Le piccole e medie imprese europee sognano un futuro digitalizzato, ma procedono a rilento o comunque non in maniera uniforme. È questo il quadro che emerge dal nuovo osservatorio sulla trasformazione digitale delle PMI, realizzato da Qonto in collaborazione con Appinio su un campione di 1.600 decisori senior in Italia, Francia, Germania e Spagna.
Il report fotografa un’Europa a due velocità, dove le ambizioni digitali spesso si scontrano con la realtà operativa. Il 92% delle imprese riconosce l’importanza della digitalizzazione e dell’intelligenza artificiale per il proprio business, ma appena il 62% le considera davvero prioritarie per il futuro.
Il 60% delle PMI dell’Unione Europea si sente attrezzato attrezzato alla trasformazione digitale, mentre il restante 40% (circa 10 milioni di aziende) si dichiara parzialmente o per nulla pronto. Tra queste, un 10% (2,4 milioni di imprese) ammette di non esserlo affatto.
Quasi quattro imprese su dieci, dunque, le giudicano “abbastanza importanti” ma non essenziali. Non solo: appena il 19% dispone di una strategia chiara e di risorse adeguate per realizzare un piano concreto.
“Vediamo un grande entusiasmo verso le nuove tecnologie, ma le fondamenta digitali restano fragili”, commenta Alexandre Prot, co-fondatore e CEO di Qonto, “le imprese europee devono costruire basi solide per sostenere la crescita e l’innovazione nel lungo periodo”.
Italia divisa, tra pionieri e ritardatari
In Italia il quadro appare ancora più sfaccettato. Il 77% delle PMI riconosce l’importanza della digitalizzazione, ma solo il 59% la considera “assolutamente cruciale” o “molto importante”. Il 68% ritiene comunque di essere pronto ad affrontare la trasformazione digitale, dato che colloca l’Italia al secondo posto in Europa dopo la Germania e sopra la media europea.
Il 46% delle PMI ha già adottato strumenti di intelligenza artificiale come generatori di testo o immagini, come ChatGPT, una percentuale in linea con la media europea. Allo stesso tempo, il nostro Paese registra anche il tasso più alto di stagnazione digitale: il 12% delle aziende non ha introdotto nessuna nuova tecnologia.
Chi ha innovato si concentra su ambiti specifici: gestione documentale (32%), data analytics e business intelligence (30%), marketing automatizzato (27%). Nel resto d’Europa le cifre restano simili: il 29% utilizza sistemi di gestione documentale e il 27% strumenti di analisi dati.
L’automazione porta benefici tangibili. Il 52% delle PMI italiane dichiara di risparmiare almeno 10 ore di lavoro a settimana grazie alle tecnologie digitali, il 12% ne guadagna più di 20. Un dato che colloca l’Italia in una posizione intermedia tra Germania e Francia. La media europea si mantiene su livelli analoghi: oltre la metà delle imprese (53%) risparmia almeno 10 ore settimanali, una su dieci più di 20.
Le PMI italiane condividono con le omologhe europee le anche le preoccupazioni principali: il 31% teme per la sicurezza delle soluzioni e il 28% indica la mancanza di competenze tecniche come ostacolo. Dato peculiare: siamo l’unico Paese a citare la resistenza interna al cambiamento, nel 22% delle risposte. In Europa prevalgono invece altre priorità: la sicurezza (33%), il gap di competenze (28%) e la regolamentazione (25%).
Redazione
Il team editoriale di Partitaiva.it