- Vendere su Etsy è semplice e sicuro, ma ci sono delle regole da seguire.
- La piattaforma può essere utilizzata da tutti in modo sporadico e occasionale.
- Quando la vendita online si trasforma in un lavoro a tutti gli effetti, quindi continuativo, è necessario aprire la Partita IVA.
Etsy è un marketplace creativo che permette di acquistare e vendere un gran numero di prodotti: si possono mettere in vendita le proprie creazioni per soli 20 centesimi di dollaro. Soltanto quando si conclude una vendita, si pagheranno le commissioni di transazione, di gestione pagamento e la pubblicità offsite.
Una domanda molto comune per i creativi che si sono ritrovati a voler utilizzare Etsy è se sia effettivamente necessario procedere con l’apertura della Partita IVA o se è comunque possibile vendere con una semplice ritenuta d’acconto.
Quali sono i criteri che si devono considerare? Come funziona l’incasso? Vediamo come funziona la piattaforma, e come si dovrebbe procedere con la vendita per essere in regola.
Vendere su Etsy con Partita IVA nel 2022
La legge italiana relativa all’apertura della Partita IVA è molto più semplice di ciò che si potrebbe pensare: l’obbligo di Partita IVA scatta nel momento in cui l’attività diventa regolare e continuativa, a prescindere dal numero di vendite. Vi rientrano dunque anche i casi in cui:
- si guadagnano importi irrisori;
- non si riesce a vendere quasi sulla, ma gli oggetti vengono esposti in modo prolungato sul proprio store online.
Si può evitare di aprire la Partita IVA se, invece, si propone un prodotto sporadico su Etsy, saltuariamente, anche nel caso in cui il suo prezzo di vendita sia superiore a 5.000 euro.

Continuità e abitualità delle vendite su Etsy: cosa significa
Tra i parametri che si consiglia di prendere in considerazione per capire se bisogna davvero aprire una posizione fiscale ci sono la continuità e l’abitualità delle vendite. Cosa significa in altre parole? Si dovranno mettere in conto:
- il numero di oggetti che si deciderà di vendere;
- la durata dell’esposizione;
- la professionalità del proprio esercizio: si deve valutare se si tratta di un’attività commerciale a tutti gli effetti, e se si utilizzano strumenti per farsi pubblicità e, dunque, proporre nuove vendite.
Tali elementi rendono obbligatoria l’apertura della Partita IVA, anche se in un primo momento l’attività non sta funzionando e, dunque, non si fattura proprio nulla. La Partita IVA serve a prescindere, perché l’obiettivo delle vendite è comunque quello di riuscire a produrre reddito.
Anche se con un certo ritardo, la stessa Etsy aveva invitato nel 2020 i venditori iscritti al marketplace a regolarizzare la propria posizione fiscale, procedendo con l’apertura della Partita IVA entro e non oltre il 21 gennaio 2021. La conseguenza è purtroppo stata la sospensione dello shop di molti venditori.

Codice Ateco per vendere su Etsy
Un primo passaggio fondamentale legato all’apertura della Partita IVA è la scelta del codice Ateco: qual è quello ideale per un’attività su Etsy? Una prima ipotesi è il codice Ateco che identifica l’attività dell’artista.
In questo caso si intende una produzione e vendita di opere uniche, che non sono dunque replicabili in quanto non vengono prodotte in serie. Il suo codice Ateco è 90.03.09, mentre per i contributi dovrà iscriversi alla Gestione Separata INPS.
Una seconda ipotesi è l’apertura di Partita IVA come artigiano, professionista che realizza opere che sono replicabili e realizzabili in serie. Il suo codice Ateco è il 47.91.10, per il commercio al dettaglio effettuato via internet. Per il versamento dei contributi si fa riferimento alla Gestione Artigiani e Commercianti INPS (sarà inoltre necessario iscriversi al Registro delle Imprese e presentare la SCIA al proprio Comune di residenza).
Vendere su Etsy: il regime fiscale
Considerato che in un primo momento le vendite potrebbero essere scarse e decollare soltanto dopo un po’ di tempo, potrebbe essere utile iniziare con la Partita IVA in regime forfettario.
Nel caso della Partita IVA da artista, si pagheranno imposte (al 5% o al 15%) e contributi soltanto su quanto effettivamente guadagnato in un anno fiscale, poiché non saranno previsti contributi minimi obbligatori. È molto importante, invece, per poter restare in questo regime fiscale, non superare i 65.000 euro annui di fatturato lordo.
Qualora il proprio business online dovesse poi ingranare, si potrebbe decidere di passare alla contabilità semplificata, che prevede la tassazione IRPEF sui compensi, e non un’imposta sostitutiva come nel regime forfettario. Considerato che si tratta di un regime fiscale più complesso, è bene sceglierlo con il supporto di un commercialista, che potrà fornire la preparazione adeguata in merito agli adempimenti necessari.
Chi si iscrive alla Gestione Commercianti o Artigiani INPS dovrà invece pagare un contributo annuo fisso pari a 4.000 euro, anche nel caso in cui non dovesse guadagnare nulla, ai quali si dovranno aggiungere i contributi legati al proprio guadagno.

Vendite su Etsy e controllo dell’Agenzia delle Entrate
Il Decreto Crescita (DL 34/2019) ha introdotto l’obbligo per i marketplace di trasmettere i flussi di vendita degli iscritti all’Agenzia delle Entrate, con cadenza trimestrale. In questo modo sarà possibile monitorare il volume delle vendite.
A cosa serve di preciso questa forma di monitoraggio? Considerato che la vendita occasionale per artigiani e commercianti non esiste, sarà possibile segnalare la presenza di posizioni irregolari, ovvero di persone che (anche da anni) vendono senza la Partita IVA.
Vendere su Etsy – Domande frequenti
Vendere su Etsy senza Partita IVA è possibile solo nel caso in cui si svolga un’attività sporadica e non continuativa.
Per vendere su Etsy in modo regolare, si potrebbe aprire la Partita IVA da artista, oppure quella per artigiani e commercianti. Scopri di più nell’articolo.
Su Etsy è possibile pagare in tanti modi diversi, come per esempio con l’utilizzo di carte di credito o di debito, con buoni regalo, tramite Google Pay o Apple Pay.
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