Tassa di soggiorno in Italia: come funziona e chi la deve pagare

Dal 2012, in alcuni comuni italiani è obbligatorio il versamento della tassa di soggiorno. Chi la paga? Qual è l’importo? E come funziona? Scopriamolo.

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Tassa di soggiorno in Italia
  • La tassa o imposta di soggiorno deve essere pagata dai turisti che alloggiano in una struttura alberghiera o extra alberghiera.
  • Solo alcuni comuni hanno il diritto di applicarla con un importo fisso che va da 1€ a 10€ in base alla tipologia di struttura.
  • Il gestore deve versare al comune di riferimento l’importo pagato dal turista tramite il portale Tourist Tax. È inoltre obbligato a compilare la Dichiarazione dell’imposta di soggiorno all’Agenzia delle Entrate e il modello 21.

La tassa di soggiorno è un imposta locale che i comuni possono applicare ai turisti per il periodo trascorso in una struttura alberghiera o extra alberghiera (b&b, casa vacanze) presente sul loro territorio.

Il pagamento, però non avviene in modo diretto al comune ma è il gestore della struttura ricettiva a essere responsabile del suo calcolo e del versamento. Inoltre, non tutti i comuni italiani la applicano, sono circa 1.200 su 7.900, e ognuno ha l’opzione di stabilire un determinato importo.

Conoscere come funziona la tassa di soggiorno, a chi versarla e come farlo è indispensabile per chi gestisce una struttura ricettiva professionale o familiare per evitare eventuali sanzioni amministrative. Di seguito trovi tutto quello che c’è da sapere.

Cos’è la tassa di soggiorno

La tassa di soggiorno è un’imposta fissa sui turisti/ospiti che alloggiano in strutture ricettive alberghiere ed extra alberghiere situate in alcuni comuni del territorio italiano.

L’importo è di norma da 1€ ai 5€, ma può salire fino a un massimo di 10€ per i comuni che registrano una presenza di turisti venti volte superiore rispetto ai residenti come Roma, Firenze e Venezia.

Fu istituita nel 1910, durante il regno di Vittorio Emanuele III, ed era applicata solo alle città che avessero stazioni termali e balneari. Negli anni ’30 venne estesa anche ad altri comuni turistici, per poi essere abolita nel 1989.

È stata reintrodotta con l’art. 4 del decreto legislativo n. 23 del marzo 2011 e modificata con la legge 213 del 30 dicembre 2023.

La sua finalità è finanziare una serie di interventi volti al recupero e al mantenimento di beni culturali e ambientali, dei servizi pubblici collegati e della raccolta e smaltimento dei rifiuti. Parte dei proventi derivanti dalla tassa di soggiorno è anche utilizzata per promuovere il turismo e le strutture ricettive nei singoli comuni.

Cos'è la tassa di soggiorno

Dove si paga la tassa di soggiorno

La tassa di soggiorno non si applica a tutti i comuni italiani, ma in base all’art. 4 del decreto legislativo n. 23 del marzo 2011 può essere richiesta da:

  • capoluoghi di provincia;
  • unioni di comuni;
  • comuni inclusi nelle località turistiche;
  • città d’arte;
  • isole minori (tassa di sbarco);

In base alla normativa, il comune di riferimento dovrà deliberare l’applicazione della tassa di soggiorno con apposito consiglio comunale.

Per i comuni delle isole minori è prevista l’opzione di sostituire la tassa di soggiorno con una tassa di sbarco, un’imposta per ogni passeggero che accede all’isola.

L’importo è di massimo 2,50€ per ogni persona. Tuttavia per i mesi di maggiore affluenza è riconosciuta ai comuni la facoltà di aumentare la tassa a 5€. Sono esenti dal versamento della tassa di sbarco i residenti, chi lavora sull’isola e i familiari equiparati ai residenti.

La tassa di sbarco è aggiunta direttamente al biglietto delle compagnie navali abilitate ai trasferimenti di linea verso le isole. Deve essere pagata anche da chi, a fini commerciali, fornisce un servizio di trasporto privato verso l’isola. Le modalità di versamento sono le stesse di quelle previste per la tassa di soggiorno (vedi più avanti).

Calcolo della tassa di soggiorno

L’importo della tassa di soggiorno è stabilito in base al principio di gradualità, prendendo come riferimento la tipologia di alloggio, il numero di stelle e il comune di riferimento.

Ogni singolo comune quindi stabilisce il proprio importo per singolo ospite, salvo le esenzioni, ed è calcolato per un soggiorno dai 10 ai 14 giorni di norma, fino a un massimo di 30 giorni (limite per i soggiorni brevi). Nella tabella seguente sono riportati alcuni esempi delle principali città turistiche.

Tipologia di strutturaRomaNapoliFirenze
Albergo 5 stelle 8€6€8€
Albergo 4 stelle7,50€5,50€7€
Albergo 3 stelle6€4,50€6€
Albergo 2 stelle5€3,50€4,50€
Albergo 1 stella4€3€3,50€
 Agriturismi6€4,50€3,50€ – 8€
Ostelli3,50€4,50€4€
Campeggi4,50€3,50€
Bed and Breakfast6€4,50€6€
Residence6€5€4,50€ – 6€
Locazioni brevi (case vacanze, affittacamere,6€5€6€
fonte: comune di Napoli, Roma, Firenze1

Una città come Napoli applica una tassa di soggiorno pari a 4,50€ per un albergo a 3 stelle e di 5€ per un soggiorno in una casa vacanze. Roma è tra le città con la tassazione più alta, con un costo di 8€ per un albergo a 5 stelle di 6€ per un agriturismo o un bed and breakfast.

Per il calcolo della tassa i comuni devono fare riferimento ai dati ISTAT sulle presenze turistiche medie registrate sul territorio. Per il triennio 2023-2025, si fa riferimento al periodo 2017-2019.

Chi paga la tassa di soggiorno ed esenzioni

La tassa di soggiorno è a carico dei singoli ospiti/turisti che prenotano una qualunque struttura ricettiva:

  • albergo;
  • hotel;
  • residence;
  • casa vacanze;
  • bed and breakfast;
  • ostello;
  • affittacamere;
  • campeggi;
  • agriturismi;
  • altre strutture extra alberghiere.

Sono esenti dal pagamento dell’imposta i minori fino ai 10 anni, ma in alcuni comuni anche fino ai 14 o ai 18 anni. Inoltre, non sono tenuti al versamento i soggetti disabili e i loro accompagnatori, le forze armate, i residenti, gli autisti, gli accompagnatori turistici e il personale della protezione civile o i volontari, in caso di eventi particolari.

Il ruolo del gestore (host)

Il gestore della struttura od host, sia come partita IVA sia come soggetto privato, è identificato dalla legge come agente contabile o responsabile d’imposta. In quanto tale, ha i seguenti obblighi:

  • ricevere il pagamento della tassa di soggiorno;
  • versare l’importo al comune;
  • dichiarare ai fini fiscali le somme incassate e versate.

In qualità di agente contabile deve verificare le generalità del cliente e se abbia diritto ad eventuali esenzioni previste dalla legge. Queste ultime si applicano solo se l’ospite presenta un certificato o una documentazione che attesti il diritto all’esenzione.

Il gestore deve calcolare l’imposta di soggiorno ed emettere un’apposita ricevuta di versamento, da conservare ai fini fiscali per 5 anni.

Nel caso di rifiuto da parte di un turista di adempiere al pagamento della tassa, ogni comune prevede uno specifico regolamento per segnalare il mancato versamento.

Come pagare la tassa

La tassa di soggiorno è pagata dagli ospiti non direttamente al comune, ma al gestore della struttura ricettiva. Il pagamento può avvenire online, oppure direttamente al check-in in contanti o POS.

A questo punto il gestore in quanto agente contabile deve a sua volta versare l’importo ricevuto al comune in cui ha sede la sua attività. A partire dal 1° luglio 2020, il pagamento dell’imposta di soggiorno ai comuni avviene in quattro trimestri: marzo, giugno, settembre e dicembre.

La presentazione deve essere effettuata entro il quindicesimo giorno del mese successivo al trimestre di riferimento. Quindi, per le tasse di soggiorno relative al trimestre di marzo, aprile e maggio, il versamento deve avvenire entro il 15 giugno.

Il pagamento è effettuato tramite il portale Tourist Tax con PagoPA, oppure tramite codice IBAN o altra modalità prevista dai singoli comuni. La registrazione è gratuita e può essere completata online oppure compilando l’apposito modulo cartaceo presente nella sezione “Tassa di soggiorno / Imposta di soggiorno” del sito comunale.

Piattaforme online

Per le strutture turistiche che ricevono prenotazioni tramite piattaforme online, il versamento della tassa di soggiorno avviene in modo diverso.

Ad esempio, Airbnb in quanto sostituto d’imposta applica direttamente la tassa di soggiorno al momento del pagamento della casa vacanze o della stanza, ma solo in alcuni comuni. Per quelli con cui non è stato siglato un accordo sarà l’host a ricevere il pagamento dall’ospite e versarlo al comune.

piattaforma airbnb

Invece Booking e HomeToGo non svolgono funzione di agenti contabili, quindi è sempre il gestore della struttura ricettiva a effettuare il versamento al comune.

Dichiarazioni fiscali tassa di soggiorno

Il gestore, in quanto responsabile d’imposta è obbligato anche a:

  • dichiarare annualmente all’Agenzia delle Entrate gli importi percepiti;
  • compilare il modello 21 (conto di gestione).

La dichiarazione imposta di soggiorno all’Agenzia delle Entrate contiene i dati del gestore, gli importi complessivi incassati e quelli versati al comune, nonché i riferimenti alla tipologia di struttura ricettiva. Deve essere presentata entro il 30 giugno dell’anno successivo. Ad esempio, il 30 giugno 2025 andranno dichiarati gli importi relativi alla tassa di soggiorno incassati nel 2024.

L’operazione è online tramite il sito dell’Agenzia delle Entrate o il portale Fisconline. L’accesso richiede l’identificazione tramite SPID. In alternativa è possibile rivolgersi a un professionista abilitato, come un commercialista.

Inoltre, entro il 30 gennaio di ogni anno i gestori devono trasmettere al comune il modello 21, scaricabile o compilabile dal sito Tourist Tax del singolo comune in cui ha sede l’attività.
Si tratta di un conto di gestione in cui inserire gli importi incassati, gli estremi della riscossione e il comune destinatario dei versamenti. Questo modello sarà poi trasmesso, entro i successivi 60 giorni, dal comune di riferimento alla Corte dei conti.

L’obbligo di dichiarazione viene meno nel momento in cui si utilizza un servizio di prenotazione online che funge da sostituto d’imposta come Airbnb, dato che la comunicazione all’Agenzia delle Entrate è al suo carico.

Sanzioni per mancato versamento della tassa di soggiorno

Nel caso in cui la tassa di soggiorno non venga versata oppure sia pagata solo in parte, si applica all’esercente una sanzione amministrativa che va da 100€ a 200€ per ciascun importo relativo a ogni tassa di soggiorno.

Tuttavia, è possibile ricorrere al ravvedimento operoso con un pagamento in ritardo o successive rettifiche degli importi.

Se il ritardo non supera i 15 giorni, la sanzione per ciascun importo è pari al 75%, mentre per i ritardi superiori ai 15 giorni ma entro i 90 giorni, è ridotta del 50%.

Domande frequenti

Come funziona la tassa di soggiorno?

La tassa di soggiorno è un’imposta che deve essere pagata da ogni ospite al gestore della struttura ricettiva. Quest’ultimo dovrà poi versarla al comune in cui ha sede l’attività.

Dove non si paga la tassa di soggiorno in Italia?

La tassa di soggiorno si paga solo nei capoluoghi di provincia e nei comuni che hanno valenza turistica, ambientale o storica.

Qual è la tassa di soggiorno in Italia?

La tassa di soggiorno in Italia va da un importo minimo di 1€ a un massimo di 5€. Per i comuni che hanno un numero di turisti venti volte superiore rispetto ai residenti è possibile aumentarla fino a 10€.

  1. https://www.comune.napoli.it/flex/cm/pages/ServeBLOB.php/L/IT/IDPagina/53190
    https://servizi.comune.fi.it/servizi/imposta-di-soggiorno-informati
    https://www.comune.roma.it/web/it/scheda-servizi.page?contentId=INF41430 ↩︎
Autore
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Gennaro Ottaviano

Esperto di economia aziendale e gestionale

Laurea in Economia Aziendale presso il Politecnico di Lugano, appassionato di borse, mercati e investimenti finanziari. Ho competenze di diritto e gestione societaria, con esperienze amministrative. Scrivo di diritto, economia, finanza, marketing e gestione delle imprese.

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