nel momento in cui ti verranno accreditati i rendimenti dei BTP, questi saranno già tassati del 12,5%. Lo stesso vale nel caso del capital gain ottenuto per la cessione anticipata oppure alla scadenza del titolo obbligazionario. Sul tuo conto titoli otterrai il controvalore al netto delle tasse. Quindi non sarai tenuto ad altri adempimenti fiscali.

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Come funziona la tassazione dei BTP per le società

Se ad acquistare i BTP è un’attività d’impresa, l’aspetto fiscale diventa più complesso. Infatti, dal punto di vista contabile i Buoni del Tesoro Poliennali rientrano nelle immobilizzazioni finanziarie.

Per quantizzare il loro valore si seguirà l’art 94 del TUIR con riferimento alla determinazione dell’attivo circolante: un BTP potrà essere valutato in base al costo specifico, oppure con riferimento a un bene omogeneo.

Quindi, dal punto di vista tassativo, mentre per i privati si applicherà una ritenuta d’acconto del 12,5% sugli interessi alla fonte e sul capital gain, per le società non è prevista. Il valore delle cedole e delle plusvalenze dovrà essere inserito nel Modello Unico come redditi d’impresa, e in quella sede sottoposto a tassazione.

Infine, l’eventuale capital gain ottenuto per la differenza tra plusvalenze e le minusvalenze, ed inserito nel conto economico del Bilancio di Esercizio, sarà deducibile ai fini fiscali.

Tasse sui BTP – Domande frequenti

Qual è la tassazione dei BTP?

Per i Buoni del Tesoro Poliennali si applica una tassazione agevolata rispetto a quelle di altri asset finanziari, pari al 12,5%.

Come si applica la tassazione sui BTP?

L’aliquota sui BTP si applica sia per i rendimenti delle cedole semestrali, sia per l’eventuale capital gain ottenuto dalla cessione anticipata o dalla scadenza del titolo.

Devo inserire i proventi da BTP nel modello 730?

Nel modello 730 non vanno inseriti i proventi riguardanti attività finanziarie soggette a ritenute d’acconto alla fonte, come nel caso dei BTP.

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Gennaro Ottaviano

Esperto di economia aziendale e gestionale

Laurea in Economia Aziendale presso il Politecnico di Lugano, appassionato di borse, mercati e investimenti finanziari. Ho competenze di diritto e gestione societaria, con esperienze amministrative. Scrivo di diritto, economia, finanza, marketing e gestione delle imprese.

4 commenti su “Tasse sui BTP: calcolo tassazione cedole, esempio capital gain e dichiarazione dei redditi”

  1. Salve,
    Volevo chiederle quando si compra un BTP sopra il par (100) c’è un credito d’imposta.
    Come funziona in questo caso?

    Saluti
    Vincenzo

    Rispondi
    • Buongiorno,
      il credito di imposta dovrebbe essere utilizzato a scomputo di successive eventuali plusvalenze finanziarie. Dovrebbe consultare il suo gestore di titoli per approfondimenti.

      Grazie per averci scritto

      Rispondi
  2. Saluti, ho 2 titoli di Stato, su uno ho un guadagno di 406 euro, mentre su un altro ho una perdita di 340 euro. Vorrei venderli per realizzo. Mi conviene vendere PRIMA quelli dove ho una perdita, oppure vendere quelli dovo stò guadagnando? se vendo prima quelli in perdita, potrò compensare la minusvalenza con la plusvalenza dell’altro? grazie e buiona giornata

    Rispondi

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