Povertà assoluta: peggiorano le condizioni delle famiglie che poggiano sul lavoro dipendente

La povertà assoluta resta stabile in Italia, ma a peggiorare sono le condizioni economiche delle famiglie con una persona di riferimento occupata come dipendente: vediamo gli ultimi dati ISTAT.

di Laura Pellegrini

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  • L’intensità della povertà assoluta in Italia rimane stabile nel 2023, come descritto dagli ultimi dati ISTAT: sono 5,7 milioni le persone che si trovano in gravi condizioni economiche.
  • Lo stipendio mensile di alcune professioni non è sufficiente a fermare la povertà: secondo l’Istat peggiorano le condizioni delle famiglie che poggiano sul lavoro dipendente.
  • La spesa media delle famiglie cresce del 3,9% rispetto all’anno precedente (in termini correnti), ma si riduce dell’1,9% in termini reali per effetto dell’inflazione.

L’ISTAT ha diffuso i dati sulla povertà assoluta in Italia per l’anno 20231, insieme alle stime preliminari della spesa media nelle famiglie: mentre l’incidenza della povertà assoluta rimane pressoché stabile in Italia (all’8,5% del totale nel 2023 rispetto all’8,3% dell’anno precedente), peggiorano le condizioni economiche delle famiglie che poggiano sul lavoro dipendente.

Cresce la spesa media delle famiglie ma non quanto l’inflazione e non si registrano particolari differenze tra le famiglie più e meno abbienti.

Povertà assoluta in Italia: gli ultimi dati ISTAT

Sono 5,7 milioni le persone in Italia che si trovano in condizioni di povertà assoluta, ovvero tutte quelle famiglie in condizioni economiche gravi, da non poter permettersi una spesa pari alla soglia minima per l’acquisto del paniere di beni e servizi essenziali per condurre una vita dignitosa. Il dato è pressoché stabile rispetto agli anni precedenti, ma si registrano delle differenze a livello territoriale.

Nel Nord Italia (conseguentemente agli aumenti per le spese di affitto o mutuo, consumi alimentari, bollette, ecc) si registra un peggioramento della povertà assoluta, con 136mila persone in più (rispetto al 2022) che ad oggi soffrono di gravi difficoltà economiche.

Mentre a livello familiare il dato è sostanzialmente stabile (all’8,0%), si registra una crescita dell’incidenza individuale (al 9,0%, dall’8,5% del 2022). Il peggioramento è quindi registrato soprattutto da chi vive da solo.

Nel Mezzogiorno i dati di incidenza della povertà assoluta risultano pressoché stabili a livello familiare (10,3%, dal 10,7 del 2022) e anche a livello individuale (12,1%, dal 12,7% del 2022).

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Nel Sud Italia, tuttavia, si registra la maggiore incidenza di famiglie in povertà assoluta in relazione alla popolazione residente: su un totale di oltre 19mila persone residenti, sono 866mila le famiglie che si trovano in condizioni economiche svantaggiate (10,3%).

Nel Nord Italia, considerando una popolazione residente maggiore rispetto alle altre aree nazionali, e nonostante il peggioramento delle condizioni economiche, l’incidenza della povertà è pari all’8,0%, ma coinvolge comunque più di un milione di famiglie.

Povertà assoluta familiare e individuale

A livello familiare o individuale, la povertà assoluta rimane piuttosto stabile rispetto al 2022: l’incidenza è dell’8,5% tra le famiglie (8,3% nel 2022) e del 9,8% tra i singoli individui (9,7% nel 2022), per un totale di oltre 2 milioni 234 mila famiglie e circa 5 milioni 752 mila individui.

Gli ultimi anni, infatti, sono stati segnati da ingenti aumenti sui prezzi relativi ai beni e servizi di prima necessità, al quale non è corrisposto un aumento dei salari: ciò si traduce, nel lungo periodo, in un impoverimento economico per le famiglie e per i singoli individui.

A partire dal 2014 e fino al 2023, l’incidenza della povertà assoluta a livello individuale e familiare ha registrato livelli più alti e più bassi, passando dal 6,9% del 2014, fino all’8,3% del 2017 e 2018 e ad oggi il 9,8% a livello individuale.

povertà assoluta familiare individuale

Nell’intero periodo considerato, possiamo notare un’unica flessione significativa nel 2019, quando l’incidenza individuale scese al 7,6%. Dal 2020 in poi, invece, l’indicatore ha ripreso la sua crescita arrivando al 7,8% (interessando oltre 2 milioni di famiglie), per poi stabilizzarsi l’anno successivo.

Nel 2022 l’incidenza ha raggiunto l’8,3% soprattutto a causa dell’aumento dell’inflazione, per poi arrivare fino al 9,8% nel 2023, anno in cui la povertà assoluta ha coinvolto oltre 5,7 milioni di persone.

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Peggiorano le condizioni delle famiglie di lavoratori dipendenti

Nemmeno il lavoro subordinato mette al riparo dalla povertà assoluta, se consideriamo che quest’ultima incide al 9,1% nelle famiglie in cui la persona di riferimento (p.r.) è un lavoratore dipendente rispetto all’8,3% del 2022, interessando oltre 944 mila famiglie. Si tratta del dato storico peggiore nelle annualità considerate.

Una delle cause di questo peggioramento delle condizioni economiche la possiamo riscontrare negli stipendi bassi per i lavoratori italiani: le retribuzioni a livello nazionale sono ferme da tempo e risultano comunque inferiori rispetto a quelle dei nostri colleghi europei. Nonostante questo, negli ultimi anni sono cresciuti i dati relativi all’occupazione.

Se consideriamo gli individui non occupati, l’incidenza della povertà rimane elevata per le famiglie con p.r. in cerca di occupazione (20,6%), mentre si conferma in discesa per le famiglie con p.r. ritirata dal lavoro. Resta stabile al 35,6%, infine, la povertà per le famiglie composte da soli cittadini stranieri.

  1. “Resta stabile la povertà assoluta, la spesa media cresce ma meno dell’inflazione”, Statistiche Istat, istat.it ↩︎
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Laura Pellegrini

Giornalista e content editor

Dopo la Laurea in Comunicazione e Società, ho iniziato la carriera da freelance collaborando con diverse realtà editoriali. Ho scritto alcuni e-book sui bonus e ad oggi mi occupo della redazione di articoli di economia, risparmio e lavoro.

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