Mi consigli un avvocato? L’importanza di una rete professionale

In uno studio di commercialisti è normale che un cliente chieda consiglio su altri professionisti. La risposta è costruire una solida rete professionale

di Giovanni Emmi

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avvocato da consigliare

Mi consigliereste un avvocato? Quante volte sarà successo in uno studio di dottori commercialisti di sentirsi rivolgere questa richiesta da parte di un cliente?

Per la stipula di un contratto, un contenzioso tributario, una consulenza di diritto amministrativo, una consulenza giuslavoristica o per qualsiasi altra attività che richieda un intervento più approfondito da un punto di vista giuridico, di quello che è possibile fornire internamente.

Ogni commercialista ha una visione del rapporto professionale incentrata sostanzialmente sul presupposto ovvio del rapporto personale con un alto professionista che si consiglia. A volte con la speranza di ricevere un lavoro in cambio, altre volte con la speranza di non fare una brutta figura che possa compromettere a sua volta il rapporto con il cliente.

Il rischio che si corre, quando si consiglia un avvocato e, in genere, un altro professionista, è la asimmetria organizzativa nella prestazione al cliente.

A questo si aggiungano le difficoltà ed il rischio di affidare il cliente a un avvocato non specializzato nella materia specifica, con la possibilità che la prestazione non sia all’altezza della situazione.

In genere l’avvocato tende ad acquisire qualsiasi tipo di richiesta, salvo poi condividerla con altri professionisti specialisti nella materia.

Per questo motivo, lo studio del commercialista è opportuno che costruisca reti professionali con avvocati che abbiano diverse expertise legali, evitando di affidarsi al più vicino per rapporto personale, senza conoscere chi svolgerà la prestazione.

La soluzione a questo problema potrà venire da una rete professionale consolidata per identità di visione e competenza organizzativa omogenea nel trattamento del cliente.

Molto spesso il professionista tende a dare una risposta alle richieste del cliente, anche se non ha gli strumenti per riuscire a soddisfarlo, non essendo certo dell’esito.

Con una rete professionale, testata nel tempo, sarà possibile agire sul cliente con una proposta multidisciplinare, dove a guadagnarci sono tutti i professionisti, che realizzano economie di scala e di specializzazione.

Come creare una rete professionale?

Ci vuole tempo e strumenti che favoriscano l’aggregazione attorno ad un modello riconosciuto come idoneo ed apprezzato da tutti.

Ad esempio, si può utilizzare il medesimo approccio con il cliente e gli stessi tempi e modalità di risposta, introducendo negli studi strumenti digitali collaborativi quali:

In questo modo potremo raggiungere un obiettivo minimo, ma allo stesso tempo indispensabile per valorizzare il lavoro della struttura professionale:

  • prestazione specialistica di maggiore qualità;
  • uniformità nella prestazione al cliente;
  • rappresentazione della struttura in modo unico.

Nel prossimo futuro le strutture professionali tenderanno sempre più a diventare multidisciplinari, per questo motivo bisogna attrezzarsi e dotarsi del tool più adatto.

È importante partire dalla uniformazione della organizzazione e processi di lavoro, rispetto agli stakeholders per migliorare qualità ed efficienza del servizio a vantaggio della marginalità interna.

Il punto di arrivo resta sempre una struttura composta da professionisti che abbiano alla base gli stessi valori e la stessa visione professionale, con rapporti economici chiari e precisi che anticipino gli eventuali contrasti che dovessero insorgere quando, puntualmente, alcuni professionisti dovessero tentare di approfittare della situazione e distrarre la clientela.

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Giovanni Emmi

Dottore Commercialista

Commercialista dal 🧗🏾‍♀️secondo millennio, innovatore professionale nel terzo millennio🏃🏾‍♂️. Il futuro della professione del commercialista nel mio ultimo libro "dalla società alla rete tra professionisti".

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