Dal 1° gennaio 2026 scatta l’obbligo per i commercianti di collegare i registratori di cassa ai POS. La misura, prevista dalla scorsa legge di bilancio, consente di attribuire immediatamente scontrini fiscali e pagamenti digitali, così da contrastare l’evasione fiscale. La novità riguarda tutti coloro che emettono documenti commerciali e dispongono della possibilità di pagamento elettronico. L’abbinamento può essere effettuato online.
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Pos e scontrini, cosa cambia dal 2026
Se nel 2025 era ancora possibile gestire separatamente pagamento e registrazione fiscale – con POS e registratori telematici distinti – dal 2026 ogni POS sarà collegato a un solo registratore di cassa. In questo modo l’Agenzia delle Entrate potrà controllare in modo automatico la corrispondenza tra incassi e documenti trasmessi. Tutto partirà proprio dal POS: basta inserirvi l’importo affinché possa arrivare immediatamente anche al registratore di cassa.
Come funziona il meccanismo e la certificazione dei corrispettivi
Secondo la regola di merito, i dati dei pagamenti elettronici devono essere memorizzati con gli strumenti di certificazione dei corrispettivi, che vengono registrati al momento dell’operazione e riportati nel documento commerciale, che deve contenere importo e forma di pagamento. Tutte le informazioni vengono poi trasmesse su base giornaliera all’Agenzia delle Entrate, con le modalità già in essere.
Come collegare POS e registratore di cassa
Per collegare i registratori di cassa ai POS, gli esercenti, o i loro intermediari, dovranno accedere all’area riservata sul sito istituzionale dell’Agenzia e seguire la procedura online. Per semplificare l’adempimento, la procedura telematica esporrà automaticamente l’elenco degli strumenti di pagamento elettronico in uso, se i dati sono stati preventivamente comunicati dagli operatori finanziari.
Attenzione, però, a rispettare le scadenze: per gli strumenti già in uso ci sono 45 giorni dalla messa a disposizione del servizio online; per i POS attivati o modificati la registrazione deve avvenire tra il 6° giorno e l’ultimo giorno lavorativo del secondo mese successivo all’attivazione.
Liquidazione dell’IVA senza dichiarazione dei redditi: il “pignoramento sprint”
In caso di mancata dichiarazione, l’Agenzia delle Entrate potrà usare le fatture elettroniche e gli scontrini per calcolare l’imposta dovuta. Se il contribuente non risponderà entro 60 giorni, secondo quanto diffuso dal Messaggero, l’imposta verrebbe maggiorata con una sanzione del 120%: si tratta del cosiddetto “pignoramento sprint”, che consente al fisco di pignoramento presso terzi, ovvero presso i clienti delle imprese debitrici, bloccando i pagamenti in arrivo.












Redazione
Il team editoriale di Partitaiva.it