- L’età anagrafica e i contributi previdenziali versati sono le due variabili chiave per definire quando andare in pensione: nel 2025, però, cambiano alcune regole per i lavoratori più giovani.
- Il 1996 è l’anno spartiacque per definire il calendario pensionistico: i lavoratori possono accedere alla pensione secondo requisiti e modalità diverse in base all’ammontare di contributi versati prima e dopo il 1996.
- I giovani vedono allontanarsi la possibilità di pensionamento anticipato, ma possono sfruttare gli eventuali fondi integrativi per raggiungere i requisiti minimi per il pensionamento.
Mentre per i giovani l’età pensionabile si alza sempre di più, in relazione all’aumento dell’aspettativa di vita media, per i lavoratori che hanno versato almeno un contributo previdenziale prima del 1996 le regole non cambiano.
Infatti, per scoprire chi può andare in andare in pensione nel 2025 occorre considerare l’ammontare dei contributi previdenziali versati all’INPS prima del 31 dicembre 1995 e dopo tale data, oltre a valutare l’età anagrafica del lavoratore e gli eventuali fondi integrativi.
L’età pensionabile viene aggiornata ogni due anni secondo i dati ISTAT sulla speranza di vita media: considerando che negli ultimi anni quest’ultima è aumentata, si è incrementata di pari passo. Il 1996, però, è un anno “spartiacque” per comprendere i requisiti e le modalità di pensionamento per i lavoratori.
Indice
Quando andare in pensione nel 2025 tra novità e conferme
Le principali novità pensionistiche per il 2025 riguardano i lavoratori e le lavoratrici che hanno versato contributi previdenziali a partire dal 1996: per andare in pensione, in questi casi, occorrono requisiti più stringenti.
In primis, cambiano i requisiti di accesso alla pensione anticipata contributiva che sino ad oggi permetteva di uscire dal lavoro a 64 anni, ovvero tre anni prima rispetto alla pensione di vecchiaia, a patto che l’assegno pensionistico rispetti un certo valore minimo. Fino al 2029 tale valore è fissato a tre volte l’assegno sociale, quindi circa 1.330 euro netti al mese. Per le lavoratrici con un figlio il limite scende a 2,8 volte (circa 1.250 euro netti), mentre in presenza di due o più figli scende ulteriormente a 2,6 volte (circa 1.020 euro netti).
In alternativa, per chi non soddisfa i requisiti richiesti, rimane la possibilità della pensione di vecchiaia al raggiungimento di 67 anni di età e 20 anni di contributi versati. In questo caso l’assegno pensionistico ha un valore pari ad almeno 538 euro nel 2025 (come l’assegno sociale). Con la pensione di vecchiaia contributiva, invece, occorre attendere i 71 anni di età e 5 anni di contribuzione per lasciare il lavoro.
L’unica regola rimasta invariata riguarda l’accesso alla pensione anticipata, che richiede almeno 41 anni e 10 mesi di contributi versati per le lavoratrici e 42 anni e 10 mesi per i lavoratori.
L’importanza della pensione integrativa

La seconda novità introdotta nel 2025 per i lavoratori che hanno versato contributi previdenziali a partire dal 1996 riguarda il rapporto tra previdenza pubblica e previdenza integrativa.
I lavoratori possono raggiungere la soglia minima di accesso alla pensione anticipata (quindi tre volte l’assegno sociale) utilizzando sia i contributi versati alla previdenza pubblica (INPS) sia eventuali fondi integrativi. In questo caso, però, sono richiesti minimo 25 anni di contributi e l’interruzione dell’attività lavorativa con divieto di cumulo di altri redditi.
Una novità che potrebbe spingere i giovani a investire i propri risparmi in fondi integrativi per assicurarsi l’accesso anticipato alla pensione futura.
I requisiti per i lavoratori che hanno versato contributi prima del 1996
I lavoratori che hanno versato almeno un contributo previdenziale entro il 31 dicembre 1995 possono andare in pensione nel 2025 secondo i requisiti previsti per gli anni precedenti. Le finestre di uscita sono due:
- con la pensione di vecchiaia è necessario aver compiuto almeno 67 anni di età e aver versato almeno 20 anni di contributi;
- con la pensione anticipata è necessario aver versato almeno 41 anni e 10 mesi di contributi per le donne, 42 anni e 10 mesi di contributi per gli uomini.
Non sono infatti state apportate novità per queste categorie di lavoratori. Si attendono invece nuovi adeguamenti dell’età pensionabile per il 2027, con possibile aumento di 2-3 mesi. Le forze politiche stanno pensando ad un meccanismo per bloccare l’età pensionabile, ma al momento in assenza di accordi i requisiti continueranno a crescere.
Quota 103 e Opzione Donna prorogate per tutto il 2025
In alternativa alla pensione di vecchiaia e alla pensione anticipata, ci sono due ulteriori finestre di uscita anticipata prorogate per tutto il 2025 (solo per coloro che hanno versato almeno un contributo prima del 1996):
- Quota 103, che prevede l’accesso alla pensione per coloro che entro il 31 dicembre 2025 avranno compiuto almeno 62 anni di età con almeno 41 anni di contribuzione;
- Opzione Donna, riservata alle lavoratrici che entro il 31 dicembre 2025 abbiano maturato almeno 61 anni di età con almeno 35 anni di contribuzione.
Quota 103, però, ha una conseguenza svantaggiosa per chi anticipa la pensione: il sistema prevede un ricalcolo dell’assegno secondo il metodo contributivo che penalizza i lavoratori e rende per questo motivo meno attrattiva la finestra di uscita. Inoltre, c’è una clausola che prevede un tetto massimo dell’assegno a 1.860 euro al mese fino al compimento dei 67 anni.
Opzione Donna, invece, è una finestra di uscita riservata a determinate categorie di lavoratrici: caregiver, invalide civili almeno al 74%, o donne licenziate e dipendenti di aziende in crisi.
Modalità di calcolo dell’assegno
Non ci sono novità per quanto riguarda i sistemi di calcolo dell’assegno previdenziale né per i lavoratori che hanno versato contributi prima del 1996, né per coloro che hanno iniziato a versare dopo tale data.
Per chi ha iniziato a lavorare entro il 31 dicembre 1995, il calcolo avverrà con due metodi diversi:
- per i contributi versati fino al 31 dicembre 1995 si utilizzerà il sistema retributivo;
- per gli anni successivi a tale data si utilizzerà il sistema contributivo.
I lavoratori che hanno iniziato a versare dal 1996 potranno godere di un sistema di calcolo pienamente contributivo, con rivalutazione annuale sulla base dell’andamento del PIL. L’assegno verrà calcolato esclusivamente sulla base dell’ammontare dei contributi versati annualmente.
Laura Pellegrini
Giornalista e content editor