- La crisi della globalizzazione, iniziata alcuni decenni fa, è uno degli argomenti principali discussi al Forum Ambrosetti dal ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti.
- A innescare questa crisi sono stati una serie di eventi economici, finanziari e politici che hanno avuto un riflesso sul panorama internazionale.
- Considerando i cambiamenti storici avvenuti negli ultimi decenni, occorre ripensare la globalizzazione come un sistema economico e commerciale basato su delle regole.
La globalizzazione, secondo la definizione dell’ex ministro dell’Economia Giovanni Tria1, è un fenomeno di progressiva integrazione economica, politica e culturale, spinta dalla crescita e dallo sviluppo economico e tecnologico.
I suoi pilastri principali si basano sull’abbattimento dei confini nazionali, sulla libertà di movimento di persone, merci e cose e sulla liberalizzazione del commercio a livello mondiale. Negli ultimi decenni, però, qualcosa è cambiato ed è per questo motivo che si inizia a parlare di una possibile crisi della globalizzazione.
Le ultime innovazioni tecnologiche, le scelte dei leader mondiali a livello economico e le politiche protezionistiche adottate da alcuni Paesi hanno messo a dura prova il sistema. Quali sono le conseguenze per l’Italia e quali le possibili soluzioni?
Indice
Cosa significa crisi della globalizzazione
La crisi della globalizzazione arriva anche al Forum Ambrosetti, dove il ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti è intervenuto per descrivere i numerosi cambiamenti di portata storica e politica che hanno caratterizzato gli ultimi decenni. Secondo il ministro, la crisi sarebbe iniziata già dalla fine degli anni Novanta e si sarebbe poi inasprita con gli avvenimenti politici ed economici dell’ultimo periodo.
Molti ricorderanno, per esempio, il fallimento della Lehman Brothers, una delle più grandi banche statunitensi, avvenuto il 15 settembre 2008. L’evento innescò una gravissima crisi che si espanse poi in tutto il mondo, coinvolgendo anche il settore finanziario e quello produttivo. Ma a contribuire sono stati anche la crisi economica vissuta dall’Italia e dall’UE, la prima presidenza di Donald Trump, lo scoppio della guerra in Ucraina, la pandemia di Covid-19, ecc.
L’elezione a presidente di Donald Trump e la successiva introduzione dei dazi americani su importazione ed esportazione dei prodotti esteri hanno dato il colpo di grazia a un sistema che invece dovrebbe basare le sue fondamenta sul libero scambio. Per questo motivo possiamo parlare di crisi della globalizzazione.
Le politiche protezionistiche e le ultime decisioni di Donald Trump relative al commercio internazionale hanno inevitabilmente causato importanti conseguenze sull’economia mondiale. Le Borse e i mercati hanno risentito particolarmente dell’introduzione delle tariffe protezionistiche del presidente americano, così come il prezzo dell’oro è schizzato alle stelle mentre la crescita economica di alcuni Paesi europei e asiatici è stata ridimensionata.
Crisi della globalizzazione: le conseguenze per l’Italia
L’introduzione delle tariffe americane ha avuto delle conseguenze anche sull’andamento dell’economia nazionale: in altre parole, come ha spiegato il ministro Giancarlo Giorgetti in audizione alla Camera, la politica protezionistica di Donald Trump ha congelato l’andamento positivo del PIL italiano. Le attuali previsioni inserite nel Dfp sono di un PIL reale in crescita dello 0,6% per il 2025, e poi in aumento allo 0,8% nel 2026 e 2027.
Tuttavia, una possibile soluzione a questa crisi potrebbe riguardare la sospensione del Patto di Stabilità per dare respiro alle imprese in seguito ai dazi americani che hanno dovuto affrontare.
Non bisogna dimenticare, ha proseguito ancora il ministro, il peso del debito pubblico e i ridotti spazi di bilancio dell’Italia che si protraggono da anni e che hanno un impatto significativo sulle decisioni future.
La globalizzazione contemporanea e le sfide future
Un fattore centrale della globalizzazione è quella che molti definiscono “connettività”, un concetto che va ben oltre la connessione commerciale o le politiche di scambio.
Grazie alla globalizzazione i singoli Paesi di tutto il mondo hanno potuto scambiarsi tradizioni culturali, artistiche, prodotti materiali e immateriali, ma soprattutto condividere un flusso di conoscenza, consuetudini, modelli di comportamento e aspirazioni che hanno influenzato la popolazione.
Le persone hanno potuto spostarsi liberamente in tutto il mondo e le imprese hanno avviato una rete di commercio mondiale potenzialmente fruttifera.
Il processo, lungo e complesso, ha portato numerose occasioni di scambio e confronto tra gli Stati ma ha anche contribuito a una nuova redistribuzione delle risorse. Sono aumentate le occasioni di competizione equa e anche le disuguaglianze sociali.
I rischi della globalizzazione
Sebbene possa sembrare un processo positivo e una fonte di crescita per imprese, cittadini e Stati, la globalizzazione comporta anche dei rischi. In particolare ci sono due fattori da tenere in considerazione:
- la perdita di fiducia nelle istituzioni, a livello locale ma anche globale;
- il declino degli investimenti.
La possibilità di scambiarsi opinioni, informazioni e credenze ha spinto la popolazione ad abbandonare gradualmente i legami sociali tradizionali in favore di una connettività permanente: da qui hanno iniziato a diffondersi le fake news.
L’abbattimento dei confini nazionali implica anche il trasferimento di più potere economico e sociale alla classe dirigente a discapito della classe media. Nonostante questo, la classe dirigente ha disatteso la promessa di una vita migliore e più prospera grazie alla globalizzazione e da ciò deriva la perdita fiducia nelle istituzioni.
Il secondo fattore riguarda l’aumento del rischio e dell’incertezza degli investimenti che assumono, con la globalizzazione, una portata mondiale coinvolgendo tutto il sistema industriale e il mercato. L’ultima crisi finanziaria, così come la pandemia o gli stessi dazi americani, hanno dimostrato che le conseguenze di un rischio sistemico possono essere davvero devastanti.
Un ulteriore fattore di rischio della globalizzazione deriva proprio dal progresso tecnologico che spinge all’obsolescenza le precedenti innovazioni, frenando l’entusiasmo degli investitori privati.
Ripensare la globalizzazione e correggere il sistema
In un successivo intervento, il ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti ha sottolineato come sia necessario ripensare la globalizzazione alla luce degli ultimi avvenimenti politici ed economici a livello mondiale. I dazi di Trump sono sicuramente una delle cause che ha portato alla crisi della globalizzazione, ma probabilmente l’ultima in ordine temporale.
Il ministro dell’Economia e delle Finanze, durante il discorso di inaugurazione della 58esima edizione dell’assemblea annuale dell’Asian development bank, ha sottolineato come la globalizzazione abbia abbattuto i confini liberalizzando il commercio a livello mondiale, ma al tempo stesso abbia anche contribuito a una distribuzione delle risorse non equa tra le nazioni, così come i fattori produttivi non sono stati suddivisi equamente tra i singoli Stati.
La soluzione che ha avanzato il ministro Giancarlo Giorgetti è quella di raggiungere e ambire a un sistema economico e commerciale basato su una serie di regole e normative, piuttosto che un altro fondato sul principi di libertà.
Laura Pellegrini
Giornalista e content editor