Oltre la sentenza della Cassazione: sfide e prospettive nella professione di Commercialista in Italia

La professione del commercialista oggi affronta diverse sfide, soprattutto dopo l'ultima sentenza della Cassazione sull'esercizio abusivo. Ecco prospettive e confini.

di Giovanni Emmi

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  • Svolgere la professione di Commercialista senza essere iscritto all’apposito Albo è un atto illecito.
  • Una recente sentenza della Corte di Cassazione ha delineato alcuni confini precisi per lo svolgimento della professione.
  • Oggi i Dottori Commercialisti affrontano le sfide del mercato e della digitalizzazione.

Una recente sentenza della Corte di Cassazione, che ha visto la condanna di un soggetto per esercizio abusivo della professione di commercialista, ha sollevato una questione cruciale nell’ambito della regolamentazione delle professioni in Italia.

Questo caso, che si concentra sulla violazione delle norme professionali, offre uno spunto importante per riflettere sulla stretta aderenza alle leggi e sui requisiti essenziali per l’esercizio della professione di commercialista nel paese.

La sentenza, oltre a stabilire un precedente legale, pone le basi per una discussione più ampia sul ruolo e l’immagine della professione contabile nella società contemporanea.

Sentenza e implicazioni giuridiche

La recente sentenza n. 4673/23 della Corte di Cassazione1 ha evidenziato in modo chiaro e inequivocabile le linee guida che delineano il confine tra l’esercizio legittimo e quello abusivo della professione di commercialista in Italia. Nel caso in esame, un individuo è stato condannato per aver svolto attività tipiche dei dottori commercialisti senza essere iscritto all’albo professionale.

Questa decisione ha ripercussioni significative per la professione. Innanzitutto, stabilisce un precedente importante: anche se le attività svolte non sono esclusivamente riservate ai commercialisti, la loro esecuzione in modo continuativo e organizzato, in assenza di una chiara indicazione della mancata iscrizione all’albo, può configurare un’esercizio abusivo. Questo mette in luce l’importanza della trasparenza e della chiarezza nelle relazioni professionali.

L’articolo 348 del codice penale italiano, che regolamenta l’esercizio abusivo di una professione, viene quindi interpretato in modo più ampio.

La sentenza evidenzia che non solo gli atti esclusivi della professione, ma anche quelli che, se pur non esclusivi, sono comunque identificati come di competenza specifica dei commercialisti, se svolti in modo tale da creare le apparenze di un’attività professionale regolare, possono costituire reato.

Questa sentenza sottolinea anche l’importanza dell’iscrizione agli albi professionali, non solo come un requisito formale, ma come una garanzia di competenza e professionalità, proteggendo sia i professionisti che i loro clienti.

La percezione della professione di Commercialista alla luce della sentenza

La sentenza della Cassazione getta nuova luce sulla percezione della professione di commercialista, enfatizzando l’importanza della legalità e della conformità alle normative. La decisione rafforza l’idea che l’iscrizione all’albo non sia solo un adempimento burocratico, ma un elemento fondamentale che garantisce la qualità e la legalità del servizio offerto.

Per i commercialisti regolarmente iscritti, questa sentenza rappresenta un riconoscimento del loro lavoro e del loro impegno nel rispettare gli standard professionali. Allo stesso tempo, mette in guardia coloro che sono tentati di operare al margine delle regole, sottolineando le gravi conseguenze legali dell’esercizio abusivo.

Inoltre, la sentenza potrebbe influire sulla fiducia che i clienti ripongono nei commercialisti. Sapere che esiste un controllo rigoroso e che ci sono delle conseguenze concrete per chi esercita illegalmente, può aumentare la fiducia nelle relazioni professionali e nella qualità dei servizi offerti.

Sondaggio tra i professionisti: la contabilità come peso o risorsa

Parallelamente alla discussione legale, abbiamo condotto un sondaggio LinkedIn per confermare una tesi, della quale abbiamo avuto da sempre contezza, che è stata confermata dai risultati.

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Il sondaggio ha rivelato che, per molti commercialisti, la contabilità non è una risorsa, ma un peso. Il 45% del campione ha indicato che la contabilità serve principalmente a coprire le spese, senza generare un significativo margine di profitto.

Ancora più rivelatore è il fatto che una quota considerevole (26%) ha espresso la sensazione di perdere tempo e denaro con le attività contabili. Queste risposte indicano che, per una parte non trascurabile dei commercialisti, la contabilità non è vista come una risorsa economica, ma piuttosto come un onere necessario.

Questi risultati sollevano domande significative sulla sostenibilità economica e sulla percezione del valore della professione contabile. In un’epoca in cui la digitalizzazione e l’automazione stanno trasformando il settore, si pone l’interrogativo se la tradizionale attività di contabilità stia diventando meno redditizia e se i commercialisti debbano cercare nuove vie per generare valore e profitto.

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Le sfide di oggi per i Commercialisti

Alla luce dei risultati del sondaggio, diventa chiaro che la professione di commercialista in Italia si trova di fronte a sfide che vanno ben oltre la questione dell’esercizio abusivo. La trasformazione digitale, la specializzazione e la digitalizzazione degli studi emergono come temi centrali per il futuro della professione.

La digitalizzazione porta con sé sia opportunità che sfide. Da un lato, offre strumenti per semplificare e automatizzare processi contabili, riducendo il carico di lavoro e migliorando l’efficienza. Dall’altro, esige dai professionisti un aggiornamento continuo e un’adattabilità alle nuove tecnologie.

La specializzazione emerge come un’altra strategia chiave. In un mercato in cui le attività di base di contabilità diventano meno redditizie, specializzarsi in nicchie specifiche o offrire servizi di consulenza avanzata può rappresentare una via per creare valore aggiunto e distinguersi dalla concorrenza.

Le conseguenze della sentenza della Cassazione

Fino a qualche anno fa una sentenza che circoscriveva la tenuta della contabilità ai commercialisti avrebbe avuto un impatto favorevole sul settore e la possibilità di garantire delle posizioni acquisite dai professionisti in un ambito ad alto valore aggiunto. Oggi questa sentenza ribadisce una riserva di legge che, nella sostanza, serve a ben poco.

In un contesto più ampio, in cui le sfide economiche e tecnologiche stanno ridefinendo la professione di commercialista, il rispetto delle regole rimane fondamentale, ma è chiaro che le principali sfide per la categoria riguardano la capacità di adattarsi a un mondo in rapida evoluzione, sfruttando le opportunità offerte dalla digitalizzazione e dalla specializzazione.

Questa evoluzione rappresenta non solo una necessità, ma anche un’opportunità per rinnovare e valorizzare la professione nel suo complesso e puntare sulla contabilità per il futuro ha davvero poco senso, se questa attività non si accompagna ad una evoluzione del ruolo del professionista delle aziende di “primo consulente”.

  1. Sentenza 21 novembre 2023, n.46703, Associazione Nazionale Consulenti Tributari, ancot.it ↩︎
Autore
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Giovanni Emmi

Dottore Commercialista

Commercialista dal 🧗🏾‍♀️secondo millennio, innovatore professionale nel terzo millennio🏃🏾‍♂️. Il futuro della professione del commercialista nel mio ultimo libro "dalla società alla rete tra professionisti".

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