I dazi di Trump continuano ad essere al centro dell’attenzione per l’economia globale, soprattutto perché la sospensione voluta fino al 9 luglio per l’Europa viene estesa adesso fino al primo giorno di agosto. Una proroga che apre ulteriori incognite sul futuro.
Mentre vengono annunciati dazi al 50% sul rame, l’UE ha un mese di tempo per prendere accordi con gli USA prima che scattino le imposte, per scongiurare quella che potrebbe essere una vera e propria guerra commerciale. Anche se per il momento si prospettano per l’Italia dazi al 10%, le imprese comunque ne usciranno svantaggiate nel commercio internazionale.
Dazi USA: tutte le lettere di Trump
C’è ancora tempo per l’Europa per trattare con gli USA, dato che la sospensione dei dazi è prevista fino al 1 agosto 2025. Un mese per decidere le sorti delle imposte sulle esportazioni dall’UE all’America e per prendere accordi con il presidente Trump.
Nel frattempo il Presidente USA ha inviato lettere a diversi paesi, per dazi più alti, indirizzate agli stati ritenuti non collaborativi. Tra questi, Giappone e Corea del Sud, con imposte sulle esportazioni al 25%. Ma non è tutto, perché anche Myanmar, Laos, Sudafrica, Malesia e Kazakistan affronteranno dazi più elevati, fino al 40%.
La scure dei dazi cade in questo momento soprattutto sul Brasile: la motivazione starebbe nella volontà di questo paese di “perseguitare” l’ex presidente, Jair Bolsonaro, che di fatto è un alleato di Trump. Intorno alla questione le imposte vengono utilizzate come una vera e propria arma, a danno dell’economia di questo paese. Dal canto suo, il Brasile ha annunciato contromisure in termini di tasse, con la probabilità di imporle a sua volta agli USA.
Ma a raggiungere dazi al 50% sarà anche l’esportazione di un particolare materiale, il rame. Dal 1 agosto su tutte le importazioni in America di questa risorsa, bisognerà pagare i dazi aggiuntivi voluti per sostenere l’industria americana della difesa e della sicurezza nazionale. Una scelta che va ad intaccare il commercio globale.
Dazi USA, quali saranno in Europa
Per l’Europa si è ipotizzata fino ad ora l’applicazione di dazi al 10%, che coinvolgerebbero anche l’Italia. Ma in questo clima di incertezza crescono i timori dei governi e delle imprese, soprattutto a causa dei repentini cambiamenti di rotta del presidente americano.
Per il momento è data una tregua fino al 1 agosto per il raggiungimento di un accordo, che per Ursula von der Leyen rappresenta una priorità, in un contesto in cui inevitabilmente i rapporti tra i continenti sono cambiati. La Commissione europea potrebbe portare avanti un accordo temporaneo per rimanere sull’imposta più bassa, in vista di una soluzione più vantaggiosa per il futuro.
Anche se percentuali più alte potrebbero portare ad un vero e proprio disastro per chi esporta negli USA, una aliquota del 10% comunque impatterebbe sul commercio e soprattutto sulle imprese. Anche l’Italia verrebbe coinvolta dai rincari e le imprese stanno già mettendo in campo soluzioni strategiche.
Una di queste è spostare la produzione direttamente negli USA, che comunque comporterebbe il dispendio di non poche risorse e ingenti investimenti. Per il ministro Adolfo Urso, è necessario proseguire sulla linea del 10% per portare un impatto basso per il paese e questa visione è accettata anche da Giorgia Meloni. Per l’Italia secondo questo punto di vista sarebbe meglio, per il momento, accettare questi dazi piuttosto che rimanere nell’incertezza.
Redazione
Il team editoriale di Partitaiva.it