Le risorse per finanziare le misure inserite nella manovra 2026 potrebbero essere ricavate direttamente dalle banche. Secondo il Documento programmatico di bilancio, approvato recentemente dal governo, una tassazione mirata per banche e assicurazioni dovrebbe garantire fino a 4,5 miliardi di euro di entrate. E proprio questa cifra potrebbe essere utilizzata per la riforma pensioni e i nuovi aiuti per famiglie, lavoratori e imprese.
La legge di Bilancio prevede nello specifico un aumento dell’IRAP, un’imposta sullo svincolo delle riserve e rimanda anche alcune detrazioni pensate per il settore bancario. Tuttavia, resta da capire quale sarà il giudizio della Banca centrale europea, che dovrà esprimersi sul testo prima dell’approvazione definitiva.
Cosa cambia con la manovra 2026 per le banche
Tra le novità che l’esecutivo prevede di introdurre con la manovra 2026, le misure che interessano le banche hanno tutte natura fiscale. Di fatto, quello che vuole fare il Governo è ottenere un contributo straordinario del settore, attraverso nuove tasse. La prima nuova imposta è quella sullo svincolo delle riserve, per cui le banche che intendono sbloccare le riserve accumulate (legate ad esempio al regime di imposta sugli extraprofitti o ad accantonamenti per evitare imposte precedenti) potranno farlo pagando un’imposta sostitutiva pari al 27,5% se l’affrancamento avviene entro il 31 dicembre 2025 o al 33% se effettuato nell’esercizio successivo.
Tasse su banche e assicurazioni: l’aumento dell’IRAP
C’è poi l’aumento dell’aliquota IRAP per banche e imprese assicurative, che sarà incrementata di circa 2 punti percentuali per il triennio 2026-2028. Infine, è previsto il blocco dell’utilizzo di crediti fiscali differiti (DTA) e/o la loro deduzione nell’immediato. Quindi gli istituti non potranno abbattere subito il proprio imponibile grazie a questi crediti, né utilizzare il beneficio fiscale derivante per abbattere le nuove imposte. Questo perché il settore bancario, insieme a quello assicurativo, soprattutto dopo i significativi profitti realizzati negli ultimi anni grazie ai tassi di interesse elevati, è ritenuto in grado di sostenere un onere maggiore. Infatti, la prossima legge di bilancio ha come obiettivo quello di ottenere dal comparto un contributo straordinario stimato tra i 4 e i 4,5 miliardi di euro per il solo anno 2026. Ma il gettito potrebbe arrivare complessivamente a circa 11 miliardi di euro nel triennio 2026-2028.
Alcune incognite e questioni aperte
Le misure al momento non sono da considerare definitive perché la maggioranza risulta al momento. Dopo che le banche hanno lanciato un motivo su come un contributo eccessivo potrebbe influire sulla loro capacità di concedere credito, sui costi per i clienti e sugli investimenti, va valutato come e se la misura possa generare effetti indiretti su costi bancari, margini di interesse, chiusura di sportelli o riduzione di servizi. La richiesta del contributo è sostenuta da alcuni partiti, mentre trova resistenza da parte di altri dall’altra la resistenza di altri (es. Forza Italia) che temono effetti sui mercati o sul sistema bancario.
Inoltre, il contributo richiesto deve essere compatibile con la regolamentazione europea bancaria, con la normativa sugli aiuti di Stato, con la normativa sulla riserva di capitale.
Redazione
Il team editoriale di Partitaiva.it