Regime IVA per cassa: cos’è, chi può accedervi e come

Il regime IVA per cassa, o "cash accounting", permette ai contribuenti operanti in impresa, arti o professioni con un fatturato fino a due milioni di euro di versare l'IVA al momento dell'incasso: ecco come funziona e quanto dura.

di Francesca Di Feo

Revisione a cura di Giovanni EmmiDottore CommercialistaSu PartitaIva.it ci impegniamo al massimo per garantire informazioni accurate. Gli articoli vengono costantemente revisionati da professionisti del settore.

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  • Il regime IVA per cassa, noto anche come “cash accounting“, offre agli imprenditori e ai lavoratori autonomi la possibilità di posticipare il versamento dell’IVA sulle cessioni di beni e prestazioni di servizi al momento dell’incasso.
  • Per accedere al regime IVA per cassa, i contribuenti devono operare nell’esercizio di impresa, arti o professioni e avere un volume d’affari non superiore a due milioni di euro.
  • Nonostante le sue flessibilità, il regime IVA per cassa non copre però tutte le operazioni attive o passive.

L’IVA per cassa rappresenta una soluzione particolarmente interessante per le piccole e medie imprese. Questo regime, introdotto per alleviare i problemi di liquidità che possono affliggere le attività imprenditoriali, modifica il tradizionale approccio al pagamento dell’IVA, creando opportunità e allo stesso tempo imponendo specifici requisiti.

Le imprese, soprattutto nel caso di PMI, possono quindi essere agevolate nel pagamento di questa imposta: vediamo cos’è l’IVA per cassa, come funziona, chi può accedervi e quali sono le esclusioni rilevanti.

Cos’è e come funziona il regime IVA per cassa

Il regime IVA per cassa, noto anche come “cash accounting“, rappresenta un approccio innovativo alla gestione dell’IVA, introdotto dall’articolo 32-bis del Decreto Legge 83/20121. Esso offre agli imprenditori e ai lavoratori autonomi la possibilità di gestire l’IVA in maniera più fluida e allineata con la realtà finanziaria della loro attività. Ma cosa vuol dire, in sostanza?

In pratica, il regime permette di posticipare il versamento dell’IVA sulle cessioni di beni e sulle prestazioni di servizi. Invece di versare l’imposta al momento della fatturazione o della realizzazione dell’operazione, l’IVA diventa dovuta solo nel momento in cui si riceve il pagamento dal cliente. Questo significa che la tassa non viene anticipata sull’importo fatturato, ma solo su quello effettivamente incassato.

Parallelamente, il diritto a detrarre l’IVA sugli acquisti segue una logica simile: la detrazione diventa possibile solo al momento del pagamento dei corrispettivi ai fornitori, anziché al momento della fatturazione o dell’effettuazione dell’operazione.

Una peculiarità importante di questo regime è la sua temporalità: l’IVA diventa esigibile dopo un anno dall’effettuazione dell’operazione, a meno che non intervengano situazioni particolari, come l’assoggettamento del cliente a procedure concorsuali.

Questo meccanismo garantisce sì una certa flessibilità, ma anche un limite temporale entro cui l’IVA deve essere comunque versata. Se il regime IVA per cassa si rivela quindi un’opzione vantaggiosa per molti, non è però accessibile a tutti. Vediamo quali sono i requisiti.  

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Requisiti per accedere al regime IVA per cassa

Esistono specifici criteri che definiscono chi può beneficiare di questa opportunità fiscale. I requisiti per aderire al regime IVA per cassa sono chiaramente delineati per garantire che sia applicato in modo appropriato e efficace.

In primo luogo, il regime è aperto ai contribuenti che operano nell’esercizio di impresa, arti o professioni. Il che, tuttavia, include una vasta gamma di attività economiche, da quelle commerciali a quelle professionali, offrendo quindi una certa flessibilità in termini di tipologie di attività ammesse.

Altro criterio fondamentale è legato al volume d’affari. Per accedere al regime IVA per cassa, i contribuenti devono aver realizzato, nell’anno precedente, un volume d’affari non superiore a due milioni di euro. Per le nuove imprese, questo limite si applica alle previsioni di fatturato per l’anno in corso.

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Questo requisito mira a focalizzare il regime sulle piccole e medie imprese, per le quali la gestione della liquidità e dell’IVA può essere particolarmente critica.

Inoltre, il regime è specificamente progettato per le operazioni effettuate all’interno del territorio dello Stato e nei confronti di cessionari o committenti che svolgono a loro volta attività di impresa, arti o professioni.

Anche gli enti non commerciali possono scegliere di adottare l’IVA per cassa, ma solo per le attività commerciali che eventualmente svolgono. Esistono poi dei precisi casi di esclusione, che coinvolgono operazioni attive o passive.

IVA per cassa: casi di esclusione

In alcuni casi non è possibile adottare il regime IVA per cassa. Non possono rientrarvi coloro che non rispettano i requisiti che abbiamo visto sopra. Inoltre, anche per alcune operazioni attive o passive è esclusa la possibilità di aderire a questo vantaggioso regime per l’IVA.

Vediamo quali sono le operazioni attive (ovvero che generano entrate economiche) e quelle passive (che generano uscite economiche) che vengono escluse in base ai regolamenti forniti dall’Agenzia delle Entrate.

1. Operazioni attive

Prima di addentrarci nelle specifiche esclusioni, è importante chiarire cosa si intende per “operazioni attive”. In ambito fiscale, le operazioni attive sono quelle che riguardano la vendita di beni o la fornitura di servizi da parte di un’impresa o di un professionista, ovvero che generano entrate per l’attività economica.

Nonostante la sua flessibilità, il regime IVA per cassa non copre però tutte le operazioni attive. Alcune di queste sono infatti escluse:

  • operazioni sotto regimi speciali IVA: questo include attività come l’agricoltura, le attività connesse, il regime del margine e le operazioni di agenzie di viaggi e turismo;
  • operazioni con soggetti non imprenditori o professionisti: se i servizi o beni vengono venduti a clienti che non agiscono nell’esercizio di impresa, arti o professioni, queste operazioni non rientrano nel regime di IVA per cassa;
  • operazioni con inversione contabile;
  • operazioni con esigibilità differita: alcune hanno già di per sé una esigibilità differita senza limite annuale, come le vendite allo Stato, a enti sanitari o cessioni di prodotti farmaceutici da parte dei farmacisti;
  • operazioni internazionali: le cessioni intracomunitarie, all’esportazione e operazioni simili, dove il fornitore non applica l’IVA in fattura.

È da notare che, se un contribuente effettua sia operazioni in regime speciale sia in regime ordinario, può applicare l’IVA per cassa solo a queste ultime, a condizione di optare per una contabilità separata delle attività.

2. Operazioni passive

Le operazioni passive, invece, si riferiscono agli acquisti di beni o servizi da parte di un’impresa o professionista. Queste operazioni rappresentano delle uscite economiche. Anche in questo caso, alcune operazioni passive sono escluse dal regime di IVA per cassa:

  • acquisti con inversione contabile;
  • acquisti intracomunitari di beni;
  • importazioni di beni;
  • estrazioni di beni dai depositi IVA.
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Come accedere al regime IVA per cassa

La scelta per aderire al nuovo regime è manifestata dal contribuente attraverso un comportamento concludente, ossia agendo in modo conforme all’adesione al regime. Successivamente, è necessario comunicare formalmente questa opzione all’Agenzia delle Entrate tramite la dichiarazione IVA, specificatamente nel Quadro VO, relativo all’anno in cui si inizia ad applicare il regime.

Un aspetto cruciale di questa opzione è la sua durata: una volta scelto il regime IVA per cassa, il contribuente è vincolato ad esso per almeno tre anni. L’unica eccezione a questa regola è il caso in cui il volume d’affari superi la soglia dei due milioni di euro. In questa situazione, il contribuente esce automaticamente dal regime a partire dal mese o trimestre successivo a quello in cui la soglia è stata superata.

Dopo il periodo minimo di tre anni, l’opzione per il regime rimane valida per ogni anno successivo, a meno che il contribuente non decida di revocarla. Le modalità di revoca sono le stesse dell’adesione.

L’adozione del regime IVA per cassa incide sui tempi di esigibilità o detraibilità dell’IVA, ma non modifica gli altri obblighi procedurali e contabili, come la fatturazione e la registrazione. Chi opta per il cash accounting dovrà indicare sulle fatture emesse l’annotazione che si tratta di un’operazione con “IVA per cassa” ai sensi dell’articolo 32-bis del decreto legge 22 giugno 2012, n. 83.

IVA per cassa – Domande frequenti

Cosa si intende per IVA per cassa?

L’IVA per cassa è un regime fiscale che consente agli imprenditori e ai lavoratori autonomi di versare l’IVA sulle fatture di vendita solo nel momento in cui effettivamente incassano i pagamenti.

Come si registra una fattura con IVA per cassa?

Quando si emette una fattura attiva in regime IVA per cassa, è necessario indicare la dicitura: “Operazione con IVA per cassa, come previsto dell’art. 32 bis del D.L. 83/2012, convertito in Legge 134/2012”.

Cosa significa regime IVA?

Un regime IVA si riferisce a un insieme di regole e procedure che determinano come l’imposta sul valore aggiunto (IVA) viene calcolata, riscossa e versata. Scopri qui come funziona il regime IVA per cassa.

Quando l’imposta IVA diventa esigibile?

Nel regime IVA per cassa, l’imposta diventa esigibile nel momento in cui si incassa il pagamento per una fattura emessa. Inoltre, se l’importo non viene incassato, l’IVA diventa comunque esigibile dopo un anno dall’emissione della fattura, a meno che non intervengano situazioni particolari come l’assoggettamento del cliente a procedure concorsuali.

  1. Decreto Legge del 22 giugno 2012, n.83, agenziaentrate.gov.it ↩︎
Autore
Classe 1994, immediatamente dopo gli studi ho scelto di intraprendere una carriera nel Project Management in ambito di progetti Erasmus+ per EPS. Questo mi ha portato ad approfondire in particolare le tematiche inerenti alla fiscalità delle PMI, anche se la mia area di expertise risulta oggi molto più ampia in questo ambito. Oggi sono copywriter freelance appassionata di scrittura e di innovazione per le piccole e medie imprese.
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Giovanni Emmi
Dottore Commercialista
Revisione al 27 Aprile 2024
Commercialista dal 🧗🏾‍♀️secondo millennio, innovatore professionale nel terzo millennio🏃🏾‍♂️. Il futuro della professione del commercialista nel mio ultimo libro "dalla società alla rete tra professionisti".

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