Certificazione parità di genere: come funziona l’esonero contributivo INPS

Viene istituito un esonero contributivo per tutte le aziende che ricevono la certificazione sulla parità di genere. Ecco come richiederlo e quali sono i requisiti da rispettare.

revisione a cura di Giovanni EmmiDottore CommercialistaSu PartitaIva.it ci impegniamo al massimo per garantire informazioni accurate. Gli articoli vengono costantemente revisionati da professionisti del settore.

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Certificazione parità genere sgravio contributivo
  • Per gli imprenditori che conseguono la certificazione sulla parità di genere in azienda è possibile accedere ad uno sgravio contributivo INPS.
  • Secondo il decreto Interministeriale firmato il 20 ottobre 2022, lo sgravio dei contributi sarà erogato una volta presentata una apposita domanda di accesso.
  • Lo sgravio contributivo è dell’1% dei contributi previdenziali a carico del datore di lavoro, per i lavoratori impiegati nel periodo di validità della certificazione sulla parità di genere.

Arriva una importante novità sugli incentivi per la parità di genere, che coinvolge le imprese, tramite uno sgravio sui contributi che i datori di lavoro versano per i lavoratori dipendenti.

Secondo il decreto Interministeriale firmato il 20 ottobre 2022, questo sgravio può essere erogato a tutte le attività che seguono alcune linee guida specifiche sulla parità di genere, confermate dalla certificazione apposita, conseguita entro il 31 dicembre 2022.

Lo sgravio è dell’1% rispetto alla somma complessiva erogata ai lavoratori dipendenti dal datore di lavoro dei contributi INPS. Questa agevolazione può essere richiesta dai datori di lavoro nel limite del periodo in cui è valida la certificazione sulla parità di genere.

Per poter accedere allo sgravio è inoltre necessario presentare una apposita domanda, e il limite massimo di erogazione del sostegno di 50.000 euro. Per ottenere questo sgravio contributivo tuttavia, le imprese devono rispettare alcuni requisiti, che vedremo nello specifico in questo articolo.

Certificazione parità di genere: di cosa si tratta

La certificazione sulla parità di genere è stata introdotta per diminuire il gender gap tra uomini e donne nel mondo lavorativo. L’occupazione femminile in Italia infatti presenta ancora molte differenze rispetto a quella maschile, dovuta a diverse cause.

La certificazione sulla parità di genere nelle aziende è uno strumento introdotto a gennaio 2022, con l’obiettivo di certificare le imprese virtuose che diminuiscono il divario esistente in termini di salario e occupazione, tra uomini e donne.

Con la Legge 162/2021, è stato diminuito il numero di lavoratori delle aziende per le quali scatta l’obbligo di redigere un documento specifico che riporta tutte le informazioni relative ai dipendenti all’interno della propria impresa.

Le aziende sono tenute quindi ad inviare questo rapporto ogni due anni, on line, attraverso l’apposito portale del ministero del lavoro.

Questo obbligo è rivolto sia alle aziende pubbliche che a quelle private, secondo il Codice delle Pari Opportunità. Per le imprese con meno di 50 lavoratori dipendenti, l’invio di questo documento è facoltativo, su base volontaria.

Dal 23 giugno 2022 è disponibile una piattaforma online apposita per presentare tale comunicazione, su www.servizi.lavoro.gov.it, e nella circolare 137 del 27 dicembre 2022 l’INPS ha reso note le specifiche di funzionamento dell’esonero contributivo.

In mancanza della comunicazione obbligatoria sulla parità di genere, le imprese obbligate possono essere sanzionate secondo l’art. 11 del D.P.R. 19 marzo 1955, n. 520, per importi tra 1.000 e 5.000 euro. Inoltre si rischia la sospensione dei benefici contributivi se precedentemente ottenuti, e l’Ispettorato del Lavoro può condurre ulteriori verifiche.

Parità di genere
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Certificazione parità di genere: chi può accedere all’esonero contributivo

Per tutte le aziende che ottengono la certificazione della parità di genere è possibile accedere allo sgravio contributivo previsto dell’1%, rispetto a tutte le somme versate a titolo di contributi ai lavoratori dipendenti. Sono stati stanziati per questa misura 50 milioni di euro per il 2022, rivolti al settore privato.

Possono accedere a questo contributo i soggetti che hanno conseguito la certificazione di parità di genere entro il 31 dicembre 2022, ovvero:

  • datori di lavoro privati, anche non imprenditori;
  • enti pubblici economici;
  • istituti autonomi case popolati trasformati in enti pubblici economici;
  • enti che per privatizzazione sono diventati società di capitali;
  • ex istituti pubblici di assistenza e beneficienza, se trasformati in associazioni o fondazioni di diritto privato;
  • aziende speciali costituite anche in consorzio;
  • consorzi di bonifica;
  • consorzi industriali;
  • enti morali;
  • enti ecclesiastici.

Sono invece escluse le amministrazioni dello stato, Regioni, Provincie, Comuni, Università, Camere di Commercio, Industria e Artigianato, enti pubblici non economici, enti del Servizio Sanitario Nazionale.

Certificazione parità di genere: come funziona l’esonero contributivo

L’esonero contributivo viene quindi riconosciuto per l’1% dei contributi da versare, e non oltre 50.000 euro annui per ogni datore di lavoro. La circolare INPS n.137 indica anche la soglia massima di esonero prevista a livello mensile, di 4.166,66 euro. Sono oggetto di esonero solamente i contributi previdenziali.

Citiamo brevemente quali sono gli indicatori che verranno presi in considerazione per la certificazione di parità di genere, e per accedere all’esonero contributivo:

  • iniziative di cultura e strategia;
  • governance;
  • processi HR;
  • opportunità di crescita ed inclusione delle donne in azienda;
  • equità remunerativa per genere;
  • tutela della genitorialità e conciliazione vita-lavoro.

Con questi indicatori è anche possibile valutare lo stato di avanzamento delle iniziative dell’impresa per la parità di genere. Per accedere all’esonero contributivo, i datori di lavoro devono anche rispettare due condizioni specifiche:

  • possedere il DURC, il Documento Unico di Regolarità Contributiva;
  • essere in assenza di  provvedimenti di sospensione dei benefici contributivi da parte dell’Ispettorato Nazionale del Lavoro.

Va tenuto presente che nel caso di accesso indebito a questo sgravio contributivo, le imprese saranno sanzionate, dovranno restituire i benefici percepiti e versare i contributi dovuti. Se i fondi messi a disposizione per l’iniziativa non dovessero essere sufficienti, verranno ridistribuiti in modo ridotto ai beneficiari.

Cumulabilità con altri sostegni

L’INPS chiarisce anche il funzionamento di questo tipo di vantaggio per le imprese, rispetto alla cumulabilità con altri sostegni esistenti. In particolare, la circolare n.137 specifica:

“Si ritiene che la stessa sia cumulabile con altri esoneri o riduzioni delle aliquote di finanziamento previsti dalla normativa vigente, nei limiti della contribuzione previdenziale dovuta e a condizione che per gli altri esoneri di cui si intenda fruire non sia espressamente previsto un divieto di cumulo con altri regimi agevolativi.”

Questo vuol dire che lo sgravio è cumulabile con altri tipi di esonero, a meno che non sia espressamente vietato da questi ultimi.

Certificazione parità di genere: i benefici per le imprese

La direzione presa dal PNRR sulla certificazione della parità di genere ha garantito quindi alcuni importanti incentivi per tutte le imprese che vi prendono parte. Da un lato infatti i datori di lavoro potranno accedere agli sgravi contributivi dell’1%, con il limite di 50.000 euro annui.

Dall’altro lato potranno anche ottenere un punteggio valido come premio per partecipare a particolari bandi europei, a livello nazionale o regionale. Arriva quindi ora il via libera per l’accesso agli sgravi contributivi, per cui per il momento ne sono escluse le Pubbliche Amministrazioni.

Il beneficio dello sgravio contributivo verrà corrisposto direttamente dall’ente previdenziale INPS, e va anche tenuto presente che queste non sono le uniche iniziative per ciò che riguarda la parità di genere, perché sono previsti ulteriori interventi per favorire la partecipazione delle donne al mercato del lavoro.

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Certificazione parità di genere: i benefici per l’occupazione femminile

Per ciò che riguarda invece i benefici per l’occupazione femminile, l’obiettivo della certificazione della parità di genere e degli incentivi messi a disposizione dello stato sono i seguenti:

  • diminuzione del gender pay gap: una riduzione delle differenze salariali esistenti tra uomini e donne in diversi settori lavorativi;
  • migliori condizioni lavorative per le donne, anche in relazione alla protezione della maternità;
  • aumento dell’occupazione femminile: al momento il tasso di occupazione delle donne in Italia è fermo al 49%;
  • maggiore inclusione delle donne nel mercato del lavoro.

Secondo gli obiettivi attuali, entro giugno 2026 almeno 800 piccole e medie imprese dovranno essere certificate per la parità di genere, con almeno 1.000 e aziende che ricevono agevolazioni per l’assunzione delle donne.

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Come accedere agli sgravi contributivi per la parità di genere

Al momento viene quindi dato il via libera per ciò che riguarda gli sgravi contributivi rivolti a tutti i datori di lavoro che, rispettando i requisiti visti prima, possono accedere alla misura.

Il Dipartimento delle Pari Opportunità dovrà comunicare annualmente all’ente previdenziale tutte le informazioni sugli enti certificati, tuttavia i datori di lavoro devono comunque inviare una domanda di accesso alla misura.

I datori di lavoro devono aver conseguito la certificazione di parità di genere entro il 31 dicembre 2022, e tramite un rappresentante legale devono inviare la domanda di accesso direttamente all’INPS, tramite il modulo online “PAR_GEN” disponibile sul sito ufficiale dell’ente previdenziale, nella sezione “Portale delle Agevolazioni”.

L’arco temporale per inviare le domande va dal 27 dicembre 2022 al 15 febbraio 2023. Nella domanda di accesso, i datori di lavoro dovranno indicare alcune informazioni salienti:

  • i dati che identificano l’azienda;
  • la retribuzione media mensile stimata, relativa al periodo di validità della certificazione di parità di genere;
  • l’aliquota datoriale media stimata sul periodo di validità della certificazione di parità di genere; 
  • la forza aziendale media stimata relativa al periodo di validità del certificato parità di genere;
  • la dichiarazione sostitutiva che attesta il possesso  della certificazione di parità di genere;
  • il periodo in cui ha validità la certificazione di parità di genere.

L’INPS provvederà poi a comunicare che la domanda è stata accolta, nel caso di esito positivo, con accesso all’1% di sgravio contributivo, con codice di autorizzazione “4R”. Il beneficio può essere fruito per tutto il periodo di validità della certificazione.

Per ricevere il sostegno, i datori di lavoro autorizzati compileranno nel flusso UniEmens la quota di esonero spettante, con codice conguaglio “L238”, ovvero “Conguaglio esonero contributivo parità di genere articolo 5 legge n.162/2021“.

Per le mensilità pregresse, si potrà utilizzare anche il codice conguaglio “L239”, ovvero: “Arretrato conguaglio esonero contributivo parità di genere articolo 5 legge n.162/2021“.

Certificazione parità di genere – Domande frequenti

Cos’è la certificazione di parità di genere?

Si tratta di un obbligo che coinvolge le aziende con almeno 50 lavoratori dipendenti: ecco tutti i dettagli e come funziona.

Quali sono gli obiettivi della certificazione della parità di genere?

La certificazione sulla parità di genere è stata introdotta per favorire la diminuzione del gender gap nel mercato del lavoro, e per promuovere l’assunzione di personale femminile.

Come possono accedere le imprese allo sgravio contributivo per la parità di genere?

Le imprese che ricevono la certificazione sulla parità di genere possono accedere ad uno sgravio contributivo dell’1% sui contributi versati ai lavoratori dipendenti, nel limite di 50.000 euro.

Autore
Giornalista pubblicista, laureata in Scienze della Comunicazione all'Università degli Studi di Torino, da sempre sono appassionata di scrittura. Dopo alcune esperienze all'estero, ho deciso di approfondire tematiche inerenti la fiscalità nazionale relativa alle persone fisiche ed alle Partite Iva. La curiosità mi ha portato a collaborare con agenzie web e testate e a conoscere realtà anche diversissime tra loro, lavorando come copywriter e editor freelancer.
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dottore commercialista giovanni emmi
Giovanni Emmi
Dottore Commercialista
Revisione al 26 Settembre 2023
Commercialista dal 🧗🏾‍♀️secondo millennio, innovatore professionale nel terzo millennio🏃🏾‍♂️. Il futuro della professione del commercialista nel mio ultimo libro "dalla società alla rete tra professionisti".

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