Il governo ha posticipato al 1° gennaio 2027 l’entrata in vigore dei nuovi Testi unici in materia di giustizia tributaria, riscossione e versamenti. La decisione, inserita nel decreto Milleproroghe 2026 approvato l’11 dicembre in Consiglio dei ministri, congela così la riforma fiscale e la rimanda. Questo per permettere alle autorità di sviluppare, mettere a punto e testare i nuovi strumenti di accertamento digitali. Il provvedimento interessa milioni di contribuenti, tra imprese e partite IVA.
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Cosa cambia per i contribuenti
La riforma fiscale, avviata nel 2023, è quindi in una fase di stop. Quanto già disposto negli anni passati, ovviamente, rimane in vigore. Ad essere rinviata, infatti, è la codificazione normativa, ovvero il riordino di tutte le leggi, attuali e passate, attraverso l’approvazione di 5 testi unici (su riscossione, versamenti, sanzioni, giustizia tributaria e tributi minori). Questi, una volta approvati, diventeranno i nuovi punti di riferimento in materia di Fisco e – almeno questo è l’obiettivo – semplificheranno i procedimenti burocratici e di accertamento. Con il decreto Milleproroghe 2026, però, l’impegno slitta di dodici mesi. Per i contribuenti quindi non ci saranno variazioni. Per evitare caos burocratico durante la prossima dichiarazione dei redditi, infatti, scadenze, sanzioni e procedure rimangono le stesse.
Perché la riforma è slittata al 2027
La motivazione principale è di natura tecnica e tecnologica. L’aggiornamento di Sogei (piattaforma del MEF e utilizzata dall’Agenzia delle Entrate per i controlli) con le nuove procedure di intelligenza artificiale per il concordato e la riscossione ha richiesto più tempo del previsto. Un debutto affrettato al 1° gennaio 2026 avrebbe rischiato di paralizzare i flussi dei pagamenti e la gestione dei rimborsi. Il ministero dell’Economia ha preferito concedere un “anno cuscinetto” per testare la stabilità dei portali telematici e formare il personale degli uffici territoriali.e.
Quali sono gli effetti sul lavoro e sulle imprese
Per le aziende e i consulenti del lavoro la gestione dei flussi F24 e delle comunicazioni di irregolarità non cambierà nel 2026. Di conseguenza, anche le direzioni HR e i software di gestione paghe non dovranno aggiornare i parametri di calcolo dei versamenti per l’anno fiscale alle porte. Questo ritardo permette una pianificazione finanziaria più stabile, evitando l’incertezza legata all’interpretazione di testi normativi appena pubblicati.
Anche le Corti di giustizia tributaria continueranno a operare seguendo le procedure vigenti, con nessun effetto sui contenzioni in corso. Per il cittadino che ha un ricorso pendente, non cambiano le regole d’ingaggio né i termini per la presentazione delle memorie difensive.












Redazione
Il team editoriale di Partitaiva.it