Cartella di pagamento priva della motivazione: ecco quando non è valida

Quando una cartella esattoriale viene inviata al contribuente, deve contenere l'indicazione della motivazione. Ecco quando non è valida.

di Valeria Oggero

Revisione a cura di Rosario EmmiDottore CommercialistaSu PartitaIva.it ci impegniamo al massimo per garantire informazioni accurate. Gli articoli vengono costantemente revisionati da professionisti del settore.

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Cartella di pagamento priva di motivazione
  • Quando il fisco notifica una cartella di pagamento ad un contribuente, relativamente ad esempio ad un debito o ad una sanzione, inserisce solitamente la motivazione.
  • Se la cartella di pagamento è priva della motivazione, potrebbe ritenersi non valida.
  • In alcuni casi, anche se la cartella esattoriale è priva di motivazione, è da considerarsi valida.

Una cartella di pagamento contiene generalmente un debito che il contribuente ha nei confronti del fisco, o verso un ente specifico. Può essere inviata dall’Agenzia delle Entrate-Riscossione quando il contribuente non ha pagato alcune imposte, oppure a causa di una sanzione amministrativa o situazioni similari.

Gli enti preposti a riscuotere queste somme inviano quindi una cartella di pagamento che generalmente contiene l’indicazione della motivazione per cui alcune somme vengono richieste. Tuttavia può anche accadere che una cartella sia priva di motivazione scritta, e questo contesto ha portato a non pochi dubbi intorno alla validità stessa della cartella.

Si può dire che, in base alle recenti sentenze della Cassazione, in alcuni casi queste cartelle sono valide, mentre in altri casi sono da considerarsi nulle. Vediamo nello specifico come distinguere le casistiche.

Cartella di pagamento priva di motivazione: dubbi sulla validità

Quando una cartella esattoriale viene inviata al contribuente senza l’indicazione scritta della motivazione specifica per l’invio, è da ritenersi valida? Questo tema ha fatto emergere numerosi dubbi nel corso degli ultimi anni, per cui si prospetta la possibilità che tale cartella possa essere annullata.

Una cartella che non contiene alcuna motivazione scritta, inviata ad un contribuente, in alcuni casi può quindi essere considerata non valida, ma questo non accade sempre. Bisogna infatti distinguere due eventualità:

  • la cartella è il primo atto di notifica al contribuente, con cui l’ente di riscossione chiede il saldo al contribuente;
  • la cartella è un ulteriore atto, che segue una comunicazione già avvenuta su un preciso debito.

La Corte di Cassazione, in particolare con la sentenza n.22281/2022, ha ribadito l’importanza dell’indicazione delle ragioni specifiche per cui tale cartella di pagamento viene inviata al contribuente. Nel caso infatti in cui venga ricevuta una cartella senza motivazione, questa può non essere valida.

Tuttavia i dubbi sulla sua validità hanno portato ad una chiara distinzione tra le due casistiche viste sopra, per cui una cartella può essere considerata nulla oppure valida.

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Validità della cartella di pagamento: il primo atto di notifica

Il primo caso è quello per cui una cartella di pagamento viene inviata per la prima volta al contribuente, ovvero risulta essere l’unico atto inviato per chiedere il saldo di una certa cifra, collegato ad una precisa situazione. In questo caso la motivazione deve essere presente, come indicato dalla Corte di Cassazione (Cass. Civ., n. 11722/2010):

“La cartella di pagamento che non segua uno specifico atto impositivo già notificato al contribuente, ma costituisca il primo ed unico atto con il quale l’ente impositore esercita la pretesa tributaria, deve essere motivata alla stregua di un atto propriamente impositivo, e contenere, quindi, gli elementi indispensabili per consentire al contribuente di effettuare il necessario controllo sulla correttezza dell’imposizione.”

Si può quindi dire che se una cartella di pagamento viene inviata per la prima volta al contribuente, deve contenere la motivazione specifica per l’invio, per avere validità. In assenza di tale indicazione, il contribuente può quindi contestare e mettere in dubbio la validità della cartella esattoriale.

La cartella infatti deve contenere i presupposti di fatto, e le ragioni giuridiche, che hanno portato alla sua emissione, altrimenti può essere considerata non valida.

Cartella esattoriale non valida

Validità della cartella di pagamento: invio successivo

Diversa è la situazione relativa ad una cartella di pagamento il cui invio segue altre notifiche, già sopraggiunte al contribuente. Se una cartella viene inviata in una fase successiva all’invio di un’altra notifica di un atto impositivo, questa difficilmente può essere considerata non valida.

Secondo la Corte di Cassazione infatti, il debito specifico con motivazione collegata è stato già comunicato al contribuente, per cui una notifica successiva non può essere considerata nulla (Cass. Civ., n.28873/2019):

“Non può essere annullata per vizio di motivazione anche qualora non contenga l’indicazione del contenuto essenziale di detto atto, conosciuto dal contribuente in quanto allo stesso notificato ed, eventualmente, impugnato”

In questo caso, il contribuente è stato già precedentemente avvertito della motivazione che ha portato alla creazione di una cartella esattoriale, quindi la comunicazione successiva è da ritenersi generalmente valida.

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Come contestare una cartella di pagamento

L’Agenzia delle Entrate mette a disposizione un apposito strumento per contestare una cartella esattoriale, se il contribuente ritiene che la richiesta sia irregolare. Risulta possibile infatti utilizzare lo strumento dell’autotutela oppure fare ricorso all’autorità giudiziaria, e se il giudice riterrà la cartella non valida, sarà possibile annullarla.

Ci sono diversi motivi per voler procedere a contestare una cartella di pagamento:

  • assenza di motivazione scritta;
  • richiesta di tasse già versate;
  • errore di calcolo;
  • doppia imposizione errata;
  • prescrizione della cartella esattoriale.

In questi casi il contribuente può difendersi in due modi: ricorrendo in un primo momento all’autotutela, oppure tramite ricorso giudiziario. Nel primo caso è possibile presentare una richiesta direttamente all’Agenzia delle Entrate, senza necessariamente rivolgersi ad un avvocato.

La richiesta può essere presentata tramite PEC o con una raccomandata con ricevuta di ritorno, e può poi essere approvata oppure rigettata, in base alle verifiche degli enti preposti. In una fase successiva, se l’autotutela non va a buon fine, si può optare per il ricorso giudiziario, avvalendosi di un avvocato.

Bisogna fare particolare attenzione, quando si riceve una cartella di pagamento, alla possibilità di prescrizione del debito. Secondo la legge sono stabiliti precisi termini entro cui le autorità possono agire inviando una cartella esattoriale per richiedere il saldo di un debito al contribuente.

Se queste tempistiche vengono superate, la cartella di pagamento va in prescrizione, per cui il contribuente può ritenerla non valida e procedere con l’autotutela. Ogni tipologia diversa di debito ha differenti termini di prescrizione: ad esempio le multe per il codice della strada si prescrivono in 5 anni, mentre il bollo auto va in prescrizione in tre anni.

Cartella di pagamento priva di motivazione – Domande frequenti

La cartella di pagamento priva di motivazione è valida?

In determinati casi si può considerare valida, invece in altri casi è nulla: ecco come distinguere le due eventualità.

Cosa fare se la cartella di pagamento è priva di motivazione?

Se viene inviata come prima comunicazione dagli enti preposti, questa cartella può non essere considerata valida. Se invece segue altre notifiche già avvenute, la cartella è da considerarsi valida perché il contribuente già conosce le cause.

Come si può contestare una cartella esattoriale?

Si può contestare attraverso lo strumento dell’autotutela, oppure procedere, con l’assistenza di un avvocato, al ricorso giudiziario.

Autore
Giornalista pubblicista, laureata in Scienze della Comunicazione all'Università degli Studi di Torino, da sempre sono appassionata di scrittura. Dopo alcune esperienze all'estero, ho deciso di approfondire tematiche inerenti la fiscalità nazionale relativa alle persone fisiche ed alle Partite Iva. La curiosità mi ha portato a collaborare con agenzie web e testate e a conoscere realtà anche diversissime tra loro, lavorando come copywriter e editor freelancer.
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Rosario Emmi
Dottore Commercialista
Revisione al 25 Aprile 2024
Dottore commercialista specializzato in startup e pmi innovative, operazioni di equity crowdfunding, e-commerce, food and casual dining. Con uno sguardo sempre rivolto al futuro, trova sistemi innovativi nello sviluppo dell’attività professionale.

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