Controlli fiscali e accertamenti, cambiano i termini di sospensione: ecco tutte le novità

Arrivato il correttivo del governo per una proroga che era stata introdotta ai tempi della pandemia Covid

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Abolita definitivamente la proroga per la sospensione di 85 giorni che allungava i termini di prescrizione e decadenza. Il Governo ha inserito il provvedimento nel decreto correttivo al CPB approvato in Consiglio dei Ministri il 4 giugno. La proroga era prevista dall’articolo 67 del Decreto Cura Italia (DL n. 18/2020) ed era stata introdotta durante la pandemia Covid sollevando però molti dubbi interpretativi e altrettante controversie giuridiche.

La misura

La misura prevedeva la sospensione dei termini per le attività di liquidazione, controllo, accertamento e riscossione, con effetti sul decorso dei termini di prescrizione e decadenza. Il dibattito si concentrava essenzialmente su un quesito centrale: la proroga si applica solo agli atti in scadenza nel 2020 o anche a quelli i cui termini erano in corso ma non ancora scaduti?

La risposta della corte di Cassazione

La Corte di Cassazione aveva fornito una risposta definitiva alla questione, stabilendo che la proroga si applicava non solo agli accertamenti in scadenza nel 2020 ma anche a quelli relativi a termini di prescrizione e decadenza in corso nel 2020, ma con scadenza successiva.

La giurisprudenza tributaria non aveva offerto infatti un orientamento univoco sull’applicabilità della sospensione. Sentenze come quelle del C.G.T. di Torino e Prato avevano escluso l’estensione della proroga agli anni successivi al 2020, mentre altre, come la pronuncia del C.G.T. di Taranto, avevano riconosciuto la legittimità di applicare la proroga a tutte le annualità in corso nel 2020.

Lo spostamento del decorso: cosa significa

In base a quanto stabilito dalla Suprema Corte, la normativa doveva essere interpretata in modo tale da determinare uno spostamento in avanti del decorso dei termini per la stessa durata della sospensione.

La sentenza della Cassazione implicava però che, per il periodo d’imposta 2018 ad esempio, il termine ordinario di accertamento, che sarebbe scaduto il 31 dicembre 2024 fosse prorogato fino al 26 marzo 2025. Analogamente, per gli anni precedenti con dichiarazione omessa. La pronuncia della Cassazione amplia quindi il margine temporale a disposizione dell’Agenzia delle Entrate per notificare avvisi di accertamento, con impatti rilevanti per i contribuenti. Da qui l’intervento di Governo, che ha abolito la sospensione ripristinando i normali termini.

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