IVA per il terzo settore, c’è la proroga delle norme fino al 2036

Con questi nuovi decreti, il governo rivendica una linea di continuità nel processo di riscrittura del sistema fiscale italiano

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riforma fiscale, approvati decreti attuativi

Il Consiglio dei ministri del 20 novembre 2025 ha approvato due nuovi decreti attuativi nell’ambito della riforma fiscale che interessano il Terzo Settore e le imprese e i professionisti che operano nell’ambito della fiscalità d’impresa.

Nel dettaglio, il primo decreto interviene sul nuovo regime fiscale degli enti iscritti al RUNTS (registro unico nazionale del terzo settore). Il secondo, invece, si concentra sulla razionalizzazione del reddito d’impresa e sulle semplificazioni, sul fronte dell’adempimento collaborativo, concedendo più tempo.

Prorogato il regime di esclusione per gli ETS

Il primo provvedimento riguarda gli enti del terzo settore (ETS) iscritti al RUNTS. La normativa originale prevedeva l’introduzione di un nuovo regime fiscale a partire dal 1° gennaio 2026, che avrebbe modificato lo status degli ETS ai fini IVA, spostandoli da un regime di “esclusione” a uno di “esenzione” per le attività di interesse generale. Il passaggio avrebbe eliminato per gli ETS la possibilità di detrarre l’IVA assolta sugli acquisti di beni e servizi. Di conseguenza, si sarebbe tradotta in un aumento diretto dei costi operativi.

Per mitigare questi impatti, il decreto approvato il 20 novembre 2025 ha stabilito la proroga del regime attuale. Nello specifico, l’entrata in vigore del regime di esenzione IVA è stata posticipata di dieci anni, fissando la nuova data al 1° gennaio 2036. Questa decisione consente agli enti del terzo settore di mantenere l’attuale status di esclusione dall’IVA, preservando così il diritto alla detrazione dell’imposta.

Il decreto estende poi l’aliquota IVA agevolata al 5%, finora applicata solo alle cooperative sociali, anche alle imprese sociali che offrono servizi sanitari e socio-sanitari, assistenza domiciliare, servizi educativi e didattici e interventi destinati a persone con fragilità e categorie svantaggiate. Infine, il decreto prevede la sospensione della tassazione delle plusvalenze sui beni strumentali quando l’attività commerciale dell’ente è riconosciuta come attività di interesse generale.

Semplificazioni e razionalizzazione del reddito d’impresa

Il secondo decreto approvato dal consiglio dei Ministri rappresenta il terzo correttivo dedicato a migliorare il regime del reddito d’impresa e a semplificare gli adempimenti legati alla certificazione del tax control framework (TCF). Quest’ultima fondamentale per accedere al regime dell’adempimento collaborativo con il Fisco. Considerato il tempo necessario alla formazione dei nuovi certificatori, è stato stabilito che per le domande presentate nel 2024 e nel 2025 la certificazione del TCF potrà essere consegnata entro il 30 settembre 2026.

Un’ulteriore novità riguarda lo statuto del contribuente. Il contributo previsto per la presentazione delle istanze di interpello sarà richiesto solo nelle casistiche più complesse. Sono escluse, quindi, le situazioni ordinarie. È una scelta che va nella direzione della semplificazione amministrativa e della riduzione dei costi. Sia per le imprese che per i cittadini.

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