Sharing economy in Italia: cos’è, regime fiscale ed esempi

Conosciuta come economia della condivisione, o più comunemente come sharing economy, è una realtà che fa ormai parte della vita di tutti i giorni. Ecco come funziona e quali sono le normative, anche fiscali, in Italia.

Revisione a cura di Rosario EmmiDottore CommercialistaSu PartitaIva.it ci impegniamo al massimo per garantire informazioni accurate. Gli articoli vengono costantemente revisionati da professionisti del settore.

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sharing economy
  • La sharing economy identifica una tipologia di economia basata sulla condivisione dei beni e servizi a pagamento o gratuiti.
  • Gli esempi di sharing economy sono tanti e comprendono diverse tipologie di settori, dall’utilizzo dei veicoli ai prestiti.
  • Per svolgere una attività secondo economia di condivisione è necessaria la Partita IVA, tuttavia si può scegliere di svolgerla anche in maniera occasionale.

Spesso si parla di sharing economy, ad indicare una nuova forma di fare business, molto diffusa negli ultimi anni. Ma cos’è la sharing economy nella pratica? Come funziona? È necessaria la Partita IVA? Queste sono le domande più comuni su questa nuova forma di economia, che negli ultimi anni ha preso piede anche in Italia.

Si tratta di un interesse che nasce dalla sua ampia diffusione: basta considerare che nel nostro paese, quasi il 47% dei cittadini in qualche modo utilizza un servizio collegato alla questa nuova forma di economia di condivisione.

Uber, BlaBlaCar, Airbnb, Glovo e Deliveroo sono solo alcuni degli esempi più comuni, di servizi che probabilmente avrai utilizzato diverse volte. Queste possibilità sono collegate specialmente alla tecnologia.

Infatti, la semplicità di accedere in pochi click ai servizi, impiegando il proprio smartphone, ha reso la sharing economy una modalità di fare business che offre diverse opportunità di lavorare. Stai pensando di dedicarti a uno dei tanti rami dell’economia di condivisione? Di seguito potrai attingere a tutte le informazioni necessarie.

Cos’è la sharing economy

Il significato di sharing economy è abbastanza recente. Infatti, anche se è un’attività che si può far risalire al 1995 con il primo marketplace, come eBay, questo termine compare sul web intorno al 2010. È stata definita come un sistema economico, che utilizza Internet, attraverso cui distribuire beni e servizi tra soggetti privati in modo gratuito o a pagamento.

L’idea combina innovazione e la semplicità. Infatti, il punto di partenza è quello di utilizzare degli strumenti che sono in mano ai singoli soggetti e che possono essere impiegati dalla comunità.

Quindi, se per esempio disponi di un’auto, potrai aderire a Uber o a BlaBlaCar, e fornire un passaggio a chi ne ha necessità. Invece, se disponi di una seconda casa, allora potrai entrare nel progetto Airbnb o HomeAway, per citare le piattaforme più cosciute.

Avrai anche l’opportunità di accedere a siti in cui si ricercano lavoretti o attività specializzate come Fiverr o Freelancer. Come puoi notare il mondo della sharing economy è davvero ampio, per questo vengono utilizzati una serie di termini come sistema peer-to-peer, Gig Economy o economia on demand.

Sharing economy

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Come funziona l’economia di condivisione

Alla base della sua diffusione vi è un sistema che ha delle specifiche caratteristiche. Infatti, il funzionamento della sharing economy si basa su alcuni presupposti:

  • idea di condivisione;
  • offerta da parte di un soggetto privato o di un’azienda;
  • utilizzo di un bene condiviso;
  • presenza di una piattaforma peer-to-peer.

Non disponi di un’auto? Con la sharing economy potrai raggiungere qualunque destinazione con un semplice click sul tuo smartphone. Infatti, una delle prime caratteristiche è quella di disporre di un bene o di un servizio senza necessità di comprarlo, e quindi di dover investire somme ingenti per la relativa proprietà.

In questo modo si offrono ampie opportunità ai soggetti di utilizzare qualunque tipologia di bene, anche quelli di nicchia. In un certo qual modo nella sharing economy vi è una sorta di democratizzazione dei beni, permettendoti di impiegare anche quelli più costosi per lo stretto necessario. Inoltre, il fulcro del sistema è la presenza di una piattaforma definita peer-to-peer che fa da tramite tra chi:

  • offre il bene;
  • ricerca un prodotto o un servizio.

Questo punto di contatto è possibile grazie alle nuove tecnologie digitali che garantiscono la sicurezza dei dati, la presenza di uno strumento attraverso cui acquisire l’impiego del bene, e al contempo permettere la velocità della transazione. Quindi, la piattaforma web di contatto, non detiene beni e servizi, ma svolgerà solo l’attività di collegamento semplificando il processo di ricerca e di soddisfazione per il cliente.

Un sistema che oggi, da trend del momento, si è trasformato in un vero e propri business model, offrendo vantaggi sia per chi lavora nel settore dell’economia on-demand sia per il consumatore stesso, che otterrà dei prezzi ottimali nell’utilizzo di un determinato servizio.

Sharing economy: esempi in Italia

Il concetto di sharing economy può essere impiegato su diversi prodotti e attività. Si potrà quindi condividere un passaggio in auto, offrire una prestazione lavorativa, oppure guardare un film o sentire della musica. Inoltre, è possibile mettere a disposizione un locale, una competenza specifica o un mezzo ecosostenibile per spostarsi.

Infine, si parla anche di sharing economy per ciò che riguarda l’energia elettrica.  Oggi, gran parte delle attività della nostra routine quotidiana, in un modo o nell’altro, vengono in contatto con la sharing economy.

L’esempio più tipico è quello della piattaforma on-demand come Netflix, che può essere condivisa con altri soggetti, permettendo di vedere un film o una serie TV senza necessità di comprarli. Un’altra opportunità per il consumatore è quella dei servizi delivery. Nella tabella successiva abbiamo riunito i diversi settori con alcuni dei più comuni esempi di economia di condivisione.

Sharing EconomySettoreEsempi
GIG EconomyTrovare e offrire lavoroUpWork, Fiverr, Freelancer, Twago, ProntoPro
Rental carCondivisione di autoUber, BlaBlaCar
Sharing mobilityUtilizzo di bici, monopattini, scooterLyft, Uber
Servizi sharing HouseAffitti brevi di case vacanze o appartamentiAirbnb, HomeAway, HouseTrip
Peer to peer lendingPrestiti di denaro tra i privatiSoisy, Re-Lender, Crowdestate
Co-WorkingCondivisione spazi per lavoroWework, Copernico, Regus, Impact Hub
Sharing economy energiaCondivisione energiaPulsee, Union

In Italia, la sharing economy si è sviluppata con un po’ di fatica, ottenendo un boom di richieste solamente negli ultimi anni. In particolare, l’emergenza sanitaria e la necessità di risparmiare hanno portato a un netto incremento di alcune attività, come quelle legate all’ospitalità, al settore alimentare e ai servizi per lo spostamento. Vediamo quali sono gli esempi più comuni.

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GIG Economy

Il termine gig in inglese può essere tradotto come momentaneo. Quindi la Gig economy fa riferimento alle prestazioni di lavoro che vengono effettuate senza un contratto o la presenza di un rapporto di dipendenza. Il fulcro del sistema è come sempre costituito dalle piattaforme peer to peer che offrono un punto di incontro tra i soggetti.

In Italia quelle più diffuse sono UpWork, Fiverr, Freelancer, ProntoPro e Twago. Si tratta di siti in cui basterà registrarsi sia per chi cerca un lavoro, sia per chi lo vuole offrire. I settori di lavoro vicini a queste realtà diversi.

Infatti, sono piattaforme che premettono ai lavoratori autonomi di offrire la propria competenza professionale. Un esempio è la prestazione professionale del copywriter, di un social media manager, di uno specialista SEO o video maker. Inoltre, questi siti web sono utili per svolgere anche piccoli lavoretti per cui non serve la Partita IVA, come il dog sitter, la tata e gli addetti ai traslochi.

Rental Car

Uber è il tipico esempio del mondo della sharing economy. Infatti, questa è una piattaforma rental car a cui potrai accedere previa registrazione dall’app sul tuo cellulare. Un’altra realtà simile molto conosciuta è BlaBlaCar, che ti permette di condividere un passaggio in auto oppure un con autobus.

Per prenotare la procedura è davvero semplice. Ti basterà inserire il metodo di di pagamento, come una carta di credito, o l’indirizzo PayPal, e prenotare il tuo veicolo. L’app agirà in automatico ricercando il conducente più vicino alla tua destinazione. Tutto il procedimento avviene dal tuo smartphone, su cui potrai monitorare il tempo di attesa.

Queste applicazioni generalmente forniscono dati importanti su chi sta guidando, e prevedono anche un indice di affidabilità, risultato dagli stessi utenti che utilizzano questo strumento.

Sharing Mobility

Il settore della mobilità è tra quelli che offrono diverse opportunità di sviluppo della sharing economy. Infatti, negli ultimi anni spostarsi in città è diventato più semplice a causa delle diverse possibilità. Potrai disporre di:

  • bike;
  • monopattini elettrici;
  • macchine elettriche mono e biposto;
  • scooter.

Il sistema è molto simile a quelle delle auto: scegli il tuo veicolo nei parcheggi previsti, lo attivi con il tuo smartphone e ti muovi liberamente in tutta la città. Questo è un servizio semplice ed efficace che ha riscontrato subito un’ampia adesione.

Infatti, oggi i veicoli in sharing sono disponibili in quasi tutti i centri abitati. Ciò ha portato a estendere la condivisione anche ad altre tipologie di mezzi come: i camper, le barche da diporto e quelle di lusso.

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Servizi di Sharing House

Il nome Airbnb identifica un esempio di successo del sistema di sharing house. L’idea da cui si parte è quella di fornire al cliente l’opportunità di prenotare una camera o un appartamento per brevi periodi. Questa tipologia di sharing oggi ingloba al suo interno un numero molto ampio di strutture recettive in tutta Italia, offrendo l’opportunità a chi dispone di una seconda casa di ottenere un guadagno in più.

Si tratta di un esempio di sharing economy molto vantaggioso per entrambe le parti: turisti e viaggiatori possono trovare una struttura in cui pernottare a costi contenuti, anche all’ultimo minuto. Per i proprietari di casa il vantaggio è quello di ricavare una piccola rendita.

Il sistema è molto semplice, dato che se disponi di un appartamento o di una casa vacanza ti basterà creare un tuo profilo su Airbnb oppure su HouseTrip o Uniplace. Questo ti permetterà di entrate in contattato con chi ha necessità di trovare un posto dove pernottare. Applicazioni simili esistono anche per la condivisione della cena.

Peer to peer lending

Alla base dello sharing economy vi è l’idea di permettere a tutti di utilizzare i beni e i servizi che vengono condivisi con l’appoggio delle piattaforme virtuali. Ciò vale anche dal punto vista finanziario. Il social lending o il sistema peer to peer lending permette di mettere in contato diretto chi dispone di capitali e vuole investirli e chi ha bisogno di denaro.

Qual è il vantaggio? I costi sono ridotti, il prestito può essere effettuato in un tempo più breve e sarà possibile richiedere anche piccoli finanziamenti. Le piattaforme più utilizzate sono Soisy, Re-Lender, e Crowdestate. Attualmente questa possibilità sta prendendo piede molto lentamente, soprattutto perché in Italia i risparmi sono prevalentemente affidati alle banche, a cui vengono anche richiesti i finanziamenti.

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Co-working

Un altro settore in cui si è diffusa la sharing economy è quello dei servizi ai professionisti. Attraverso il web, utilizzando piattaforme come Wework, Copernico, Regus e Impact Hub sarà possibile prenotare spazi per disporre di un ufficio, una sala conferenze oppure di un servizio di accoglienza clienti e di segreteria.

Si tratta di un sistema molto ingegnoso che permette di ridurre i costi degli uffici per i liberi professionisti, ma anche delle piccole e medie imprese che non dispongono di ampi spazi dove invitare clienti o effettuare convention.

Generalmente è possibile scegliere tra diverse opzioni: dal locale di rappresentanza a quello più trendy, valutando quali strumenti multimediali sono necessari e la tipologia di arredamento. Questi uffici nell’ultimo periodo si sono diffusi particolarmente, soprattutto a causa dell’arrivo dello smart working.

Sharing economy ed energia elettrica

Il sistema dello sharing economy sull’energia elettrica può essere una valida opportunità di risparmio in un momento particolare come quello odierno. L’idea di una società come Pulsee è stata quella di permettere la suddivisione della bolletta tra più soggetti.

Infatti, non sarà solo un individuo a disporre di un contatore, ma questo verrà condiviso fino a un massimo di cinque persone che riceveranno un’e-mail con l’importo da pagare.

In altre situazioni il settore energia è diventato anche una fonte di reddito. Con la società di sharing Union potrai ottenere una riduzione della bolletta se fai aderire alla piattaforma un certo numero di clienti.

Imprese di sharing economy

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Sharing economy e Partita IVA: normativa in Italia

La sharing economy è un sistema vantaggioso per il consumatore, ma anche per chi offre i propri servizi o i beni, ottenendo un guadagno. Questo fattore ha portato a generare confusione sulla necessità o meno di disporre di Partita IVA e per ciò che riguarda la tassazione.

In altri paesi come gli Stati Uniti, l’Australia e la Spagna sono state create delle leggi ad hoc per regolamentare la sharing economy. La stessa comunità Europea ha precisato che si deve applicare l’IVA a tutte le attività svolte nell’economia di condivisione, sia nel rapporto tra piattaforma e cliente, sia tra cliente e l’operatore del servizio di sharing.

Infatti, nel 2015 la Commissione Europea ha fatto rientrare le attività collegate all’economia di condivisione nella direttiva IVA n 2006/112/CE. In base ad essa le attività a titolo oneroso svolte sul territorio UE sono soggette ad aliquota IVA, dato che si tratta di lavori che generano reddito e vengono svolti a titolo oneroso.

E in Italia? In questo caso non è ancora presente una legge specifica e quindi se vuoi essere in regola con il fisco dovrai far riferimento alla normativa per ciò che riguarda il lavoro autonomo.

Il punto di partenza è che tutti coloro che offrono un’attività di sharing, attraverso una piattaforma peer-to-peer, salvo la presenza di un contratto, sono lavoratori autonomi e quindi senza forma di subordinazione. Dovrai però distinguere se questa attività viene svolta in maniera saltuaria oppure professionale. Nel secondo caso sarai obbligato ad aprire una Partita IVA.

In questo caso l’attività di sharing economy diventa professionale e quindi continuativa. Prendiamo l’esempio di un bed and breakfast. Se superi il tetto previsto per quanto riguarda l’occasionalità, per continuare a offrire i tuoi servizi dovrai disporre di una Partita IVA personale.

In base all’attività specifica dovrai valutare quale tipologia di codice ATECO e scegliere il regime fiscale tra quello forfettario o semplificato. Infine, dovrai valutare anche il sistema contributivo. Data la nebbia legislativa sul settore dello sharing economy, non sempre è facile distinguere quando è necessaria la Partita IVA o puoi operare senza di essa. Per questo un valido consiglio può essere quello di rivolgersi a uno studio di commercialisti, per valutare caso per caso come procedere al servizio di condivisione.

Sharing economy come attività occasionale

In base alla normativa italiana, un lavoratore autonomo può svolgere la propria attività anche senza aprire Partita IVA se questa avviene in modo occasionale. Sono previsti però dei limiti temporali ed economici.

Un esempio è quello per cui decidi di condividere la tua casa per permettere il pernottamento a turisti e viaggiatori: se ti occupi di questa attività in modo saltuario, ovvero non in modo organizzato continuativo, puoi rientrare nell’attività occasionale. Se rientri in questi casi, non è necessario aprire un Partita IVA e non dovrai applicare una tassazione sul reddito aggiuntivo.

Lo sharing economy conviene? Vantaggi e svantaggi

Conviene dedicarsi al settore della sharing economy? Come hai notato, le opportunità di lavoro sono diverse se vuoi ottenere un surplus di guadagno integrando questi servizi tra le tue attività. Si deve però considerare che in alcuni casi può trattarsi di un mercato poco sostenibile, soprattutto per l’alto numero di competitor. Per rispondere al quesito iniziale, vediamo quali sono i pro e i contro.

Vantaggi

  • diversi settori di applicazione;
  • risparmio economico;
  • ampie opportunità di lavoro;
  • riduzione delle spese di gestione per la propria attività;
  • vantaggio ambientale.

Svantaggi

  • incertezza dal punto di vista normativo;
  • sono richieste competenze digitali;
  • l’attività è quella di un lavoro autonomo;
  • non vi sono sicurezze di crescita future;
  • i guadagni sono limitati se l’attività è effettuata sporadicamente.

Sharing economy – Domande frequenti

Cosa vuol dire sharing economy?

La parola sharing economy identifica una forma di condivisione di beni e servizi eseguita in modo gratuito o previo pagamento, per cui si utilizzano prevalentemente piattaforme web.

Quali sono gli esempi di sharing economy?

Oggi la sharing economy si è sviluppata in diversi settori: dal car rental ai prestiti, dall’affitto di case vacanza e appartamenti alla prestazione di lavoro saltuaria. Scopri qui tutte le possibilità.

Quali sono i vantaggi della sharing economy?

La sharing economy offre un’opportunità di lavoro per chi dispone di un bene o di un servizio da condividere, oltre a permettere a un consumatore di accedere a un prodotto anche per poco tempo.

Autore
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Gennaro Ottaviano

Esperto di economia aziendale e gestionale

Laurea in Economia Aziendale presso il Politecnico di Lugano, appassionato di borse, mercati e investimenti finanziari. Ho competenze di diritto e gestione societaria, con esperienze amministrative. Scrivo di diritto, economia, finanza, marketing e gestione delle imprese.
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Rosario Emmi
Dottore Commercialista
Revisione al 20 Aprile 2024
Dottore commercialista specializzato in startup e pmi innovative, operazioni di equity crowdfunding, e-commerce, food and casual dining. Con uno sguardo sempre rivolto al futuro, trova sistemi innovativi nello sviluppo dell’attività professionale.

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