Arriva il decreto contro il greenwashing, multe alle imprese per la pubblicità ingannevole

Il provvedimento recepisce la direttiva (UE) 2024/825, che punta a responsabilizzare cittadini e imprese nella transizione ecologica, introducendo nuove regole

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Il Consiglio dei ministri del 5 novembre 2025 ha approvato, in fase preliminare, un nuovo decreto contro il greenwashing, che multa le pratiche commerciali scorrette, legate alla sostenibilità ambientale. Negli ultimi anni, la crescente attenzione verso l’ambiente ha portato molte aziende a promuovere la propria immagine “green”. Tuttavia, non sempre queste affermazioni corrispondono a realtà. E proprio in questo contesto che si inserisce il provvedimento. Quello che fa, in particolare, è introdurre specifiche regole per prodotti e servizi che dichiarano di essere “ecologici”, “sostenibili” o “a basso impatto” In questo modo, oltre che responsabilizzare cittadini e imprese nella transizione ecologica, si vuole migliorare la qualità e la veridicità delle informazioni fornite ai consumatori.

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Cosa prevede il decreto contro il greenwashing

Il decreto vieta l’uso di attestazioni e indicazioni generiche o non comprovate. Le imprese cioè non potranno più utilizzare termini come “eco”, “verde”, “sostenibile” o “amico dell’ambiente” se non supportati da prove scientifiche verificabili o da certificazioni ufficiali. Sono poi previste sanzioni per le dichiarazioni ingannevoli. Chi induce in errore i consumatori con pubblicità o etichette fuorvianti rischierà multe significative e la rimozione delle informazioni false. Per questo motivo, con l’entrata in vigore del decreto ci sarà anche l’obbligo di trasparenza sulle caratteristiche ambientali dei prodotti. Le aziende dovranno indicare chiaramente l’impatto ambientale reale dei propri prodotti, in modo che il consumatore possa fare scelte consapevoli.

Sono tutte pratiche e regole che vogliono ridurre al minimo ed eliminare il cosiddetto greenwashing, ovvero la pratica di vantare qualità ambientali inesistenti o non dimostrabili solo per trarne vantaggio reputazionale e commerciale. Trattandosi di un fenomeno diventato sempre più diffuso, genera sempre più confusione tra i consumatori e sfiducia nei confronti delle vere imprese sostenibili.

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Arriva l’etichetta armonizzata europea

Sempre per ridurre gli sprechi, un altro punto del decreto contro il greenwashing riguarda la lotta all’obsolescenza programmata. Si tratta cioè della tendenza di alcuni prodotti a guastarsi o diventare obsoleti troppo presto, costringendo il consumatore a sostituirli. Per contrastare questa pratica, il decreto introduce l’etichetta armonizzata europea che informerà in modo chiaro sulla garanzia commerciale di durabilità del prodotto. In questo modo, si spera di spingere le imprese a progettare beni più resistenti e riparabili, favorendo la circolarità dei consumi.

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