Ci sono novità importanti per professionisti, imprese e famiglie tenuti a presentare la dichiarazione dei redditi nel 2026. In linea con quanto previsto dalla riforma fiscale, l’Agenzia delle Entrate ha aggiornato i modelli 730, IRES e IRAP, nonché quelli per le comunicazioni obbligatorie, rendendo disponibile le bozze utilizzabili il prossimo anno da imprese, consulenti e intermediari. Con l’occasione, è stato fatto il punto su cosa cambia e quali sono le modifiche di cui tener conto.
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Dichiarazione dei redditi 2026: come cambia il 730
Il modello 730 2026 tiene conto dei nuovi scaglioni IRPEF approvati con la legge di bilancio nel 2025. Fino al 2024, infatti, le fasce di reddito (e le relative aliquote) erano 4, ma dal 1° gennaio di quest’anno sono diventate 3. Di conseguenza, il modello da utilizzare per fare la dichiarazione dei redditi nel 2026 è stato aggiornato tenendo conto di queste nuove percentuali.
| Scaglione di reddito | Aliquota IRPEF | Cosa paghi |
| Fino a 28.000 € | 23% | Il 23% calcolato su tutto il reddito |
| Da 28.001 € a 50.000 € | 35% | 6.440 € (fissi) + il 35% sulla parte che supera i 28.000 € |
| Oltre 50.000 € | 43% | 14.140 € (fissi) + il 43% sulla parte che supera i 50.000 € |
Inoltre, sono stati inseriti nel modello aggiornato: la cosiddetta clausola di salvaguardia, per i contribuenti con reddito complessivo superiore a 50.000 euro, che prevede un taglio di 260 euro sulle detrazioni spettanti, e il bonus neoassunti. Si tratta in questo ultimo caso della detassazione riconosciuta, fino a un massimo di 5.000 euro annui, a chi sposta la residenza oltre i 100 km per motivi di lavoro.
Quali sono le novità IRES e IRAP per le imprese
Il modello redditi SC (per le società di capitali) è stato aggiornato con l’integrazione della cosiddetta “mini-IRES“. Questa riconoscere un’aliquota premiale al 20% (al posto di quella ordinaria del 24%) alle imprese che hanno destinato almeno l’80% dell’utile dell’esercizio 2024 alla riserve (non distribuendolo tra i soci). Inoltre, per usufruire dello sconto di 4 punti, queste devono: aver investito in beni strumentali legati ai piani Transizione 4.0 o 5.0, registrare un incremento occupazionale (almeno l’1% di dipendenti a tempo indeterminato in più), non aver mai fatto ricorso alla cassa integrazione (CIG) nel 2024-2025.
Quali scadenze devono ricordare i datori di lavoro
Infine, le bozze della Certificazione Unica (CU) e del modello 770 integrano le nuove regole per la tassazione dei fringe benefit. È presente infatti la soglia di esenzione generale fino a 1.000 euro, che sale a 2.000 euro per chi ha figli fiscalmente a carico. Questi dati saranno utilizzati poi per la corretta predisposizione della dichiarazione dei redditi. L’aggiornamento infatti assicura che tali somme, se entro i limiti, rimangano escluse dal calcolo dell’IRPEF dovuto dal dipendente e versata dal datore di lavoro come sostituto d’imposta.













Redazione
Il team editoriale di Partitaiva.it