Lavoro autonomo in pensione, chi è obbligato alla dichiarazione dei redditi entro ottobre 2025

Il mancato adempimento comporta sanzioni pesanti.

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lavoro autonome e pensione

Una volta in pensione, molti scelgono o hanno bisogno di continuare a svolgere un’attività in proprio. Ma questo comporta degli obblighi, soprattutto dal punto di vista burocratico e fiscale. Chi ha percepito redditi di lavoro autonomo in pensione, come liberi professionisti (o altre attività autonome) nel corso dell’anno scorso, e non ha ancora presentato la documentazione necessaria all’INPS, deve presentare la dichiarazione dei redditi entro ottobre 2025. Alcuni pensionati che svolgono attività autonoma, però, sono esclusi dall’obbligo.

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Quali pensionati devono presentare la dichiarazione entro il 31 ottobre 2025

Devono comunicare i redditi da lavoro autonomo conseguiti nel 2024, entro il 31 ottobre 2025:

  • tutti i pensionati per cui vale il divieto (totale o parziale) di cumulo tra pensione e redditi;
  • i titolari di pensione o assegno di invalidità che non abbiano maturato 40 anni di contributi;
  • i pensionati con decorrenza della pensione successiva al 31 dicembre 1994;
  • i pensionati per inabilità iscritti alla gestione dipendenti pubblici;
  • i pensionati che svolgono attività di lavoro sportivo o magistrati onorari che esercitano in regime non esclusivo.

La deroga e gli esonerati dall’obbligo

Nella maggior parte dei casi, chi riceve una pensione o un assegno di invalidità può usufruire di una deroga al divieto di cumulo con i redditi da lavoro. Non si è tenuti a presentare la dichiarazione dei redditi all’INPS se quelli derivanti dal lavoro autonomo sono inferiori al trattamento minimo del Fondo pensioni lavoratori dipendenti. La soglia, che viene aggiornata ogni anno, nel 2025 è pari a 7.844,20 euro.

Gli altri pensionati lavoratori autonomi esonerati dall’obbligo di presentare la dichiarazione dei redditi sono:

  • i titolari di pensione o assegno di invalidità con decorrenza entro il 31 dicembre 1994;
  • i titolari di pensione di vecchiaia contributiva (dal 1° gennaio 2009 completamente cumulabile);
  • i titolari di pensione di vecchiaia, a prescindere dall’anzianità contributiva;
  • i soggetti che percepiscono una pensione di anzianità o di prepensionamento, anch’esse dal 2009 totalmente cumulabili;
  • i titolari di pensione o assegno di invalidità con almeno 40 anni di contributi;

Sono infine esclusi dal divieto di cumulo (e quindi dall’obbligo di dichiarazione) i redditi derivanti da programmi di reinserimento sociale degli anziani promossi da enti pubblici o privati, quelli derivanti da gettoni di presenza e indennità degli amministratori locali, da indennità da cariche pubbliche elettive e da indennità percepite dai giudici tributari e remunerazioni dei sacerdoti.

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Come presentare la dichiarazione dei redditi da lavoro autonomo in pensione

Il pensionato che svolge lavoro autonomo e rientra tra quelli obbligato a presentare la dichiarazione reddituale di cumulo, deve accedere al portale INPS tramite SPID (livello 2), CNS, CIE 3.0 o eIDAS, e utilizzare il servizio online “RED Precompilato”, cercabile sul sito con la voce “La dichiarazione della situazione reddituale (RED)”.

All’interno del servizio va selezionata la campagna “RED 2025 – anno reddito richiesto 2024”, e compilare i dati richiesti. I redditi da lavoro autonomo percepiti in pensione vanno dichiarati al netto dei contributi previdenziali e assistenziali e al lordo delle ritenute fiscali, indicando i periodi di attività e i relativi importi.

Oltre alla comunicazione a consuntivo per il 2024, i pensionati che nel 2025 continueranno a svolgere attività autonoma devono anche dichiarare in via preventiva il reddito che prevedono di conseguire nell’anno in corso. Su tale base, l’INPS effettuerà trattenute provvisorie sulla pensione, che saranno poi conguagliate nel 2026 in base ai redditi effettivi dichiarati.

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Sanzioni per mancata dichiarazione

La mancata presentazione della dichiarazione non è priva di conseguenze. La legge infatti prevede la restituzione all’ente previdenziale di una somma pari all’intero importo annuo della pensione percepita nell’anno a cui si riferiva la dichiarazione omessa. Non solo. L’INPS ha la facoltà di recuperare questo debito (tutto l’ammontare annuo) procedendo in modo diretto e la somma dovuta può essere trattenuta dalle rate di pensione che matureranno successivamente. In questo modo, il rimborso viene scalato direttamente dall’assegno mensile.

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