La Commissione lavoro della Camera ha iniziato l’esame del ddl Libere professioni 2025. La proposta di legge contiene al suo interno importanti novità per i professionisti iscritti alla gestione separata INPS. Nei suoi sette articoli punta a ridurre il gap tra le tutele riservate ai lavoratori dipendenti e quelle dei lavoratori autonomi, anche iscritti alle casse previdenziali private. Ecco come cambierà la disciplina di maternità, la paternità e la malattia dei liberi professionisti, qualora il ddl completasse il suo iter.
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Le nuove tutele del ddl Libere professioni 2025
Il ddl Libere professioni 2025 amplia le tutele dei professionisti. Innanzitutto introduce un importo minimo garantito per l’indennità di maternità delle libere professioniste iscritte alla gestione separata INPS e prevede un incremento un’estensione del periodo di fruizione dell’indennità di paternità per i liberi professionisti.
Tra le novità, anche la modifica dei limiti reddituali che oggi consentono l’accesso all’indennità di degenza ospedaliera, malattia e malattia grave, e la revisione dei giorni di massima durata. Nel pacchetto di proposte, pure l’ampliamento dei beneficiari all’ISCRO, conosciuta anche come “cassa integrazione” per gli autonomi, e l’istituzione di un fondo per il welfare dedicato ai professionisti.
Maternità libere professioniste: cosa cambia
L’articolo 1 del ddl tutela la maternità delle lavoratrici iscritte alla gestione separata o non iscritte ad altre forme obbligatorie: fissa un limite minimo all’indennità di maternità, pari al 150% dell’importo mensile dell’assegno sociale. La maternità delle libere professioniste è riconosciuta per cinque mesi (i due antecedenti la data del parto e i tre successivi, senza obbligo di astensione dall’attività lavorativa).
Per esempio, prendendo come riferimento gli importi del 2025, considerando che l’assegno sociale corrisponde a 538,69 euro al mese, la maternità in questo caso non potrebbe essere inferiore a 808,04 euro mensili (538,69×150%). A patto che, ovviamente, la professionista in questione risultasse in regola con il versamento dei contributi nell’anno precedente alla richiesta.
La paternità
Per quanto riguarda invece il congedo parentale, la proposta di legge punta a riconoscerlo ai liberi professionisti indipendentemente dall’astensione effettiva nel lavoro. L’indennità giornaliera è fissata dal 30% all’80% del reddito di lavoro dichiarato, a condizione che risultino accreditati almeno tre mesi di contributi nei dodici precedenti l’inizio del periodo di paternità.
Cosa spetta ai liberi professionisti per malattia
Dal 1° gennaio dell’anno successivo a quello dell’entrata in vigore del provvedimento, la soglia massima di reddito individuale, superata la quale non si ha più diritto all’indennità di malattia (e di malattia grave) e quella di degenza ospedaliera, coinciderà con il massimale contributivo previsto per gli iscritti alla gestione separata.
Nel 2025, per esempio, il massimale è di 120.607,00 euro e, per vedersi riconosciuta l’indennità per malattia e degenza ospedaliera, i liberi professionisti non devono avere un reddito superiore al 70% di tale massimale (ovvero 84.424,90 euro). Il massimale di riferimento per il prossimo anno invece non è ancora noto ufficialmente, poiché dipende dalla pubblicazione degli indici ISTAT definitivi per il 2025, che avverrà solo all’inizio del 2026.
Con l’approvazione del ddl Liberi professionisti, il limite massimo di fruizione dell’indennità giornaliera di malattia passerà da 61 a 90 giorni e l’indennità di degenza ospedaliera aumenterà del 30%.
Calo del fatturato, a chi viene estesa l’ISCRO
L’articolo 4 del ddl amplia le possibilità d’accesso all’ISCRO, il sussidio che interviene in caso di forte riduzione del fatturato per i professionisti in regola con i versamenti contributivi nel triennio precedente alla domanda. Oltre che per gli iscritti alla gestione separata INPS, l’ISCRO è previsto per i soggetti assicurati presso altre forme previdenziali obbligatorie, purché nei tre anni precedenti alla domanda, non abbiano percepito redditi soggetti a contribuzione né abbiano versato contributi presso gestioni previdenziali obbligatorie.
L’indennità resta dunque non cumulabile con altri sussidi aventi la medesima finalità erogati da altre forme previdenziali obbligatorie.
Il nuovo fondo per welfare liberi professionisti
Per poter erogare le prestazioni e i trattamenti previsti, il ddl istituirà un fondo per il welfare dei liberi professionisti nel bilancio della gestione separata INPS. La dotazione iniziale prevista è di 50 milioni di euro, la cui gestione dipenderà da un regolamento dell’INPS che sarà adottato successivamente.
Redazione
Il team editoriale di Partitaiva.it