Riforma della riscossione: tutti i provvedimenti e gli obiettivi del governo

La riforma della riscossione interviene per snellire la quantità di cartelle esattoriali in mano all'Agenzia delle Entrate: ecco come.

di Valeria Oggero

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  • Il governo Meloni quest’anno mette in campo diverse misure che vanno a modificare il sistema di riscossione dei debiti per come ha funzionato fino a questo momento.
  • Al centro dell’attenzione del governo ci sono le numerose cartelle esattoriali non riscosse, per cui il recupero risulta difficoltoso o impossibile.
  • Una delle soluzioni proposte è il discarico automatico dei debiti entro 5 anni, che prevede, se il debito non è recuperabile, che esso torni al soggetto che ha richiesto il recupero.

Quello della riscossione in Italia è un sistema che è stato coinvolto negli ultimi anni in un accumulo delle cartelle esattoriali e dei debiti non recuperati che ha raggiunto cifre record. Per l’Agenzia delle Entrate – Riscossione questo è un problema non di poco conto, tanto che il governo ha deciso di intervenire con una riforma strutturale del sistema.

In particolare la Legge 9 agosto 2023 n.111 pubblicata in Gazzetta Ufficiale1 contiene le indicazioni da cui il governo, entro 24 mesi, deve procedere ad adottare alcuni specifici decreti legislativi per la revisione del sistema tributario. La riforma del fisco prevede diversi interventi che da un lato vanno a snellire i passaggi per i contribuenti e semplificare l’imposizione fiscale e dall’altro a rivoluzionare il sistema di riscossione.

Si prospetta quindi un intervento a tutto tondo sul sistema di riscossione italiano, la cui principale novità è il discarico automatico dei debiti che sono in gestione all’Agenzia delle Entrate – Riscossione dopo 5 anni. Vediamo in cosa consiste e tutti i provvedimenti ipotizzati.

Decreto riscossione: semplificazione delle procedure

Un recente comunicato stampa del Consiglio dei Ministri2 ha dato il via ai lavori per quella che sarà una vera e propria riforma della riscossione, con l’obiettivo di semplificare l’attuale sistema.

Nell’ambito della riforma fiscale infatti vengono date indicazioni per intervenire sul riordino del sistema nazionale di riscossione, secondo la proposta portata avanti dal Ministro dell’economia e delle finanze Giancarlo Giorgetti.

Questi interventi mirano a garantire un’efficacia maggiore al sistema della riscossione, nel rispetto dei diritti dei contribuenti. Ma andiamo a vedere perché un intervento di questo tipo si è reso necessario. Nel 2023 il magazzino dell’Agenzia delle Entrate rilevava 1.100 miliardi di euro non riscossi: si tratta di un enorme debito contratto dai cittadini italiani che non è mai stato recuperato.

Siamo di fronte ad un accumulo unico nel suo genere, tenendo in considerazione che in altri paesi europei i sistemi di riscossione sono più snelli e il recupero avviene in tempi più rapidi. Questo numero di debiti continua ad aumentare nel tempo, nonostante tutti gli interventi di condono e pace fiscale che negli ultimi anni hanno consentito un piccolo recupero.

La soluzione a questo problema deve quindi essere strutturale, per cui il governo sta intervenendo con misure che vanno a modificare la riscossione per come oggi la conosciamo.

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Discarico automatico dopo 5 anni

Una delle più importanti misure al vaglio del governo è quella del discarico automatico dei debiti dopo 5 anni, scelta che andrebbe a snellire drasticamente la quantità di cartelle esattoriali in mano al fisco. Contrariamente a quanto si possa immaginare in un primo momento, il discarico dopo 5 anni non sempre si traduce in un annullamento del debito.

Ma partiamo dall’inizio: un soggetto notifica all’Agenzia delle Entrate la presenza di un debito cumulato dal cittadino. Questo debito viene preso in gestione dall’Agenzia delle Entrate – Riscossione per un certo periodo di tempo, con l’obiettivo di recuperarlo.

Se dopo 5 anni il debito risulta inesigibile, ovvero non può essere recuperato, questo viene rimandato al soggetto di partenza. In sostanza, a seguito di diversi tentativi di recupero non andati a buon fine, il debito torna a chi ha richiesto l’intervento dell’AdER. Questo passaggio consentirebbe un rapido snellimento di tutte le cartelle arretrate mai saldate dai cittadini, che non rimarrebbero più a fare cumulo al magazzino dell’Agenzia.

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Il discarico avverrebbe in modo automatico, tuttavia tale procedimento potrebbe, secondo le prime ipotesi, avvenire in un momento precedente in caso di chiusura per fallimento dell’attività che ha contratto il debito oppure nel caso in cui non siano presenti beni su cui l’Agenzia può effettivamente rivalersi nel recupero.

Questa misura garantirebbe un netto snellimento delle procedure per l’Agenzia, tuttavia questo non significa che il debito scomparirà: l’ente creditore potrà sempre infatti intervenire anche in un momento successivo con azioni di recupero o ancora riaffidare tale operazione all’AdER nel caso in cui emergessero ulteriori elementi.

Inoltre questi enti potranno intervenire affidando la riscossione a soggetti privati, purché siano previsti dall’apposito Albo ministeriale. Per il momento comunque ancora nulla è stabilito in via definitiva, per cui si aspettano i diversi decreti specifici per l’introduzione di questa misura, che arriverà non prima del 2025.

Pagamento dei debiti fino a 120 rate

Un altro intervento atteso intorno alla riforma del sistema di riscossione riguarda la possibilità per i contribuenti di pagare i debiti contratti attraverso una rateizzazione più dilazionata, dalle attuali 72 a 120 rate totali.

Questo intervento mira a incentivare i cittadini nella restituzione delle somme dovute al fisco, proponendo una dilazione più vantaggiosa. Continua quindi la semplificazione dei sistemi, consentendo in questo caso a chi ha difficoltà economiche di restituire le somme con rate meno onerose, per un periodo di tempo maggiore.

Questa possibilità quindi sarà garantita solamente a coloro che intendono pagare ma si trovano in una situazione di oggettiva difficoltà nel restituire le somme, mentre non sarà consentita agli evasori.

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Modifica alle sanzioni sui debiti contratti

Un altro punto a cui il governo sta lavorando riguarda le sanzioni che vengono applicate in caso di debito fiscale. A questo proposito Maurizio Leo aveva sollevato dubbi intorno alle maxi sanzioni presenti attualmente, che in alcuni casi arrivano anche al 240%, proponendo una diminuzione secondo gli standard europei, fino al 60%.

Dall’altro lato si ipotizza l’arrivo di sanzioni raddoppiate in alcuni casi considerati più critici: per i recidivi, ovvero coloro che incorrono nel medesimo atto illecito oppure in casi di particolare gravità.

Con l’obiettivo più grande di escludere l’utilizzo delle cartelle esattoriali, molti atti diventano ora esecutivi: al primo posto vi è il recupero dei crediti di imposta assorbiti in modo illecito e relative sanzioni.

Diventano esecutivi gli atti di recupero di agevolazioni percepite in modo illecito, compensate oppure no, gli avvisi che riguardano imposte importanti come quella di successione o quella di registro, ipotecaria e catastale. A queste dovrebbe aggiungersi anche l’imposta automobilistica, ovvero il bollo auto.

In alcuni casi cambierà anche l’istituto del pignoramento, che potrà essere avviato dall’Agenzia delle Entrate – Riscossione senza l’intervento di un giudice.

Nuovi strumenti per la riscossione

Con la digitalizzazione che ha coinvolto la pubblica amministrazione e anche gli agenti della riscossione, il fisco ha oggi diverse possibilità aggiuntive per accedere a dati e informazioni importanti per contrastare l’evasione e procedere con la riscossione.

Oltre all’accesso a database importanti come quelli costituiti dall’Anagrafe Tributaria, il fisco oggi può procedere anche con diversi strumenti che garantiscono maggiore trasparenza con i cittadini. Uno di questi è il concordato preventivo biennale, con cui le imprese possono, ipotizzando un guadagno medio per gli anni seguenti, corrispondere in accordo con l’Agenzia delle Entrate, una certa quantità fissa di tasse.

Oltre agli strumenti di pace fiscale, l’Agenzia potrebbe anche disporre di una maggiore documentazione rispetto al passato che riguarda in particolare le partite Iva. Uno degli strumenti più efficaci in questo senso potrebbe essere quello della fatturazione elettronica, obbligatoria per tutti a partire dal 2024.

Grazie al sistema di invio obbligatorio delle fatture al cliente e anche all’Agenzia delle Entrate, potrebbe essere semplice monitorare gli scambi effettuati tra imprese e consumatori, ma anche tra imprese e altri soggetti con partita Iva, con l’obiettivo di ridurre l’evasione fiscale. L’accesso a questi dati da parte delle autorità di riscossione tuttavia non è ancora completo, per cui si attendono sviluppi futuri.

  1. Legge 9 agosto 2023 n.111, Gazzetta Ufficiale, gazzettaufficiale.it ↩︎
  2. Comunicato Stampa del Consiglio dei Ministri n.73, 11 marzo 2024, governo.it ↩︎
Autore
Giornalista pubblicista, laureata in Scienze della Comunicazione all'Università degli Studi di Torino, da sempre sono appassionata di scrittura. Dopo alcune esperienze all'estero, ho deciso di approfondire tematiche inerenti la fiscalità nazionale relativa alle persone fisiche ed alle Partite Iva. La curiosità mi ha portato a collaborare con agenzie web e testate e a conoscere realtà anche diversissime tra loro, lavorando come copywriter e editor freelancer.

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