Certificazione parità di genere: cos’è, come funziona e vantaggi per le imprese

Le imprese possono richiedere la certificazione per la parità di genere accedendo ad alcuni contributi sulle spese. Ecco di cosa si tratta.

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  • La certificazione per la parità di genere non è obbligatoria, ma può essere richiesta in modo volontario dalle aziende.
  • Le imprese di piccola e media dimensione possono ottenere dei sostegni specifici per raggiungere la certificazione della parità di genere.
  • Fino al 30 aprile 2024 è possibile accedere all’esonero contributivo per le PMI che hanno ottenuto la certificazione per la parità di genere l’anno scorso.

Cresce l’attenzione verso la parità di genere in Italia, anche per ciò che riguarda il lavoro e le imprese. Secondo alcune iniziative in linea con il PNRR, sono arrivate importanti novità per tutte le aziende che intendono accedere alla certificazione per la parità di genere.

Questa certificazione va a confermare che l’impresa specifica ha messo in moto diversi meccanismi per garantire all’interno della propria realtà lavorativa una parità di trattamento tra lavoratori e lavoratrici, migliorando quindi la cultura aziendale sul tema.

Per raggiungere questa attestazione, le imprese possono beneficiare di alcuni sostegni specifici, la cui domanda di accesso è stata aperta fino a fine dicembre 2023. Vengono quindi disposti dei contributi per le PMI per l’assistenza tecnica e di accompagnamento alla certificazione, secondo quanto espresso dal Dipartimento per le Pari Opportunità.1

Certificazione parità di genere: di cosa si tratta

La certificazione sulla parità di genere è stata introdotta per diminuire il gender gap tra uomini e donne nel mondo lavorativo. L’occupazione femminile in Italia infatti presenta ancora molte differenze rispetto a quella maschile, dovuta a diverse cause.

La certificazione sulla parità di genere nelle aziende è uno strumento introdotto con la Legge di Bilancio 2022 e con il PNRR, con l’obiettivo di certificare le imprese virtuose che diminuiscono il divario esistente in termini di salario e occupazione, tra uomini e donne.

Con la Legge 162/2021 si è dato quindi un rilievo decisivo agli obiettivi da raggiungere per garantire una maggiore equità nel lavoro per le donne, anche per ridurre quello che è il gender pay gap, ovvero il divario salariale di genere.

L’obiettivo attuale è quello di raggiungere entro il 2026, come spiega il Dipartimento per le Pari Opportunità, 5 punti in più nella classifica europea sull’uguaglianza di genere. A questo proposito sono stati definiti obiettivi specifici che coinvolgano le imprese del territorio italiano.

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La certificazione per la parità di genere è obbligatoria?

Vediamo nello specifico se per le imprese è obbligatorio procedere all’ottenimento della certificazione per la parità di genere. Ad essere obbligatoria è la presentazione del Rapporto Biennale per le Pari Opportunità, solamente per tutte quelle imprese che contano più di 50 lavoratori dipendenti al loro interno.

Le imprese che non rientrano in questa casistica possono decidere in modo volontario di presentare comunque questo documento, che contiene importanti dati sul numero delle lavoratrici rispetto ai lavoratori, sulle condizioni salariali e di inquadramento contrattuale.

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Oggi è disponibile una piattaforma online apposita per presentare tale comunicazione, su www.servizi.lavoro.gov.it. Questo rapporto va presentato esclusivamente online.

In mancanza della comunicazione obbligatoria sulla parità di genere, le imprese possono essere sanzionate secondo l’art. 11 del D.P.R. 19 marzo 1955, n. 520, per importi tra 1.000 e 5.000 euro. Inoltre si rischia la sospensione dei benefici contributivi collegati se precedentemente ottenuti e l’Ispettorato del Lavoro può condurre ulteriori verifiche.

Per ciò che riguarda invece la certificazione per la parità di genere, non siamo di fronte ad un obbligo per le imprese, tuttavia queste ultime possono procedere all’ottenimento dell’attestazione in modo volontario, accedendo anche ad una serie di benefici. La certificazione quindi ha una base volontaria e viene garantita a seguito di una richiesta specifica da parte dell’impresa.

Certificazione parità di genere 2023: requisiti

Vediamo nel dettaglio chi ha potuto richiedere la certificazione per la parità di genere l’anno scorso e quali sono i requisiti previsti. Questa attestazione può essere garantita a tutte quelle imprese che effettivamente hanno messo in pratica politiche aziendali volte a migliorare la parità tra i generi sotto diversi punti di vista.

Dalla riduzione del gap retributivo alla disposizione delle stesse opportunità per uomini e donne, alla presenza di lavoratori uomini e donne in numero equilibrato. Per ottenere questa certificazione, le imprese devono rispettare alcuni indicatori precisi, secondo la direttiva UNI/PdR 125:2022. Si parla a questo proposito dei KPI (Key Performance Indicator) con cui misurare le iniziative delle imprese.

Citiamo brevemente quali sono le aree che vengono prese in considerazione per la certificazione di parità di genere:

  • iniziative di cultura e strategia;
  • governance;
  • processi HR;
  • opportunità di crescita ed inclusione delle donne in azienda;
  • equità remunerativa per genere;
  • tutela della genitorialità e conciliazione vita-lavoro.

Con questi indicatori è anche possibile valutare lo stato di avanzamento delle iniziative dell’impresa per la parità di genere. Si parla almeno di un punteggio di 60% su 100%. La certificazione di parità di genere così acquisita ha una validità nel tempo di tre anni.

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Certificazione parità di genere: chi la rilascia

A rilasciare questa certificazione sono gli organismi accreditati presso Accredia, che sono competenti in materia e imparziali per poter garantire l’attestazione alle imprese virtuose.

A questo proposito, il Dipartimento per le Pari Opportunità mette a disposizione online un elenco2 che si aggiorna continuamente delle realtà che possono disporre queste certificazioni.

Questi soggetti sono conformi alla direttiva UNI/PdR 125:2022 e sono accreditati secondo il regolamento CE 765/2008 tramite Accredia, l’ente italiano preposto.

Come ottenere la certificazione per la parità di genere

Vediamo ora come è possibile per un’impresa, su base volontaria, ottenere la certificazione per la parità di genere. Il rilascio non è automatico, ovvero le imprese interessate devono presentare una domanda apposita, con la possibilità di ricevere dei contributi specifici per raggiungere gli obiettivi prefissati.

L’impresa che rispetta i requisiti visti prima può procedere con la domanda presso un ente accreditato, secondo l’elenco disposto dal Dipartimento per le Pari Opportunità.

Questa certificazione si può richiedere in qualsiasi momento dell’anno, poiché viene disposta questa possibilità dal 1 gennaio di ogni anno. Per le piccole imprese sono stati messi a disposizione per il 2023 dei contributi specifici.

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Certificazione parità di genere: scadenza del 30 aprile 2024

Va evidenziato che le imprese che hanno avuto accesso alla certificazione di parità di genere possono chiedere l’esonero contributivo fino al 30 aprile 2024. Possono quindi procedere direttamente tramite INPS le attività la cui certificazione è inerente all’anno scorso.

Sono quindi per il momento escluse le imprese che vi hanno accesso nei primi mesi del 2024. Il vantaggio consiste in un esonero contributivo dell’1% sui contributi previdenziali che il datore di lavoro versa per i dipendenti, fino a 50.000 euro annui massimi.

Sono stanziati per questo sostegno 50 milioni di euro, tuttavia i beneficiari devono inviare una domanda all’apposito portale delle Agevolazioni disposto dall’INPS.

La domanda va inviata compilando il modulo “SGRAVIO PAR_GEN_2023” inserendo tutti i dati del datore di lavoro, sulla certificazione della parità di genere e i dettagli sulle retribuzioni. L’agevolazione contributiva ha quindi una durata di 36 mesi come da normative.

Contributi per la certificazione per le PMI

Area geograficaContributi assistenza tecnica e accompagnamentoContributi per il rilascio della certificazione
Nord575.0001.265.000
Centro250.000550.000
Sud e Isole425.000935.000
Totale1.250.0002.750.000

Per le PMI italiane sono stati messi a disposizione dei contributi specifici per ottenere la certificazione. A questo proposito l’apertura delle domande è stata disposta lo scorso anno dal 6 dicembre 2023.

Per questa iniziativa infatti sono stati messi a disposizione 8 milioni di euro: parte dei fondi sono mirati a garantire alle micro, piccole e medie imprese italiane un contributo sotto forma di voucher per l’assistenza tecnica e l’accompagnamento alla certificazione.

Per procedere bisogna accedere al sito certificazioneparitadigenere.unioncamere.gov.it tramite una credenziale digitale come SPID, CIE o CNS, rispettando i requisiti indicati nell’apposito Avviso pubblico per la concessione dei contributi.

Nel dettaglio, le imprese di piccola dimensione possono ottenere i contributi per:

  • ricevere assistenza tecnica e per il servizio di accompagnamento alla certificazione (dotazione di fondi per 1.250.000 euro);
  • servizi idonei al rilascio della certificazione (dotazione di fondi per 2.750.000 euro).

Nel primo caso si fa riferimento ad esempio alla possibilità che l’impresa riceva assistenza per un massimo di 4 giorni, che corrispondono ad un importo limite di 1.639,34 euro al netto IVA, con l’obiettivo di raggiungere i requisiti necessari per l’ottenimento.

I contributi si possono ottenere fino all’esaurimento dei fondi, con l’obbligo di utilizzarli entro 6 mesi dal momento in cui vengono corrisposti.

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Certificazione parità di genere: i vantaggi per le imprese

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La direzione presa dal PNRR sulla certificazione della parità di genere garantisce quindi alcuni importanti incentivi per tutte le aziende che vi prendono parte. Da un lato infatti i datori di lavoro possono accedere agli sgravi contributivi INPS dell’1%, con il limite di 50.000 euro annui.

Dall’altro lato è stato introdotto anche un punteggio valido come premio per partecipare a particolari bandi europei, a livello nazionale o regionale.

Per il 2023 sono stati disposti i contributi per l’ottenimento della certificazione della parità di genere, fino a marzo 2024 o ad esaurimento dei fondi. In linea generale si può dire che tutte le imprese che decidono di richiedere questa certificazione possono accedere ad importanti sostegni e vantaggi anche nell’ottenimento di finanziamenti, nella partecipazione a bandi pubblici e iniziative similari.

Inoltre possono rientrare tra quelle aziende virtuose che portano avanti la parità di genere, rendendosi anche maggiormente attrattive verso i lavoratori.

Certificazione parità di genere: i benefici per l’occupazione femminile

Per ciò che riguarda invece i benefici per l’occupazione femminile, l’obiettivo della certificazione della parità di genere e degli incentivi messi a disposizione dello stato, sono i seguenti:

  • diminuzione del gender pay gap: una riduzione delle differenze salariali esistenti tra uomini e donne in diversi settori lavorativi;
  • migliori condizioni lavorative per le donne, anche in relazione alla protezione della maternità;
  • aumento dell’occupazione femminile: al momento il tasso di occupazione delle donne in Italia continua ad essere basso rispetto ad altri paesi europei;
  • maggiore inclusione delle donne nel mercato del lavoro.

Secondo gli obiettivi attuali, entro giugno 2026 almeno 800 piccole e medie imprese dovranno essere certificate per la parità di genere, con almeno 1.000 e aziende che ricevono agevolazioni per l’assunzione delle donne.

Certificazione parità di genere – Domande frequenti

Cos’è il Rapporto Biennale per le Pari Opportunità?

Si tratta di un obbligo che coinvolge le aziende con almeno 50 lavoratori dipendenti.

Quali sono gli obiettivi della certificazione della parità di genere?

La certificazione sulla parità di genere è stata introdotta per favorire la diminuzione del gender gap nel mercato del lavoro e per promuovere l’assunzione di personale femminile.

Cos’è la certificazione per la parità di genere?

Si tratta di un’attestazione che le imprese possono richiedere se rispettano determinati requisiti sulla parità delle condizioni lavorative e salariali di genere.

La certificazione per la parità di genere è obbligatoria?

No, non è obbligatoria ma su base volontaria per le imprese. Rimane obbligatorio presentare il Rapporto Biennale per le Pari Opportunità per le imprese con più di 50 dipendenti.

  1. Certificazione della Parità di Genere, Dipartimento per le Pari Opportunità ↩︎
  2. Elenco organismi di certificazione accreditati, Dipartimento per le Pari Opportunità ↩︎
Autore
Giornalista pubblicista, laureata in Scienze della Comunicazione all'Università degli Studi di Torino, da sempre sono appassionata di scrittura. Dopo alcune esperienze all'estero, ho deciso di approfondire tematiche inerenti la fiscalità nazionale relativa alle persone fisiche ed alle Partite Iva. La curiosità mi ha portato a collaborare con agenzie web e testate e a conoscere realtà anche diversissime tra loro, lavorando come copywriter e editor freelancer.

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