Quando la salute vale meno delle lobby: il rinvio eterno di plastic e sugar tax in Italia

Le imprese innovative costrette ad affrontare continue barriere normative. Ma chi produce plastica monuso e veleni ottiene proroghe a tempo indeterminato.

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La manovra 2026 contiene un nuovo rinvio di plastic e sugar tax. Nel frattempo, il parlamento europeo approva a maggioranza il divieto di chiamare “burger” i prodotti vegetali. Quando gli interessi delle lobby rischiano di essere messi in discussione, la salute dei cittadini e quella dell’ambiente vengono dimenticate. Nell’oblìo persino l’agognato merito delle imprese che hanno investito in sostenibilità.

Plastic e sugar tax in Italia: il rinvio è una vittoria?

La manovra 2026 congela ancora plastic tax e sugar tax. Previste per la prima volta nella legge di Bilancio 2020, sono state rinviate di anno in anno ed entreranno forse in vigore nel 2027. Il “forse” è d’obbligo, perché potrebbe intervenire l’ennesima legge di Stabilità a scombinare i piani.

La ragione ufficiale risiede nella necessità di supportare le imprese non ancora green in un momento di difficoltà economica. Così lo Stato rinuncia a incassare centinaia di milioni di euro che servirebbero per finanziare la sanità pubblica, compensare i contributi UE per gli imballaggi non riciclati e sostenere la transizione ecologica.

Il costo sanitario dell’assenza di plastic e sugar tax

Mentre in tanti altri Paesi del mondo – come il Messico, il Perù, la Francia, la Polonia, la Norvegia – riducono l’impiego dello zucchero e dunque anche il suo consumo, in Italia le associazioni di categoria festeggiano ogni rinvio come fosse una vittoria. Ma quanto ci costa rinviare?

Secondo uno studio pubblicato su Nature Medicine nel gennaio 2025, le bevande zuccherate sono responsabili ogni anno di 2,2 milioni di nuovi casi di diabete di tipo 2 e 1,2 milioni di nuovi casi di malattie cardiovascolari nel mondo. Per la Fondazione Aletheia, poi, in Italia il 46% della popolazione adulta è in sovrappeso oppure obesa (oltre 23 milioni di persone) e chi consuma regolarmente bevande zuccherate ha un rischio maggiore del 26% di sviluppare diabete di tipo 2.

Sul fronte della plastica, uno studio ha dimostrato che già nel 2021 ingerivamo da 0,1 a 5 grammi di microplastica ogni settimana – l’equivalente di una carta di credito – e che queste particelle si trovino nel nostro sangue, nei polmoni, nella placenta dei neonati, nello sperma e persino nel cervello, con potenziali effetti infiammatori e metabolici.

I “burger” non possono più essere vegetali

Strasburgo intanto ha approvato un emendamento che vieta l’uso di denominazioni come “burger vegetale”, “salsiccia vegana” o “bistecca plant based”. Ufficialmente si vorrebbe tutelare i consumatori da possibili equivoci. Insomma, si vorrebbe grottescamente evitare che per “errore” i cittadini al supermercato comprino una salsiccia di soia al posto di una bistecca di maiale.

Nel 2020 un emendamento identico era stato bocciato, ma le elezioni europee del 2024 hanno modificato gli assetti politici, concedendo più seggi alle destre che rivendicano un’identità di vedute con il settore agricolo tradizionale, seppure le pratiche dei luoghi non sembrino avere a che fare con le “tradizioni”: dagli animali alle modalità di allevamento, niente pare ricordare la nostra storia.

Solo nell’ottobre 2024 la Corte di giustizia UE aveva stabilito che, in assenza di denominazioni legali specifiche, uno Stato membro non potesse impedire ai produttori di utilizzare termini tradizionalmente associati ai cibi di origine animale per commercializzare cibi plant-based. Un anno dopo, il parlamento va in direzione opposta.

Eppure, il settore vale miliardi di euro in Europa ed è in continua crescita. Segno che le aziende produttrici potrebbero realmente contribuire alla crescita economica di un continente che ha bisogno, prima di tutto, di smettere di lamentarsi della crisi di alcuni comparti e incentivare quelli che godono di migliori opportunità.

Rinvio plastic e sugar tax: tutela o protezionismo?

C’è evidentemente un amore per l’Italia e per la patria che si traduce nel suo opposto: vietare o rimandare le misure in grado di favorire la salute dei cittadini e dell’ambiente in cui vivono. La verità è che non si vogliono colpire i produttori di imballaggi, l’industria delle bevande, la lobby della carne. Il Governo, che sostiene di non voler mettere in difficoltà chi inquina, dimentica che anche le imprese innovative e sostenibili necessiterebbero della stessa “protezione”. E forse con qualche merito in più.

Intanto tonnellate di plastica monouso continuano a invadere i nostri mari e i nostri corpi, attraverso il cibo, l’acqua, l’aria che respiriamo. E le bevande zuccherate continuano a contribuire alle nuove epidemie: obesità, diabete, tumori, malattie neurodegerative. Riserviamo lo stesso trattamento “di favore” persino ai nostri bambini: consentiamo che l’inutile babyfood – ricco di zuccheri – avveleni le loro cellule solo perché lo vuole l’industria.

Il presidente di Unionplast, Massimo Centonze, ha definito il rinvio di plastic e sugar tax “una decisione di buon senso e di responsabilità”, auspicando che il periodo di proroga venga sfruttato “per costruire strumenti più efficaci”. Ma come crederci, dopo tutti questi anni? La salute delle persone e del pianeta costa e il prezzo è tutto politico: sono davvero pochi i Governi disposti a pagarlo. Così, mentre chiamare “burger” un prodotto vegetale diventa un problema europeo urgente, le montagne di plastica possono ancora attendere.

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Ivana Zimbone

Direttrice responsabile

Direttrice responsabile di Partitaiva.it e della rivista filosofica "Vita Pensata". Giornalista pubblicista, SEO copywriter e consulente di comunicazione, mi sono laureata in Filosofia - con una tesi sul panorama dell'informazione nell'era digitale - e in Filologia moderna. Ho cominciato a muovere i primi passi nel giornalismo nel 2018, lavorando per la carta stampata e l'online. Mi occupo principalmente di inchieste e approfondimenti di economia, impresa, temi sociali e condizione femminile. Nel 2024 ho aperto un blog dedicato alla comunicazione e alle professioni digitali.

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