Come si calcola il TFR: tutto quello che incide sul conteggio

Il TFR, Trattamento di Fine Rapporto, è un fondo accumulato nel corso della vita lavorativa del dipendente, destinato ad essere erogato al momento della cessazione del rapporto di lavoro: vediamo come funziona.

di Francesca Di Feo

Revisione a cura di Giovanni EmmiDottore CommercialistaSu PartitaIva.it ci impegniamo al massimo per garantire informazioni accurate. Gli articoli vengono costantemente revisionati da professionisti del settore.

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  • Il Trattamento di Fine Rapporto (TFR) è un fondo accumulato dai lavoratori dipendenti in Italia, destinato ad essere liquidato al termine del rapporto lavorativo o in circostanze eccezionali.
  • Il calcolo del TFR tiene conto di varie componenti della retribuzione mensile e annuale del dipendente, escludendo alcuni elementi come i rimborsi spese e i bonus una tantum.
  • Per i dipendenti pubblici, la liquidazione del TFR segue termini temporali e modalità di pagamento specifici, gestiti in gran parte dall’INPS, con variazioni a seconda dell’ammontare totale e della causa di cessazione del rapporto lavorativo.

Il TFR, o Trattamento di Fine Rapporto, è un elemento essenziale nel sistema retributivo italiano, spesso considerato come una sorta di “gruzzolo” che ogni lavoratore dipendente costruisce nel corso della propria carriera.

Questo fondo, che viene erogato al termine del rapporto di lavoro o in altre circostanze specifiche, rappresenta non solo una garanzia economica per il lavoratore, ma anche un’entità fiscale con regole e tassazioni proprie.

Molto spesso sorgono dubbi su come si calcola il TFR, in base all’impiego specifico e al numero di anni o mesi lavorati. In questo articolo, esploreremo in dettaglio che cos’è il TFR, come viene calcolato, tassato e quando viene erogato.

Che cos’è il TFR

Il TFR, Trattamento di Fine Rapporto, è un fondo accumulato nel corso della vita lavorativa del dipendente, destinato ad essere erogato al momento della cessazione del rapporto di lavoro, fungendo come sorta di “ammortizzatore economico”.

Il TFR è costituito da una quota della retribuzione annua lorda del dipendente, accantonata ogni anno dall’azienda. Questa quota viene poi rivalutata in base a specifici coefficienti previsti dalla legge e può essere ulteriormente incrementata da eventuali premi o bonus.

Va notato che il TFR è un diritto dei lavoratori dipendenti, regolato da norme specifiche e non può essere confuso con altri tipi di bonus o incentivi. Viene previsto per i lavoratori del settore privato, ma esistono regolamentazioni specifiche anche per i lavoratori domestici e i dipendenti pubblici, come vedremo più avanti.

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Come si calcola il TFR mensile: le voci

Per determinare l’ammontare del TFR (Trattamento di Fine Rapporto), è necessario sommare varie componenti della retribuzione percepite dal dipendente ogni mese, durante il rapporto lavorativo, riconosciute in base all’articolo 2120 del Codice Civile e che includono la maggior parte delle voci retributive, ad eccezione delle somme pagate come rimborsi spese.

Rientrano nel calcolo quindi, oltre al normale stipendio, anche:

  • compensi per reperibilità;
  • superminimo individuale o collettivo;
  • indennità di mensa;
  • indennità di trasferta se costantemente erogata;
  • indennità per turni o straordinari;
  • premi di presenza;
  • incentivi vari.

Tuttavia, alcune voci sono espressamente escluse dal calcolo del TFR. Queste includono, ad esempio:

  • rimborsi per spese sostenute dal dipendente;
  • indennità di trasferta se non viene costantemente erogata;
  • bonus una tantum;
  • altri pagamenti non ricorrenti.

È importante notare che i contratti collettivi possono prevedere deroghe a questi criteri, che possono risultare sfavorevoli o meno per il dipendente. Pertanto, è cruciale esaminare attentamente sia la legge che il contratto collettivo applicato per ottenere un quadro completo dell’ammontare del TFR.

Come si calcola il TFR annuo

La quota annuale del TFR viene determinata in base a specifici parametri stabiliti dalla legislazione o dai contratti collettivi. In generale, l’importo da mettere da parte ogni anno (nota come “quota di competenza”) si calcola dividendo la retribuzione annuale ritenuta rilevante per il TFR per un divisore fisso di 13,5.

Se il rapporto di lavoro non copre l’intero anno, la quota viene ridotta proporzionalmente. In particolare, frazioni di mese pari o superiori a 15 giorni sono considerate come un mese intero per il calcolo della quota annuale.

Va anche ricordato che dal fondo accantonato come TFR deve essere detratto un contributo dello 0,50% che si calcola sulla retribuzione su cui sono applicati i contributi previdenziali.

Esistono alcune categorie di lavoratori che sono esentate dal pagamento di questo contributo aggiuntivo. Tra queste, vi sono:

  • gli apprendisti;
  • i lavoratori assunti con contratto di solidarietà;
  • i lavoratori provenienti dalle liste di mobilità.
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La tassazione del TFR

Nella tassazione del Trattamento di Fine Rapporto (TFR), il datore di lavoro agisce come sostituto d’imposta e segue un processo ben definito. Inizialmente, si determina la base imponibile, che è la somma dei TFR accantonati durante gli anni di servizio, rivalutati secondo specifici criteri.

Successivamente, si stabilisce il reddito di riferimento del dipendente, utilizzando come base la retribuzione annua. A questo punto, si calcola l’aliquota media di tassazione applicabile a quel reddito per ottenere l’importo dell’imposta IRPEF da applicare sul TFR.

L’Agenzia delle Entrate ha poi il compito di ricalcolare l’imposta, basandosi sull’aliquota media risultante dalle dichiarazioni fiscali presentate dal dipendente negli ultimi cinque anni. Questo ricalcolo serve a garantire che la tassazione sia il più possibile in linea con la situazione fiscale effettiva del lavoratore.

Da considerare, tuttavia, che il prossimo anno la situazione potrebbe cambiare. Il Governo ha infatti in programma di introdurre una tassazione maggiormente agevolata per il TFR.

Quando viene erogato il TFR?

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Nella pratica standard, il Trattamento di Fine Rapporto (TFR) è previsto per essere liquidato al momento della conclusione del rapporto di lavoro tra il dipendente e il datore. È importante notare che la legge vieta espressamente l’erogazione su base mensile.

In altre parole, non è possibile distribuire questo trattamento economico in piccole rate mensili durante il periodo di impiego. L’obiettivo è di mantenere il TFR come una sorta di “fondo di risparmio” che il lavoratore riceverà alla fine del suo percorso lavorativo presso un particolare datore di lavoro, fornendo una certa sicurezza finanziaria.

TFR Anticipato

Secondo le disposizioni del Codice Civile italiano, il Trattamento di Fine Rapporto (TFR) può essere mantenuto all’interno dell’azienda presso cui il dipendente lavora. Questa somma è soggetta a una rivalutazione annuale calcolata sommando il 75% dell’incremento del costo della vita, come determinato dai dati Istat per operai e impiegati e un tasso fisso dell’1,5%.

In termini di accessibilità a questi fondi, l’accumulato presso l’azienda può essere ritirato completamente al termine del rapporto lavorativo. Tuttavia, esistono circostanze eccezionali che consentono un prelievo parziale anticipato del TFR.

Questo anticipo può coprire:

  • spese sanitarie straordinarie;
  • l’acquisto della prima abitazione;
  • costi legati ai congedi per maternità;
  • formazione.

È possibile richiedere un anticipo fino al 70% dell’accumulato, ma soltanto una volta nel corso dell’intero rapporto di lavoro e dopo aver completato almeno 8 anni di servizio con il datore di lavoro.

Riguardo alla tassazione del TFR mantenuto in azienda, le rendite generate sono assoggettate a un’aliquota sostitutiva dell’11%. Per la parte di capitale, invece, l’aliquota media IRPEF è applicata, calcolata in relazione al reddito individuale del dipendente. In questo modo, la tassazione viene modulata in base alla situazione reddituale globale del lavoratore.

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TFR e dipendenti pubblici

La liquidazione del TFR per i dipendenti pubblici è disciplinata da specifici termini temporali e modalità di pagamento. I termini variano in base alla causa di cessazione del rapporto di lavoro:

  • in caso di inabilità o decesso del lavoratore, la liquidazione è prevista entro 105 giorni dalla data di cessazione del rapporto;
  • in caso di pensionamento, il termine è di 12 mesi;
  • per tutte le altre cause di cessazione del rapporto di lavoro, il termine è di 24 mesi.

Questi periodi sono calcolati a partire dalla data di fine rapporto e rappresentano i tempi massimi entro i quali l’ente erogatore, solitamente l’INPS, deve liquidare il TFR. Riguardo alle modalità di pagamento, queste sono legate all’ammontare complessivo lordo:

  • se l’ammontare è pari o inferiore a 50.000 euro, il pagamento avviene in un’unica soluzione;
  • se l’ammontare è superiore a 50.000 euro ma inferiore a 100.000 euro, il pagamento è suddiviso in due rate annuali;
  • se l’ammontare è pari o superiore a 100.000 euro, il pagamento viene effettuato in tre rate annuali.

Infine, per quanto riguarda i tempi di erogazione da parte dell’INPS, l’ente dispone di 90 giorni per completare gli adempimenti istruttori. Durante questo periodo, non maturano interessi di mora sulle somme da erogare. Questa è una specificità che interessa i lavoratori pubblici e distingue il loro trattamento da quello riservato ai dipendenti del settore privato.

Dov’è il TFR nella CU

Il Trattamento di Fine Rapporto (TFR) trova una sua specifica esposizione nella Certificazione Unica, in particolare nella sezione denominata “Trattamento di fine rapporto, indennità equipollenti, altre indennità e prestazioni in forma di capitale soggette a tassazione separata”.

Questa sezione è strutturata per fornire un quadro dettagliato e completo del TFR e delle eventuali somme equipollenti, diviso in base al periodo di maturazione:

  • TFR maturato a partire dal 1° gennaio 2001: qui vengono indicate le somme relative al TFR maturato dal 2001 in avanti. È inoltre prevista la possibilità di segnalare un eventuale versamento di parte di questo importo ad un fondo previdenziale, che potrebbe essere un fondo pensione complementare o simili;
  • TFR maturato fino al 31 dicembre 2000: questa sotto-sezione contiene i dati sul TFR accumulato fino alla fine dell’anno 2000. Anche in questo caso, è possibile specificare se una parte di queste somme è stata versata a un fondo previdenziale;
  • eventuali somme erogate nel periodo d’imposta di riferimento o in anni precedenti: questa parte serve per indicare se nel corso dell’anno fiscale di riferimento, o in anni antecedenti, sono state erogate somme a titolo di TFR o indennità equipollenti.
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Dov’è il TFR in busta paga

La presenza di una sezione dedicata al TFR nella busta paga ha lo scopo di fornire trasparenza e di permettere al lavoratore di monitorare l’ammontare che viene accantonato nel tempo. Ecco cosa solitamente viene indicato in questa sezione:

  • TFR maturato nel mese di riferimento: questo dato rappresenta la quota di TFR che il dipendente ha maturato nel corso del mese specifico. Si tratta di una cifra che, sommata mese dopo mese, contribuisce a formare l’ammontare totale del TFR che sarà erogato al termine del rapporto di lavoro;
  • TFR accantonato lordo e netto: questi valori indicano l’importo del TFR che è stato messo da parte dall’azienda per il lavoratore, sia in termini lordi che netti. Il valore lordo è l’importo totale accantonato senza tener conto di tassazioni o altre detrazioni, mentre il valore netto è quello che risulterebbe effettivamente erogabile al dipendente, al netto di tasse e contributi;
  • la tassazione operata con ritenuta in caso di erogazione nel mese: questo è un elemento che si rende pertinente nel caso in cui nel mese di riferimento sia stata effettuata un’erogazione di TFR (ad esempio, in caso di cessazione del rapporto di lavoro o di richiesta di anticipo). In questo caso, viene indicato l’ammontare della ritenuta d’acconto operata sull’importo erogato, come previsto dalla legge per la tassazione separata delle somme del TFR.

TFR e inflazione: cosa cambia per le imprese

Una delle conseguenze dirette dell’arrivo dell’inflazione in Italia, e che al momento è passata in secondo piano, riguarda il cambiamento del peso del TFR per le aziende, soprattutto per quelle di piccola dimensione. La rivalutazione di queste somme potrebbe infatti costare qualcosa come 1.500 euro in più per ogni dipendente, come evidenzia la Cgia.

La rivalutazione potrebbe quindi causare non pochi problemi per le piccole PMI italiane, in un momento come quello attuale, soprattutto per le realtà con meno di 50 dipendenti.

Sempre la Cgia ha fatto alcune ipotesi sul peso economico di queste rivalutazioni sulle imprese: per un lavoratore impiegato in una piccola impresa da 5 anni, il costo per l’azienda potrebbe salire a 593 euro in più rispetto al TFR relativo al periodo fino al 2020.

Come si calcola il TFR – Domande frequenti

Che cos’è il TFR in parole semplici?

Il TFR (Trattamento di Fine Rapporto) è una somma di denaro che l’azienda mette da parte per ogni dipendente durante il periodo di lavoro. Questo “fondo” rappresenta una forma di risparmio forzato e viene accumulato mensilmente, per essere poi erogato al dipendente al momento del licenziamento, del pensionamento o in altre circostanze particolari.

Quando deve essere pagato il TFR?

In genere, il TFR deve essere pagato entro 30 giorni dalla fine del rapporto di lavoro. Ci sono però delle eccezioni, come nel caso di licenziamento per giusta causa o altre situazioni specificate dal contratto di lavoro o dai contratti collettivi.

Come funziona il pagamento del TFR?

Il TFR viene accantonato mensilmente dall’azienda e maturato annualmente, con l’aggiunta degli interessi. Al momento del licenziamento o del pensionamento, il lavoratore ha diritto a ricevere questa somma come “ammortizzatore”.

Come si calcola il TFR?

Per calcolare il TFR si devono considerare tutti i periodi lavorati dal dipendente. Ecco come effettuare il conteggio.

Risulta possibile verificare qual è il TFR maturato?

Si può controllare il TFR maturato direttamente nella busta paga mensile, oppure per i dipendenti pubblici è anche possibile sul sito INPS.

Autore
Classe 1994, immediatamente dopo gli studi ho scelto di intraprendere una carriera nel Project Management in ambito di progetti Erasmus+ per EPS. Questo mi ha portato ad approfondire in particolare le tematiche inerenti alla fiscalità delle PMI, anche se la mia area di expertise risulta oggi molto più ampia in questo ambito. Oggi sono copywriter freelance appassionata di scrittura e di innovazione per le piccole e medie imprese.
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Giovanni Emmi
Dottore Commercialista
Revisione al 29 Aprile 2024
Commercialista dal 🧗🏾‍♀️secondo millennio, innovatore professionale nel terzo millennio🏃🏾‍♂️. Il futuro della professione del commercialista nel mio ultimo libro "dalla società alla rete tra professionisti".

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