Manovra 2026, dagli affitti brevi al 26% alla rottamazione in nove anni: le novità

Dalla stretta fiscale sugli affitti brevi al nuovo calendario per la pace fiscale: ecco le principali misure previste nella legge di bilancio 2026 che interviene su Fisco, lavoro e incentivi alle imprese.

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Tutte le novità in manovra 2026

Sono diverse le novità inserite dal Governo nella manovra 2026. La bozza presentata e approvata ha ufficialmente iniziato il suo iter per essere diventare legge entro il 31 dicembre 2025. Certo, c’è sempre la necessità di mantenere i conti pubblici sotto controllo e rispettare i vincoli europei. Per questo motivo gli aiuti e gli interventi per sostenere famiglie, imprese e lavoratori, così come pensati, potrebbero essere oggetto di modifiche. Tra le conferme, tuttavia, c’è un aumento della tassazione per gli affitti brevi e una nuova rottamazione, ma anche diversi incentivi per l’incremento della produttività e della capitalizzazione delle imprese.

Manovra 2026, nuove tasse sugli affitti brevi

Tra i provvedimenti inseriti nel testo bozza della legge di Bilancio, ci sono l’aumento delle tasse sugli affitti brevi, l’estensione dei termini di pagamento della rottamazione delle cartelle esattoriali, nuovi incentivi per la produttività e bonus confermati per le famiglie con redditi medio-bassi.

La nuova aliquota per gli affitti brevi passa dal 21% al 26% e si applicherà a chi loca più di un immobile tramite piattaforme online. Chi gestisce un solo appartamento potrà invece continuare a usufruire della cedolare secca agevolata al 21%.

Rottamazione quinquies: niente acconto per la rateizzazione

Sempre sul fronte delle entrate fiscali, viene inoltre prorogata e rimodulata la rottamazione delle cartelle, con la possibilità di saldare i debiti fino a 9 anni (108 rate mensili), mantenendo l’esclusione di sanzioni e interessi. Per evitare però che questo diventi uno strumento utilizzato sopratutto dai “furbetti del Fisco”, potrebbero essere esclusi i contribuenti che, soltanto per bloccare fermi e pignoramenti hanno aderito a precedenti rottamazioni senza mai saldare il debito.

Salta, invece, l’ipotesi di una maxi rata come “acconto” per i soggetti che hanno debiti di importo elevato.

Taglio dell’Irpef

A completare il quadro, c’è la proroga del taglio del cuneo contributivo, la conferma del taglio IRPEF, con aliquota che passa dal 35% al 33% per i redditi compresi tra 28.000 euro e 50.000 euro e nuovi strumenti per la capitalizzazione delle PMI, come la versione potenziata della Nuova Sabatini per gli investimenti in tecnologie e digitalizzazione.

Per i professionisti e le imprese, in manovra sono stati inseriti anche incentivi alla produttività e la tassazione agevolata al 5% sui premi di risultato fino a 3.000 euro. Questi, soprattutto se piccole realtà e PMI, potranno anche contare su un rafforzamento dei crediti d’imposta per gli investimenti.

Manovra 2026, gli aiuti per le famiglie

Sul versante del welfare e del sostegno al reddito, la manovra 2026 conferma la continuità con le misure già in vigore. Viene prorogato infatti il taglio del cuneo fiscale per i lavoratori dipendenti con redditi fino a 35.000 euro annui e restano confermati anche gli importi maggiorati dell’assegno unico per i figli, soprattutto per le famiglie numerose e per i genitori lavoratori. Resta anche il bonus sociale per le bollette, dedicato alle famiglie con ISEE basso.

Rivisto invece il bonus asilo nido, che potrà arrivare fino a 3.000 euro per i nuclei familiari con ISEE inferiore a 25.000 euro e che dal 2026 non riguarderà più soltanto la frequenza degli “asili nido” pubblici o privati autorizzati, ma verrà esteso anche a micronidi (generalmente per bambine/i da 3 mesi fino a 36 mesi), sezioni “primavera” (per bambine/i tra 24 e 36 mesi) e servizi integrativi abilitati (ad esempio “spazi gioco”, servizi a domicilio/nidi in famiglia), purché rispettino la normativa regionale di autorizzazione. Rimangono fuori i centri per bambini e famiglie dove il bambino è accompagnato da un adulto e gli altri servizi ricreativi o prescuola che non sono qualificati come servizi per la prima infanzia.

La riforma delle pensioni 2026

Sul fronte previdenziale, la legge di Bilancio 2026 conferma quota 104, che permette di andare in pensione a 63 anni se si hanno almeno 41 anni di contributi versati, e l’APE sociale che riconosce il pensionamento anticipato ai lavoratori impiegati in mansioni gravose. Tuttavia, si tratta di un prolungamento delle misure ponte in attesa di una riforma delle pensioni organica, che il Governo ha annunciato per la seconda metà della legislatura.

Infine, è stata confermata l’intenzione di intervenire sulla no tax area per i pensionati equiparandola a quella dei lavoratori dipendenti. Questo significa che l’esenzione dall’IRPEF dovrebbe salire a 8.500 euro annui, alleggerendo il carico fiscale per i redditi più bassi. Allo stesso tempo, sarà mantenuta la perequazione automatica delle pensioni, cioè l’adeguamento annuale degli importi al costo della vita per proteggere il potere d’acquisto dei pensionati, con una particolare attenzione ai trattamenti minimi e medio-bassi.

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