LinkedIn intende utilizzare informazioni e dati personali dei professionisti presenti sulla piattaforma per addestrare i propri sistemi di intelligenza artificiale (IA). Verranno utilizzati post, commenti, curriculum e qualsiasi tipo di contenuto postato o condiviso sul network, da utenti e non. Il Garante della privacy ha richiamato l’attenzione sulla possibilità di opporsi a questo trattamento, specificando tuttavia che la procedura presenta specifiche scadenze temporali. C’è, cioè, un tempo limite massimo entro cui gli iscritti possono bloccare l’operazione.
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Come LinkedIn usa i dati dei professionisti
LinkedIn intende utilizzare una vasta gamma di dati che sono già pubblici sulla piattaforma, sia da parte di utenti iscritti sia, in alcune circostanze, di non utenti. Quindi, i dati inclusi nell’addestramento dell’IA generativa sono quelli di carattere professionale e condivisi. Ma tra questi rientrano anche informazioni personali come nome, cognome, foto, posizione lavorativa, esperienze professionali, curriculum e ogni dettaglio riportato sul proprio profilo utente. Non saranno escluse pertanto le informazioni aggiuntive (competenze, certificazioni, licenze, pubblicazioni e dati relativi alle offerte di lavoro). Ci sono poi i post, gli articoli, i commenti, le didascalie e persino le risposte ai sondaggi o i messaggi pubblicati nei gruppi. E, per finire, persino i feedback forniti dagli utenti (ad esempio, le reazioni con pollice su/giù).
Non saranno impiegati per l’addestramento dell’IA, come fatto sapere da LinkedIn, i messaggi privati, le credenziali di accesso (password) e i dati sensibili relativi alle candidature personali. Escluse anche le informazioni sui metodi di pagamento e sulla retribuzione e quelle provenienti da profili di minori di 18 anni.
La funzione di utilizzo dei dati per l’IA è impostata per essere attiva di default in Europa. Ciò significa che, se un professionista non interviene manualmente per disattivarla, la società utilizzerà automaticamente i suoi dati nel processo di addestramento a partire dal 3 novembre 2025, basandosi sul criterio del legittimo interesse.
LinkedIn infatti ha dichiarato che utilizzerà questo metodo per migliorare i propri modelli di intelligenza artificiale generativa. Tali modelli serviranno a ottimizzare e personalizzare le funzioni della piattaforma, come il suggerimento di contenuti, la creazione automatica di messaggi o bozze di post e strumenti specifici per i recruiter.
Come negare l’utilizzo dei dati personali da parte di LinkedIn
Il Garante per la privacy ha spiegato come i professionisti, che non desiderano che l’azienda utilizzi i loro dati, possano esercitare il diritto di opposizione prima del 3 novembre 2025. Le procedure da seguire sono due. Nel primo caso, l’utente iscritto alla piattaforma può accedere e cliccare su “impostazione e privacy” > “privacy dei dati” > “dati per migliorare l’IA generativa”. A questo punto basterà disattivare l’opzione “use my data for training content creation AI models”. In alternativa, è possibile procedere compilando l’apposito modulo di opposizione predisposto da LinkedIn. Nel menu a tendina va scelta l’opzione “opposizione al trattamento per l’addestramento dei modelli di IA finalizzati alla creazione di contenuti“.
Cosa succede dopo il 3 novembre
Se il diritto di opposizione viene esercitato dopo 3 novembre 2025, solo i contenuti che saranno pubblicati successivamente a tale data saranno esclusi, lasciando invece a disposizione dell’IA tutti i dati già online. Questo vincolo temporale è stato oggetto di osservazione da parte del Garante, in quanto il GDPR (Regolamento generale sulla protezione dei dati UE n. 2016/679) non prevede termini di decadenza per l’esercizio del diritto di opposizione.
L’opposizione per i non iscritti
Un’ulteriore criticità riguarda la procedura di opposizione per i soggetti non iscritti a LinkedIn. A questi è richiesto un processo più articolato, che comporta l’allegazione di elementi probatori come link, copie o descrizioni dei dati (quali nome, indirizzi e-mail, foto) che si intendono sottrarre all’addestramento dell’IA. Per questo i garanti europei hanno chiesto di adottare misure di blocco urgenti, ma la decisione sulla legittimità dell’operato di LinkedIn spetterà al garante dell’Irlanda, paese in cui è stabilita la sede principale della piattaforma.













Redazione
Il team editoriale di Partitaiva.it