Cos’è il dumping fiscale di cui Bayrou accusa l’Italia

Il ministro francese ha accusato l'Italia di offrire tassazioni agevolate per attirare i ricchi. Ecco cosa significa.

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Domenica sera, in un’intervista televisiva rilasciata a FranceInfo, il primo ministro francese François Bayrou ha accusato l’Italia di praticare “dumping fiscale“. La dichiarazione è emersa mentre Bayrou rispondeva a una domanda sulla proposta dei socialisti francesi di aumentare la tassazione sui cittadini più abbienti per risanare le finanze pubbliche.

Secondo Bayrou, politiche fiscali più severe in Francia spingerebbero i contribuenti più ricchi a trasferirsi in paesi con regimi fiscali più vantaggiosi, citando come esempio il nostro Paese senza però scendere nel dettaglio delle misure fiscali italiane incriminate.

La reazione del governo italiano non si è fatta attendere: in una nota ufficiale, l’esecutivo Meloni ha respinto le accuse definendole “totalmente infondate” e sottolineando che “l’Italia non applica politiche di immotivato favore fiscale per attrarre aziende europee”. Il governo ha inoltre evidenziato di aver “addirittura raddoppiato l’onere fiscale forfettario in vigore dal 2016 a carico delle persone fisiche che trasferiscono la residenza in Italia”.

Un botta e risposta che arriva a pochi giorni da un’altra polemica Italia-Francia, dopo le parole del ministro Matteo Salvini indirizzate all’inquilino dell’Eliseo, Emmanuel Macron, sulla questione del conflitto russo-ucraino. Dalla guerra sul campo alle questioni economiche: ma esattamente, che cosa significa fare dumping?

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Cos’è il dumping fiscale

Il dumping fiscale è una pratica che consiste nell’offrire regimi di tassazione particolarmente favorevoli per attrarre capitali, investimenti e contribuenti stranieri. Questa strategia viene adottata da alcuni stati per incentivare il trasferimento di risorse economiche all’interno dei propri confini, a discapito di altri paesi che mantengono una pressione fiscale più elevata.

Si tratta di una forma di competizione fiscale aggressiva tra stati, in cui i paesi con tassazione più bassa “sottraggono” base imponibile a quelli con regimi fiscali più onerosi. Il termine “dumping” deriva dal commercio internazionale, dove indica la vendita di prodotti a prezzi artificialmente bassi per conquistare quote di mercato.

Nel contesto europeo, il dumping fiscale è considerato particolarmente problematico perché può creare dinamiche di concorrenza sleale tra stati membri dell’Unione e minare il principio di solidarietà e cooperazione su cui si fonda la comunità europea.

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Perché Bayrou accusa l’Italia

Le accuse di Bayrou si inseriscono anzitutto in un contesto di crescente difficoltà per le finanze pubbliche francesi. La Francia sta affrontando un deficit in aumento, con entrate inferiori rispetto alle spese, e il governo Bayrou ha proposto un piano di bilancio austero da 44 miliardi di euro per il 2026, che ha incontrato forti resistenze.

Lo stesso Bayrou, nei giorni scorsi, ha chiesto a Macron di convocare per l’8 settembre una sessione parlamentare straordinaria in cui il premier chiederà la fiducia all’assemblea nazionale. Se non la otterrà, potrebbe aprirsi una crisi di Governo che aprirebbe la strada a nuove elezioni aumentando l’instabilità nel breve termine.  

In secondo luogo, c’è da dire che negli ultimi anni l’Italia ha effettivamente introdotto o rinnovato alcune agevolazioni mirate ad attrarre investimenti e contribuenti dall’estero. Il governo italiano ha varato una significativa riduzione dell’imposta sui redditi per cinque anni destinata alle imprese che decidono di rientrare nel territorio nazionale.

Inoltre da tempo sono previsti vantaggi fiscali per “i cervelli”, persone con alta qualificazione che trasferiscono la residenza fiscale in Italia con un tetto di reddito agevolabile fissato a 600mila euro (il cosiddetto regime rimpatriati) . Pesano anche i regimi di “flat tax” per lavoratori autonomi e piccole imprese (regime forfettario), misure criticate già dal Fondo monetario internazionale perché creerebbero disparità fra contribuenti.

C’è anche un dato che potrebbe aver indotto Bayrou a scegliere proprio il nostro Paese come esempio nel suo ragionamento, ed è quello dei super ricchi che cambieranno residenza nel 2025. Secondo le stime pubblicate dal The Henley Private Wealth Migration Report 2025, l’Italia è il terzo stato al mondo più scelto dai milionari come nuova destinazione dopo Emirati Arabi (UAE) e Stati Uniti.

milionari che trasferiranno la loro residenza
La lista dei 10 Paesi che accoglieranno più milionari nel 2025 (fonte: Henley & Partners)

La previsione è di 3.600 nuovi paperoni che prenderanno residenza fiscale entro l’anno, che porterebbero in dote oltre 20 miliardi di dollari di patrimonio. Un aumento del 20% rispetto all’ultimo decennio.

Detto questo, come ribadito nella risposta del governo italiano, l’Italia ha anche aumentato alcuni oneri fiscali per i residenti stranieri e, insieme alla Francia, resta tra i paesi europei con il regime fiscale complessivamente più elevato.

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I paradisi fiscali europei

Sottile la conclusione della nota di Palazzo Chigi, in cui il Governo Meloni invita la Francia a “unirsi all’Italia per intervenire in sede di Unione europea contro quegli Stati membri che applicano da sempre un sistematico dumping fiscale, con la compiacenza di alcuni Stati europei”.

In altre parole l’escutivo sembra dire: cara Francia, il problema non siamo (solo) noi. Ed effettivamente, da tempo diversi paesi dell’Unione Europea sono accusati di praticare forme di dumping fiscale, nonostante i tentativi di Bruxelles di armonizzare le politiche fiscali.

L’Irlanda è spesso in cima alla lista, con la sua aliquota fiscale sui redditi d’impresa del 12,5%, significativamente inferiore rispetto alla media europea, che ha attratto numerose multinazionali tecnologiche globali (Google, Meta, Airbnb solo per citarne alcune).

Il Lussemburgo è da sempre la casa delle grandi società finanziarie, dalle banche ai grandi fondi di investimento. E se il piccolo granducato fosse troppo stretto, ci sono i Paesi Bassi che possono offrire generosi accordi fiscali alle multinazionali. ENI, Stellantis, Ferrero, Barilla, Illy, Telecom Italia, Luxottica: la lista di eccellenze italiane che amano collocare la propria sede legale all’ombra dei mulini a vento è lunghissima.

Poi c’è Malta, hce ha costruito parte della sua economia su schemi fiscali vantaggiosi sia per imprese che per persone fisiche. Anche Cipro ha sviluppato la propria attrattività economica con una tassazione molto competitiva che richiama capitali da tutta Europa. Più recentemente, l’Ungheria di Orbán ha introdotto misure fiscali aggressive per attrarre investimenti stranieri.

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