Criptoattività in Italia, aumento imposta sostitutiva e piani di risanamento obbligatori: le nuove regole

"L'Italia rischia di perdere un sacco di soldi", spiega a Partitaiva.it Giacomo Goria.

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Novità in arrivo nel mondo delle criptovalute in Italia: lo scorso 1° ottobre, infatti, Banca d’Italia ha alzato il velo sulle nuove disposizioni che stanno cercando di riqualificare il settore della vigilanza sugli asset digitali, con l’obiettivo di regolamentare in modo più lineare un comparto che ha vissuto per anni all’insegna dell’incertezza. Ecco cosa cambia con il nuovo regolamento sulle criptoattività in Italia e quali le possibili conseguenze, per gli operatori del settore e per il Paese.

Criptovalute, il regolamento europeo MiCAR diventa legge in Italia: cosa cambia

La svolta arriva con l’attuazione del decreto legislativo n.129 del 2024, che ha portato in Italia il regolamento europeo MiCAR con la finalità dichiarata di fare pulizia e garantire che trasparenza, sicurezza e stabilità non siano più optional ma pilastri fondamentali per chiunque voglia operare in questo mercato.

Le nuove norme prendono di mira tre grandi famiglie di cripto-asset: i token ancorati a un paniere di beni o valute (i cosiddetti ART), quelli legati a una singola moneta ufficiale (gli EMT) e tutte le altre criptovalute che non rientrano nelle prime due categorie.

Gli emittenti ammessi e il controllo di Bankitalia

In tale scenario, non sarà più possibile improvvisarsi: l’emissione e la gestione di questi asset digitali rimarrà infatti un’esclusiva di banche, società di intermediazione mobiliare, istituti di pagamento e di moneta elettronica. Anche tali istituti dovranno tuttavia passare dal vaglio di Bankitalia, che controllerà tutto, dai white paper informativi fino ai singoli esponenti di maggiore riferimento.

Agli emittenti di criptoattività è inoltre richiesto di dotarsi di una struttura organizzativa che ricalca gli standard più rigorosi del settore bancario tradizionale. Insomma, niente più zone grigie, ma separazione dei poteri, gestione trasparente dei conflitti di interesse, codici di condotta chiari. Sul fronte dei controlli interni, sono previste tre funzioni obbligatorie (conformità normativa, gestione dei rischi e revisione interna) più una dedicata espressamente all’antiriciclaggio. 

L’obbligo dei piani di risanamento

Tra le altre novità in arrivo, anche il fatto che chi desidera operare nel settore dovrà presentare veri e propri piani di risanamento. In pratica, dovrà mettere nero su bianco cosa fare se le cose dovessero andare storte, con scenari di crisi, strategie di intervento e soluzioni per garantire la continuità. Il set documentale andrà aggiornato regolarmente e sottoposto al via libera di via Nazionale.

Attenzione anche agli accordi con soggetti esterni: chi pensa di esternalizzare funzioni sensibili dovrà dimostrare che i partner siano pienamente affidabili e che esistano garanzie solide su resilienza operativa e continuità del servizio.

Criptoattività in Italia, cambia la tassazione: imposta sostitutiva al 33%

Non è certo questa, peraltro, l’unica novità che sta per interessare il mondo delle criptovalute. Per quanto concerne il mercato italiano, non possiamo non ricordare che nel 2026 entrerà in vigore l’incremento dell’aliquota dell’imposta sostitutiva sulle plusvalenze criptovalutarie, al 33% contro l’attuale 26%. Un rialzo che potrebbe costituire un disincentivo all’investimento in criptoattività, considerato che a quel punto molti investitori potrebbero trovare di maggiore appeal allocare parte delle proprie risorse in asset che hanno un trattamento fiscale meno severo.

“L’incremento dell’aliquota sostitutiva potrebbe essere inteso come un tentativo di tenere alla larga alcuni piccoli risparmiatori dalle truffe perpetrate da operatori che hanno approfittato della ‘zona grigia’ che si è venuta a formare in questo mercato – spiega a Partitaiva.it Giacomo Goria, tra i più noti commercialisti in Italia ad essere specializzato in criptoattività – anche se il disincentivo opererà pure nei confronti delle startup e di chi vuole ‘fare impresa’ nel mondo cripto in Italia”.

L’esperto: “Una misura miope”

C’è poi un altro punto su cui è fondamentale soffermarsi: la differenza di aliquote che sta per verificarsi nel mercato degli investimenti finanziari in Italia potrebbe alimentare una situazione di forte disparità. “Se io investo sugli ETF Bitcoin tramite Blackrock sono tassato al 26%, ma se io compro direttamente Bitcoin in modo autonomo e faccio plusvalenza vengo tassato al 33% – prosegue Goria –. Anche per questo la ritengo una misura disincentivante, ìmpari nei confronti di tutti gli altri meccanismi e strumenti di investimento, e soprattutto molto miope nel percorso di una necessaria innovazione. Un’altra misura che corre il rischio di far perdere un sacco di soldi all’Italia, come già accaduto con le prime fasi delle tassazioni cripto e del regime dichiarativo, che hanno spinto molti investitori a portare i propri capitali all’estero”.

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Roberto Rais

Giornalista e autore

Giornalista e autore, consulente e coordinatore editoriale, collabora con agenzie di stampe e società editoriali italiane ed estere specializzate in economia e finanza, gestione di impresa e organizzazione aziendale.

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